Autore Topic: tecnica e artigianato per l'occupazione  (Letto 1410 volte)

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Offline jorek

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tecnica e artigianato per l'occupazione
« il: Novembre 26, 2010, 12:34:57 pm »
Tecnica e artigianato per l’occupazione
di Claudio Risé - 25/11/2010

Fonte: Claudio Risè [scheda fonte]



Non è chiaro se il più pericoloso difetto degli italiani sia la vanità o l’astrattezza. Solo, infatti, con la vanità, o la testa nelle nuvole si spiega come mai mentre in Inghilterra, Spagna e Scandinavia il 50% degli studenti sceglie una formazione tecnica, da noi non si arriva neppure al 40%. Peccato, però, che soprattutto di tecnici hanno bisogno le industrie, il commercio, e i servizi: l’anno scorso cercavano 235 mila diplomati tecnici o professionali, ne hanno trovato la metà.
In compenso, migliaia di neolaureati rimangono disoccupati, o vengono assunti in posizioni precarie e sottopagate. Decine di migliaia, poi, si perdono nell’iter di studi faticosi e spesso per loro incomprensibili (licei e università), finendo con l’ingrossare un esercito di giovani che non lavorano, né studiano, drammatica incognita per il futuro del paese, oltre che per il loro.
A poco servono i richiami delle associazioni di imprenditori, indeboliti dalla mancanza di maestranze formate, e quelli degli stessi sindacati, paralizzati dall’assenza di personale che corrisponda al sistema produttivo.
Il mito del “pezzo di carta” (la laurea) rimane saldo, sostenuto soprattutto (a quanto risulta da ogni ricerca sul campo), dalle convinzioni delle famiglie, che preferiscono un figlio laureato dopo un lunghissimo iter scolastico, col rischio di restare disoccupato per anni, ad un figlio diplomato, e autonomo già prima dei 18 anni.
Il “mito laurea” è oggi smentito (tra l’altro) dalla versatilità di un’offerta di lavoro in continuo mutamento, che richiede ai giovani competenze pratiche ma anche duttilità, prontezza nel cogliere le nuove professioni (tutto il campo dell’elettronica e delle reti di comunicazione è in perenne movimento).
Gli studi superiori tradizionali, invece, con la loro lunga durata e relativa fissità di contenuti, rischiano di essere sempre scavalcati dagli sviluppi del mercato e delle nuove tecnologie. Licei e lauree oggi sono adatte soprattutto a chi è fortemente determinato a conseguirle, per suoi precisi e riconosciuti interessi; altrimenti è più formativo un rapido tuffo nel “mercato del lavoro”, che sviluppi le qualità della persona, premiando la grande elasticità della mente giovanile e la sua capacità di adattamento.
Adattamento, però, è diventata una parola proibita, impronunciabile. E’ come se il nostro paese, con la sua secolare tradizione di povertà eroica, dopo aver sperimentato il benessere si sia convinto che il denaro abbia decretato la fine della necessità di adattarsi alla vita, e inaugurato il tempo in cui è la vita che si deve adattare ai desideri dell’uomo. Non è così.
Questo rifiuto dell’adattamento alle possibilità reali sta tra l’altro distruggendo un settore storicamente importantissimo per la civiltà italiana, e dotato di grande possibilità per il futuro: l’artigianato. La bottega artigiana, con le sue straordinarie capacità di adattamento ai materiali, e di valorizzazione delle idee, è un luogo di produzione estremamente versatile ed è l’unico in grado di fare concorrenza, con prodotti fini e personalizzati, alle multinazionali standardizzate sui gusti e bisogni del consumatore medio.
I nostri grandi stilisti di moda, tutti partiti da una formazione artigianale (e molti rimasti ad essa fedeli), dimostrano appunto le enormi possibilità dell’Italia in questo campo (come del resto tutto lo sviluppo del turismo di qualità e “di alta gamma”). Ciò chiede però di metter da parte le fantasie di onnipotenza, e di guardare la vita, il mondo, adattandovisi. Un’operazione economica, ma anche artistica. Di sicuro successo.


http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35939

Offline Fazer

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Re: tecnica e artigianato per l'occupazione
« Risposta #1 il: Novembre 26, 2010, 13:05:31 pm »
Si, sostanzialmente condivisibile...
Mi dà da pensare...
A che punto è arrivata la propaganda...
Convincere i maschi a buttarsi in massa su scienza dell'educazione piuttosto che su ingegneria...
Portarli a considerare un meccanico, un manutentore elettrico/elettronico/informatico come un servo che si sporca le mani e non conta nulla...
Il mito della scrivania e della giacca con cravatta, del lavoro "pulito", non faticoso, ben remunerato, che più che reddito e serenità fà Status Symbol...
La femminilizzazione del posto di lavoro...
Così come in un altro post qui attorno, mi chiedo:
Quanto rilevante è ed è stato il femminismo nel portarci a tutto questo?
Ci rendiamo conto, che di questo passo, saremo solo in grado di produrre scartoffie, e per far andare avanti le macchine dalle quali dipendiamo si saranno torme di indiani, pakistani ecc...?

OT MODE ON
Tutto ciò mi ricorda uno spot della Coca Cola avanti anni luce...
Ricordate? Il tipo fighissimo in shirt grigia sudata che sale sull'ascensore con una cassa di coca in spalla per rifornire il distributore automatico, ed entra in un ufficio di sole donne (bagnatissime e sognanti), una delle quali "rovescia" per nasconderla la foto di suo marito...
Ecco il futuro, signori...
OT MODE OFF

Offline jorek

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Re: tecnica e artigianato per l'occupazione
« Risposta #2 il: Novembre 26, 2010, 13:31:56 pm »
si infatti
Quello che non capisce la gente è che con quei lavori la carretta la tiriavanti bene..
E diro anche che ho fatto un grosso errore a iscrivermi all'università, e in precedenza cambiare scuola da un istituto tecnico a un liceo scientifico.
Tutti i miei amici che sono usciti da un iti hanno avuto offerte di lavoro incredibili. Chi è layreato se lo puo prendere pure nel culo, visto che ormai le università sono al collasso (e non è colpa della gelmini) a causa di questa corsa al laureatoio da parte di gente parcheggiata, figli di papa che sarebbero dovuti andare ad arare campi con i gomiti, baroni che pensano alle loro clientele et similia....

Offline Fazer

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Re: tecnica e artigianato per l'occupazione
« Risposta #3 il: Novembre 26, 2010, 13:50:05 pm »
Quello che non capisce la gente è che con quei lavori la carretta la tiri avanti bene..

Già, e oltretutto ti senti VIVO...
Ma vuoi mettere la soddisfazione...
Altro che pile di cartacce da compilare per nulla, per mantenere in vita il burosauro...
Io nei primi anni '90 lavoravo per una ditta appaltatrice SIP (oggi Telecom).
Rischiavo l'osso del collo ogni giorno sui pali e sulle scale, a volte impazzivo in centrale per trovare il bandolo della matassa in quel casino di doppini bianco/rossi, molte volte tornavo a casa e andavo direttamente a letto senza cenare perchè distrutto dal martello pneumatico...
Una vita di merda, direte voi...
E invece....ero VIVO.
A fine giornata vedevo con i miei occhi cosa avevo creato, e non era una fottuta pratica burocratica, ma un impianto funzionante che a volte era lungo kilometri (dal distributore di rete più vicino alla presa telefonica).
Ero in forma, sveglio, attivo e reattivo, affrontavo con il giusto spirito i guai della vita.
Eravamo tutti maschi...
Decine di squadre di impiantisti in un ambiente di mutuo, virile sostegno... (e con qualche pugnalata, ci sta)
Poi sono approdato nella P.A., in mezzo alle femmine, dove il risultato non conta nulla, è più importante essere "figghi 'e puttana", ungere, essere diplomatici, ingoiare rospi, e non farsi mai cadere di mano la saponetta...
Nel frattempo, uomini provenienti da nazioni lontane hanno preso il mio posto sui pali del telefono...
Sono soli, lontani da casa, sfruttati....e VIVI.

Offline Archiloco

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Re: tecnica e artigianato per l'occupazione
« Risposta #4 il: Novembre 26, 2010, 15:12:54 pm »
Risè dice una grande verità,purtroppo.Generazioni e generazioni sono cresciute col mito dell'intellighenzia, dello studio universitario a tutti i costi,senza che questo servisse a fini pratici di occupazione, reali.

Si è culturalmane buttato a mare,la prassi di lavori pratici manuali, artigianali e non solo, che venivano tramandati di padre in figlio.

Molte volte le università, mi hanno dato l'impressione di moderne aristocrazie.Costruite più per i docenti che non per le esigenze degli studenti.

Offline Lucia

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Re: tecnica e artigianato per l'occupazione
« Risposta #5 il: Luglio 20, 2012, 17:15:17 pm »
Tecnica e artigianato per l’occupazione
di Claudio Risé - 25/11/2010

Fonte: Claudio Risè [scheda fonte]

(...)
Adattamento, però, è diventata una parola proibita, impronunciabile. E’ come se il nostro paese, con la sua secolare tradizione di povertà eroica, dopo aver sperimentato il benessere si sia convinto che il denaro abbia decretato la fine della necessità di adattarsi alla vita, e inaugurato il tempo in cui è la vita che si deve adattare ai desideri dell’uomo. Non è così.
Questo rifiuto dell’adattamento alle possibilità reali sta tra l’altro distruggendo un settore storicamente importantissimo per la civiltà italiana, e dotato di grande possibilità per il futuro: l’artigianato. La bottega artigiana, con le sue straordinarie capacità di adattamento ai materiali, e di valorizzazione delle idee, è un luogo di produzione estremamente versatile ed è l’unico in grado di fare concorrenza, con prodotti fini e personalizzati, alle multinazionali standardizzate sui gusti e bisogni del consumatore medio.
I nostri grandi stilisti di moda, tutti partiti da una formazione artigianale (e molti rimasti ad essa fedeli), dimostrano appunto le enormi possibilità dell’Italia in questo campo (come del resto tutto lo sviluppo del turismo di qualità e “di alta gamma”). Ciò chiede però di metter da parte le fantasie di onnipotenza, e di guardare la vita, il mondo, adattandovisi. Un’operazione economica, ma anche artistica. Di sicuro successo.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35939

Mi piace  :)
Mi piace quasi tutto ce scrive Risé, condivido tutta questa ricerca di ciò ce è naturale, spontaneo nella persona umana.
Non penso che il femminismo ha falsificato cosi il mondo, o forse ma, penso che più la modernità, la teoria delle classi sociali, del progresso. Ma il sangue non si trnsforma in acqua e ci sentiamo più vivi creando che facendo i burocrati. Questo è valido sia per gli uomini che per le donne.  :)

Offline vnd

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Re: tecnica e artigianato per l'occupazione
« Risposta #6 il: Luglio 20, 2012, 17:42:13 pm »
Tecnica e artigianato per l’occupazione
di Claudio Risé - 25/11/2010

Fonte: Claudio Risè [scheda fonte]


Tra gli impegni che ci si assume col matrimonio (che D-o ce ne scampi) c'è quello dei doveri del genitore di assecondare le inclinazioni dei figli provvedendo alla loro formazione.
Anche il cinema, proponendo modelli americani, incoraggia questo tipo di approccio, ignorando la valutazione della possibilità di vendere la propria formazione sul mercato.

Io da grande volevo fare l'attore e l'astronauta.
Ma... anche se ero bravino come attore quali possibilità avrei mai potuto avere?
Il teatro l'ho tenuto come hobby e... astronauta... beh... diciamo che non è andata meglio...

Io ho scelto la scuola in funzione delle effettive possibilità di impiego.
Anche perché da ciò che avevo capito e che ho poi avuto modo di constatare, tutti i lavori, alla fine, stancano.
Queste valutazioni le ho proposte a mio figlio quando ha dovuto scegliere la sua scuola.
Le ho proposte al figlio, ma non alla figlia.
Perché?
Perché la società è fortemente sessista: non esige dalla donna ciò che invece pretende dall'uomo.
L'uomo senza lavoro, per la società, è un uomo senza valore.
Non ha nemmeno la possibilità di trombare!
La  donna disoccupata, invece, conserva la sua dignità. Male che vada, può sempre attribuire la causa dei suoi insuccessi professionali al fatto di essere stata discriminata perché donna.

Forse non lo ripetono continuamente anche le nazi-cozze che monitoriamo?

Ebbene sì... Mio figlio voleva fare una cosa, per la quale ritengo avesse anche qualche qualità, è ha dovuto ripiegare su una formazione orientata allo svolgimento di una professione vendibile.

La figlia ha scelto in piena libertà.





 
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Offline Lucia

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Re: tecnica e artigianato per l'occupazione
« Risposta #7 il: Luglio 20, 2012, 18:17:18 pm »
secondo me la passione è la più importante in un lavoro, cosi ti senti che vivi anche se sei stanco, anche se guadagni poco.

Anch'io volevo fare l'astronauta. :)

Poi dopo liceo volevo fare e vendere degli krpafen.
Mia mamma si strappava i cappelli, lei è insegnante anche la sua figlia deve essere almeno insegnante.
Dopo 3 anni di insegnamento in estate in vacanza sono andata a lavorare in una pasticceria. Riccominciato l'anno scolastico facevo dolci e torte per matrimoni (o si un mestiere inutile tanto matrimoni non ci saranno più) e per altre occasioni.
In Italia ho fatto il PhD in filosofia, cosi mamma contenta che la figlia l'ha superata.
e adesso voglio aprire una bancherella di Kurtos Kalacs (un dolce).  :D Ogni concorrenza italiana è benvenuta. :)

Diciamo nel mio caso anche la filosofia mi piace ma tutto gira attorno alla morte e follia. Diamo un po alla gioia di vivere  :)

L'ho racontate per far vedere che non ha molto seno che i genitori indirizzino i figli verso ciò che vogliono loro
e che l'attrazione per i mestieri artigianali antichi è un richiamo più forte delle convenienze sociali.