E il concetto che in natura uno non è uguale a uno è "vero a metà", perché se osservassimo le differenza infinitesimali questo sarebbe certamente vero, eppure con un certo grado di approssimazione possiamo affermare che un atomo di idrogeno ha le stesse identiche caratteristiche di un altro atomo di idrogeno, e così via. Noi esseri umani applichiamo queste approssimazioni per comodità, qualora le differenze non comportino errori da approssimazione rilevanti.
L'uguaglianza è certamente un'approssimazione per definizione. Il dilemma sta nel dove voler far cadere questa approssimazione. Voler dire che tutti gli uomini sono uguali, è un'approssimazione talmente grossolana che solo un pazzo potrebbe fare, poiché implica conseguenze pratiche (per noi) enormi, mentre affermare che tutti gli atomi di idrogeno sono identici non implica che la loro infinitesimale differenza comporti un fenomeno rilevante e/o conseguenze tangibili nella nostra vita di tutti i giorni.
Quindi, è certamente vero che uno non è mai uguale a uno. Ma è anche vero che a noi, per approssimazione, fa comodo pensare che sia così quando ci possiamo permettere, nella pratica, di ignorare tale assunto.
La domanda non è: Davvero esiste qualcosa di uguale? (perché la risposta la sappiamo già)
Ma diventa: Quando ci conviene affermare che A è uguale a A e quando A NON è uguale ad A?