Il nostro eroe PetermanVolgea l’Anno Domini 1950 nella ridente vallata rupestre di Montenero di Bisaccia, quando alla famiglia De Piètre nacque un tenero pargoletto a cui misero il nome di Antoine. Era venuto a nobili natali
Antoine De Piètre.
Antoine cresceva sano e forte aiutando il papà a coltivare la terra e pascolare le pecore e la mamma a filare e lavare i panni. All’età di 4 anni fu mandato all’asilo del suo paesello il quale, non avendo una sede propria, era sito nei locale della piccola Facoltà di Giurisprudenza del luogo. Egli subì l’influsso e il fascino della ferrea disciplina della Legge e ne fu abbagliato.
Dopo l’anno di asilo, per un errore burocratico, al posto del nullaosta per le elementari gli fu data una laurea in legge. Il suo papà non stava più nella pelle e decise di far entrare, grazie a qualche piccolo giro di conoscenza, il piccolo Antoine nel nobilissimo Ordine Sacerdotale Magistraturale.
Ei crebbe quindi sotto le amorevoli cure dei Magistrati Anziani che lo indirizzarono verso la rettitudine e l’integrità di spirito e il rispetto pedissequo della Legge. In questo clima maturò il suo viscerale odio verso le perversioni e i cattivi costumi che lo portò a ingaggiare una strenua lotta contro l’omosessualità in politica.
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L’inculata politica è infatti uno scambio di favori e rappresenta corruzione” esclamò. Scoprì così il vasto fenomeno di
Inculettopoli che scardinò fino a portare alla caduta del regno di
AndreottiKan.
Suscitò però presto le ire di Grande Fallo il quale non vedeva di buon occhio il fatto che il prode Antoine facesse rinchiudere gli omosessuali politici in appositi inculatoi chiamati “carceri” sottraendogli così il controllo di tanti bei culetti.
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Questo moscerino mi sta privando di culi preziosi, ora inculerò lui!” disse Grande Fallo.
Al povero Antoine non restò che sottoporsi a un estenuante corso di danza classica per poter lasciare l’Ordine Magistraturale in punta di piedi e a passo di danza.
Fuggì via dalla italica penisola e si rifugiò in Tibet dove si dette a profonde meditazioni, stancanti esercizi spirituali, appassionate relazioni amorose coi suoi colleghi bonzi e lunghi digiuni. Si pentì quindi del suo insano odio verso gli omosessuali e decise di dedicare tutto il suo cuore e la sua anima alla Nobile Causa Gay.
In una notte d’insonnia, mentre stava assorto in meditazione con lo sguardo verso il cielo, vide scendere un disco volante. Una volta posatosi, dal velivolo spaziale uscì una creatura luminosa che disse di chiamarsi San Gennaro e di aver visto le afflizioni del povero ex Sacerdote Magistrato e volle quindi fare al povero Antoine il dono di un indomito coraggio, un’intrepida forza d’animo e di superpoteri (tra cui quello di poter trasformare la propria merda in cibo).
Fu così che Antoine De Piètre divenne il mitico
Peterman, temerario supereroe al servizio dell’Umanità e contro la corruzione, i corrotti e i corruttori. Ma a favore dei culattoni.
Decise così di tornare in Italia, ma trovò il suo Paese sotto il giogo del berlusconismo. Il bieco
Berlusconik, infatti, un demone uscito dagli inferi, con l’aiuto delle Forze delle Tenebre e degli sgherri del pianeta Mafialand, aveva conquistato la penisola italica e si accingeva a conquistare l’Europa, la Terra, il sistema solare, la Via Lattea e l’Universo mondo.
Per la conquista del Potere Berlusconik non aveva risparmiato mezzi, tra cui speciali emissioni televisive neuroniche al plasma ipnotico con cui aveva assunto il controllo delle menti e delle coscienze degli indigeni italioti.
Il passo successivo sarebbe stato l’impiantare un chip nella testa di tutti gli italioti che, sviluppandosi, avrebbe sostituito l’organo cerebrale con un cervello elettronico collegato a un megacomputer centrale a sua volta collegato a Grande Cervello di
Silvio I, nome dinastico di Berlusconik.
Riuscirà il grande Peterman a fermare il malvagio Berlusconik e salvare l’Umanità dal suo oscuro destino?
Lo saprete nella prossima puntata.