Beh paragonare la schiavitù antica con l'attuale stato sociale mi sembra un'esagerazione.
Se confrontiamo la vita di uno schiavo di qualche secolo fa con quella di un impiegato le differenze sono lampanti. E' vero... anche l'impiegato per sopravvivere deve "donare" i propri servigi, ma ha sempre la possibilità di cambiare, e può coltivare il raggiungimento di una certa indipendenza economica dal sistema.
"L'attuale capitalismo, insieme all'aumento smodato della popolazione ha poi instaurato un asservimento che già
Simon Linguet nel 1767 ha definito come un male peggiore della schiavitù: <<
è l'impossibilità di vivere con altri mezzi a costringere i nostri muratori a costruire edifici in cui non abiteranno. E' il bisogno a trascinarli nei mercati, in attesa di padroni che gli facciano la cortesia di comprarli. E' il bisogno a obbligarli a inginocchiarsi davanti all'uomo ricco per poterlo arricchire...Quale vantaggio effettivo ha procurato loro l'eliminazione della schiavitù? Tutto quello che hanno guadagnato consiste nell'essere sempre tormentati dalla paura di morir di fame, una calamità risparmiata ai loro predecessori (schiavi). E' libero, mi dici. Ah! E' la sua sfortuna...Si dice che quegli uomini non abbiano padroni...ne hanno uno, il più terribile, il più arrogante di tutti, ossia il bisogno>>
Questa realtà rimane ancora nel 2009, anche se la tecnologia che usiamo oggi permette in molti casi di eliminare il lavoro che intontisce e trasforma gli operai in strumenti specializzati della produzione..." (Noam Chomsky, Il governo del futuro).
Il lavoratore ha
sempre la possibilità di cambiare?
Prova a chiedere ai lavoratori di Pomigliano (FIAT) perchè invece di subire il nuovo contratto imposto dall'azienda non hanno semplicemente optato per il licenziamento e il cambiamento di lavoro.
Inoltre libertà non vuol dire libera scelta del proprio padrone, ma assenza di ogni padrone. E anche questo "libero arbitrio" nella scelta è per molti solo teorico.
Qualcuno raggiunge una certa indipendenza economica dal sistema? Questo è sempre accaduto: a Roma gli schiavi erano una minoranza e molti venivano emancipati diventando liberti: non pochi di essi raggiungevano notevoli posizioni economiche.
I ritmi di lavoro erano più pesanti e disumani?
Non si è mai lavorato così tanto da quando è iniziata la società industriale: "Il concetto che il tempo fosse più importante del denaro era così radicato negli uomini di quel tempo che quando i primi imprenditori industriali introdussero il cottimo si accorsero, con loro grande sorpresa, che la produttività diminuiva invece di aumentare, perchè i lavoratori preferivano rinunciare al cottimo e andare a spasso, in taverna, a giocare a birilli, a corteggiare la futura sposa.
Ma è stata la mentalità paranoica del mercante a prevalere, a fare della maggioranza di noi, per dirla con Nietzsche, degli "schiavi salariati", a frantumare i nuclei costitutivi dell'essere umano. I suicidi in Europa dal 1650- epoca industriale - ad oggi sono decuplicati, nevrosi e depressione sono malattie della Modernità, l'alcolismo di massa nasce con la Rivoluzione Industriale, il montante fenomeno della droga è sotto gli occhi di tutti." ( Massimo Fini, Non ho mai capito la festa del primo maggio, festa del lavoro )
Poi tutto questo non significa voler valorizzare un istituto come la schiavitù o la servitù della gleba, ma vedere ciò che l'ideologia moderna vorrebbe nascondere.