Autore Topic: Ho Letto un Libro  (Letto 8309 volte)

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Ho Letto un Libro
« il: Novembre 22, 2010, 18:22:02 pm »
Mi sono imbattuta navigando tra un mare di informazione in questo libro che, forse vi potrebbe interessare La libertà di essere maschi
di Barbara Poggio

Negli ultimi decenni gli studi sulla maschilità hanno portato un rilevante contributo al dibattito sul genere (Connell, 1995, Hearn 1992), contribuendo alla decostruzione delle culture di genere dominanti e mettendo in luce la dimensione normativa e performativa delle pratiche di genere.

In Italia questo filone di analisi ha ottenuto riconoscimento e piena cittadinanza solo in tempi molto recenti (Bellassai 2004, Dell’Agnese, Ruspini 2007), anche se da anni sono in realtà attivi studiosi e soggetti collettivi che rivolgono il loro interesse alle pratiche e ai modelli di maschilità. Tra questi vi è sicuramente Stefano Ciccone, tra i fondatori e presidente dell’associazione e rete nazionale Maschile Plurale. Il volume “Essere maschi. Tra potere e libertà” raccoglie di fatto riflessioni e sollecitazioni nate dal suo percorso intellettuale ed esperienziale di uomo che ha avviato una riflessione individuale e collettiva sulla condizione maschile, anche a partire dalle sollecitazioni emerse dagli studi femministi e di genere.

Il libro, che presenta un taglio volutamente autobiografico, ripercorre e rilegge le tappe, gli avanzamenti, ma anche le difficoltà e le esitazioni di un percorso individuale e di gruppo che ha segnato in modo profondo il vissuto dell’autore. Nella letteratura sul genere più volte si è sottolineato l’intreccio tra pensiero autobiografico e scrittura delle donne e d’altra parte la metodologia femminista si è da sempre caratterizzata proprio per uno sguardo retrospettivo, a partire dalla consapevolezza che il pensiero riflessivo consente una ri-appropriazione della storia personale e fonda la possibilità di cambiare (Haug 1987, Cavarero 1997, Gherardi e Poggio 2003). La percezione di naturalità dell’essere uomini ha invece a lungo fatto sì che questo tipo di sguardo non fosse percepito come un’esigenza da parte maschile: la costruzione di un immaginario maschile come neutro universale ha esonerato gli uomini dal racconto della propria singolarità e differenza - “sono un uomo: cos’altro c’è da dire?” (p. 9). Ciccone abbandona invece questo registro e si addentra nel dominio narrativo privilegiato dalla letteratura femminista. D’altra parte il libro riconosce fin da subito nell’emergere di una nuova soggettività politica delle donne un riferimento cruciale e imprescindibile per l’avvio di un ripensamento dei modelli identitari maschili: non una minaccia, ma una opportunità di liberazione dagli stereotipi che opprimono la condizione maschile.

La riflessione critica sul maschile trova avvio nel libro dalla ricerca delle radici della violenza nella costruzione della maschilità, da cui prende forma l’immagine di una miseria delle pratiche di socialità  e sessualità maschile. L’invito che attraversa il libro è quello a confrontarsi con questa miseria, intesa come limite, per cercare lo spazio di una diversa esperienza del corpo maschile da parte degli uomini e nella loro relazione con le donne.

In un mondo in cui il corpo delle donne è rappresentato e percepito come ingombrante a causa della materialità biologica (e in una società in cui, si potrebbe aggiungere, il corpo delle donne è enfatizzato e continuamente sovraesposto) dov’è invece finito il corpo degli uomini? L’assenza del corpo maschile è proprio una delle questioni cruciali della riflessione proposta da Ciccone. Silenzio, scissione, privazione sono i termini utilizzati per riferirsi al corpo maschile e sono gli elementi che l’autore vede paradossalmente alla base della strategia e della storia maschile di dominio e affermazione. L’emancipazione dalla dimensione corporea, il silenzio del corpo diventa di fatto la condizione su cui si fonda il dominio materiale e razionale sulla realtà.  L’immagine di copertina, che riproduce uno dei Prigioni scolpiti da Michelangelo, rappresenta con rara efficacia questa tensione: un corpo di uomo che si divincola e si dibatte, cercando di uscire dalla pietra da cui nasce e che lo trattiene. E tra i diversi prigioni di Michelangelo, non a caso il prescelto è Atlante, gigante costretto da Zeus, per punizione, a tenere sulle spalle il mondo. L’egemonia storicamente determinata della maschilità (anzi, per dirla con Connell di uno specifico modello di maschilità) rappresenta infatti per gli uomini una indubbia rendita di potere, ma per molti di loro anche una gabbia opprimente.

La via di uscita che viene tracciata nel libro è quella di un’etica della relazione: il limite può infatti essere visto proprio come opportunità per riconoscere che la soggettività maschile non può prescindere dalla relazione. Questo tema viene in particolare sviluppato laddove Ciccone affronta la questione della paternità e dell’esperienza maschile di terzietà rispetto al rapporto madre-figli, tramutata nel corso della storia da condizione di accessorietà a vantaggio, attraverso il prevalere di un universo simbolico in cui è l’affrancamento da emozioni e legami affettivi (e dunque la fuga dalla relazione) ad offrire titolarità di parola nello spazio pubblico. Ciccone propone una diversa prospettiva, rivendicando invece l’irriducibile relazionalità del maschile, la sua non autosufficienza e alterità,  sostenendo che solo attraverso la relazione l’uomo può trovare senso per la propria esperienza.

In questa relazione gioca un ruolo cruciale la dimensione del desiderio e delle sue rappresentazioni (un desiderio maschile quasi parossistico e di un desiderio femminile atrofizzato – o addirittura rimosso), di cui viene opportunamente decostruita la naturalità, sottolineandone invece la dimensione socialmente costruita. Interrogarsi sulla possibilità di una nuova relazione tra i sessi, significa infatti, per gli uomini, anche interrogarsi su come “frequentare il desiderio maschile” (p. 84) senza negarlo, ma cercando di reinventarlo, superando una visione del maschile stretta tra una pulsione sessuale incontenibile e l’imperativo disciplinante del controllo razionale.

Infine non è possibile parlare di questo libro senza segnalarne la tensione politica, che ne è ingrediente costitutivo: per poter dare avvio ad una riflessione sulla mascolinità che sappia andare oltre l’analisi teorica, generando un effettivo processo di trasformazione, è infatti necessario, sostiene l’autore, confrontarsi con la dimensione collettiva, che si attualizza sia nel dialogo con i femminismi, “a partire da un reciproco riconoscimento di parzialità sul terreno della differenza” (p. 214), sia nella costruzione politica di spazi di socialità maschile che, evitando le insidie del revanchismo misogino e della complicità, consentano di scoprire diverse potenzialità dei corpi e delle relazioni, in un percorso che può a pieno titolo essere definito di liberazione.

E’ dunque un libro importante, quello scritto da Stefano Ciccone, in cui si riflette sul percorso tracciato, ma si delineano al contempo gli spazi di lavoro e di interlocuzione per una effettiva rideterminazione delle pratiche di maschilità e più in generale per un superamento della pressione coercitiva e alienante che i modelli di genere dominanti esercitano sulle domande di libertà di donne e uomini.

Riferimenti bibliografici
Bellassai, Sandro (2004) La mascolinità contemporanea, Roma, Carocci.
Cavarero, Adriana (1997) Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano.
Connell, Robert (1995) Masculinities. Berkeley: University of California Press.
Dell’Agnese, Elena; Ruspini, Elisabetta (2007) Mascolinità all’italiana. Torino, Utet.
Gherardi, Silvia; Poggio, Barbara (2003) Donna per fortuna, uomo per destino. Milano, Etas.
Haug, Frigga (1987) Female Sexualization. A Collective Work of Memory. Londra, Verso.
Hearn, Jeff (1992) Men in the public eye, The Construction and Deconstruction of Public Men and Public Patriarchies, Londra, Routledge.

   
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Offline nyamya

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« Risposta #1 il: Novembre 22, 2010, 18:27:54 pm »
E un altro sito che conoscevo gia prima e siccome non sono tanti i siti e le organizzazioni al machile l'idea che potete unirvi nelle idee e magari anche nelle manifestazioni futuri non mi sembra fuori luogo.   http://maschileplurale.it/cms/
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Offline jorek

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« Risposta #2 il: Novembre 22, 2010, 18:37:17 pm »
sinceramente nyamya con quelli di maschile plurale non andiamo molto d'accordo, omeglio, io quei penitenti non li tollero, e mi pare che anche qui nel forum l'opinione sia piu o meno la stessa.

Offline mik

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« Risposta #3 il: Novembre 22, 2010, 18:51:34 pm »
E un altro sito che conoscevo gia prima e siccome non sono tanti i siti e le organizzazioni al machile l'idea che potete unirvi nelle idee e magari anche nelle manifestazioni futuri non mi sembra fuori luogo.   http://maschileplurale.it/cms/
Vedi, carissima nyamya, c'è una piccola differenza tra noi e loro: noi intendiamo il movimento maschile come mezzo temporaneo per affermare e difendere la nostra libertà, loro lo intendono come la via più breve per passare dalla possibile libertà alla certa schiavitù.

Certo, tu che sei bulgara  :hmm: queste cose "italiche" non puoi saperle :doh:

Offline jorek

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« Risposta #4 il: Novembre 22, 2010, 19:00:08 pm »
il fatto è che loro pensano che il termine "maschilità" vada associato a brutalità,violenza,tirannia e cose delgenere. Sono pienamente influenzati dalla vulgata femminista,per non dire che sono proprio tenuti sotto schiaffo dalle femministe stesse (se non fosse cosi direbbero cose ben diverse). U3000 per esempio va in direzione totalmente opposta a loro, punta a un rilancio della virilità cokme valore positivo nel mondo della "parità", lo stesso vale per il movimento degli "uomini beta". Sono stato sintetico,ma spero di essere stato anche chiaro

Offline nyamya

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« Risposta #5 il: Novembre 22, 2010, 19:28:11 pm »
Infatti avete avete ragione io nn li conosco, sono capitata un po di tempo fa sul loro sito per caso xche e /non vi scatenate adesso/ cercavo materiale per una tesi sugli uomini maltrattanti. Perchè finora si studia sempre la donna matrattata ma l'uomo che maltratta mai. Voi cmq gia conoscete la mia stima verso di voi, e vi dirò di +, io ho vissuto x 5 lunghi anni con un uomo del genere so solo io e mio figlio quello che abbiam subito, ma nonostante tutto io continuo ad avere una profonda stima per gli uomini. Anche dopo quel vissuto mio non ho mai cambiato idea perchè non ho mai generalizzato sul vostro genere.I maltrattamenti esistono lo sappiamo tutti e riguardano entrambi sessi, a volte pero mi domando quale maltrattamenti sono più umiglianti quelli fisici che fanno male vero ma poi passano, oppure quelli psicologici economici tanto devastanti che sperimentano le donne sugli uomini e i vostri figli, e le conseguenze sono molto più devastanti. Però vedete che quando spiegate alla bergamasca lei capisce e apprende.
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Offline jorek

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« Risposta #6 il: Novembre 22, 2010, 19:40:44 pm »
il fatto è che per loro il binomio uomo-violenza sulle donne e bambini è indissolubile: soluzione? Bene inventiamoci un'altra maschilità di sana pianta secondo i dettami del femminismo. Io quando sento questi discorsi sbarello del tutto. Non ho capito,io sono un uomo e sono per forza violento? i mieiamici sono uominie sono per forza violenti? C'è un balordo che stupra una donna, e io devo andare a chiedre scusa a tutt e le donne del mondo perchè un balordo ha stuprato una donna?
Ci sarebbe anche il discorso della violenza femminile nelle suemolteplici forme: oggi è venuta fuori al tg la storia di una moglie che ha fatto uccidere il marito dai sicari; ci sono donne che lasciano uomini morire lentamente portandogli via tutto...ecc Però loro sono sante. Bisogna imparare da loro.se una donna commette violenza è sicuramente colpa del maschilismo oppure che sicuramente si è difesa. Ti ho spiegato in meno di dieci righe cos'è maschile plurale

Offline nyamya

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« Risposta #7 il: Novembre 22, 2010, 20:08:36 pm »
Ma io sono proprio lontano mille anni luce da questi generalizzazioni se i dico che per prima io nn ho mai generalizzato altrimenti adesso non mi trovavo qui ma con quelle dall'altra parte. Loro infatti mi hanno incuriosito perche facevano incontri di auto-mutuo aiuto con uomini con la mano facile. Poi ho rinunciato a quella tesi perchè no mi è piaciuto l'atteggiamento della prof. A me interessava non cercare di demonizzare quelli uomini ma cercare dal punto di vista psicologico conoscere il loro vissuto la loro infanzia e cercare in qulche modo di comprendere e se vuoi per certi versi giustificare il loro comportamento.Perchè io penso che nessuno nasce violento o delinquente ma lo si diventa. E il mio gran desiderio è una volta finiti gli studi riuscire a lavorare in un carcere, quelli dis-graziati come li chiama la chiesa mi interessano molto. Mi torna in mente un bel film con de Niro che era un delinquente recidivissimo e stava i galera e alla domanda dell'avvocato perchè era arrivato a trovarsi molto più dentro che fuori i carceri lui ha risposto: "Io sono la somma di tutte le persone conosciute nella mia vita. Ho conosciuto solo delinquenti e lo sono diventato anchio." Per gli uomini è le donne maltrattanti è valido il vissuto infantile e l'ambiente in quale sono cresiuti, ecco perchè io non demonizzo nessuno, perchè in fondo nessuno si sceglie i genitori sfortunatamente. Alla fine non ci siam intesi con la prof xche io tendevo a giustifcarli invece lei era una agguerrita femminista.
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Offline Animus

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« Risposta #8 il: Novembre 22, 2010, 20:16:56 pm »
.........
« Ultima modifica: Novembre 22, 2010, 20:35:23 pm da Animus »
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Offline nyamya

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Re: Ho Letto un Libro
« Risposta #9 il: Novembre 22, 2010, 20:42:12 pm »
Ma mannaggia a te Animus, come lhai scritto sembra che io abbia letto in vita mia solo un libro, poi con la vostra lingua italiana così ambugua.   :'( :rofl1:
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Offline nyamya

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Re: Ho Letto un Libro
« Risposta #10 il: Novembre 22, 2010, 21:06:42 pm »
Vi vorrei segnalare anche un altro sito editoriale con letteratura scientifica di tutte le aree scinetifiche che vi potrebbe interessare. e alcuni libri che ho individuato io dall'area scienze politiche e sociali.

Intorno al Mondo Nuovo. Modernità e mutamento culturale
Alfredo Agustoni

Anno pubblicazione: 2008

Formato: 14 x 21 cm

Numero pagine: 136

Se, come dice Emil Cioran, la condizione umana è una “caduta nel tempo”, la modernità costituisce una seconda caduta, dove l’ordine cosmico e sociale perde quel carattere d’ovvietà che possedeva in precedenti contesti caratterizzati da un mutamento relativamente lento ed impercettibile. La crisi di un mondo nel quale «il giusto ordinamento delle cose era considerato alla stregua di una norma e per ciò stesso considerato degno di fiducia» (Luhmann), pone in primo piano il problema della fiducia stessa come fondamento della convivenza sociale, ponendo, con le parole di Ulrich Beck, ulteriori domande relative a «quali nuove forme di vita emergano dove quelle vecchie si frantumano». Alfredo Agustoni è ricercatore presso la Facoltà di Scienze sociali dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti–Pescara, dove insegna Sociologia dei cambiamenti culturali e Sociologia dell’ambiente e del territorio. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Sociologia dei luoghi ed esperienza urbana (Franco Angeli, 2000), I vicini di casa (Franco Angeli, 2003), Diritto alla casa, diritto alla città (con Carmela Rozza, Aracne, 2005), Disagio e ambiente (curato con Francesco Villa per Vita e Pensiero, 2002), Comunità, ambiente e identità locali (curato per Franco Angeli, 2005) e Sociologia dello spazio, del territorio e dell’ambiente (curato, assieme a Roberto Veraldi e Paolo Giuntarelli, per Franco Angeli, 2007)




La logica perversa dei diritti
Pietro Cavara

Anno pubblicazione: 2008

Formato: 17 x 24 cm

Numero pagine: 124 / Pagine scelte per te

Prezzo: 8,00

L’universalità dei diritti umani non si è mai realizzata. I diritti originari della tradizione borghese, i diritti di libertà, di proprietà, di sicurezza, sono diritti-potenza che determinano a conti fatti, nella realtà di tutti i giorni, conflitti e discriminazioni di varia entità. Nessuna metafisica li può sostenere, e non c’è umanità in un simile scenario, né posto per diritti alternativi che ne vorrebbero contrastare la matrice individualistica. Solo la riscoperta dell’Altro può apparire un antidoto metodologico necessario e convincente a contrastare l’illusione di una “fine della Storia” sempre più ridicola e inverosimile. Pietro Cavara si è laureato in Storia moderna alla Facoltà di Lettere “La Sapienza” di Roma, proseguendo nel percorso accademico. Tra le sue pubblicazioni saggistiche si ricordano: Il diritto di uccidere nella Rivoluzione dei diritti (Rubbettino, 1998), La civiltà del delitto (ESI, 2002), L’individuo dissociato (Aracne, 2006), Destra e sinistra: per una riproposizione critica delle categorie politiche moderne (in «Rivista di Sociologia», n. 70, 2003). Per la collana di Narrativa di Aracne sono usciti: Strani ottoni (2006), Trasfigurazioni (2007) e …e io scrivo (2007).



Sé. Concetti e pratiche
Pierluca Birindelli

Anno pubblicazione: 2008

Formato: 14 x 21 cm

Numero pagine: 188 / Pagine scelte per te

Prezzo: 11,00 euro



L’autore affronta il tema della costruzione identitaria in un percorso di riflessione che, utilizzando concetti sociologici, psicologici e psicanalitici, approfondisce il rapporto circolare tra senso di identità, riconoscimento e prospettiva spazio-temporale. Constatata la condizione di solitudine del soggetto tardomoderno, nella seconda parte del lavoro viene proposta una via d’uscita per diventare artigiani, produttori, e non meri consumatori della propria vita: il racconto di sé. Il lavoro autobiografico non è un melanconico ripiegamento su se stessi, ma un modo per ripartire nel viaggio della vita con maggior consapevolezza dei propri limiti e possibilità. Sviluppare i negativi della vita, oltre a essere un itinerario di apprendimento, può favorire il senso di autoresponsabilità: la storia personale poteva essere diversa, ma la persona che prova a raccontarla onestamente forse imparerà ad amarla un po’ di più, o per lo meno ad accettarla per quello che veramente è. Pierluca Birindelli insegna Sociologia presso la Gonzaga University e Metodi qualitativi all'Università di Helsinki. Sui temi dell'identità e della cultura ha pubblicato Clicca su te stesso. Sé senza l'altro (Bonanno), Il futuro del distretto e I giovani italiani tra famiglia e scuola (Aracne).


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Offline nyamya

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Re: Ho Letto un Libro
« Risposta #11 il: Novembre 22, 2010, 21:11:51 pm »
Che smemorata mi sono scordata di incollare il link del sito:http://store.aracneeditrice.com/it/index.php
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Re: Ho Letto un Libro
« Risposta #12 il: Novembre 22, 2010, 21:29:17 pm »
sinceramente nyamya con quelli di maschile plurale non andiamo molto d'accordo, omeglio, io quei penitenti non li tollero, e mi pare che anche qui nel forum l'opinione sia piu o meno la stessa.

Io non li conosco e non so che cosa vogliono.

Offline Animus

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Re: Ho Letto un Libro
« Risposta #13 il: Novembre 22, 2010, 22:03:28 pm »
Se, come dice Emil Cioran, la condizione umana è una “caduta nel tempo”

Bellissimo, tra i suoi, quello dal taglio più filosofico, tra i miei preferiti.  :rolleyes:
Questo sì è un libro .... un must!



Questo sì lo metterei nella bibliografia della Qm.

Capo ... posso?
 
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Re: Ho Letto un Libro
« Risposta #14 il: Novembre 22, 2010, 22:53:18 pm »
Animus cambia per favore il titolo della discussione, metti -" La donna è un uomo mal riuscito"-Aristotele, oppure -"L'amore inizia la dove la bestialità finisce"- oppure se nn troppo lungo -" Se io sono quello che ho e, perdo quello che ho, chi sono allora?" E.Fromm- oppure semplicemente- l'angolo dello scambio letterario- a te la scelta . Grazie
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