Autore Topic: Classifica Gender Gap WEF 2010  (Letto 10506 volte)

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Classifica Gender Gap WEF 2010
« il: Ottobre 13, 2010, 13:28:17 pm »
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/12/news/gender_gap-7976966/

Parecchio materiale in rete ma difficile capire come si fanno i calcoli. Mi aiutate a capirci qualcosa?

L'Italia è 49esima per esempio nell'accesso all'educazione, ma io sapevo che ci sono a scuola più donne che uomini, per non parlare poi del corpo docente ma quello è un altro discorso.

Poi addirittura saremmo 95esimi come salute e aspettativa di vita! Avete letto bene. In un campo dove le donne sono avvantaggiate com'è possibile che siano date per svantaggiate? O forse non è questo il calcolo e sono i giornali a riportare male l'informazione?
« Ultima modifica: Marzo 08, 2012, 09:25:59 am da Guit »
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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #1 il: Ottobre 14, 2010, 18:30:31 pm »
Ho dato un'occhiata a The Global Gender Gap Index 2007 del WEF.
La stranezza dei risultati per educazione e salute si comprende analizzando gli assurdi criteri utilizzati dai ricercatori.
Per dare un'idea a pag. 4 scrivono: "Our aim is to focus on whether the gap between women and men in the chosen variables has declined, rather than whether women are "winning" the "battle of the sexes". Hence, the Index rewards countries that reach the point where outcomes for women equal those for men, but it neither rewards or penalizes cases in which women are outperforming men in particular variables"
Cioe', se le donne hanno risultati migliori rispetto agli uomini, l'indice dell'eguaglianza(!) non ne tiene conto!

Guardando i dati sull'istruzione(educational attainment) si nota l'effetto di questa decisione.
Nel caso della Norvegia(il n° 2 al mondo tra gli stati piu' egualitari) si vede che i risultati femminili nell'istruzione terziaria e in quella secondaria sono  migliori di quelli maschili(rispettivamente 98% e 97% contro il 64% e il 96% maschile), ma in entrambi i casi il rank riportato e' 1 (1 indica la perfetta parita', 0 la totale diseguaglianza). Cio' e' particolarmente evidente nel caso dell'istruzione piu' elevata, dove il valore e' 1,54  (3 donne ogni 2 uomini), dato che indica una forte diseguaglianza a sfavore degli uomini, della quale non si tiene minimamente conto, riportando il valore a 1.
 Questo fa si' che, pur essendo i dati femminili nettamente migliori negli alti livelli di istruzione, leggermente migliori in quella secondaria ed uguali in quelle di base, il risultato finale non indica la realta', cioe' che in Norvegia sono gli uomini ad essere discriminati nel campo educativo.

Questo modello e' usato in tutti i 4 campi di indagine dello studio.

Nel settore della salute (Health and Survival) si giunge a considerare una maggior longevita' femminile il dato naturale, percio' il valore di parita' e' spostato a 1,06 (e' il rapporto tra mortalita' media delle donne-87,5 anni- e quella degli uomini-82,5).
Quindi, se per caso gli uomini e le donne in un particolare paese vivono lo stesso numero di anni, cio' indica una situazione di discriminazione per le donne. L'assurdita' ed il sessismo antimaschile di cio' e' evidente.
Il dato preso in esame e' quello relativo alla Healthy life expectancy (aspettativa di vita in buona salute, quindi non gli anni effettivamente vissuti). Sempre nel caso della Norvegia si vede che gli anni sono 74 per le donne e 70 per gli uomini: un netto vantaggio per le donne, che pero' diventa svantaggio in quanto l'equita' e' fissata nel rapporto 1,06 a favore delle donne: essendo il rapporto  di poco inferiore a 1,06(contando evidentemente anche i decimali), cio' fa si' che il risultato come rank sia il 63° posto nel mondo.

Un altro esempio: in Argentina i valori per l'aspettativa di vita in buona salute sono 68 per le donne e solo 62 per gli uomini. Il rapporto e' 1,10 a favore delle donne; quindi supera il dato di 1,06(considerato eguaglianza), ma per la regola di non tenere mai conto del vantaggio femminile, il rank diventa 1 (perfetta uguaglianza).

Lo studio si suddivide in 14 settori(raggruppati in 4 aree principali) : dal momento che se le donne superano i risultati maschili, il rank riportato e' sempre 1 (perfetta eguaglianza), ma cio' non si verifica nella situazione opposta, e' sufficiente che le donne abbiano un punteggio peggiore degli uomini in un solo settore per essere considerate discriminate.
Il fatto che negli altri campi abbiano valori migliori di quelli maschili non e' preso minimamente in considerazione.

Tutto cio' ci fa capire chiaramente 2 cose:
1) le statistiche possono essere facilmente deformate per sostenere tesi false e di parte: questo lo abbiamo gia' visto in altri casi come le statistiche sulla causa principale di morte per le donne sotto i 44 anni e la presunta migliore competenza delle donne nella guida automobilistica. Ora questi nuovi dati serviranno ad alimentare il solito piagnisteo vittimista ed ipocrita del femminismo, come gia' avvenuto nelle altre situazioni.
2) la ricerca (realizzata da alcuni studiosi di prestigiose universita' come Harvard) e commissionato dal World Economic Forum di Davos( una delle "istituzioni" piu' "prestigiose" del capitalismo liberista mondiale) dice implicitamente ma molto chiaramente una cosa: l'eguaglianza tra i sessi si situa in un qualsiasi punto che sia tra il 50% e il 100%, se a favore delle donne. Quindi se gli uomini vivono di meno, hanno un'istruzione peggiore e, in un non lontano futuro, guadagneranno menoe saranno poco rappresentati nei centri di potere politico ed economico, cio' non significa e non significhera' mai uno discriminazione contro il sesso maschile.
Cio' e' esattamente quello che il femminismo ha sempre inteso quando ha parlato(e parla) di eguaglianza. E' da sottolineare, a mio parere, la perfetta coincidenza con le posizioni espresse dal "vertice" del capitalismo mondiale: cio' con buona pace di chi pensa al femminismo come ad un movimento contro il sistema socio-economico attuale.

Offline mik

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #2 il: Ottobre 15, 2010, 17:22:28 pm »
IL SOLE 24 ORE del 13 ottobre 2010 in un articolo intitolato "L'Italia scivola sulle pari opportunita'" (Governo italiano-rassegna stampa) tra l'altro scrive: "Il nostro paese rientra nella minoranza che ha visto le condizioni delle donne in peggioramento con la conseguente discesa dell'Italia al 74esimo posto della classifica dal 72esimo del 2009 e dal 67esimo del 2008"La REPUBBLICA.IT del 12 ottobre 2010 (Donne, l'Italia delle discriminazioni siamo al 74esimo posto su 134 Paesi) tra l'altro scrive: "Le donne in Italia sono sempre piu' svantaggiate. ......<L'Italia continua a risultare uno dei Paesi dell'Ue con il punteggio piu' basso ed e' peggiorata ulteriormente rispetto all'anno scorso>, osserva il Wef nel rapporto reso noto oggi".
"L'indice del Wef misura quattro elementi: partecipazione e opportunita' economica delle donne-materia per la quale l'Italia occupa la 97esima posizione- l'accesso all'educazione (qui l'Italia ha una relativamente buona 49esima posizione), le differenze tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita (95esima) e l'accesso femminile al potere politico (54esima)".

Piu' o meno questo e' il modo in cui vengono riportati al pubblico dai media i dati del Global Gender Gap Index 2010 in Italia, un Paese dove la condizione delle donne e' presentata in peggioramento. E questa e' la percezione che il pubblico ha ascoltando queste notizie.


Cio' che non viene detto (o viene malamente spiegato all'interno) sono i criteri che determinano lo scivolamento di un Paese nella classifica globale(o un suo avanzamento). Se si vanno a confrontare i dati del rapporto si puo' notare come queste variazioni di classifica non dipendono quasi mai da un peggioramento del gender gap del singolo Paese, quanto piuttosto dal miglioramento di altri stati.
L'Italia e' passata dal 72esimo posto nel 2009 al 74esimo nel 2010 .I dati in calo si riferiscono a:
i) Wage equality for similar work: un leggero calo in un indice molto discutibile in quanto pretende di parificare le paghe tra i due sessi non per lo stesso lavoro, ma per lavori diversi ritenuti "similar"
ii)Women in ministeral positions: secondo il rapporto si e' passati da 24 donne nel 2009 a 22 nel 2010 (female-to-male-ratio: da 0,32 nel 2009 a 0,28 nel 2010).

Risultano in aumento i seguenti dati:
i) Estimated earned income: da 0,49 a 0,50 (female-to-male-ratio)
ii) Professional and technical workers: da 0,88 nel 2009 a 0,89 nel 2010 (female-to-male-ratio)
iii) Enrolment in secondary education.: da 1,01 a 1,02
iv) Envolvment in tertiary education: da 1,40 a 1,41

Tutti gli altri dati sono stabili. E' evidente che il gender gap tra i due sessi si e' leggermente ridotto, non e' aumentato come invece viene fatto in qualche modo intendere. Cio' che e' realmente successo e' che altri Paesi lo hanno ridotto di piu', scavalcando l'italia nella classifica e facendole perdere alcune posizioni.

Occorre anche tenere presente il peso che viene dato dai ricercatori a singoli dati, fatto verificabile nel caso della Francia. Essa e' passata di colpo dalla 18esima posizione nel 2009 alla 46esima nel 2010, ma se si controllano le singole voci, si puo' constatare che indicano tutte stabilita' o riduzione del gender gap, eccetto per il Women in ministerial positions: in calo da 47 donne nel 2009 a 26 nel 2010 (female-to-male-ratio da 0,88 a 0,36). Il relativo rank e' passato da 4 a 33 determinando da solo gran parte del calo francese.

E' da sottolineare come tutti i dati che indicano condizioni di vantaggio per le donne rispetto agli uomini vengano sistematicamente riportati a 1(perfetta eguaglianza), in tal modo falsando non di poco la reale situazione. Cio' porta a risultati interessanti. Prendiamo il caso dell'italia(2010) nell'Educational Attainment, suddiviso in quattro indici:
i) Literacy rate 0.99 (female-to-male-ratio)
ii) Enrolment in primary education 0,99
iii) Enrolment in secundary education 1,02
iv) Enrolment in tertiary education 1,41

Ora, e' da sottolineare che gli ultimi due dati indicanti un lieve vantaggio nella istruzione  secondaria delle donne(1,02) e un fortissimo squilibrio sempre a favore delle studentesse nell'istruzione terziaria(1,41) ricevano entrambi il rank 1(perfetta eguaglianza).
Al contrario, nei primi due dati, la lievissima differenza a sfavore delle donne (0,99) fa si' che i rank assegnati siano  61esima posizione per Literacy rate e 90esima per Enrolment in primary education. Cio' comporta che il rank complessivo del sottoindice Educational Attainment sia 49esimo.

Chi legge che la posizione dell'italia in campo educativo e' 49esima nel mondo e' percio' indotto a ritenere che vi sia un grave gender gap a sfavore delle donne in Italia; la realta' e' esattamente l'opposto: vi e' un grave gender gap a sfavore degli uomini(in questo come in molti altri Paesi), ma di questo i ricercatori autori dello studio non se ne curano minimamente.
Piu' che uno studio sul gap di genere(che dovrebbe misurare gli squilibri a sfavore di entrambi e combatterli) si tratta in realta' di una ricerca smaccatamente di parte, che dimostra bene quale concezione della parita' abbiano gli autori.

Considerazioni analoghe possono essere fatte per Health and Survival. Anche qui i vantaggi in termini di maggior longevita' delle donne in buona salute vengono sempre annullati, riportando il rank a 1 (perfetta eguaglianza); va anche sottolineata l'assurdita' di considerare il valore 1,06 come quello paritario(cioe' si ritiene che la maggior longevita' femminile sia un fatto naturale e non la conseguenza di determinati modelli socio-economici e culturali). Cosi', anche se le donne in un determinato Paese vivono di piu' ma non tanto da raggiungere il rapporto di 1,06 gli autori classificano il dato come gender gap a sfavore delle donne. In Norvegia, dove le donne raggiungono i 74 anni(in buona salute) e gli uomini 70, dato che il rapporto e' leggermente inferiore a 1,06 cio' comporta un rank di 63: si presenta cio' come una discriminazione contro le donne cio' che in realta' e' discriminatorio contro gli uomini.

Tenendo presente in modo realmente equo tutte le differenze tra i due sessi, e' ovvio che la classifica risulterebbe profondamente diversa e lo squilibrio di genere ridimensionato.

Si tenga inoltre presente che alcuni squilibri a sfavore delle donne sono anche il risultato di una minore scolarizzazione della popolazione femminile nel passato e quindi destinati ad essere colmati in futuro. Il forte squilibrio nei risultati nell'istruzione terziaria a vantaggio delle donne, se non corretti con politiche attive di riequilibrio a favore degli uomini, determineranno per le prossime generazioni una progressiva marginalizzazione della popolazione maschile dal punto di vista socio-economico e di rappresentanza politica.
L'assoluto disinteresse manifestato dagli autori pseudo-egualitari di questo rapporto(e per deduzione dall'istituzione che ha commissionato lo studio) danno chiare indicazioni sulle tendenze in atto e sui loro possibili sbocchi.




Offline Giuseppe83

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #3 il: Ottobre 15, 2010, 22:15:15 pm »
Per l'istruzione universitaria, basta dare un'occhiata ai laureati dell'anno solare 2009: le femmine sono il 57.9% (169.706 femmine contro 123.316 maschi).

http://statistica.miur.it/scripts/31gennaio/TOTALI.ASP
C'è anche la divisione per area di studio.

PS: comunque lo sapevamo che, quando parlano di "diritti", intendono in realtà "privilegi".

Offline mik

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #4 il: Ottobre 16, 2010, 02:19:38 am »
Guit, aggiungo queste considerazioni che erano gia' implicite nei post precedenti, ma credo meritino di essere sottolineate.
Ho confrontato i dati della Healthy Life Expectancy dei Gender Gap Report(Wef) del  2007 e 2010 riferiti a tre stati: Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera.


Paesi Bassi:
anno 2007: donne 73  uomini 70     1,04 (female-to-male ratio)     rank 87
anno 2010: donne 74  uomini 72     1,03 (female-to-male ratio)     rank 98

Regno Unito:
anno 2007: donne 72  uomini 69     1,04(female-to-male ratio)      rank 85
anno 2010: donne 73  uomini 71     1,03(female-to-male ratio)      rank 97

Svizzera:
anno 2007: donne 75  uomini 71     1,06(female-to-male ratio)      rank 67
anno 2010: donne 76  uomini 73     1,04(female-to-male ratio)      rank 84

Tenendo sempre presente che l'eguaglianza e' fissata a 1,06 invece di 1 perche' la differenza di longevita' a favore delle donne e' considerata naturale dagli autori della ricerca, si puo' notare che in tutti e tre gli stati il rank aumenta tra il 2007 e il 2010, il che significa che il gender gap sfavorevole alle donne peggiora.
Tuttavia l'apettativa di vita in buona salute per le donne aumenta tra il 2007 e il 2010 in tutti i tre Paesi(1 anno in piu' di vita).
Quella degli uomini aumenta anch'essa(2 anni in piu').
La riduzione della differenza tra donne e uomini(da 3 a 2 anni nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, da 4 a 3 anni in Svizzera) viene interpretata non come una riduzione della diseguaglianza tra i sessi(quindi una riduzione del gender gap), bensi' come un peggioramento della diseguaglianza femminile. Cio' fa scendere la posizione occupata da tutti i tre Paesi in questo particolare settore.

Tutto questo e' conseguenza della decisione di considerare la maggior longevita' femminile come naturale e non frutto di realta' sociali, economiche e culturali: quindi gli autori affermano implicitamente che ogni tentativo di aumentare la vita media maschile portandola al livello di quella femminile e' in realta' una violazione dell'eguaglianza tra i sessi.

Prova solo ad immaginare quali reazioni indignate e furibonde provocherebbe una simile tesi se fosse rivolta contro le donne.

Ogni ulteriore commento e' superfluo.

Offline Giuseppe83

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #5 il: Ottobre 18, 2010, 22:03:07 pm »
Mik, ci sono abbastanza dati per ricostruite il vero gap? Ovviamente solo per l'Italia (e, al limite, per il paese più femminista)?

Offline mik

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #6 il: Ottobre 19, 2010, 01:40:48 am »
Mik, ci sono abbastanza dati per ricostruite il vero gap? Ovviamente solo per l'Italia (e, al limite, per il paese più femminista)?

Per fare un calcolo preciso servono competenze che non ho. Inoltre, non sarebbe possibile comunque perche' alcuni valori non sono fissi, ma variano. Per esempio il sex ratio at birth(female/male) e' fissato a 94,4 femmine ogni 100 maschi. In realta' esso varia naturalmente entro un intervallo di 94-96 (ciò è quanto sostengono i demografi).
C'e' anche da tenere presente che sono state fatte scelte discutibili come considerare l'aspettativa di vita in buona salute e non gli anni effettivamente vissuti o dare un peso eccessivo a dati come women in ministerial positions (questo dato è stato in gran parte responsabile della discesa in classifica della Francia, come ho scritto in un post precedente).

Ciò che si può facilmente capire leggendo i dati del rapporto è la sua inattendibilità nel raggiungere il suo scopo dichiarato: presentare dati scientificamente validi per misurare il gender gap.
Nell'introduzione gli autori sostengono che il gender gap sia stato colmato per l'80% nei Paesi Scandinavi, ma tenendo presente che essi non considerano i campi in cui le donne sono in vantaggio (come l'istruzione superiore e universitaria e l'aspettativa di vita media) è evidente che il dato è inferiore alla realta'.

L'uso strumentale che viene fatto di questo rapporto deriva anche da come viene interpretata la posizione del singolo Paese nella classifica: chi legge che le Filippine sono al 9° posto e l'italia al 74° può facilmente dedurne(o essere indotto a dedurre) che la condizione femminile sia nettamente migliore nelle Filippine piuttosto che in Italia. Ovviamente leggendo il rapporto questo fraintendimento non è possibile poichè gli autori spiegano chiaramente che cio' che viene misurato è la differenza tra la condizione maschile e femminile nei singoli Paesi, ma la gente si forma un'opinione sulla base di ciò che viene riportato e spiegato (spesso molto male) dai media, sovente più dai titoli che dal contenuto. E' sufficiente dare un'occhiata ad alcuni articoli di questi giorni per rendersi conto della facilita' con cui i dati possono essere fraintesi.


Offline Guit

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #7 il: Ottobre 22, 2010, 16:24:23 pm »
C'è un'importante precisazione da fare che riguarda il metodo di sommare i rank delle quattro aree prese in esame: salute, lavoro, educazione e political empowerment.

I rank singoli vengono sommati e il totale diviso per 4, ottenendo così il rank totale.

In tutti i casi che ho osservato il political empowerment è sempre il valore più basso, ed è quindi quello che maggiormente contribuisce all'abbassamento del rank totale.

Ma a differenza di salute, lavoro ed educazione, che riguardano la totalità della popolazione, il political empowerment riguarda un sottogruppo e non viene considerata l'incidenza sulla popolazione totale di una nazione del gruppo politico, ottenendo così una stima al ribasso della condizione di vita della maggioranza dei cittadini, dei quali solo una componente marginale possiede ambizioni politiche.

In sostanza, se prendessimo i valori reali (non tagliati a 1), ed escludessimo il political empowerment, otterremmo in quasi tutti i paesi un indice di uguaglianza prossimo se non in taluni casi superiore a 1 !

Senza considerare poi, che includere la differenza naturale uomo-donna per l'aspettativa di vita (in buona salute), ammette un metodo che dovrebbe essere seguito anche per fissare la parità di performance lavorative spostata a favore degli uomini, in virtù della loro maggiore prestazione e del non essere coinvolti come le donne nella maternità.

Ma in questo caso non è stato fatto e la parità lavorativa è fissata a 1.



« Ultima modifica: Ottobre 22, 2010, 17:25:07 pm da Guit »
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Offline mik

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #8 il: Ottobre 22, 2010, 20:20:02 pm »
Lo score complessivo del Paese è dato dalla somma degli scores relativi ai 4 sottoindici (economia, istruzione, salute e politica) diviso per 4.

Si possono fara alcune considerazioni ulteriori.

Political Empowerment: tiene conto solo di 3 dati (donne in Parlamento, in "ministerial positions" e numero di anni con "head of state" donna).
Per Head of State si intende chi presiede l'esecutivo: quindi nel Regno Unito, per esempio, si considerano i 12 anni di governo Thatcher(1979-1990) e non il Capo delle Stato, che è dal 1952 la Regina Elisabetta II. Ciò per spostare l'attenzione sulle cariche elettive, ma non tenendo in conto che non tutti i Paesi monarchici prevedono la successione femminile al Trono: in qualche modo questo dato andrebbe tenuto in considerazione.
Maggior rilevanza ha il concentrarsi esclusivamente sul Parlamento e il Governo, dimenticando che esistono un numero enorme di incarichi pubblici a livello regionale, provinciale e comunale (per citare il caso italiano): nell'introduzione (pag.4) gli autori ammettono questo limite: "A clear drawback in this category is the absence of any variables capturing differences between the partecipation of women and men at local levels of government."

Dei tre sottoindici che compongono il Political Empowerment, è da notare come il "Years with female head of state" pesi per ben il 44,3%, il "Women in ministerial positions"  per il 24,7% e "Women in Parliament" per il 31%.

Questa distribuzione del Weight  tra i tre sottoindici appare già molto discutibile: così la Svezia, che ha uno score di 0,87 per Women in Parliament e 0,82 per Women in ministerial positions, ottiene un punteggio di soli 0,471 (Political Empowerment) totalizzando 0 nel years of female head of state: è evidente l'eccessivo peso dato alla guida dell'esecutivo.
Il caso francese è emblematico delle distorsioni provocate dalle scelte degli autori del Genger Gap: il calo da 47 (2009) a 26 (2010) nel women in ministerial positions fa perdere alla Francia 0,13 punti nel Political Empowerment, che si traducono in un calo dello score complessivo del Paese di 0,03. Ciò equivale all'intero calo della Francia: da 0,733 nel 2009 (18° posto) a 0,703 nel 2010 (46° posto).


Sul campo Health and Survival si può fare un'ulteriore considerazione (oltre a quelle già trattate in precedenti post): il Sex ratio at birth ha un peso del 69,3 % contro appena il 30,7 % dell'aspettativa di vita in buona salute. A ciò occorre aggiungere che è stato fissato come equo il valore di 94,4 nate femmine ogni 100 maschi quando non esiste un valore fisso e l'oscillazione naturale è 94-96.
Il peso eccessivo dato al sex ratio e il fatto che sia leggermente al di sotto del livello di equità dagli autori arbitrariamente fissato a 94,4 (l'Italia ha un valore di 94, che è del tutto naturale), unito al riportare a 1 il vantaggio femminile nell'aspettativa di vita, comporta per l'Italia il calo dello score Health and Survival di 0,03 e quello generale di 0,0075: ciò significa che questi soli 2 errori fanno calare lo score dell'Italia di 3/4 di punto percentuale. Se si tenesse conto del vantaggio femminile nell'aspettativa di vita, il guadagno per lo score generale dell'Italia sarebbe di 0,0125 (cioè dell'1,25 %).
Un analogo calcolo che tenesse conto del vantaggio femminile nel campo Educational Attainment farebbe aumentare lo score complessivo dell'Italia del 2,75 % (0,0275).

Già da questi calcoli si può comprendere come l'intera "classifica" ne verrebbe modificata e il gender gap ridotto rispetto ai calcoli degli autori ( frutto di precise scelte politiche).

Una considerazione finale sulla Svezia: essa occupa il 4° posto nel mondo ( score 0,8029). Calcolando i vantaggi femminili (nettissimi nell'istruzione terziaria: 1,59) nei primi tre campi e non tenendo in considerazione le riserve suddette sul Political Empowerment svedese (che, se tenute in considerazione, ridurrebbero ulteriormente il gender gap) si può calcolare che lo score generale svedese vada aumentato di almeno il 5% ( score 0,05).
Se a ciò si aggiungessero tutte le considerazioni svolte sul peso dei singoli sottoindici, sulla opportunità della presenza stessa di alcuni ( come quello relativo all'Head of State), sulla sottovalutazione dell'indice dell'istruzione terziaria ( Weight 12,1 % contro il 45,9 % dell'istruzione primaria e il 19,1 % dell'alfabetizzazione) e di quello dell'aspettativa di vita (che dovrebbe essere sostituito dagli anni effettivamente vissuti) rispetto al sex ratio alla nascita (solo per citare alcuni degli elementi criticabili nel rapporto), il gender gap svedese risulterebbe ulteriormente ridimensionato in modo radicale.
Analoghe considerazioni possono essere fatte per tutti gli altri Paesi.

Offline Guit

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #9 il: Ottobre 25, 2010, 11:27:56 am »
Ragionando in astratto (cioè, in concreto). Qual'è il principio utilizzato per la scelta degli indicatori?

Primo. Perché una maggiore rappresentanza di un sesso in politica è considerata benefica per tutti gli appartenenti a quel sesso? Non è questo antistorico considerando che tutti i diritti femminili sono stati ottenuti per mezzo di apparati politici maschili? Non è anti-egualitarista, dal momento che c'insegnano che un uomo o una donna, purché capaci, sono equivalenti?

Secondo: perché non è stato scelto uno o più indicatori capaci di riflettere la condizione dei sessi rispetto a diritto di famiglia e diritto riproduttivo, aree mi sembra ben più importanti per la vita di un individuo medio, rispetto al political empowerment?

Insomma, è una classifica per i cittadini o per i radical chic?

Risposta: è una classifica radical chic, propinata come rappresentativa della condizione di tutti.

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Offline Fazer

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #10 il: Ottobre 25, 2010, 12:36:26 pm »
Piccolo OT del quale mi scuso in anticipo:
Risposta: è una classifica radical chic, propinata come rappresentativa della condizione di tutti.
Tendenza assai diffusa questa...
Mi ricorda l'odiosa frase ormai sulla bocca di tuttE: "riuscire a conciliare famiglia e carriera"  :doh:
Ma quale accidenti di carriera? quella dell' 0,1% delle donne?
Io vedo per lo più operaie, impiegate, commesse, ecc...di quale carriera parliamo? dalla pulizia dei surgelatori al registratore di cassa? dal reparto lamiere al reparto cruscotti e interni?  :huh:
Conciliare famiglia e LAVORO!!!
Ma anche in questo caso, la condizione di poche elevata a condizione di tutte... :(
Sciocchezze da radical-chic, appunto...
Fine OT

Offline Giuseppe83

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #11 il: Ottobre 31, 2010, 21:42:12 pm »
Alle lucide considerazioni di mik e Guit, ne aggiungerei delle altre.
- Perchè nel settore salute non si è tenuto conto del tasso di suicidi? Esso dovrebbe esprimere la qualità di vita dell'individuo che (possa essa rientrare o meno nella nozione di salute) mi sembra un indice molto più importante del rapporto neonati/neonate. Mi è stato spiegato che questo è preso in considerazione perchè in alcuni paesi tendono ad ammazzare le neonate. Già il fatto, che nei paesi occidentali non si pensi nemmeno ad una cosa del genere, rende palese l'inutilità dell'indice nella nostra parte del mondo, oltre alla difficoltà (inutilità?) di un confronto fra aree del mondo così differenti. Più in generale, valutare lo stato di salute (in senso proprio) dei due sessi solo su questi due miseri (e forse inutili) indici mi sembra demenziale.
- Perchè non è stata operata una distinzione per generazioni? Le 30enni sono nella stessa situazione delle 70enni? Se gli uomini nel dopoguerra partivano avvantaggiati, necessariamente questo vantaggio influirà sulla media, per cui la rappresentazione della condizione delle giovani generazioni risulterà falsata.
- Un dato interessante da inserire sarebbe quello del trattamento penale (dalla previsione, all'applicazione, all'esecuzione della pena) dei due sessi. E più in generale, la rilevanza data alle forme di criminalità tipiche dei due sessi.
- Voglio ribadire una considerazione molto importante (e altrettanto ovvia):  l'ambito familiare ha un'importanza a dir poco pari rispetto agli altri indici. Di esso non si è tenuto conto.

Offline ilmarmocchio

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #12 il: Ottobre 31, 2010, 22:09:44 pm »
Piccolo OT del quale mi scuso in anticipo:Tendenza assai diffusa questa...
Mi ricorda l'odiosa frase ormai sulla bocca di tuttE: "riuscire a conciliare famiglia e carriera"  :doh:
Ma quale accidenti di carriera? quella dell' 0,1% delle donne?
Io vedo per lo più operaie, impiegate, commesse, ecc...di quale carriera parliamo? dalla pulizia dei surgelatori al registratore di cassa? dal reparto lamiere al reparto cruscotti e interni?  :huh:
Conciliare famiglia e LAVORO!!!
Ma anche in questo caso, la condizione di poche elevata a condizione di tutte... :(
Sciocchezze da radical-chic, appunto...
Fine OT

E pensare che gia' Simone de beauvoir aveva intuito, nel suo " il secondo sesso ", che la liberazione della donna veniva dal'industria, che esigeva il lavoro femminile, che nell' 800 era pagato meno, rendendo esso meno.
Esercito lavorativo di riserva, altro che carriera

Offline mik

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Re: Classifica Gender Gap del WEF
« Risposta #13 il: Novembre 01, 2010, 18:43:27 pm »
Sul sito noidonne.org ho trovato 2 articoli dedicati alla classifica gender gap wef. Entrambi nella sezione "Dalla rete" e inviati dalle due autrici.
Il primo, firmato da Stefania De Santis e intitolato "Differenze di genere mondiali", si limita a riproporre la versione divulgata dalla stampa e acritica sul rapporto.
Il secondo, firmato da Mara Gasbarrone, appare molto più interessante.
E' intitolato "Il Gender Gap Report non è la Bibbia: del buon uso delle statistiche: se anche in Italia mancano le bambine". L'articolo avanza varie condivisibili riserve circa i criteri utilizzati nel rapporto e la sua attendibilità. Ciò che però è interessante sono le sue considerazioni sulla percentuale di bambine nate in italia. L'autrice nota che il dato riportato nel Rapporto 2009 del wef non corrisponde ai dati forniti dall'Istat: il rapporto riporta 93 femmine per 100 maschi nel 2008 mentre per l'istat sono nate 94,8 bambine ogni 100 bambini.
A questo punto scrive: "Pensavo di averli colti in castagna"(si riferisce al wef) "quando qualche giorno fa trovo che il dato "strano" esiste anche nel factbook della CIA.....la questione è veramente troppo importante per non accendere i riflettori su qualsiasi indizio".
L'autrice sembra quindi presumere che forse stia accadendo qualcosa di strano in Italia, dal sottotitolo pare riferirsi alla mancanza di femmine segnalata per alcuni Paesi, in particolare la Cina.

L'articolo su Noidonne si conclude lasciando questo dubbio angoscioso, ma in realtà il mistero è svelato nello stesso rapporto 2009 del wef: a pag.13 sono indicate le source (fonti) dei 14 sottoindici che compongono lo studio. Per il sex ratio at birth la fonte dei dati è Central Intelligence Agency, The CIA World Factbook, 2008 Edition.
Nessun mistero, quindi, ma un'ulteriore prova del livello di attendibilità che ci si può aspettare da questo rapporto, visto che gli autori usano come fonte per questo sottoindice dati provenienti da un'organizzazione impegnata nella ricerca oggettiva della verità, qual è notoriamente la CIA.
E ovviamente i dati della CIA sono nettamente sbagliati, come rivela l'Istat.
« Ultima modifica: Novembre 02, 2010, 00:32:43 am da mik »

Offline Number10

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Re: Classifica Gender Gap WEF 2010
« Risposta #14 il: Marzo 09, 2012, 21:58:21 pm »
Mah, siccome le femministe e le statistiche false vanno di pari passo, mi sono informato un po' sull'argomento e ne ho discusso anche con una prof donna.

Bene, è vero che:

-le donne iscritte (quindi non laureate) all'Università sono più degli uomini

- le donne si laureano prima degli uomini

- di conseguenza, tra i più giovani, le donne laureate sono più degli uomini

- nella maggior parte dei casi, ad abbondanare gli studi è un ragazzo anzichè una ragazza

ma:

-gli uomini primeggiano -sia come iscritti che laureati- nelle Università hard, ossia quelle più difficili e prestigiose (materie scientifiche), motivo per cui, come ha detto anche una ministra tedesca(ossia una donna), le femmine, nonostante i mille aiutini sessisti, nel lavoro combinano meno degli uomini, anche se loro danno la colpa al maschilismo

- gli uomini laureati, prendendo in considerazione tutte le categorie e le fasce d'età, e non solo quelle che fanno comodo alle femministe*, sono più delle donne laureate. Non a caso con questa storia delle donne più brave a scuola e del futuro rosa ci rompono le palle dagli anni 80, eppure cosa è cambiato dopo 20-30 anni? Una beata minchia. A quest'ora il 95% dei laureati dovrebbero essere femmine. Io sono nato nell'87, ma ho letto una marea di articoli dell'epoca (anni 80 e 90) in cui si diceva che le donne avrebbero governato il Mondo prima del 2000 in quanto più studiose degli uomini. Nel 2012 sono ancora costrette a chiedere aiutini sessisti manco fossero delle minorate mentali, senza peraltro concludere niente, un po' come una squadra che perde nonostante si sia comprata l'arbitro. Epic fail.

Ecco:
http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_14/maschi_laureati_italiani_ultimi_europa_a9eb207c-c2b4-11dc-ab8f-0003ba99c667.shtml

Laureati (in Europa) maschi dai 25 ai 64 anni: 23,2%

Laureate (in Europa) femmine dai 25 ai 64 anni: 22,7%

E allo stesso tempo si evidenzia che tra i giovani le donne sono in vantaggio, cosa peraltro, come ho scritto prima, non nuova. Pure 20 anni fa le cose stavano così, ma poi sono cambiate col passare degli anni.


*questo è un altro viziaccio delle cozze: per esempio, ci sono fasce d'età (che so, 23-29) in cui le donne guadagnano di più? Bene, loro allora se ne andranno in giro a dire che le donne hanno superato gli uomini perchè guadagnano più di loro, salvo poi contraddirsi dopo due secondi e gridare al maschilismo.
Ex Andrea

Hitler scopre che le femministe copiano il nazismo: