secondo me è meglio lavorare, non ci vedo modernità né emancipazione, ma semplice necessità.
ma non ho mai pensato che chi sta a casa e fa la "tradizionalista", non si guadagnasse il cibo che si cucina.
quoto ed emendo ;-)
avere un'attività a cui appassionarsi è emancipazione, il dover lavorare è solo necessità
il lavoro femminile è utile alle donne e persino agli uomini per la capacità di far uscire loro di casa (ma che si avrebbe lo stesso in presenza anche della "sola" disponibilità economica)
ma anche se non lo fosse... ora non se ne può far più a meno per mantenere una coppia.
è quindi dato semplicemente da acquisire.
invece il disprezzo con cui vengono circondate le casalinghe, spesso da uomini raffinati-liberal o cafoni-tradzionalisti e da donne in carriera (per volontà o necessità), è indecente.
una coppia decide un libero patto .
se chi guadagna di più nella coppia assegna un altissimo valore al fatto che l'altro componente impieghi gran parte del tempo per la cura di casa e famiglia ... e per questo è disposto a condividere stipendio e rispetta la/il partner
quale diritto si ha di sindacare ?
se tizio è disposto a far gestire il proprio prospero reddito alla moglie quando torna dalla propria attività
ma è disposto a pagar ben poco il proprio dipendente....
beh si può obiettare che sia il ricco a scegliere quale sia il lavoro che vale di più (e premi il lavoro affettivo invece che quello simile al suo ma mancante di proprietà dei "mezzi di produzione) ,
si può condividere la visione degli "uomini beta" sugli uomini delle classi inferiori come quelli che lo prendono sempre in quel posto
ma non si può contestare la libera scelta individuale di due persone libere (lui e lei)
e si deve ammettere che , a suo modo, anche questo è mercato del lavoro !