Autore Topic: come sarebbe bello se...  (Letto 1296 volte)

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come sarebbe bello se...
« il: Novembre 28, 2010, 18:09:48 pm »
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Se tutte le donne andassero a scuola. Se tutte le donne si laureassero. Se tutte le donne smettessero di guardare i programmi televisivi dove le donne sono svilite. Se tutte le donne non comprassero più i prodotti che fanno pubblicità usando il corpo delle donne. Se tutte le donne imparassero a usare i contraccettivi. Se tutte le donne denunciassero ogni violenza subita. Se tutte le donne votassero solo le donne. Se tutte le donne pretendessero dai mariti una divisione equa dei compiti familiari. Se tutte le donne lavorassero. Se tutte le donne che lavorano chiedessero di essere pagate di più. Se tutte le donne imparassero una lingua straniera. Se tutte le donne spiegassero alle figlie come funziona il loro corpo. Se tutte le donne insegnassero ai figli come si stira una camicia. Se tutte le donne imparassero a usare il computer. Se tutte le donne aiutassero le altre donne. Se tutte le donne si organizzassero. Se tutte le donne facessero sentire la loro voce. Se tutte le donne sapessero il potere che hanno.

Giovanni De Mauro
settimana [at] internazionale.it

http://www.internazionale.it/sommario/

mi impressiona (si fa per dire) il continuo riferimento alle donne da laureare a forza scordandosi invece del GAP maschile che piuttosto meriterebbe risposta.

mi impressiona meno il blog nazifasciofemminista a sud che dice le stesse cose ma - da non credere! - peggio: lì pure la riforma gelmini è violenza contro le donne!



se queste mentecatte non fossero protette da una potente lobby chiaramente di tipo nazifascista che approva leggi illiberali e insuffla nelle università la cultura razzista dei c.d. gender studies, riderei di gusto e basta.


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Re: come sarebbe bello se...
« Risposta #1 il: Novembre 28, 2010, 18:11:34 pm »

Un esempio tra i tanti di corso di "Femminismo giuridico" all'Università di Perugia. Tralascio l'Orientale di Napoli per carità cristiana e gli sconti ad ingegneria etc. se appartieni al sesso privilegiato.

https://facolta.unipg.it/giurisprudenza1/laurea-magistrale/661-profssa-t-pitch   

PRESENTAZIONE DEL CORSO
Per femminismo giuridico si intende quell’insieme di teorie che offrono un’analisi critica del diritto e delle sue categorie ordinanti muovendo da un’ottica di genere, che variamente si combina con le - e trova ispirazione nelle - molteplici correnti politiche e filosofiche espresse negli ultimi 30-40 anni dal femminismo. L’intento principale è quello di smascherare la pretesa neutralità e universalità del diritto e degli strumenti concettuali che esso utilizza, mettendone in primo luogo in luce il modello antropologico di riferimento, vale a dire l’uomo bianco, adulto, sano di mente, possidente, possibilmente coniugato.
Su questa base viene elaborato un set di teorie che, in riferimento ai singoli settori del diritto, mira a decostruire concetti e regole frutto di un’elaborazione secolare, rivelandone il carattere intrinsecamente discriminatorio (diseguale) in quanto pensato da e per un modello di soggettività sessualmente, storicamente e socialmente connotata.
Tale approccio ha prodotto una ricchissima letteratura principalmente nei paesi anglosassoni e scandinavi ed è presente anche in Germania e in Italia. Nel Nord America e nel Regno Unito ha dato luogo a decine di riviste giuridiche specializzate ed è ormai presente come materia di insegnamento nell’offerta formativa della maggior parte delle facoltà di diritto.
Negli USA il femminismo giuridico gode ormai di un prestigio indiscusso grazie anche al fatto di aver rappresentato il modello sulla cui base l’universalità del diritto è stata messa in discussione anche dal punto di vista della razza e dell’orientamento sessuale.

OBIETTIVI DEL CORSO
Questo corso, il primo ad essere offerto in una Facoltà di Giurisprudenza in Italia, si propone tre obbiettivi. In primo luogo, l’analisi critica di diritto e diritti positivi alla luce della differenza di genere. Ciò implica la messa in luce della non neutralità di diritto e diritti, in quanto costruiti su uno standard che prende a riferimento l’esperienza maschile così come si è storicamente dispiegata ed è stata storicamente interpretata. In secondo luogo, l’analisi critica della vasta letteratura giuridica, filosofico-giuridica e sociologico-giuridica che si interroga sul rapporto tra diritto, diritti e differenza di genere. Ciò implica ripercorrere il dibattito tra le diverse letture di questo rapporto e l’influenza che esse hanno avuto ed hanno sul dibattito teorico e politico in tema di giustizia ed eguaglianza in ambito anglosassone e europeo. In terzo luogo, l’analisi critica di norme, leggi,  sentenze e politiche del diritto in Italia e in ambito europeo al fine di metterne in luce le implicazioni e l’impatto sul rapporto tra uomini e donne, sia sul piano materiale che su quello simbolico. Particolare attenzione verrà posta sul rapporto tra differenza di genere, differenze culturali e disuguaglianze sociali.

PROGRAMMA a.a. 2009/20010
Dopo una introduzione di natura storica e teorica, volta a presentare le principali teorie del femminismo giuridico, in rapporto con l’emergere e l’affermarsi dei movimenti delle donne dagli anni 70 del secolo scorso in poi, e il contemporaneo o successivo emergere di altri approcci critici al diritto (critical legal studies, critical race theory, studi postcoloniali), verranno messe a tema e discusse  le seguenti questioni:
Politiche dell’eguaglianza (pari opportunità, azioni positive, con particolare riferimento all’ambito del lavoro per il mercato)
Rapporti familiari e genitoriali.
Differenze culturali e differenza sessuale (multiculturalismo, diritti individuali vs diritti collettivi, questione delle migrazioni).
La disciplina giuridica del corpo (gravidanza, aborto, procreazione assistita).
Responsabilità civile e stereotipi di genere.
Rappresentanza politica.
Violenza e molestie sessuali.
Prostituzione e tratta.
Criminalità e carcerazione femminile.
Processo penale.

STRUTTURA DEL CORSO
Il corso si svolgerà in forma seminariale, con l’intervento di docenti dell’Università di Perugia e di altre università e privilegiando la discussione e la partecipazione delle/gli studenti. All’interno del corso è previsto un modulo concernente l’analisi femminista delle strutture giuridiche del mercato, pari a 2 crediti.
Al termine del corso si svolgerà una verifica pre-esame.

TESTI
1) T. Pitch, Un diritto per due, Milano, Il Saggiatore, 1998;
2) S. Colombo, voce Femminismo giuridico, in Digesto delle discipline privatistiche, Utet, 1992, VIII, p.247 ss.
3) L.Gianformaggio,  Eguaglianza, donne, diritto, Roma, Il Mulino, 2005.
4) M.R. Marella, Le donne, in L. Nivarra (cur.), Gli anni settanta del diritto privato, Milano, Giuffrè, 2008, pp. 341-396.

MODALITA' DI VERIFICA DEL PROFITTO
Colloquio orale con presentazione di un argomento a scelta.

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Re: come sarebbe bello se...
« Risposta #2 il: Novembre 28, 2010, 18:12:28 pm »
Da "La donna a una dimensione" di Alessandra Nucci.

http://www.ibs.it/code/9788821165443/nucci-alessandra/donna-a-una-dimensione.html

All'università di Bologna la "differenza di genere" è insegnata, oltre che in corsi specifici, in ambiti diversi, anche con coloriture religiose neo-pagane.

...

Ecco il racconto di un giovane iscritto ai corsi per chi si prepara a insegnare alle scuole materne, cioè alla fascia di età 0-6 presso la facoltà di Scienze della formazione, una volta chiamata Pedagogia, area particolarmente strategica per attuare il "mainstreaming".

...

Dopo un primo ciclo di incontri incentrati su queste tematiche c'è un imprevisto cambio di rotta e il laboratorio, impostato in maniera esplicita secondo l'ottica delle tre insegnanti, femministe dichiarate, è sconfinato in ambito religioso. Le docenti ci sottoponevano un gran numero di argomenti ed autori, anzi autrici, che invece di trattare di tecniche educative si occupavano di mitologia, e più precisamente di ricerche sulle verità sepolte dell'Europa neolitica. Fra i testi da leggere anche Il mito pelasgico della creazione che inizia così: All'inizio Eurinome, Dea di Tutte le Cose, emerse nuda dal Caos e non trovò nulla di solido per posarvi i piedi: divise allora il mare dal cielo e intrecciò sola una danza sulle onde. Sempre danzando si diresse verso sud. [...]

...

A queste lezioni, interessanti, certo, ma di dubbia "spendibilità", è seguito un attacco in piena regola al cristianesimo ed in particolare alla figura della Madonna, colpevole, secondo la loro interpretazione, di subire passivamente la volontà di un Dio maschilista, inventato da una cultura maschilista, e di porsi quindi in condizione di subalternità rispetto all'uomo.

...

Nella prima lezione abbiamo analizzato le differenze di genere, poi sono seguiti degli esercizi in cui ognuno doveva scrivere delle frasi a piacere che contenessero le parole "tu", "io" e "amore".

Riportate in aula per l'analisi, il verdetto delle docenti sulle frasi che abbiamo composto è stato che le ragazze sono più sensibili e altruiste dei ragazzi. Io, uno dei pochi maschi iscritti, ho osservato che dall'esercizio non era realmente emersa una differenza netta fra ragazzi e ragazze. Ma ovviamente ero in minoranza e quindi non mi hanno dato molta attenzione.

Successivamente ci sono state date da analizzare delle frasi tratte da Il tempo del respiro, della scrittrice femminista Luce Irigaray. Da questo dovevamo, individualmente, "trovare dei riscontri tra questi brani e i nostri pensieri". Non ci veniva chiesto SE ci fossero riscontri, ma solo di trovarli.

...

Cosa c'entrassero brani di spiritualità incentrati sul concetto dell'ascesa divina della donna (e dell'uomo no?) con la pedagogia e con i bambini di meno di sei anni non ci è stato spiegato, ma bisognava eseguire l'esercizio per non entrare in urto con le docenti.

Prendendo spunto dalla Irigaray, le insegnanti si sono soffermate sul fatto che la donna deve valorizzare il suo corpo per liberarne appieno le potenzialità, facendo affidamento unicamente su se stessa. Mi pare di aver capito che le relazioni personali sono da considerarsi un elemento positivo di crescita dell'individuo solo se attuate fra donne, mentre le relazioni uomo/donna sono in subordine e comunque vengono dopo un necessario viaggio interiore della donna nel divino che è in sé.

...

Nell'ultima lezione abbiamo studiato il culto della Grande Dea, in base agli scritti dell'archeologa lituana Marija Gimbutas, che ha intravisto nei reperti di una civiltà neolitica di origine non indeuropea del centro Europa (Romania, Cecoslovacchia) i segni di una società a sistema matriarcale.

Questa società tribale, ci è stato detto, era caratterizzata dall'armonia fra uomini e donne. Il presupposto, non occorre neanche dirlo, è che se questa società era in pace era perché a comandare erano le donne (incarnazioni vive e visibili della Grande Dea), mentre con l'arrivo delle popolazioni indoeuropee (noi) si è insediata una cultura maschilista e violenta, di prevaricazione dell'uomo sulla donna, che ha messo fine a questa mitica pace.

È qui che la docente ci ha spiegato, con grande trasporto emotivo ma con scarsa coerenza cronologica e nessun riferimento testuale alla Bibbia, che il Dio cristiano vuole una condizione di sudditanza della donna nei confronti dell'uomo, ed è un dio vendicativo. In quest'ultima lezione, a differenza delle altre volte, non c'è stata la possibilità di discutere dei temi presentati (della serie: questa è la verità).



Come dimostrato da Lucetta Scaraffia in Donne Ottimiste, la teosofia ha influenzato dal punto di vista teorico il movimento femminista di inizio Novecento, con Annie Besant (attiva sostenitrice del controllo delle nascite) e Alice Ann Bailey, le due successore di Helena Petrovna Blavatskij alla guida della Società Teosofica.

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Attiva soprattutto tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, la Società Teosofica si ispirava alle filosofie orientali e propugnava l'emancipazione della donna e l'eugenismo. Nelle sue opere M.me Blavatskij attaccò l'onnipotenza del "Dio-maschio" d'Israele e propose il ritorno alla religione indù con il suo culto della dea-madre e la pratica delle virtù femminili.

...

Per saperne di più si possono consultare online diversi testi della Bailey, ideati in contatto spirituale con il suo maestro. Difficili da riassumere, si basano sull'idea che l'universo si sta evolvendo e che l'uomo si evolve insieme ad esso, che esistono spiriti guida e stati superiori di coscienza, che la vera conoscenza si acquisisce con tecniche meditative, che il mondo sta andando verso una nuova era in cui si manifesterà "la gerarchia" e che quello che avviene sotto i nostri occhi è il dispiegarsi di un piano occulto che condurrà a questa inimmaginabile manifestazione.

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L'altro influsso sulla cultura della teoria Gaia è il formidabile sostegno che essa fornisce all'eco-teologia femminista, variante del "Goddess Movement", scheggia anch'essa, come la Teosofia e la New Age, della spiritualità indù. L'eco-femminismo celebra il ruolo della donna non come madre ma come generatrice di vita, vita genericamente intesa, vita come energia e vitalità di tutte le cose della natura, comprese quelle inorganiche e inerti. In questo novero la vita umana è solo uno degli aspetti casuali e transitori del "tutto", per cui l'eco-femminismo finisce per sminuire anziché esaltare la maternità biologica ed è pertanto perfettamente complementare alla teoria del "genere", che considera l'istinto materno nulla di più di un comportamento ascritto.

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Da questi concetti si trae la pretesa vocazione spirituale della donna a difendere l'ambiente, che sta alla base di movimenti neo-pagani femministi sorti nell'ambito New Age. Gli assunti cardine di questa vocazione sono due:

1) la capacità della donna di essere generatrice di vita, che ne farebbe un essere costitutivamente portato alla sintonia con la Natura (non alla cura dei bambini, concetto che di regola fa infuriare le femministe);

2) la condizione di vittima che accomunerebbe la donna alla Natura, entrambe represse e schiacciate dagli uomini e dalla società patriarcale.

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È da questo parallelo fra donna oppressa e natura oppressa che nasce il legame fra il femminismo religioso e il fanatismo ecologico, perché non possiamo criticare la gerarchia di maschile su femminile, senza arrivare a criticare e a superare la gerarchia degli esseri umani rispetto alla natura.

La spiritualità femminista, orientaleggiante e New Age, è venuta alla ribalta mondiale nel 1992 alla Conferenza di Rio de Janeiro.

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Inaugurato dal Dalai Lama, il Global Forum di Rio vide la partecipazione in forze di aggregazioni femministe organizzate intorno a una "Women's Tent", una tenda dedicata alle questioni di donne dove si distinsero in particolare l'americana WEDO e personaggi come Vandana Shiva, che organizzò per l'occasione una manifestazione di protesta contro la MacDonald's. Si impegnò a influire sull'andamento della Conferenza anche la moglie del Segretario Generale del Vertice, Maurice Strong, noto sostenitore della spiritualità New Age: con un gruppo di "trasformazionisti globali" chiamati "Wisdomkeepers", organizzò una veglia di tre settimana per mantenere vivo il "modello di energia", con meditazioni, rulli di tamburo e un "fuoco sacro" tenuto acceso giorno e notte, per tutto il tempo del vertice.

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L'eco-femminismo esalta il primitivo, visto come "sano" e naturale, diffida dei benefici della tecnologia, indirizza le donne verso una spiritualità panteista, e nel muovere verso il regresso materiale si esprime per il bene non dell'uomo ma del pianeta.

Si tratta di atteggiamenti che esulano dal materialismo storico, e per certi aspetti lo contraddicono. Marx ed Engels infatti erano per il progresso industriale, convinti che l'infrastruttura tecnologica e organizzativa della società comunista dovesse restare in gran parte quella industriale creata dal capitalismo. Ma molti loro epigoni di oggi sono disposti a percorrere la strada che passa per la de-industrializzazione, motivati dalla pretesa necessità di consumare meno energia, che sarebbe disponibile, a loro dire, in quantità insufficienti per soddisfare le esigenze di tutti, specie se si tiene conto delle esigenze del pianeta.

...

Mikhail Gorbaciov è stato anche fra i primi a introdurre le argomentazioni ecofemministe in ambito internazionalista. In un discorso a Washington nel 1993, utilizzando la tattica di attribuire alla platea le proprie idee, egli additò le colpe sistemiche dei maschi nei confronti della Natura e le mise in contrapposizione con la donna, posta a difesa dello sviluppo sostenibile:

Molte delle persone qui presenti riconoscono che c'è una relazione diretta fra la devastazione dell'ambiente e i ruoli dei maschi in natura. Io coltivo la speranza che la Croce Verde riconosca che le donne hanno una chiave per le effettive soluzioni nel senso che se vogliamo affrontare il problema della biodiversità dobbiamo considerare le donne in ogni aspetto della questione. Abbiamo bisogno di un po' di compassione e tolleranza. Sono d'accordo con voi. Le donne, credo, sono le prime a subire gli effetti dei problemi ambientali, e naturalmente le donne sono alla fine quelle responsabili per la continuazione del genere umano e pertanto il loro ruolo è estremamente importante in questo movimento.

Gratificando le donne dell'onore di volerle inserite "in ogni aspetto della questione", Gorbaciov rinsaldava la dedizione di schiere di attiviste alla causa ambientaldemografica.

Nel Comitato promotore della Carta della Terra, di cui Gorbaciov risulta essere il principale ispiratore e redattore, spiccano i nomi di due leader del movimento ecofemminista: Vandana Shiva, "eco-femminista" e noglobal, e Wangari Maathai, Premio Nobel per la Pace 2004. Entrambe parlano dell'ambiente in termini panteistici.

Vandana Shiva appaia degrado ambientale e salute delle donne, violenza alla natura (le biotecnologie) e violenza contro le donne; attacca le multinazionali che accusa di "bioimperialismo" e di alterare i "delicati equilibri della natura", minacciando l'economia e la cultura del Terzo Mondo. Alla militanza politica essa affianca quindi un'identità spirituale panteista basata sul recupero di un "principio femminino" affine alla Natura a lungo dimenticato. In questi termini ha contribuito a iniziare un movimento per la costituzione di una "democrazia della Terra" che abbracci tutte le forme di vita e non "solo" gli esseri umani, e in cui le decisioni sarebbero prese dal basso, il che per lei pare significhi solo ad esclusione delle multinazionali.

La Shiva si è fatta una fama mondiale ergendosi a difensora dell'agricoltura tradizionale dell'India in nome della cultura pristina e primitiva che a suo dire precedeva l'intromissione dell'Occidente. Avversata in questo dagli agricoltori del suo stesso mondo, che l'hanno accusata di propugnare proprio il metodo di coltivazione che per secoli aveva ridotto l'India alla fame52, Vandana Shiva viene chiamata comunque in tutto il mondo a tenere lezioni e conferenze senza alcun contraltare. In India ella lavora per ricondurre le donne indigene alle proprie culture tribali, che venerano le piante e gli animali, e si avvale dell'antica visione indiana del mondo, in cui la natura è "Prakriti, un processo vivo e creativo, il principio femminile da cui sorge ogni forma di vita"53, per gratificare le donne del compito di fare da protettrici e custodi della "biodiversità". Custodi, cioè, contro le multinazionali, accusate di manipolare l'economia, di strumentalizzare l'agricoltura, e di appropriarsi dei semi per il profitto.

Del comitato promotore della Carta della Terra, e della Croce Verde Internazionale, fa parte anche Wangari Maathai, la quale invoca anch'essa lo specifico femminile per dare voce alla filosofia olistica dell'unità e dell'interdipendenza di tutte le forme di vita, in aperta contrapposizione con il cristianesimo.. "Bisogna riscrivere la Bibbia," spiegava la Maathai durante un ciclo di conferenze organizzato nell'ottobre 1998 dal Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite.

...

I discorsi della Shiva, della Maathai, relatrice anche alla conferenza organizzata presso l'ONU sul padre gesuita Teilhard de Chardin, adottato dai New Agers come loro ispiratore, e di altre famose promotrici del sacro indigenismo, come Rigoberta Menchu, sono sempre contrassegnati dal riconoscimento della sacralità e fragilità della Natura. Per loro l'idea della Natura fragile, alla pari dell'idea della storica prevaricazione dell'uomo, è una verità assoluta che nessun uragano, nessuno tsunami, nessuna valanga varrà mai a mettere in dubbio. Viene il sospetto che anche il Diluvio universale dei tempi di Noé abbia avuto una spinta dall'industrializzazione in Occidente.

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Se le femministe organizzate in Occidente si fermano all'oppressione della donna da parte del patriarcato, quelle "verdi" vi appaiano lo sfruttamento da parte dei maschi della natura.

L'anima spirituale che esse danno alla militanza politica è delineata con chiarezza nei discorsi della Presidente dei verdi italiani, Grazia Francescato, una veterana delle Conferenze ONU fin dai tempi di Stoccolma, e impegnata anche lei sul doppio binario rosa-verde, ossia sui due fronti del femminismo e dell'ambientalismo. Un'intervista di alcuni anni fa evidenziava la matrice orientale di questa spiritualità che, come nel New Age, non fa distinzione fra il materiale e l'immateriale:

È molto importante valorizzare il pensiero femminile. C'è un concetto fondamentale per il terzo millennio, e penso che le donne siano nella posizione migliore per comprenderlo: il fatto che, come dicono miei amici indios dell'Amazzonia, la conoscenza è un sentiero che ha un cuore. In altre parole non passa soltanto attraverso i dati razionali, le statistiche, i fatti - pur importantissimi - ma anche attraverso le sensazioni, i sentimenti, le emozioni.

Senza altre spiegazioni la Francescato attribuisce questa superiore capacità della donna di capire che la conoscenza ha un lato irrazionale, al fatto di essere stata sempre oppressa:

Per noi donne, per il modo in cui abbiamo vissuto, per il fatto che siamo state sempre oppresse ed emarginate, è più facile intuire questa verità. Quella di viaggiare non solo sulle gambe della ragione ma anche sulle gambe dell'intuito, della conoscenza fatta di sensazioni, di empatia, di sintonia.

...

Il "pensiero femminile" quindi serve a veicolare non solo delle idee sulle politiche concrete, come piantare alberi o combattere l'inquinamento, ma anche un modo di pensare che corrisponde ad una filosofia totalizzante, ovvero al modo olistico di vedere il mondo come un tutto unico, in cui l'umanità è posta sullo stesso livello delle piante e degli animali e il raziocinio è secondario all'emozione. Questo corrisponde alla corrente di irrazionalismo neo-romantico femminista e New Age, che celebra la sorellanza mistica fra le donne di tutto il mondo. In virtù cioè dell'appartenenza al genere femminile, le donne che si mettono in sintonia con la natura supererebbero barriere etniche e linguistiche per intendersi automaticamente e in quasi arcadica armonia sui temi della pace, dell'ambiente, della legalità ecc.

...

Questo femminismo ecologico-politico neo-pagano venuto alla ribalta internazionale negli anni Novanta ha trovato la strada spianata per fare breccia nella scala di valori delle donne cattoliche anche grazie alla rivoluzione politica-spirituale che si era abbattuta sui conventi femminili a partire dagli Stati Uniti negli anni Sessanta. Fu allora che, sotto l'influenza del femminismo laico e della Teologia della liberazione e sentendosi incoraggiate dall'apertura ai laici del Concilio Vaticano II60, migliaia di suore "scoprirono" di essere state represse e ingannate da una Chiesa che venerava un Dio maschile e ordinava soltanto preti maschi. Per rifarsi di questa secolare sopraffazione, esse decisero di mettere al posto di Dio "la Dea", definita anche come la divinità femminile "che è dentro ad ognuno di noi". La teologia femminista che da qui si è venuta elaborando, pretendendo di continuare a chiamarsi cristiana, anzi, cattolica, riflette il neo-gnosticismo New Age e teosofico di cui mira ad attuare, secondo lo spirito dell'Età dell'Acquario, il principio dell'egemonia della donna, ripristinando un ordine ribaltato dal Dio della Genesi.