In rilievo > Una risata vi sommergerà

La Mussolini e la Carfagna si prendono a calci

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Brutale:
http://www.corriere.it/politica/speciali/2010/la-fiducia/notizie/13-12-lite-mussolini-carfagna-fassino_f3cabe74-06da-11e0-ad1a-00144f02aabc.shtml


--- Citazione ---Mussolini-Carfagna,
nuova lite sulla vajassa
Fassino cita l'insulto usato dal ministro e l'ex An s'infuria con entrambi. «Ho detto cretina a Mara»

La parlamentare del Pdl Alessandra Mussolini (di spalle) tenta di tirare un telefono cellulare al parlamentare del Pd Piero Fassino (Ansa)
Nuova lite Mussolini-Carfagna. Ancora una volta il pomo della discordia è stato quel famigerato termine vajassa usato dal ministro in una intervista per definire la deputata del Pdl. Ma questa volta ad accendere la miccia delle polemiche ci ha pensato il democratico Piero Fassino.

I FATTI -Durante la discussione alla Camera sulle mozioni di sfiducia al governo, l'ultimo segretario dei Ds stava attaccando il governo quando la nipote del Duce ha cominciato a interromperlo. Impassibile, Fassino ha ad un centro punto apostrofato la deputata: «Onorevole Mussolini, il ministro Carfagna l'ha già definita egregiamente...», evocando l'appellativo di vajassa con cui a lei si era riferita il ministro per le Pari Opportunità.

L'IRA DI ALESSANDRA - La reazione della nipote del Duce è stata immediata: La Mussolini si è messa a correre verso Fassino «scartando» atleticamente in mezzo all'emiciclo Gianni Paladini, mentre Gianfranco Fini la invitava alla calma. Solo un commesso è riuscita a bloccarla ai piedi dei banchi del Pd, ma quasi del tutto inutilmente: la Mussolini ha afferrato un telefonino sul banco di Ileana Argentin e ha fatto come per lanciarlo a Fassino che, intanto, si scusava. A questo punto, l'ira della deputata del Pdl si è rivolta alla Carfagna: «Hai visto cosa hai fatto, sei una cretina», le ha detto, ricostruendo l'episodio con i giornalisti in Transatlantico. «Le ho dato della cretina - ha ribadito ai cronisti - e lei ha spalancato quegli occhi da civetta». La parlamentare del Pdl si è poi sfogata alla buvette con il ministro Romani: «Hai visto cosa ha fatto quella cretina - ha detto al titolare del ministero dello Sviluppo - adesso vado a prenderla a calci». Laconico il commento di Romani: «Ma Alessandra - le ha detto - con tutti i problemi che abbiamo...».
--- Termina citazione ---


http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=14&ID_articolo=624&ID_sezione=&sezione=


--- Citazione ---Carfagna-Mussolini la lite della "vajassa" e le donne oggetto

L'insulto maschilista, le femmine che si adeguano a considerarsi meri corpi, e un'Italia che fa rimpiangere Filumena Marturano

Nessuno può essere più maschilista di una donna. Come a Napoli tutti sanno, solo una femmina può dire a un’altra femmina «vajassa», che significa «serva», «donna dei bassi», donna dei quartieri, donna sguaiata, ma anche, nella lingua della mala, «donna di strada». Nei drammi di Eduardo, a Regina Bianchi o a Pupella Maggio capita di sentirsi dare della «vajassa», sì: ma da altre donne, mai da Eduardo. Mai da don Mimì.

E questo non certo perché gli uomini siano migliori, anzi, nell’Italia 2010, dove forse sono peggiori: semplicemente perché ci sono donne che hanno accettato di parlarsi tra loro come puri corpi. Mara Carfagna, sfinita dalla campagna che subisce da anni, fuori ma forse soprattutto dentro il Pdl, ieri s’è lasciata scappare un epiteto all’indirizzo di Alessandra Mussolini. Ha detto, parlando della foto che l’altra le ha scattato sui banchi di Montecitorio accanto a Bocchino, «è stato un atto di cattivissimo gusto che si addice alla persona che l’ha commesso, a Napoli le chiamano vajasse... In un partito serio una signora così sarebbe stata messa a tacere». Come no. Adesso la Mussolini già promette, «la Carfagna sappia che alla prima occasione di incontro sarà mia cura replicare ai suoi insulti, guardandola dritta in quei suoi occhioni, che dopo le mie parole, ne sono certa, risulteranno ancora più sbarrati». Vorrebbe che Fini sospendesse Mara. Prima delle dimissioni. Altrimenti...

Alessandra del resto già si menò in tv con un ministro, Katia Bellillo; e magari lo rifarebbe ancor più volentieri, stavolta. E la Carfagna ha passato metà della sua vita politica a combattere per introdurre misure per le donne - per esempio la legge sullo stalking - e l’altra metà a difendersi da donne. Al «No Cav day» in piazza Navona, nel luglio 2008, fu Sabina Guzzanti a dirlo con forza inaudita, «quella è ministro perché a Berlusconi...». L’invettiva iniziava così, «osteria delle ministre / paraponzi ponzi po / le ministre son maestre / paraponzi ponzi po / e se al letto son portento, figuriamoci in Parlamento.../». Carfagna ovviamente la querelò, a Matrix disse alla rivale «poveraccia, mi sembra fragile anche mentalmente»; ma era tra le poche che non l’aveva attaccata alle spalle. Aveva litigato anche con Paolo Guzzanti, l’autore del feroce neologismo «mignottocrazia». Ma quella querela alla fine non fu sporta, i due si chiarirono, il giornalista-senatore del Pdl, un maschio, si scusò, e la vittima accettò. Solo che non è andata sempre così, e tra l’altro spesso i nemici di Mara sono stati obliqui. Oblique.

Certo, Nicola Cosentino e Edmondo Cirielli in Campania. Ma nel Pdl a Roma è sempre stato difficile trovare uno straccio di vero rispetto, non si vuol dire amicizia, per la ministra più braccata dalla violenza della chiacchiera. Prestigiacomo, che dice ora di lei «è un ottimo ministro», nel maggio del 2006, interrogata sulle quote rosa, rispose «Carfagna chi?!?». Con la Brambilla, distanza: Mara fu portata a dire «mi piacciono le minigonne e le indossavo quando facevo spettacolo. Ma c’è un abbigliamento adatto a ogni occasione». Sempre la Mussoilini, riferendosi a vicende campane, disse che c’era «un tappo che impedisce di avvicinarsi a Salerno», «candidature di donne che impediscono ad altre donne di candidarsi». Persino la Wladimir Luxuria, deputata del Prc nel 2006, commentò così il seminario polista “Donne, vita e famiglia”: «Non mi sento di prendere lezioni da chi crede di difendere la famiglia e intanto ne sta sfasciando una, quella di Berlusconi». E non era la sola a riferirsi a quel complimento galeotto del premier alla Carfagna durante la serata dei Telegatti del 2006 («Mara, se non fossi sposato ti sposerei»). C’è chi addirittura vi lesse la goccia che fece traboccare il vaso con un’altra donna. Figurarsi.

È un’Italia sconsolata, maldicente, opaca, perché lessicalmente il «vajassa» si porta dietro il «lenocinio»; il dramma di Filumena Marturano era un’altra cosa.
--- Termina citazione ---

Massimo:
A me farebbe un immenso piacere che a menare la Carfagna sia una donna. Dopo aver
fatto tutto quelle idiozie a esclusivo beneficio delle donne.

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