IL CONFORMISMOVespa, le scollature e le battaglie sbagliate del vetero femminismo
pubblicata da Massimo Fini il giorno giovedì 16 settembre 2010 alle ore 8.08
Venerdì 10 Settembre 2010 fonte il Gazzettino
E adesso mi tocca anche difendere Bruno Vespa. Per la verità non è la prima volta. Lo feci nel lontano aprile del 1992, all’epoca turbinosa di Tangentopoli e di Mani Pulite, negli anni in cui sembrava che tutto dovesse cambiare (poi qualcosa cambia, ma in peggio), quando Vespa, allora direttore del TG1 dichiarò, con onestà intellettuale e un certo coraggio, dati di tempi, «il mio editore di riferimento è la DC, venendo subissato da un coro di scandalizzate proteste fra cui spiccava quello di Sandro Curzi, direttore del Tg3, che si trovava nella stessa situazione di Vespa, solo che il suo «editore di riferimento» era il Pds. Come probabilmente il lettore saprà, Vespa, che ha condotto le serate del Premio Campiello (è come il prezzemolo, è ovunque, e su questo ci sarebbe semmai da ridere) ha rivolto un complimento garbato, per nulla volgare, alla giovane e bella Silvia Avallone, vincitrice del Campiello Opera Prima, decantandone la scollatura. Apriti cielo. La vincitrice del Campiello senior Michela Murgia ha sentito il bisogno di dichiarare a un’agenzia stampa: «Vespa non mi è piaciuto. Il suo comportamento verso la Avallone e i suoi apprezzamenti sono stati di cattivo gusto. Se li avesse fatti a me avrebbe avuto la risposta che meritava». In seguito, intervistata, ha rincarato la dose: «Quando c’è di mezzo una donna si va sempre a parare sul corpo. Non importa la sua intelligenza, non importa se viene festeggiata perché ha scritto un libro importante. Tutto si svilisce, si riduce alla carne. Ho sentito bene le parole di Vespa, che ha perfino invitato la regia a inquadrare il bel decolleté di Silvia. Inqualificabile, io e Gad Lerner abbiamo incrociato gli sguardi, sbalorditi». Queste suorine di sinistra sono davvero insopportabili. Fanno venir simpatico persino Berlusconi. Ma, santo cielo, possibile che non si possa più fare un complimento a una bella donna senza essere tacciati dal più truce maschilismo? Dire a una bella donna che è bella non significa negarne l’intelligenza, le capacità, i meriti, è solo la constatazione, ammirata, di un’evidenza più facile che misurare l’intelligenza cosa, tra l’altro, per cui nessuno ha l’autorità ("Qui custodiet custodes?") la bellezza fa parte delle qualità di una persona, uomo o donna che sia, e non è certamente più spregevole delle altre. Di questo vetero femminismo anni Settanta abbiamo piene le scatole. Qualche giorno fa sedevo a un tavolino del bar del mio quartiere. Vicino a me alcuni operai stavano aggiustando un condotto del gas. È passata una donna minigonnata, stivalata, molto vistosa anche se non particolarmente avvenente. Un giovane operaio ha fatto un fischio, che è il modo popolano, in Italia, di dichiarare la propria ammirazione. La tipa si è voltata inviperita e ha preso a male parole il ragazzo che ci è rimasto malissimo. Quando è passata davanti a me le ho detto: «Rimpiangerà questi fischi, signora, il giorno che non glieli faranno più». In quanto alla bella Silvia, che, a sentir la Murgia, avrebbe dovuto respingere sdegnosamente il complimento di Vespa, ha replicato con la sottile e perfidia di cui solo le donne sono capaci: «Punto di vista di Michela Murgia. Del resto la considero una sorella maggiore. Una persona da cui ho molto da imparare. Soprattutto per la scrittura».