Autore Topic: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...  (Letto 17687 volte)

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Harmonica

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #60 il: Gennaio 19, 2010, 18:54:17 pm »
http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Tennis/19-01-2010/sollievo-federer-602699902845.shtml
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SpazioTempo  | martedì 19 gennaio 2010, 10:07
Donne vs UOMINI.. ..donne sempre più su uomini sempre più giù!
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paolopietro  | martedì 19 gennaio 2010, 11:15
italiani/e le ragazze, oltre che a Flavie e Francesca, tengono alto l'onore del tennis italiano, gli uomini non dovrebbero nemmeno partecipare a certi tornei.
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netscanner  | martedì 19 gennaio 2010, 12:06
donne come al solito ci danno tante soddisfazioni
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alex83xyzq  | martedì 19 gennaio 2010, 14:53
che schiappe che siamo come al solito, nel tennis maschile siamo delle vere schiappe. meglio le donne, ma anche loro non vincono uno slam da ere geologiche
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Jazzman  | martedì 19 gennaio 2010, 15:37
Tennis italiano metafora del nostro Paese le Donne vincono e gli uomini perdono
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Jazzman  | martedì 19 gennaio 2010, 16:48
W le Donne! Unica immagine di un'Italia che vince. I maschietti purtroppo sanno solo perdere...
...

Offline XY

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #61 il: Gennaio 20, 2010, 20:55:05 pm »
le dottoresse sono più brave dei colleghi maschi a comunicare le cattive notizie  :lol:

http://www.staibene.it/sb_articolo.asp?id=213566&newarc=1&AREA=psiche

Harmonica

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #62 il: Gennaio 22, 2010, 14:43:14 pm »
CORRIERE DELLO SPORT, 22 GENNAIO 2010
NEI GIORNI DELLA RIVOLUZIONE ROSA SOLO LE SCIATRICI RESTANO INDIETRO
Dal tennis al volley, lo sport italiano e' donna. Ma non sulla neve.


Qui si' che servirebbero le quote rosa. E per fortuna ci sono. Anche le ragazze dello sci
andranno all' Olimpiade in grande comitiva. Al massimo, ma e' improbabile, partiranno in
tre invece che in quattro nella gara di slalom.
Il fatto e' che le donne nell' ultimo mezzo decennio hanno conquistato l' Italia intera, tranne
le montagne. O forse e' solo un singulto breve, un balbettio della storia nell' ultima stagione.
Lo scorso anno di questi tempi non c' era poi grande differenza tra lo sci alpino maschile e
quello femminile: per decidere chi fosse andato meglio bisognava pesare i risultati come le
carte della primiera. Oggi il distacco a favore degli uomini e' ampio, vedere tabella per favore.
In questo lo sci fa anomalia. Il tennis, per dire, da noi e' matriarcato puro.
La Schiavone, la Pennetta e la Vinci hanno vinto piu' di tutti gli azzurri negli ultimi undici anni.
In Australia stanno giocando adesso, ma fino a ieri c' erano ancora cinque italiane in campo e
zero italiani. Gli uomini della Davis si arrangiano in serie B, le ragazze banchettano in Fed Cup,
sono campionesse in carica e dal 2006 hanno messo insieme due titoli e una finale.
Dal nuoto, grazie a Federica Pellegrini che sfila e va in televisione, sappiamo anche meglio.
Nel 2004 l' argento olimpico della veneta sui 200 stile libero ha sigillato il sorpasso. Oggi
abbiamo lei da oro, anche doppio oro, anche doppio record del mondo, in qualsiasi manifestazione;
Alessia Filippi che sul podio riesce ad arrampicarsi; mentre parecchi azzurri sono belli ma nessuno
al momento sa coniare medaglie.
La pallavolo femminile aveva gia' rubato gli occhi prima di vincere, adesso ha strappato agli uomini
anche la leadership tecnica
. Questi sono fermi all' oro mondiale del 1998 e a quello europeo del 2005,
le ragazze si sono prese due titoli continentali su due dal 2007, il Mondiale nel 2002, la Coppa del
Mondo nel 2007, la Grand Champions Cup lo scorso anno. Persino nel basket le donne guardano gli
uomini dall' alto in basso
: l' Italia femminile si e' piazzata sesta nell' ultimo Europeo sfiorando la
qualificazione al Mondiale, quella maschile e' ventesima nella classifica continentale e al campionato
non e' neppure andata.
C'e' una spiegazione, quindi c'e' speranza. Gli sciatori hanno ritrovato i velocisti, le sciatrici hanno
patito infortuni, lutti familiari, amarezze varie. Nessuno e' talmente forte da scavalcare tutto cio'
con indifferenza, neppure le donne
.


Marco Evangelisti

Offline Tullio

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #63 il: Gennaio 22, 2010, 15:48:28 pm »
è una scelta davvero estrema la sua...



Per contraltare dovremmo avere uomini che si pompano di ormoni femminili e poter partecipare alle sfilate come..."modelle".

omissis

Offline Guit

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #64 il: Gennaio 22, 2010, 16:10:47 pm »

La lettura dei media è perversa. Pongono lo sport femminile in metacompetizione con i maschi. Fanno la gara a spararsi sui coglioni perché va di moda e per trovare facili consensi. Sono giornalisti poco intelligenti, purtroppo la maggioranza.

Take the red pill

Offline madjakk

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #65 il: Gennaio 26, 2010, 19:09:58 pm »

http://www.corriere.it/salute/10_gennaio_26/donne-devono-dormire-piu-dei-maschi_210dfc76-0a7d-11df-9ce5-00144f02aabe.shtml

NEUROLOGIA
Le donne hanno bisogno di dormire 20 minuti in più degli uomini a notte
Ma anche i maschi che fanno lavori «multitasking» necessitano di maggior riposo per «recuperare»


ROMA - Molte coppie, specie quelle con bimbi piccoli, fanno a gara su chi dei due al mattino è più stanco e in debito di sonno. Ma ora dalla scienza arriva una risposta definitiva su chi, fra uomini e donne, avrebbe più bisogno di dormire. Secondo Jim Horne, direttore dello Sleep Research Centre della Loughborough University (GB), infatti, le donne per «funzionare» al meglio avrebbero bisogno in media di 20 minuti di riposo in più degli uomini, ogni notte. E questo perchè il loro cervello è multitasking.

SE FAI PIÙ COSE INSIEME HAI BISOGNO DI PIÙ SONNO - «Una delle maggiori funzioni del sonno è quello di permettere al cervello di recuperare e auto-ripararsi - spiega Horne, autore del libro «Sleepfaring: A Journey through the science of Sleep» - Durante il sonno profondo la corteccia, la parte del cervello responsabile di memoria e linguaggio, si scollega dai sensi e va in «modalità recupero». Più la mente viene usata durante il giorno, più ha bisogno di riposo la notte e, di conseguenza, si ha necessità di dormire». E le donne? «Tendono a una modalità multitasking, a fare più cose alla volta, alla flessibilità. In questo modo - dice lo scienziato - usano di più il cervello rispetto agli uomini. Pertanto hanno più bisogno di sonno». Allo stesso modo, però, se un uomo fa un lavoro complicato e deve prendere molte decisioni, ricorrendo al pensiero laterale, «può avere più bisogno di sonno della media maschile. Anche se probabilmente - avverte lo studioso - ancora non quanto una donna».

IL CERVELLO MASCHILE INVECCHIA PRIMA- Insomma, è proprio il cervello femminile a rendere necessario un sonno prolungato. «La media è di 20 minuti in più» rispetto agli uomini, dice Horne, convinto che le differenze notturne spieghino anche perchè il cervello maschile invecchia prima di quello femminile. «Una tipica 75enne ha l'età cerebrale di un uomo di 70 anni», assicura lo studioso. «Non sappiamo il motivo con certezza - aggiunge al Daily Mail - Il fatto è che la mente femminile tende a metterci più tempo per rilassarli e ripararsi». Ma quanto bisogna dormire per stare bene? «In media la risposta per gli adulti è di 6-8 ore a notte - risponde lo specialista - ma le differenze individuali possono essere molte: qualcuno sta bene con 6 ore, altri no. L'importante è che le persone dormano abbastanza da non sentirsi stanche e sonnolente di giorno».

MA PER LE DONNE È PIÙ DIFFICILE DORMIRE - Il problema è che le donne, che dovrebbero dormire più a lungo dei loro compagni, non sembra riescono a farlo. Secondo uno studio americano infatti soffrono più degli uomini di mancanza di sonno. Se sono madri «basta un borbottio del bimbo per svegliarle, mentre gli uomini dormono tranquillamente. Un nostro studio ha scoperto inoltre - aggiunge lo specialista - che se due persone dividono il letto, la più leggera tende a muoversi di più e a essere svegliata dalla più pesante». Insomma, il destino notturno di una donna è nelle mani del suo compagno di letto, e del bebè nell'altra stanza. «Oltretutto quando lei si sveglia - conclude Horne - fatica più di lui ad addormentarsi». (Fonte agenzia Adnkronos/Adnkronos Salute)



Ancora con sta storia del multitasking. Ma che vuol dire?

Offline ilmarmocchio

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #66 il: Gennaio 26, 2010, 20:16:36 pm »
E le donne? «Tendono a una modalità multitasking, a fare più cose alla volta, alla flessibilità. In questo modo - dice lo scienziato - usano di più il cervello rispetto agli uomini. Pertanto hanno più bisogno di sonno». Allo stesso modo, però, se un uomo fa un lavoro complicato e deve prendere molte decisioni, ricorrendo al pensiero laterale, «può avere più bisogno di sonno della media maschile. Anche se probabilmente - avverte lo studioso - ancora non quanto una donna».


Chi lo usa meno di tutti e' lo scienziato, credo che 1 ora per notte per lui sia piu' che sufficiente. Ma e' proprio obbligatorio pubblicare ?

Offline Giulia

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #67 il: Gennaio 30, 2010, 12:04:05 pm »
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Le donne hanno bisogno di dormire 20 minuti in più degli uomini a notte
vero ci ho un sonno porca pupazza...(ne dormirò 4 a notte da una vita  :sick:)

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E le donne? «Tendono a una modalità multitasking, a fare più cose alla volta, alla flessibilità. In questo modo - dice lo scienziato - usano di più il cervello rispetto agli uomini.
non lo so...il mio è fuso...

Citazione
Insomma, il destino notturno di una donna è nelle mani del suo compagno di letto, e del bebè nell'altra stanza. «Oltretutto quando lei si sveglia - conclude Horne - fatica più di lui ad addormentarsi».
melatonina, letti separati e niente bebé.

Harmonica

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #68 il: Gennaio 31, 2010, 18:54:10 pm »
http://www.tennis.it/htm/articolo.asp?id_article=3758
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SE POTESSI GIOCARE COME UN UOMO!
A Melbourne Serena ha dimostrato di essere ancora la ''number one'', ma in conferenza stampa ha ammesso che se avesse il 50% delle capacità di Federer sarebbe imbattibilie. Viva la sicerità!
VIDEO

Andrea Del Tigre - redazione@tennis.it

Melbourne (Australia), 30 gennaio 2010 - Serena Williams è una vera campionessa e non ha bisogno di dire bugie. Ha appena eguagliato il record di Slam vinti di un "mostro sacro" come Billie-Jean King aggiudicandosi il suo 12mo Slam in quel di Melbourne Park, eppure ammette che il tennis dei colleghi uomini è di un livello stratosferico rispetto a quello espresso nel circuito femminile. Soprattutto per la velocità alla quale viaggiano avanti e indietro le palline. E se lo dice lei, che con la sua fisicità di certo non esprime un gioco aggraziato e morbido alla Lea Pericoli, cala anche l'ultimo dubbio del più accanito dei tifosi del Wta Tour.

A dir la verità, i fantastici rientri alla gare delle campionesse belghe Clijsters ed Henin l'avevano già detta lunga sul fatto che le "racchette rosa" hanno smesso di progredire ormai da molto tempo. Ma veniamo all'intervista che ha seguito il trionfo agli Australian Open di "Little Sister", in cui la n.1 del mondo ha parlato di questo ma anche di molto altro...

Complimenti Serena, come ti senti a caldo?
Mi sento alla grande, stento a credere di riescerci riuscita!

E' stata dura sia mentalmente che fisicamente...
Esattamente, tutte e due le cose. E'come se sia io che lei volessimo provare qualcosa. penso che alla fine oggi davvero entrambe lo abbiamo fatto.

Hai mai vinto un match in cui ti è capitato di perdere 15 punti di seguito come oggi?
Mamma mia, erano così tanti... beh, in quel momento ho pensato "meno male che ho vinto il primo set!".

Cosa è cambiato per te tra la seconda e la terza manche?
Sono rimasta positiva, in fin dei conti anche nel secondo set avevo avuto delle buone occasioni... bastava solo che riuscissi ad agguantarle al volo. E così è stato.

Quando adesso osservi il trofeo degli Australian Open, che cosa pensi?
Cerco di assaporare il momento, sono davvero orgogliosa di aver raggiunto il record di Billie Jean (King - ndr), perché anche se non l'ammettevo neanche a me stessa era un traguardo al quale puntavo.

Come mai?
Perché è una sportiva e una persona che stimo molto. Per me è stata una
specie di mentore, e oggi era qui ad assistere alla finale.

Parlaci un po' di tutte le tue fasciature, come ti sei strappata?
Quanto tempo avete? Dunque, il problema alla coscia è cominciato a Sydney, e mi ha davvero atterrito. Poi, sempre durante quel torneo, mi è successo qualcosa anche alla gamba, poi nel terzo turno mi sono storta la caviglia e sono caduta contro Vittoria Azarenka lussandomi anche il polso! Ad un cero punto mi facevano male pure le dita! Una vera tragedia.

E tutto questo non ti ha scoraggiato arrivando a Melbourne?
No, perché di base mi sentivo bene e mi muovevo comunque bene. Le fasciature mi hanno aiutato tantissimo e il dolore era sopportabile.

Cosa pensi di Justine?
Che è straordinaria e continuerà a fare molto bene sul Tour. L'avete visto anche voi, è addirittura migliorata perché attacca di più. Oggi mi
ha spinto a giocare ad un livello estremo.

Come festeggerai stasera?
Non lo so ancora, di solito non faccio un gran che. Sicuramente uscirò con Venus, che dagli spalti mi è stata di grande aiuto. Mi urlava "dai Serena, dai adesso" e questo mi ha dato la carica giusta. Chissà, magari la porto al cinema.

Vedrai la finale degli uomini?
Forse starò in viaggio, ma adoro sia il gioco di Andy (Murray - ndr) che
quello di Roger (Federer - ndr). Ci stavo pensando giusto ieri: i ragazzi giocano ad una tale velocità... se potessi giocare al 50 per cento delle loro capacità sarei imbattibile!

Harmonica

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #69 il: Febbraio 07, 2010, 16:31:39 pm »
http://carta.ilmessaggero.it/sfoglia.php?data=20100207&pag=4&dorso=CITTA&pagina=PRIMOPIANO&ediz=20_CITTA&vis=
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Domenica 07 Febbraio 2010    
di LUCA CIFONI

ROMA Resistono sfruttando la propria maggiore flessibilità, in mezzo ad una crisi che colpisce di più lo storico santuario del lavoro maschile, cioè la fabbrica. Ma allo stesso tempo devono farsi carico degli effetti della recessione sulle loro famiglie. Sembra essere questa la situazione delle donne italiane, letta attraverso la lente dei dati Istat sull’occupazione. Numeri tempestosi ormai da mesi e mesi, che però nell’ultima rilevazione di dicembre nascondono un piccolissimo raggio di sole proprio alla voce “femmine occupate”: il numero delle lavoratrici è cresciuto di 18.000 unità rispetto al mese di novembre, permettendo così al totale di avere il segno positivo, seppur di poco (per gli uomini c’è stato un calo di 10.000 occupati).
Il fenomeno non riguarda solo l’ultimo mese. Se prendiamo come punto di riferimento il luglio del 2008, che con qualche approssimazione può essere considerato il momento di inizio della crisi (di fatto è il mese in cui il numero complessivo degli occupati ha toccato il picco storico, oltre quota 23 milioni e mezzo) il calo è stato di 607.000 unità, che però non sono ripartite in modo proporzionato tra uomini e donne. Per il primi, la riduzione è 406.000 unità, pari al 2,9 per cento, per le lavoratrici di 201.000, cioè il 2,1 per cento in meno: si tratta naturalmente di un’emorragia consistente in entrambi i casi, ma la divaricazione tra le due tendenze appare ancora più chiara se si considera quello che è successo solo nell’ultimo anno, da dicembre 2008 a dicembre 2009. Nell’ambito di un calo complessivo di 306.000 unità, gli occupati uomini risultano 245.000 in meno (-1,8 per cento) le donne solo 61.000 (-0,7 per cento).
Possiamo quindi arrivare ad una prima conclusione provvisoria: l’occupazione femminile è calata un po’ meno di quella maschile, e questo dipende probabilmente dal fatto che la crisi ha colpito molto di più l’industria che il settore dei servizi, nel quale la presenza delle donne è più forte. Nel terzo trimestre 2009, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’industria in senso stretto ha visto un calo degli occupati del 6,1 per cento, le costruzioni del 4, i servizi di “solo” lo 0,6.
Forse però sono ancora più sorprendenti i numeri sugli “attivi” che indicano cioè la quota di popolazione tra i 15 e i 64 anni che ha un posto di lavoro oppure lo sta cercando. In un anno il livello assoluto è cresciuto di 85.000 unità, risultato che si deve interamente alle donne (sono 103.000 in più, mentre gli uomini calano di 18.000). Le cose andavano diversamente nella seconda parte del 2008, periodo in cui la componente femminile della forza lavoro si era ridotta di 139.000 unità, il doppio di quella maschile.
Probabile spiegazione: nei primi mesi in cui si è manifestata la recessione una certa quota di popolazione femminile, seguendo una tendenza già vista in passato, si è allontanata per scoraggiamento dal mercato del lavoro. Ma con il passare dei mesi, quando la crisi ha iniziato a toccare mariti e compagni (o più drasticamente con la perdita del posto o comunque con la cassa integrazione) molte donne sono state costrette a rimettersi in pista, anche nelle condizioni certo non ideali del mercato del lavoro.
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Domenica 07 Febbraio 2010
di RAFFAELLA GRIGGI

ROMA - Se lo inventano. Lo creano. Si ingegnano e si adattano. Le donne, un lavoro, con un po’ di intraprendenza e fortuna, lo trovano. Un impiego purchè sia.
Sono storie sullo stile di “Giorni e nuvole”, il film di Giovanni Soldini ma con il ruolo del capofamiglia invertito. Dietro ci sono drammi, rinunce. Sacrifici, sogni dimezzati. Crisi globali e personali. Pene. Sono spiriti fieri e determinati quelli delle donne. Anche se vivono penosi limbi nel quale ristagnano ambizioni, e i conti che non si pareggiano mai. La condanna di un lavoro, magari del compagno, che confina a un’eterna gioventù. La fotografia è impietosa: i giovani sono trattati da apprendisti, sbalestrati tra mezzi mestieri, esclusi da quelle certezze professionali che fungono non solo da sostegno economico, ma anche da fondamento identitario.
La precarietà a oltranza, è una piaga, anche se più facilmente sfuggente. Insomma, gli accessi al mondo dell’occupazione sono vari, e spesso sbarrati. Forse andrà meglio, ma adesso sono più ombre che luci.
La crisi parla soprattutto al maschile purtroppo, mentre le donne, resistono. Iniziano a raccontarlo anche le cronache di tutti i giorni, con storie di famiglie nelle quali è l’uomo a perdere il posto o viene relegato in cassa integrazione. O semplicemente va in pensione. Fattore “d”, donna: determinazione, duttilità, disincanto.
Un movimento all’interno di un mercato in affanno dunque c’è, ed è tanto più significativo in una fase di crisi così marcata. Lo fanno per se stesse, e per la famiglia. Per sentirsi autonome e non gravare sui bilanci. O per non affondare.
«La donna è sempre stata condannata a fare cose gregarie…e ora purtroppo non ci sono alternative», dà la sua spiegazione Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro all’Università la Sapienza di Roma. «I maschi si adeguano ad un’alternativa a un livello più alto. Purtroppo ci sono ancora pochissimi posti occupati da donne in posizioni che contano davvero. Spesso sono le prime ad essere penalizzate ed è per questo che poi si adeguano a fare altri lavori».
Nata due volte, sembra Elisa S. 57 anni: con il marito aveva una piccola ditta di frutta e verdura all’ingrosso al mercato di Fondi. Dopo quarant’anni hanno chiuso. «Le spese erano troppe e i sacrifici sono enormi a una certa età Avevamo due dipendenti, ora con una pensione da ottocento euro, è dura, abbiamo anche due figli. Ero troppo giovane per non lavorare più e così mi sono riscoperta sarta». Una passione che è diventata anche una professione. Per necessità. «Faccio orli, piccoli lavori di sartoria…sono sempre stata brava. Per mio marito è più difficile riciclarsi, non avendo una spiccata attitudine». Alleggerisce il concetto con una dose di ironia. «Ora fa il tifoso della Roma a tempo pieno...è una professione?».
Ci sono storie che sono diverse per età e aspirazioni. Scelte. Ma sono tutte legate dallo stesso filo. La volontà di non aspettare, di rimboccarsi le maniche. Un bisogno di indipendenza molto forte, è quello di Silvia T. 24 anni fidanzata con Giuseppe, ingegnere coetaneo. Vogliono vivere insieme. Lei era stanca di tira e molla con stage, mezze promesse. E’ andata al sodo. Alle spalle gli studi universitari di architettura paesaggistica. A Genova il suo curriculum è stato preso in considerazione da una clinica privata. Contatto con il pubblico, richiesto il sorriso e gentilezza. «Consegno cartelle cliniche, do indicazioni sui vari ambulatori, non è proprio quello che volevo fare, spero ancora di avere una scelta presto». Rafforza il concetto De Masi. «E’ anche il maschio che permette certe situazioni, in questa società, purtroppo è una tragedia, mi rendo conto che non ci sono vie d’uscita. L’abnegazione delle donne a volte fa miracoli». Quelli che per il momento sta facendo Sara F, 35 anni milanese. Si è trasferita a Roma per amore di Giulio, uno delle guardie giurate che l’estate scorsa ha manifestato sopra il Colosseo contro la chiusura dell’azienda. Lo spettro del licenziamento, con mille euro al mese e una pupa da crescere. «Io prima avevo un lavoro...instabile, ma ce l’avevo. Ero avvocato...parlo al passato perché ormai vado a tenere compagnia ai vecchietti e mi arrangio facendo qualche oggetto di bigiotteria che rivendo nei mercatini. Sono tutte occupazioni che mi permettono di tenere la bambina senza chiamare una baby sitter. Ho rinunciato al mio mestiere...ma altrimenti non andavamo più avanti».
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Domenica 07 Febbraio 2010    
di ANGELA PADRONE

Tra tanti guai causati dalla crisi, almeno un piccolo ma significativo effetto buono c’è stato: si è constatato che il lavoro delle donne è la parte più dinamica del mercato. Non che sia la parte più ”importante”, del mercato, nessuno dice questo. Ma è quella che ci dà qualche segnale di novità e dalla quale forse si può trarre un insegnamento che riguarda anche gli uomini.
Il dato era già emerso sul mercato americano: le donne, anche se considerate tradizionalmente soggetti deboli nel mondo del lavoro, hanno resistito alla crisi meglio degli uomini. Questi ultimi hanno perso più posti di lavoro, se non altro perché la crisi ha colpito di più l’industria manifatturiera e l’edilizia, dove gli uomini sono più presenti, e meno i servizi. Da qui l’effetto sul tasso di disoccupazione.
Ma c’è di più. Anche in questo momento in cui il tasso di disoccupazione sale (c’è gente che perde il posto), e il tasso di occupazione scende (ci sono meno persone che lavorano dell’anno scorso) per le donne le cose vanno un po’ meglio: l’occupazione femminile, e solo questa, resiste, e negli ultimi trimestri più volte ha avuto un segno positivo.
Lo ha spiegato due giorni fa in un convegno a Roma sui ”lavori verdi” Michele Tiraboschi, giuslavorista e collaboratore del ministro del Lavoro, che da tempo si interroga sulle anomalie del mercato del lavoro italiano: «Questo è un mercato statico, che però appena si muove favorisce le categorie svantaggiate. Se il mercato funziona, cresce per tutti e a quel punto si crea anche più occupazione femminile». Quindi - questa la conclusione di Tiraboschi, che ben sa come tutti i tentativi di sostenere l’occupazione femminile finora siano stati deboli e poco efficaci - non resta che cercare di far funzionare meglio tutto il mercato.
Questa considerazione non è affatto scontata, visto che finora invece in tanti ci siamo arrovellati sulle misure straordinarie che si potrebbero prendere in questa direzione, dalle cosiddette ”quote” alle ”tasse agevolate”. Poiché le misure straordinarie si sono finora infrante sulla barriera dei pregiudizi ”culturali” e anche su questioni molto concrete come i vincoli di bilancio, vale la pena esplorare questa strada: basta con le nuove leggi, servono azioni di intervento, ha detto Tiraboschi. I settori indicati sono parecchi, dalle pensioni ai servizi alla famiglia, ma ce ne sono due che vanno sottolineati.
Il primo è quello delle relazioni industriali: è all’interno delle aziende che si possono imboccare nuove strade di contrattazione, per esempio con degli scambi tra aumenti di produttività e riorganizzazione del lavoro. Intorno ai tavoli delle trattative, rappresentanti sindacali e imprese dovrebbero ricordarsi che lo scambio non deve essere per forza in termini economici, ma può per esempio riguardare l’orario di lavoro o altre modalità della prestazione di lavoro che consentano un diverso equilibrio tra lavoro e vita privata.
Il secondo aspetto che vale la pena sottolineare è quello delle cosiddette ”transizioni occupazionali“. In questi giorni nei quali si è molto discusso della nuova riforma della scuola, è importante fissare l’attenzione sui momenti di passaggio tra scuola, formazione e inserimento al lavoro. Il governo, almeno in teoria, ha posto la questione al centro di un ambizioso ”Piano di azione per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro“, e ha cominciato a intervenire con il progetto sull’apprendistato, che ha già provocato aspre discussioni.
Non è facile trovare un accordo su questi nodi, e molto bisognerà discutere e ”provare“, ma il dato sull’occupazione femminile ci fa capire almeno una cosa: sotto la superficie di un mercato del lavoro fragile c’è una fetta molto ampia di soggetti pronti a muoversi, ci sono tante donne e tanti giovani che aspettano solo delle occasioni buone per farsi avanti. E’ nostro dovere pensare a loro, e forse lo si può fare migliorando le condizioni del mercato per tutti. Un piccolo ”insegnamento“ della crisi che vale la pena tenere a mente.
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Offline madjakk

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #70 il: Febbraio 09, 2010, 11:59:39 am »
Le donne sono anche più... attente. Ai dettagli.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/201002articoli/52045girata.asp

«Siamo sposati da quarant'anni e mio marito tutte le mattine mi chiede se voglio il caffè. Che gentile, penserete voi. Peccato che io non lo bevo perchè mi fa venire mal di stomaco». Nonostante le coppie si siedano tutti i giorni allo stesso tavolo per fare colazione, pranzo e cena, gli uomini sembrano non sapere nulla delle loro compagne. Come riporta il Daily Mail, secondo uno studio milioni di inglesi non conoscono le loro partner e non sanno neanche dire di che colore hanno gli occhi. Questa loro completa mancanza di attenzione è spesso uno dei motivi che, con il tempo, portano all'inevitabile rottura.

Un sondaggio su 2mila uomini condotto all'interno delle profumerie ha rivelato, infatti, che il 12% non conosce il colore degli occhi dell'amata, il 10% ignora quando sia nata e circa l'8% non ha idea del colore naturale dei suoi capelli. Uno su tre, poi, non è in grado di dire qual è il profumo preferito dalla propria lei. Inoltre,  in molti hanno seri problemi con le taglie ma, ancora più grave, non conoscono esattamente il suo ruolo professionale o il nome della sua migliore amica.

Questa "ignoranza" crea ai maschietti non pochi problemi, soprattutto quando si tratta di fare regali. I ricercatori hanno visto che almeno il 27% dei fidanzati ha comprato vestiti di una taglia sbagliata. La maggior parte di loro, comunque, ha ammesso che le donne sono più attente a questi dettagli. Secondo l'esperta di relazioni Francine Kaye quello che per me una ragazza è importante, può essere poco rilevante per un uomo: «Se volete che si ricordino di certi particolari, dovete ricordarglielo. Con gli uomini non bisogna usare i sottotitolo. Dite sempre le cose in modo chiaro. Per esempio, se volete qualcosa per San Valentino, dovete chiedere».

____

Notare il primo caso che non è un esempio di disattenzione quando di rincoglionimento (ovviamente inventato per l'articolo).

P.S. Più attente a (certi) dettagli = più attente alle cazzate.

Harmonica

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #71 il: Marzo 07, 2010, 19:32:28 pm »
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/03/06/visualizza_new.html_1730372966.html
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La donna-poliziotto compie 50 anni
La rivista "Poliziamoderna" la celebra con un inserto speciale: sono il 13 per cento ma più determinate volitive dei colleghi uomini/ FOTO

A 50 anni dall’ingresso delle donne nella Polizia di Stato, la rivista ufficiale "Poliziamoderna", rende loro omaggio con un inserto di 16 pagine pubblicato nel numero di marzo, proponendo una fotografia di gruppo delle signore con il distintivo.

Nell’inserto, consultabile anche dal sito www.poliziadistato.it , percentuali, tabelle, grafici e riflessioni tracciano l’evoluzione storico-sociale delle donne poliziotto. Nel 13% di presenza femminile nella Polizia di Stato quale universo si racchiude? Donne con grado d’istruzione e determinazione all’avanzamento di carriera superiore a quella dei colleghi uomini: una su cento che entrano in polizia raggiunge il livello dirigenziale a fronte di un uomo su 150; il 6% raggiunge il grado di commissario a fronte dell’1,8% maschile nel medesimo ruolo.

E ciò senza rinunciare alla realizzazione familiare (il 63% è mamma), di cui sono testimonial d’eccezione due poliziotte con 7 figli. Nei numeri della provenienza, della distribuzione per sedi di servizio, delle specializzazioni e delle competenze lavorative tutte le sfumature di un reale “valore aggiunto”.

A qualcuno di voi e' mai capitato di parlare con dei poliziotti, in privato...?
Non aggiungo altro, che e' meglio.


http://poliziadistato.it/articolo/1250-I_NOCS
(Tutti uomini...)
« Ultima modifica: Marzo 07, 2010, 19:38:08 pm da Harmonica »

Offline madjakk

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #72 il: Aprile 01, 2010, 13:33:45 pm »
NON CI CREDO!!! Ma non erano "più forti e con più coglioni"?

Dal corriere.it:
Le donne soldato sono più colpite di disturbi mentali rispetto ai maschi

Le ragazze che soffrono di depressione o che abusano
di alcool e droga sono il doppio degli uomini

Ricerca del ministero della Difesa inglese

MILANO - Le donne soldato soffrirebbero di disturbi mentali più del doppio dei loro colleghi maschi, anche se gli ufficiali tenderebbero a tenere nascosti problemi come lo stress post traumatico (definito PTSD) rispetto a coloro che hanno gradi inferiori. E a dirlo è un report del Dasa, il servizio di consulenza e analisi analitica del ministero della Difesa inglese, secondo il quale negli ultimi tre mesi del 2009 si sarebbero registrati 821 nuovi casi di disturbi psicologici accertati all'interno delle Forze Armate britanniche, con una crescita di 476 casi rispetto ai dati dell'ultimo quadrimestre e un'incidenza del 4 per 1000, che non si discosta molto dal 3,7 del periodo luglio-settembre 2009.

UFFICIALI E TRUPPA - Un'analisi separata ha, poi, permesso di stabilire che le donne che lamentano tali tipi di disturbi, che vanno dalla depressione all'abuso di alcool e droga, sono oltre il doppio degli uomini, come conferma la percentuale di 7,6 per 1000 rispetto al 3,6 dei maschietti. Ma non è tutto. Sebbene il Dasa inviti alla cautela per il risultato dell'indagine e le inevitabili implicazioni che ne potrebbero derivare, è anche emerso che la percentuale relativa agli ufficiali che soffrirebbero di problemi di natura psicologica è sensibilmente più bassa rispetto a quella delle truppe (2,1 per 1000 contro 4,3), mentre i dati relativi all’esercito e alla RAF sono decisamente più alti di quelli della Marina (rispettivamente, 4,2 per 1000 e 4,4 per 1000 contro 2,7).

IN GUERRA - Ma l'eventuale impiego in zone di guerra non sembrerebbe avere troppa incidenza sui dati finali: stando, infatti, alla ricerca, comparando il personale che è stato inviato in Iraq e/o Afghanistan con quello che non si è mai mosso, non ci sarebbero differenze evidenti nel numero complessivo di disturbi mentali, mentre la percentuale di persone affette da PTSD sarebbe maggiore fra coloro che sono stati impiegati al fronte, sebbene tale disturbo resti ancora piuttosto limitato, visto che avrebbe colpito appena 44 persone nei tre mesi analizzati. A detta del Ministero della Difesa, sarebbero stati compiuti notevoli passi in avanti nel trattamento delle malattie mentali nelle truppe, fra cui l'introduzione di un sistema che insegna ai militari come individuare i segnali di stress ed angoscia nei loro commilitoni, così da spingerli a parlare apertamente dei loro problemi con gli esperti ed essere, quindi, aiutati. Sempre secondo i dati, il numero dei suicidi sembrerebbe essere in calo, sebbene i coroner abbiano ancora 19 verdetti di morte in sospeso: in pratica, i decessi archiviati come suicidi o verdetti aperti fra il 2000 e il 2009 sarebbero stati 163, per un totale di 737 dal 1984, di cui 19 donne. «C'è stata una chiara diminuzione nel numero dei suicidi nelle Forze Armate negli ultimi 26 anni – ha spiegato un portavoce del Ministero della Difesa al "Times" – e ciò sta ad indicare che abbiamo fatto significativi progressi nella gestione dei suicidi e dei casi di autolesionismo e nell’individuazione e cura delle persone a rischio». A detta della "Combat Stress", l’associazione che aiuta i veterani di guerra con problemi psicologici, un soldato, uomo o donna che sia, ci mette all'incirca 14 anni per cercare assistenza nel risolvere i disturbi di natura mentale, tanto che ogni anno la charity riceve oltre 1000 richieste di aiuto e, ad ora, sono più di 4300 i militari di entrambi i sessi in cura presso la struttura.

Online Jason

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Re: Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #73 il: Aprile 01, 2010, 13:36:14 pm »
Eh già, il mondo militare aperto alle donne è segno di "emancipazione"...
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline fabriziopiludu

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Re:Le donne sono più forti, più intelligenti, più più più...
« Risposta #74 il: Maggio 29, 2014, 18:07:05 pm »



 E' più FORTE quindi HA LA TENDENZA ad AGGREDIRE chi sia meno forte di lei!
 E l'Onorevole Alfano è COMPLICE della violenza DELLE donne!