Autore Topic: L'impero del nulla  (Letto 4308 volte)

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Offline jorek

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L'impero del nulla
« il: Novembre 15, 2010, 13:00:20 pm »
Quella dell’Occidente è una guerra ideologica che diffonde la civiltà del vuoto
di Franco Cardini - Fiorenza Licitra - 14/11/2010

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]

 http://news.lidiravenna.com/wp-content/uploads/2008/08/de-chirico-piazza.jpg

E’ l’era dell’informazione telecomandata a renderci così ignoranti ed è la sua spropositata ridondanza a farci disinteressati?

Bisogna guardarci dalla tentazione di confondere le cause con gli effetti. L’informazione telecomandata che c’inonda di notizie futili e tale quelle importanti conoscere le quali sarebbe “scomodo” per il potere non sarebbe né ammissibile, né plausibile, né accettabile come tale se non si rivolgesse a una società civile caratterizzata da una desolante povertà etica e culturale: una società civile incapace di chiedersi ad esempio che cosa ci fanno, veramente, i “nostri soldati”, in Afghanistan e in Iraq, e che invece si appassiona allo squallore voyeuristico di spettacoli come “Il Grande Fratello”; una società di famiglie che, alla domenica, vanno in gita all’interno dei Centri Commerciali; una società di gente che non riflette più, di famiglie dove non si discute e non si condivide più nulla salvo i beni; una società dove le notizie (diffuse, quelle)   che l’evasione fiscale o la corruzione sono  generalizzate vengono accolte come se ciò fosse del tutto ovvio e naturale.  Non ci siamo ridotti così per colpa della cattiva informazione: tolleriamo una cattiva informazione perché siamo ridotti così. Ma ciò significa che siamo alla necrosi eticosociale.

Nella post-modernità la nostra visione dell’Islam è ancora volteriana?
La visione dell’Islam  è ordinariamente subordinata a quattro parametri, che servono a chi ci comanda: la disinformazione; il disinteresse; la genericità; il pregiudizio. S’ignora, o si finge d’ignorare, che l’Islam interessa quasi un miliardo e mezzo di persone; che non ha un centro disciplinare e istituzionale (non ha “Chiese”) e quindi  non è possibile dare su di esso un giudizio univoco (si potrebbe dire che esistono, anziché l’Islam, gli Islam) ; che la sua complessa storia è profondamente radicata nel monoteismo abramitico e nella cultura ellenistico-romana e che ha quindi tanti e tali rapporti con la cultura del cosiddetto “nostro Occidente” da poter far realisticamente pensare che, in realtà, si tratti di un solo immenso albero culturale che da un solo tronco ha consentito il ramificarsi di cristianesimo, ebraismo e Islam. Si preferisce, invece, soffiare sul fuoco della favola abietta dello “scontro di civiltà” come  volano demagogico e instrumentum regni, spauracchio sventolato davanti all’opinione pubblica per impedirle d’intravedere le ragioni effettive dei suoi problemi.

Siamo schiavi di “un moralismo antistorico”?
Siamo schiavi della nostra attuale incapacità di esprimere valori culturali positivi, del materialismo volgare che sta alla radice della  cultura dei profitti e dei consumi, dell’oscura e ottusa paura che nasce dall’intima consapevolezza che la civiltà dell’individualismo e del progressismo, quella dell’Occidente cioè della Modernità (i due termini sono sinonimi) è arrivata al capolinea  e si traduce in un’isterica ricerca del nemico metafisico, di Qualcuno e Qualcosa al quale addossare la responsabilità della nostra decadenza. Da qui il volgare equivoco che alimenta le “ricerca di sicurezza”, una delle prime esigenza propagandate come tali dai nostri politici e dai nostri massmedia e che per vivere e prosperare ha bisogno del mito del Complotto. La “minaccia terroristica” è il tipico prodotto di questa sinistra mitologia, alla quale si stanno sacrificando concreti spazi di libertà.

Peggio questo materialismo di quello comunista, scriveva lei…
Di gran lunga. Anzi, dal momento che il liberal-liberismo occidentale ha ormai dato luogo a un nuovo tipo di totalitarismo espresso dal “pensiero unico”, ritengo che ormai il paragone tra questo tipo di totalitarismo e, per esempio, lo stalinismo, sia aberrante e obiettivamente offensivo. L’offeso è lo stalinismo, beninteso. La tirannide staliniana nasceva comunque dalla deformazione statalista e centralistica di un desiderio e di un bisogno profondo – e, alla radice, nobile – di giustizia. La tirannide di quello che Jean Ziegler ha definito “l’Impero della Vergogna” nasce dallo sfrenato individualismo e dalla Volontà di Potenza dei protagonisti (persone e lobbies) delle società transcontinentali e dalle estreme conseguenze dello “scambio asimmetrico” imposto con la forza dagli europei fino dal XVI secolo a tutti gli altri popoli e che oggi ha condotto i quattro quinti dell’umanità a vivere sotto la schiavitù dell’indebitamento e della fame. Le cosiddette “libere (e “naturali”) leggi del mercato” sono a tutt’oggi le prime e peggiori nemiche dei Diritti dell’Uomo che il genere umano conosca. Ma gli europei non se ne rendono conto perché resta loro difficile se non impossibile capire come i più modesti di loro sono, tuttavia, parte della minoranza  privilegiata del mondo. Il punto è che viceversa tale realtà ormai non è più ignota agli altri, ai quattro e più milioni di “dannati della terra”: e che essi stanno progressivamente prendendone conoscenza e non sono più disposti ad accettarla. Da ciò discendono due necessità: “decrescita” (altro che “sviluppo sostenibile”) delle società opulente e ridistribuzione della ricchezza. Noam Chomsky, Jean Ziegler e Serge Latouche hanno nel complesso ragione: le loro visioni non concordano in tutto, lma la direzione è quella. L’alternativa è la catastrofe.

Il neo-fondamentalismo occidentale esercita una pace punitiva.  Il concetto di pace non è più legato, né tanto meno preceduto, da quello di giustizia?
L’Occidente fa il deserto e lo chiama pace; aggredisce ed occupa, e lo chiama “esportazione della democrazia”;  nel migliore dei casi, cerca d’imporre agli altri le forme politiche, etiche e culturali che a suo avviso sono le migliori (se non le uniche, il “naturale” punto d’arrivo della civiltà); definisce “barbarie”, “arretratezza”, “fanatismo” qualsiasi forma di resistenza tesa a salvaguardare, da parte degli altri, la propria identità; chiama con disprezzo “relativismo” qualunque istanza tesa a rispettare e a tutelare il diritto di tutti i popoli alle rispettive culture, dimostrando di confondere i concetti di “relatività” e di “relativismo” e d’ignorare perfino la differenza tra “relativismo etico” e “relativismo antropologico”, quello che c’insegna a comprendere qualunque cultura dall’interno dei suoi princìpi e a coglierne la sua “ragione nascosta”.  Quanto alla giustizia, la prima e unica forma di giustizia planetaria sarebbe quella che tendesse – con tutta la gradualità necessaria – a garantire non la parità e l’uguaglianza, che sono obiettivi innaturali e utopistici, ma un livello indispensabile  di vivibilità e di decoro per tutti. Le classi dirigenti occidentali lavorano nel senso diametralmente opposto rispetto a questo obiettivo: lavorano perfino a rubare l’acqua ai popoli attraverso la privatizzazione della sua gestione, a sottrarre loro la possibilità di ottenere cure sanitarie adeguate attraverso l’artificiale mantenimento elevato dei costi dei brevetti farmaceutici.  L’Occidente è genocida per un motivo mille volte più abietto di quelli fondati sulle ideologie razzistiche o collettivistiche: è genocida per sete di profitto.

 

 

Quella dell’Occidente è una guerra ideologica che diffonde, per dirla con Robert Jaulin, «la civiltà del vuoto, essenzialmente etnocida».

Solo che ormai l’Occidente ufficiale ha perduto per strada qualunque dignitoso e credibile alibi per difendere il suo vuoto. Quando diventa chiaro che  lo scopo dell’accumulo capitalistico è l’accumulo capitalistico,  che lo scopo dello sfruttamento è il suo perpetuarsi, che il mezzo si è trasformato in fine e che come fine è inaccettabile, si è arrivati al capolinea. E prima o poi il disincanto si generalizza, diventa coscienza condivisa. E’ necessario invertire la rotta prima che si arrivi a tanto; prima che sia troppo tardi.

Perdita del sacro o invece perdita di potere, dell’Autorità, dei mediatori religiosi istituzionali?
La Modernità si è costituita, dal medioevo ad oggi, su successive “liberazioni” ch’erano in realtà depauperamenti. La filosofia si è liberata dalla teologia, quindi la politica e la scienza  si sono  liberate dalla filosofia, quindi l’economia e la tecnologia si sono liberate dalla politica, si sono fatte politica esse stesse e hanno asservito la scienza. Ma l’indefinito sviluppo economico e tecnologico, spogliato dalle ragioni etiche e politiche, ha fatto progredire l’Impero del Nulla. Ch’è appunto quello che Ziegler ha definito “della Vergogna”.  La tirannia del Capitale sul  lavoro è stata un aspetto di tutto questo: con l’aggravante che, negli ultimi anni, lo sviluppo della speculazione finanziaria l’ha ridotta a tirannia del Capitale Inesistente. E’ il trionfo del nihilismo. Una società che si regge sul dominio dell’oro, solo che si tratta di “oro virtuale”. Il trionfo dell’estremo materialismo, quello fondato su una materia inesistente, illusoria. In Matrix si cela  una profezia  piuttosto realistica, forme fantafuturibili a parte.

 
Solo un dio può salvarci dal non-essere? E – sempre sul sentiero heideggeriano – saremo ancora capaci di un Dio? 

Il problema non è capire se davvero abbiamo abbandonato Dio. E’ capire se Dio ha abbandonato noi, e se è possibile un Suo ritorno. Quel che i cristiani aspettano da duemila anni è la Seconda Venuta del Cristo. Ma come Re, Duce e Giudice.

 

 http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35755

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #1 il: Novembre 15, 2010, 13:19:37 pm »
Molto azzeccato e condivisibile.
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #2 il: Novembre 15, 2010, 14:16:58 pm »
Ottimo.

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #3 il: Novembre 15, 2010, 14:27:24 pm »
Citazione
La Modernità si è costituita, dal medioevo ad oggi, su successive “liberazioni” ch’erano in realtà depauperamenti. La filosofia si è liberata dalla teologia, quindi la politica e la scienza  si sono  liberate dalla filosofia, quindi l’economia e la tecnologia si sono liberate dalla politica, si sono fatte politica esse stesse e hanno asservito la scienza.

Però devo muovere una piccola critica a questa parte.
Intanto omette il termine corretto,  che non è “liberazione” ma emancipazione.

Dunque la filosofia si è emancipata dalla teologia, la scienza dalla filosofia, la tecnica dalla scienza.

Ma è ovvio che il percorso di emancipazione non è qualcosa che si origina del medioevo, infatti l' emancipatio risale al diritto romano ed indica precisamente l'estinzione del rapporto di patria potestà da parte del figlio legittimo che diventava un soggetto indipendente (dal padre).

Il termine/concetto poi è stato usato prima per gli schiavi e poi per le donne, ma non bisogna dimenticare la sua origine, che permea sin dall'inizio (e non dal medio evo) la storia della civiltà occidentale, che è ... un percorso di emancipazioni.





  
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Re: L'impero del nulla
« Risposta #4 il: Novembre 15, 2010, 14:45:43 pm »
Però devo muovere una piccola critica a questa parte.
Intanto omette il termine corretto,  che non è “liberazione” ma emancipazione.

Dunque la filosofia si è emancipata dalla teologia, la scienza dalla filosofia, la tecnica dalla scienza.

Ma è ovvio che il percorso di emancipazione non è qualcosa che si origina del medioevo, infatti l' emancipatio risale al diritto romano ed indica precisamente l'estinzione del rapporto di patria potestà da parte del figlio legittimo che diventava un soggetto indipendente (dal padre).

Il termine/concetto poi è stato usato prima per gli schiavi e poi per le donne, ma non bisogna dimenticare la sua origine, che permea sin dall'inizio (e non dal medio evo) la storia della civiltà occidentale, che è ... un percorso di emancipazioni.




Storicamente non mi sembra sia proprio così: l'introduzione del colonato e la riduzione di fatto di gran parte della popolazione libera in servi mi pare un processo opposto.
E' a partire dagli ultimi secoli del Medio-Evo che inizia un processo di emancipazione sempre più esteso.

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #5 il: Novembre 15, 2010, 15:01:59 pm »
Mik
> non mi sembra sia proprio così: l'introduzione del colonato


Ma l'introduzione del colonato non avviene mica nel medio evo, è ancora di età romana...tardo romana.
Scusa mik, ma non capito cosa vuoi dire.
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Re: L'impero del nulla
« Risposta #6 il: Novembre 15, 2010, 15:10:40 pm »
Mik
> non mi sembra sia proprio così: l'introduzione del colonato


Ma l'introduzione del colonato non avviene mica nel medio evo, è ancora di età romana...tardo romana.
Scusa mik, ma non capito cosa vuoi dire.


Sì, ed è la base della successiva società feudale.
La storia occidentale non mi sembra un percorso di emancipazione dall'inizio se si risale a Roma. Peraltro Roma stessa diventa una società schiavista vera e propria dal II secolo a.c. e comunque mi sembra di ricordare che la percentuale di schiavi sull'insieme della popolazione (intorno al 20%) sia stata più bassa rispetto a quella di persone in stato servile sotto il feudalesimo.

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #7 il: Novembre 15, 2010, 16:10:02 pm »
Sì, ed è la base della successiva società feudale.
La storia occidentale non mi sembra un percorso di emancipazione dall'inizio se si risale a Roma. Peraltro Roma stessa diventa una società schiavista vera e propria dal II secolo a.c. e comunque mi sembra di ricordare che la percentuale di schiavi sull'insieme della popolazione (intorno al 20%) sia stata più bassa rispetto a quella di persone in stato servile sotto il feudalesimo.

Ma infatti io non la faccio risalire a Roma, mi sono spiegato male. (in effetti ho saltato un passaggio)

L'impero romano o la civiltà greca, sono civiltà scomparse, quindi anche se geograficamente ad occidente, far coincidere la civiltà occidentale con queste due, è fuorviante...errato.

In ogni caso, per me, quando parlo di civiltà occidentale la uso sempre come sinonimo di civiltà (giudaico)cristiana, quella sorta sui valori ... di Cristo.

Ora, quando sorge la civiltà occidentale?

Sulla carta è l'anno zero, ma quello è solo la "storia dell'inizio", in realtà sappiamo che l'impero romano ed i suoi valori (divenuti decadenti) si protraggono fino alla fine del '300, quindi tra i due modi di sentire , (antitetici, non v'e' dubbio, quello della Vir romana e quello della morale degli schiavi cristiana non c'entrano nulla, in netta ed evidente opposizione) c'e' un accavallamento di almeno quattro secoli.

Secondo me, ormai è questa la mia interpretazione, al cristianesimo, che segna l'inizio dell'Età del Figlio (secondo l'interpretazione teologia di Gioacchino da Fiore) e  l'inizio del tramonto di quella del Padre, è il percorso della lunga strada dell'emancipazione (dunque di un sentimento), corrisponde appunto all'emancipatio romana (il figlio che si rende indipendente dal padre), dove tra i romani era semplicemente una prassi necessaria (vista la continuità tra figlio e padre ci deve essere necessariamente un momento in cui c'è la rottura), mentre nel cristianesimo diviene un progetto.
Il Progetto stesso della nuova civiltà.


Ecco, questo era il passaggio che avevo omesso.
 :)



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« Risposta #8 il: Novembre 15, 2010, 16:17:38 pm »
Ecco, questo è ciò che è rimasto della Vir romana.  :( :cry: :doh:


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Offline jorek

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #9 il: Novembre 15, 2010, 16:18:36 pm »
non si puo paragonare lo schiavo romano con il servo della gleba medievale. la cultura politica medievale è frutto del diritto germanico che non concepisce nemmeno lo status di schiavo.il diritto romano verra ripreso in eta moderna

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« Risposta #10 il: Novembre 15, 2010, 16:21:38 pm »
non si puo paragonare lo schiavo romano con il servo della gleba medievale. la cultura politica medievale è frutto del diritto germanico che non concepisce nemmeno lo status di schiavo.il diritto romano verra ripreso in eta moderna


:cry:

Jorek, il servo della gleba medievale è il continuum del colono.
Sono la stessa cosa.
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Re: L'impero del nulla
« Risposta #11 il: Novembre 15, 2010, 17:29:41 pm »
non si puo paragonare lo schiavo romano con il servo della gleba medievale. la cultura politica medievale è frutto del diritto germanico che non concepisce nemmeno lo status di schiavo.il diritto romano verra ripreso in eta moderna

"Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi"

Offline jorek

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #12 il: Novembre 15, 2010, 21:30:39 pm »
non diciamo cazzate per favore....vorreste dire che è la stessa cosa parlare di persone che erano men che meno oggetti e altre persone che in molte zone d' Europa riescono anche a emanciparsi dai signori e  a costituire soggetti politici autonomi come i vari borghi rurali?!

Offline mik

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #13 il: Novembre 16, 2010, 01:31:07 am »
non diciamo cazzate per favore....vorreste dire che è la stessa cosa parlare di persone che erano men che meno oggetti e altre persone che in molte zone d' Europa riescono anche a emanciparsi dai signori e  a costituire soggetti politici autonomi come i vari borghi rurali?!

C'è chi è andato anche oltre: "...che dunque il sistema del lavoro salariato è un sistema di schiavitù, e di una schiavitù che diventa sempre più dura nella misura in cui si sviluppano le forze produttive sociali del lavoro, tanto se l'operaio è pagato meglio, quanto se è pagato peggio" (Karl Marx, Critica al programma di Gotha).

Sui rapporti tra padroni e schiavi: "Ai vecchi giorni vi erano padroni e schiavi; i padroni decidevano cosa bisognava fare, e nel complesso erano affezionati ai loro schiavi, poichè gli schiavi contribuivano alla loro felicità. Può anche darsi che gli schiavi odiassero i loro padroni, sebbene ciò non accadesse così universalmente come la teoria democratica vorrebbe farci supporre. Ma anche se odiavano i loro padroni, questi ultimi non lo sapevano e quindi i padroni, ad ogni modo, erano felici" (Bertrand Russell, La conquista della felicità)

Il punto non è fare l'elogio della schiavitù antica ma non prendere sul serio la propaganda moderna sull'attuale "libertà".
« Ultima modifica: Novembre 16, 2010, 02:06:22 am da mik »

Offline Zoltan2

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Re: L'impero del nulla
« Risposta #14 il: Novembre 16, 2010, 02:41:32 am »
Beh paragonare la schiavitù antica con l'attuale stato sociale mi sembra un'esagerazione.

Se confrontiamo la vita di uno schiavo di qualche secolo fa con quella di un impiegato le differenze sono lampanti. E' vero... anche l'impiegato per sopravvivere deve "donare" i propri servigi, ma ha sempre la possibilità di cambiare, e può coltivare il raggiungimento di una certa indipendenza economica dal sistema.
La donna media sogna 10, pretende 10 e ottiene solitamente 8.
L'uomo medio sogna 8, chiede 4, e, se gli va bene, ottiene 1.