Autore Topic: Terza Fase del confronto con le femministe  (Letto 31296 volte)

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Offline Guit

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #105 il: Settembre 24, 2010, 14:18:18 pm »
Sul primo punto, non la intendevo come speranza ma come possibilita' di cambiamento: una modifica dei "rituali" di corteggiamento nel senso di un ruolo piu' attivo per entrambi i sessi puo' favorire quella parte minoritaria di uomini (specialmente giovani) con un carattere timido e quindi piu' restii a prendere l'iniziativa. Ma in altri casi(fatta eccezione per questo gruppo ristretto di uomini decisamente introversi) la situazione non cambierebbe non avendo in media inibizioni tali da paralizzarli(altrimenti la specie si sarebbe gia' estinta da un pezzo).

Quando gli uomini avevano più iniziativa ne beneficiavano indirittamente anche i timidi, molto apprezzati dalle donne. Con l'avvento della "iniziativa" femminile i timidi non trombano più.


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Il secondo aspetto probabilmente comincia ad emergere solo ora e non puo' spiegare un calo demografico iniziato decenni fa. In piu', la consapevoleza di questi problemi credo sia ancora limitata nei giovani (anche se in crescita) e abbia ancora un'influenza minore nell'indirizzare i loro comportamenti. Quanti si sono gia' resi conto delle discriminazioni legali introdotte nelle leggi e nel modo di applicarle? Quanti sanno le conseguenze cui vanno incontro in caso di separazione? Anche gli ultimi esempi di personaggi noti di cui abbiamo parlato negli ultimi giorni(tipo Timperi) manifestano stupore e sorpresa per le ingiustizie subite.

Le cose vengono comprese molto prima di essere dette. Molti uomini sentono da tempo che sposarsi è sconveniente. Sono attorniato da singoli e separati, sono almeno due decenni che la famiglia naturale è in crisi totale e sopravvive solo grazie a valori del passato, se fosse per quelli moderni non dovrebbe esistere.


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per ora pesano di piu' altri problemi che vengono immediatamente percepiti da tutti come la precarieta' occupazionale cronica di molti che era sconosciuta ai piu' solo una generazione fa: senza una base economica che dia un minimo di senso di sicurezza non e' pensabile progettare un futuro familiare e tantomeno pensare ai figli.

Questo è smentito dal fatto che le comunità più sono povere e più figliano.

All'epoca dei miei genitori si andava in viaggio di nozze con l'auto affittata (non c'erano soldi per comprarla) e a poche centinaia di chilometri. Pochi erano quelli che potevano permettersi grandi trasferte sui cammelli.

Poi facevano tre, quattro, cinque figli.

Oggi vanno sui cammelli e non hanno risorse per mantenerne uno.


« Ultima modifica: Settembre 24, 2010, 14:21:24 pm da Guit »
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Offline Giulia

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #106 il: Settembre 24, 2010, 15:31:55 pm »
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ll'epoca dei miei genitori si andava in viaggio di nozze con l'auto affittata (non c'erano soldi per comprarla) e a poche centinaia di chilometri. Pochi erano quelli che potevano permettersi grandi trasferte sui cammelli.
si fa sempre il solito paragone. i miei nonni hanno acquistato un bel terreno, fatto una casa di 180mq con circa 30 milioni di vecchie lire, hanno sfruttato il terreno per lavorare e sono riusciti a campare loro e i loro 6 figli con un lavoro non troppo snervante. i miei con poco più di un centinaio circa hanno acquistato un terreno molto più piccolo e fatto una casa di 130 mq. si sono creati un lavoro e sono riusciti a nutrire loro e i loro 3 figli con un lavoro abbastanza snervante. mia sorella più grande con il marito, per acquistare casa ne ha spesi 220 mila euro ( 70 mq) terreno quasi inesistente e riescono a mantenere 2 figli con un lavoro abbastanza snervante e precario. a iniziare dai miei nonni fino ad arrivare a mia sorella, si potrebbe dire che l'iniziativa maschile non è mancata, ma il frutto di tale iniziativa è stato diverso: da 6 figli a 2. io concordo con mik, i motivi sono altri.  spesso si confonde la povertà con il potere d'acquisto del denaro che cambia drasticamente a seconda del periodo storico o dal luogo in cui si vive. il paradosso è proprio questo, più un paese è considerato ricco, più il valore dei soldi è misero. è davvero poco credibile sostenere che il ricambio è pari a zero perché l'uomo oggi ha poca iniziativa .  è pari a zero perché la maggior parte delle coppie giovani, fanno massimo due figli. senza trascurare che l'italia è rappresentata da una popolazione in maggioranza anziana rispetto ai giovani che possono fare figli. e questi anziani "sterili" hanno al contrario molte più risorse e sicurezze economiche rispetto ai giovani che devono dire anche grazie x uno stipendio precario da600 euro al mese.
lo so! lo so bene che questo non riguarda la QM, ma credo sia inutile dire che il problema è solo quello o principalmente quello per farlo entrare per forza nella QM .

Offline Guit

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #107 il: Settembre 24, 2010, 15:47:41 pm »
... io concordo con mik, i motivi sono altri.  spesso si confonde la povertà con il potere d'acquisto del denaro che cambia drasticamente a seconda del periodo storico o dal luogo in cui si vive. il paradosso è proprio questo, più un paese è considerato ricco, più il valore dei soldi è misero.

Impreciso. Il potere d'acquisto di una famiglia popolare monoreddito degli anni sessanta è inferiore di fatto a quello di oggi. Quello che cambia è solo il sogno e la visione del futuro, che oggi è venuta meno non per cause economiche. Prima avevano una spinta e una motivazione diversa. Che poi ciò si riduca a "iniziativa maschile" o anche altro non so, ma sicuramente è una questione più culturale che economica.

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è davvero poco credibile sostenere che il ricambio è pari a zero perché l'uomo oggi ha poca iniziativa.

E' più ragionevole che pensare che non hanno soldi. Semmai si può dire che sono meno inclini al sacrificio ma anche questo non è un dato economico quanto casomai per l'ennesima volta culturale.

L'iniziativa maschile è una peculiarità vitale, allora dimmi tu se viene a mancare quali siano i segnali da leggere, perché immagino che quando una funzione vitale manca ci siano verosimilmente anche dei sintomi.


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lo so! lo so bene che questo non riguarda la QM, ma credo sia inutile dire che il problema è solo quello o principalmente quello per farlo entrare per forza nella QM .

La riproduzione umana in tutti i suoi aspetti non è una cosa che entra a forza nella QM bensì una cosa che ne fa parte strutturalmente.

C'è poi da dire che il mito dell'indipendenza femminile ha costretto la donna a lavorare e guadagnare, e questo ha reso più difficile la figliazione. Ma anche qui non siamo in presenza di un dato economico, casomai è l'economia che ha subito sfruttato la nuova condizione di coscienza, creata dalle macchine, per lucrarci sopra e abbassare il potere d'acquisto del singolo salario.


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Offline Giulia

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #108 il: Settembre 24, 2010, 17:13:42 pm »
Impreciso. Il potere d'acquisto di una famiglia popolare monoreddito degli anni sessanta è inferiore di fatto a quello di oggi.
per le cose di lusso o poco o per nulla necessarie. oggi è il contrario le cose necessarie sono un lusso le cose superflue o i vizi sono alla portata di tutti. sai quanto mi costa avere ogni videogioco possibile sul mercato?
praticamente niente.

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Quello che cambia è solo il sogno e la visione del futuro, che oggi è venuta meno non per cause economiche. Prima avevano una spinta e una motivazione diversa. Che poi ciò si riduca a "iniziativa maschile" o anche altro non so, ma sicuramente è una questione più culturale che economica.
certi meccanismi che funzionavano negli anni sessanta si son rotti piano piano fino a non poter essere più riparati per farli funzionare.
l'iniziativa maschile, se oggi non garantisce più di due figli per famiglia, non credo che sia la consapevolezza maschile a frenarsi appena in tempo, perché già sarebbe troppo tardi per salvarsi.
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E' più ragionevole che pensare che non hanno soldi. Semmai si può dire che sono meno inclini al sacrificio ma anche questo non è un dato economico quanto casomai per l'ennesima volta culturale.
il sacrificio cos'è? fammi un esempio di sacrificio.
in genere  ciò che toglie ogni motivazione  è la solitudine . il legame che crea la famiglia è tra i più profondi e più stretti di tutti i gruppi sociali umani. arrivare a rinunciarvi lo si può considerare uno tra i più  grandi sacrifici...e non credo che questa inclinazione umana possa modificarsi in così poche generazioni o solo per mancata iniziativa maschile - anche perché tale iniziativa può essere anche fine a se stessa.

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L'iniziativa maschile è una peculiarità vitale, allora dimmi tu se viene a mancare quali siano i segnali da leggere, perché immagino che quando una funzione vitale manca ci siano verosimilmente anche dei sintomi.
sinceramente non noto che manchi l'iniziativa maschile, e sinceramente non ho mai creduto che questa possa essere così determinante -da sola- x modificare drasticamente certi valori in così poche generazioni.
è importante, certo.  ma non può controllare né può garantire nessuno sviluppo al riguardo.
si può dire che ogni concepimento  sia  il frutto  dell'iniziativa maschile, ma si può forse dire che ogni aborto sia il risultato finale di tale iniziativa?
ovviamente no.

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La riproduzione umana in tutti i suoi aspetti non è una cosa che entra a forza nella QM bensì una cosa che ne fa parte strutturalmente.
ma bisognerebbe considerare tutti gli aspetti che con la qm centrano davvero poco. certo basterebbe non dirle...

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C'è poi da dire che il mito dell'indipendenza femminile ha costretto la donna a lavorare e guadagnare, e questo ha reso più difficile la figliazione.
le donne che non lavoravano erano solo quelle ricche o benestanti.
il femminismo ha distorto due realtà facendone una sola del tutto falsa. l'indipendenza economica è sempre stata legata al lavoro, ovviamente non poteva essere per la maggioranza di uomini e donne, un lavoro che oltre al mantenersi offrisse anche riconoscimenti sociali o si potesse trarre delle realizzazioni personali.




Offline mik

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #109 il: Settembre 24, 2010, 18:20:11 pm »
Quando gli uomini avevano più iniziativa ne beneficiavano indirittamente anche i timidi, molto apprezzati dalle donne. Con l'avvento della "iniziativa" femminile i timidi non trombano più.


Le cose vengono comprese molto prima di essere dette. Molti uomini sentono da tempo che sposarsi è sconveniente. Sono attorniato da singoli e separati, sono almeno due decenni che la famiglia naturale è in crisi totale e sopravvive solo grazie a valori del passato, se fosse per quelli moderni non dovrebbe esistere.


Questo è smentito dal fatto che le comunità più sono povere e più figliano.

All'epoca dei miei genitori si andava in viaggio di nozze con l'auto affittata (non c'erano soldi per comprarla) e a poche centinaia di chilometri. Pochi erano quelli che potevano permettersi grandi trasferte sui cammelli.

Poi facevano tre, quattro, cinque figli.

Oggi vanno sui cammelli e non hanno risorse per mantenerne uno.




Nelle societa' tradizionali i matrimoni erano spesso combinati dalle famiglie: un timido poco intraprendente finiva comunque per ritrovarsi con una famiglia.
Comunque quando parlo di timidi non mi riferisco a lievi forme di timidezza ma a persone fortemente inibite che hanno gravi difficolta' nel relazionarsi con gli altri(e ancora di piu' con le altre): questo lo si puo' vedere in alcuni disturbi come la fobia sociale generalizzata e la personalita' evitante: in questi disturbi le donne hanno maggiori probabilita' di ritrovarsi sposate o comunque in relazione con un uomo di quanta ne abbiano i ragazzi proprio perche' da loro si aspetta che parta l'iniziativa. Si tratta in ogni caso di percentuali molto basse della popolazione.

Le famiglie del passato venivano da una societa' contadina(l'Italia e' diventata una societa' industriale solo nel 1956 e post industriale nel 1982, con piu' di 20 anni di ritardo sugli U.S.A.) e i cambiamenti culturali avvengono lentamente: hanno mantenuto i tassi di natalita' simili a quelli della generazione precedente(esattamente come gli immigrati provenienti da societa' pre-industriali stanno facendo ora in Italia). A questo devi pero' aggiungere almeno 2 elementi: non e' solo questione di denaro ma di stabilita' del reddito: il contadino meridionale che emigrava nel nord negli anni '60 trovava un lavoro stabile nell'industria che gli permetteva progetti a lunga scadenza. Per i giovani oggi non e' piu' cosi': anche se guadagni di piu' ma sai che dopo 6 mesi puoi ritrovarti a reddito 0 non sei molto incline a fare progetti. I redditi poi non sono piu' cresciuti in termini reali dalla meta' degli anni '70(parlo di lavoratori dipendenti): l'aumento di disponibilita' economica che si e' avuto dopo e' stato provocato dall'aumento del lavoro femminile(con riduzione percentuale delle casalinghe) e dalla contrazione numerica dei figli. E' evidente che e' intervenuta una scelta culturale fortemente indotta dal nostro sistema economico( con un ruolo rilevante della pubblicita'): espandere il piu' possibile i consumi personali, e un metodo efficace e' avere meno figli o non averne affatto. Ora questo non basta piu' e si ricorre sempre piu' all'indebitamento(vedi gli U.S.A. negli ultimi 15 anni).

E' vero che le cose vengono intuite prima di averle ben comprese a livello cosciente ma se la causa principale del calo demografico risiedesse nel calo dell'iniziativa maschile reattiva alle leggi degli ultimi 20 anni, non si spiegherebbe perche' i tassi di natalita' siano in calo anche in paesi non occidentali dove tali leggi non ci sono. Le cause vanno ricercate in un insieme di fattori economici, culturali e mediatici, a mio parere.
Poi, come ho gia' detto, ritengo probabile che questi aspetti divengano sempre piu' importanti con il passare del tempo. un uomo che si sposa ora sa che non gli e' piu' garantita la stabilita' della famiglia (quindi se si sposa con la prospettiva di evitare la solitudine si accorgera' di aver sbagliato i calcoli piuttosto presto); si ritrova danneggiato finanziariamente a vita (dato che per essere stato sposato 5 anni devi mantenere l'ex coniuge per i successivi 50) e gli eventuali figli li vedi a discrezione dell'ex dolce meta':esclusi gli autolesionisti, gli altri cercheranno altre soluzioni meno economicamente e psicologicamente autodistruttive alla solitudine-se non altro perche' "soli" ci finiranno comunque, ma senza casa e soldi.
ciao

Offline Zoltan2

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #110 il: Settembre 24, 2010, 19:31:44 pm »
L'economia politica ha sfruttato il femminismo per aumentare l'offerta di lavoro e, di conseguenza, ridurre i salari e potere d'acquisto.

Io non credo che non si facciano più figli per cause economiche, ma bensì psicologiche: oltre a un'innegabile instabilità economica che di questi tempi è la regola, ci si aggiunge anche l'instabilità dei rapporti sociali e familiari, che scalfiscono l'interesse degli individui verso la riproduzione.

Insomma, un tempo oltre a maggiore stabilità di reddito vi era anche più stabilità familiare: erano rari i divorzi, non vi erano leggi a tutela di una sola delle parti, si sapeva che l'uomo aveva un ruolo e la donna un altro. Vi sembra poco? Secondo me il problema principale, che blocca le persone e le fa indietreggiare alle prime difficoltà è questa. Tutto un tempo era più semplice, chiaro e stabile. Chiamatela tradizione, cultura, o come vi pare, fatto sta che oggi rispetto a 30-40 anni fa non si fanno più figli soprattutto per la mancanza di queste "basi" e "schemi" su cui una volta si poteva fare affidamento. Uomo o donna (ma specialmente uomo) che sia, non abbiamo più indicazioni e schemi precisi!

L'instabilità del reddito non è un problema: Un tempo da noi, come oggi nei paesi del terzo mondo, è già tanto se si mangia!

Cosa hanno le famiglie del terzo mondo rispetto a noi? COESIONE, TRADIZIONI, RUOLI DEFINITI E SENSO DI APPARTENENZA.

La donna media sogna 10, pretende 10 e ottiene solitamente 8.
L'uomo medio sogna 8, chiede 4, e, se gli va bene, ottiene 1.

Offline mik

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #111 il: Settembre 24, 2010, 20:29:53 pm »
L'economia politica ha sfruttato il femminismo per aumentare l'offerta di lavoro e, di conseguenza, ridurre i salari e potere d'acquisto.

Io non credo che non si facciano più figli per cause economiche, ma bensì psicologiche: oltre a un'innegabile instabilità economica che di questi tempi è la regola, ci si aggiunge anche l'instabilità dei rapporti sociali e familiari, che scalfiscono l'interesse degli individui verso la riproduzione.

Insomma, un tempo oltre a maggiore stabilità di reddito vi era anche più stabilità familiare: erano rari i divorzi, non vi erano leggi a tutela di una sola delle parti, si sapeva che l'uomo aveva un ruolo e la donna un altro. Vi sembra poco? Secondo me il problema principale, che blocca le persone e le fa indietreggiare alle prime difficoltà è questa. Tutto un tempo era più semplice, chiaro e stabile. Chiamatela tradizione, cultura, o come vi pare, fatto sta che oggi rispetto a 30-40 anni fa non si fanno più figli soprattutto per la mancanza di queste "basi" e "schemi" su cui una volta si poteva fare affidamento. Uomo o donna (ma specialmente uomo) che sia, non abbiamo più indicazioni e schemi precisi!

L'instabilità del reddito non è un problema: Un tempo da noi, come oggi nei paesi del terzo mondo, è già tanto se si mangia!

Cosa hanno le famiglie del terzo mondo rispetto a noi? COESIONE, TRADIZIONI, RUOLI DEFINITI E SENSO DI APPARTENENZA. [/b]


Non e' che non si fanno piu' figli, se ne fanno meno: da famiglie con tre o piu' figli si e' passati ai figli unici. Se le cause fossero ruoli definiti, divorzio, instabilita' familiare noi dovremmo assistere non ad un semplice calo nel numero dei figli ma al rifiuto di massa del matrimonio: cio' non e' ancora avvenuto ma e' probabile che stia per verificarsi nel prossimo futuro.
Un uomo viene buttato fuori di casa al momento del divorzio sia che abbia 1 figlio oppure 3, ma nella decisione sul numero dei figli pesa enormemente il fattore economico(e non solo quello, naturalmente).
Ancora fino ai giorni nostri molti sono stati influenzati dal modello di famiglia in cui sono vissuti e dall'immagine mediatica alla mulino bianco, che non corrisponde lontanamente alla realta'.
La tradizione e la cultura di 30-40 anni fa era il lascito della societa' contadina ancora impressa nelle coscienze della gente: con la definitiva(per ora) affermazione della civilta' industriale schemi e basi cambiano.

L'instabilita' del reddito ritengo sia un fattore importante se si confronta l'Italia anni '60 con quella attuale; se il confronto avviene con epoche precedenti, allora bisogna considerare che la grande maggioranza della popolazione era composta da contadini e in epoca pre-tecnologica il numero dei figli aveva un valore economico: forza lavoro per coltivare la terra(con costi di formazione irrisori rispetto alle attuali spese per un figlio) e garanzia per la vecchiaia dei genitori(in assenza di qualsiasi forma di stato sociale).
In piu', la societa' agricola tradizionale non vive certo nel lusso, ma e' molto piu' stabile rispetto a quella moderna: le carestie erano l'eccezione alla regola, non la regola. L'instabilita' e' invece una caratteristica della modernita' che va ampliandosi sempre piu'(instabilita' economica, di ruolo, di integrazione sociale, di sicurezza per il futuro).
Le caratteristiche che indichi riguardo le famiglie del terzo mondo derivano dal non essere entrate nella modernita' per il momento: sono cio' che resta delle loro culture tradizionali, frutto di societa' agricole.
Credo che se si vuole trovare l'elemento piu' significativo del calo demografico, esso lo si puo' riassumere nel passaggio da agricoltura ad industria: poi e' evidente che ci sono molte cause concomitanti.
ciao

Offline Giulia

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #112 il: Settembre 24, 2010, 20:33:52 pm »
cmq non è vero che non si fanno più bambini. oggi in italia sono nati 1.311 bambini e ci sono stati 1.335 decessi.
se ne fanno pochi, due al massimo. ma poter fare 5 o 6 figli per donna, oggi con tutta la buona volontà, con tutte le leggi attuali eliminate o con l'eliminazione del divorzio, è cmq impensabile.
si dice che è un problema culturale, allora basterebbe cambiare la cultura, la morale i valori attuali...ma credo che cozzerebbero con lo stile di vita moderno.

Offline Kargrazark

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #113 il: Settembre 24, 2010, 21:02:31 pm »
cmq non è vero che non si fanno più bambini. oggi in italia sono nati 1.311 bambini e ci sono stati 1.335 decessi.
se ne fanno pochi, due al massimo. ma poter fare 5 o 6 figli per donna, oggi con tutta la buona volontà, con tutte le leggi attuali eliminate o con l'eliminazione del divorzio, è cmq impensabile.
si dice che è un problema culturale, allora basterebbe cambiare la cultura, la morale i valori attuali...ma credo che cozzerebbero con lo stile di vita moderno.

Perchè si dovrebbero fare più figli? Chi se ne avvantaggerebbe? Di sicuro non i genitori. Io non ci sto, non dico che è giusto fare molti figli solo perchè qualcuno mi dice che sia giusto.
Io non amo le donne, io non amo gli uomini, io posso amare ogni singola persona.

Offline Giulia

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #114 il: Settembre 24, 2010, 21:24:10 pm »
Perchè si dovrebbero fare più figli? Chi se ne avvantaggerebbe? Di sicuro non i genitori. Io non ci sto, non dico che è giusto fare molti figli solo perchè qualcuno mi dice che sia giusto.
guarda, il discorso di fare più o meno figli resta - più o meno - una scelta personale, quindi non è né obbligatorio definirlo un male né un bene.

mio parere credo che un certo pensiero antifemminista faccia comodo considerarlo un danno universale e che sia causato dal femminismo, un male che si andrebbe a colpire soprattutto le donne, perché si crede che il fare bambini sia per le stesse l'unico vero scopo.
in verità la riproduzione è sempre stata una conseguenza legata a innumerevoli fattori, non solo sociali.
il controllo delle nascite è stato innescato prima degli anni 50 in america, soprattutto per motivi economici.
può essere che il femminismo sia un mezzo, ma non certo la causa visto che viene molto dopo.

nel terzo mondo non si controlla la popolazione dalle nascite, ma dai decessi. gli aiuti umanitari non possono sostenere tutti i malati di HIV presenti soprattutto nei paesi poveri ma nemmeno interviene ,per prevenirlo,  considerando che il costo dei farmaci  *non a caso* ha un costo molto elevato da sostenere solo le popolazioni occidentali e ovviamente non tutti.


Offline Red-

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #115 il: Settembre 24, 2010, 23:47:08 pm »
A mio avviso ci sono moltissime imprecisioni negli ultimi commenti, forse frutto di opinioni o di speranze, ma non aderenti alla realtà. Cioè le cose non stanno come dite, e ce lo provano i numeri; i vostri sembrano essere piuttosto dei desideri, che però non trovano riscontro nè nella realtà nè nella logica deduttiva.
l'indice di natalità (di fertilità, per esser corretti) si calcola a figli per donna e non per famiglia, sennò dove ci sono tre famiglie su 1000000 di abitanti pare che si faccia una valanga di figli, mentre magari se ne fanno solo sei su 1000000.  Invece si prende quel milione di abitanti, lo si divide per due (le femmine), si vede quanti filgi son nati e lo si rapporta al risultato. Es: 650000 bambini su un milione di abitanti-> indice di fertilità pari a 1,3.


Non citerò adesso i dati precisi perchè ovviamante li dovrei cercare, (se mi date tempo) ma si sappia che i matrimoni sono in forte calo a favore delle convivenze, in Italia l'indice di fertilità è pari a 1,3 figli per donna circa (il tasso di sostituzione è 2, ovviamente), i single sono pari a un quarto della popolazione totale, le coppie anziane sono in aumento. Questi i dati, circa.

Sarebbe a dire, tradotto, che i matrimoni sono in disuso a favore della convivenza, che aumentano i single, che le giovani coppie sposate sono sempre meno.

si va verso la separazione dei sessi, e se siete d'accordo che per far figli si deve essere in due, si capisce perchè si fanno pochi figli.

Che la natalità non sia in rapporto col fattore economico ma con la cultura e i valori non lo dico io, ma i demografi; io copio da loro, in pratica, se sbaglio io vuol dire che sbagliano i demografi, sti ignoranti  :p

Poi oh, raga, se mi dite che fare figli non è obbligatorio, io sono al 100% d'accordo con voi, ma non era certo questo quel che volevo dire.
Io volevo dire che (sui grandi numeri) si fanno meno figli perchè si creano meno occasioni per farli, e si creano meno occasioni principalmente perchè l'iniziativa maschile è stata spenta dalla cultura e dai valori (falsi e tendenziosi) in cui ci hanno immersi.
Con ciò non voglio dire che si debba andare controcorrente e sfidare per dovere una sorte palesemente avversa, il mio era solo un tentativo di analisi, certo il primo passo per andar verso una possibile soluzione
« Ultima modifica: Settembre 25, 2010, 00:21:21 am da Red- »
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Archiloco

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #116 il: Settembre 25, 2010, 00:08:27 am »
cmq non è vero che non si fanno più bambini. oggi in italia sono nati 1.311 bambini e ci sono stati 1.335 decessi.
Non so se in questi numeri rientrino i figli degli immigrati regolari,che comunque sono loro che aumentano la demografia.

Offline Archiloco

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #117 il: Settembre 25, 2010, 00:11:53 am »

si va verso la separazione dei sessi, e se siete d'accordo che per far figli si deve essere in due, si capisce perchè si fanno pochi figli.

In un certo senso la penso come te,questa separazione la inizio a vedere in effetti.

Offline Giulia

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #118 il: Settembre 25, 2010, 00:16:10 am »
Citazione
A mio avviso ci sono moltissime imprecisioni negli ultimi commenti, forse frutto di opinioni o di speranze, ma non aderenti alla realtà. Cioè le cose non stanno come dite, e ce lo provano i numeri; i vostri sembrano essere piuttosto dei desideri, che però non trovano riscontro nè nella realtà nè nella logica deduttiva.
che dipenda dalla mancata iniziativa maschile, sinceramente non lo so cosa ci sia di logico o di riscontro con la realtà con tale tesi, ma capisco che possa essere desiderabile.
il fatto invece che questa non sia una società fatta per avere 5-6 figli per donna, non è né desiderabile né indesiderabile. è semplicemente una constatazione.
se invece di 6 ce ne sono al massimo 2,  la causa è da cercare altrove secondo me.

Offline Giulia

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Re: Terza Fase del confronto con le femministe
« Risposta #119 il: Settembre 25, 2010, 00:35:46 am »
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Che la natalità non sia in rapporto col fattore economico ma con la cultura e i valori non lo dico io, ma i demografi; io copio da loro, in pratica, se sbaglio io vuol dire che sbagliano i demografi, sti ignoranti  :p

sti demografi, non ce la raccontano giusta! :D

Le indagini demografiche sono importanti per l'amministrazione pubblica. I dati demografici, infatti, orientano le scelte economiche e politiche dei governi, in particolare per quanto riguarda le previsioni di spesa o di investimento.

Conoscere la concentrazione di disoccupati in certe regioni permette, ad esempio, di orientare gli investimenti a sostegno dell'occupazione; mentre i dati di censimento sull'età media della popolazione danno la previsione sulla spesa pensionistica.

Al contrario, gli orientamenti economici e politici possono influenzare la struttura demografica di un territorio. Infatti, la decisione di creare in una certa area un grande stabilimento industriale o un porto può far crescere il numero di coloro che decidono di abitare nei centri vicini.

Talvolta i governi hanno praticato una precisa politica demografica per determinare mutamenti quantitativi e qualitativi nella popolazione.

La politica più praticata è quella destinata ad accrescere o a diminuire il numero degli abitanti di un paese. L'incremento demografico si otteneva in genere con incentivi economici alla natalità. E' nota in questo senso la tassa sui celibi introdotta in Italia dal fascismo per favorire la creazione di famiglie numerose.

http://www.educational.rai.it/lemma/default.htm