Autore Topic: Lei è un'eroina - il fratello non conta  (Letto 1733 volte)

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Offline COSMOS1

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Lei è un'eroina - il fratello non conta
« il: Dicembre 28, 2010, 10:28:00 am »
lei è un'eroina perchè ha deciso di denunciare lo stupro
del fratello torturato e ammazzato (forse per causa sua) non gliene frega niente a nessuno
vai avanti così Shiva  :wacko:

http://www.giornalettismo.com/archives/106762/silenzio-colpevoli-tredicenne/

Citazione
Kainat, stuprata a 13 anni: “Il silenzio è dei colpevoli”
pubblicato il 27 dicembre 2010 alle 16:42 dallo stesso autore - torna alla home

In Pakistan, le vittime di abusi sessuali sono condannate all’oblio. Finalmente, una ragazza ha trovato il coraggio per denunciare tutto e chiedere giustizia

20070724 e07 Kainat, stuprata a 13 anni: Il silenzio è dei colpevoliKainat Soomro aveva 13 anni quando fu brutalmente stuprata. Quattro anni dopo, è ancora in lotta per la giustizia. Una giustizia che non solo raramente punisce i colpevoli, ma che che spesso viene denegata alle stesse vittime condannandole al silenzio e all’emarginazione. La “lotta” di Kainat va quindi oltre la legittima richiesta di giustizia per il reato specifico. E’ una lotta contro la stessa cultura conservatrice del paese musulmano che “condanna” le vittime di stupro a soffrire in silenzio.

UN’EROINA DEI GIORNI NOSTRI – La giovane donna presenzia spesso a conferenze stampa, è ospite nei talk show televisivi, i suoi capelli scuri coperti da un velo color lilla, sono ormai un’icona per molte pachistane. Le sue parole fiduciose in Urdu smentiscono la sua mancanza di scolarizzazione. I suoi begli occhi trasmettono calma e dignità, mentre ti fissano dalle prime pagine dei giornali del Pakistan. Nel paese asiatico, fondato su una società rurale e conservatrice, gli stupri spesso non vengono nemmeno denunciati – per vergogna, intimidazione o per la corruzione tra quelli che dovrebbero tutelare la legge. La violenza domestica non è nemmeno un reato. Kainat si batte per diventare un modello e un simbolo di resistenza per una nuova generazione di donne. Ma la sua scelta ha avuto un costo enorme. La sua famiglia non può tornare a casa loro, a Dadu. Vivono di carità a Karachi, in un piccolo appartamento di due stanze. Due dei suoi fratelli sono finiti in carcere, accusati di tutto, dalla truffa all’omicidio. Due delle sue sorelle sono state ripudiate dal marito e dal fidanzato dopo la denuncia di Kainat, tale è la stigmatizzazione dello stupro, o del semplice “parlare dello stupro”. E quest’anno hanno sepolto Sabir, suo fratello di 24 anni, il cui corpo martoriato è stato trovato dopo che era scomparso in marzo. Lei crede che il suo omicidio sia collegato al suo caso.

Dio cè
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Offline Fazer

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Re: Lei è un'eroina - il fratello non conta
« Risposta #1 il: Dicembre 28, 2010, 10:33:35 am »
Scusa COSMOS, ma manca la seconda parte.

IL PREZZO DELLA GIUSTIZIA – “Io non farò un passo indietro e lotterò sempre per i miei diritti”, ha detto, seduta a gambe incrociate su una trapunta sottile, sparsa sul pavimento dell’appartamento di Karachi della sua famiglia, mentre si preparava per un’altra intervista televisiva. “Non accetto denaro e non tornerò indietro come hanno fatto altre. E’ una cosa troppo importante”. Il suo calvario ha avuto inizio nel gennaio 2007. la sorella di Kainat aveva dato alla luce una bambina, Kainat era uscita per comprare regali per la sua nuova nipote. Regali che non ha mai portato a casa. Lungo la strada è stata aggredita. Braccia rudi l’hanno presa, un fazzoletto imbevuto di quello che pensa fosse cloroformio gli è stato stretto alla bocca e sul naso. ”Ogni volta che è penso a quei momenti, vorrei urlare”, dice la giovane. Il branco si accanì in modo feroce su di lei. Lei ricorda ancora il dolore provato quando rinvenne, il suo kameez shalwaar (il tipico vestito indossato dalle donne pachistane) strappato dal suo corpo.  Non c’era nessuno in giro, si fece coraggio e fuggì. Capì però dove era stata portata, una casa nei pressi dell’ospedale locale. Solo dopo essere tornata dalla famiglia capì che quell’incubo era durato ben 4 giorni. La polizia in un primo momento ha rifiutato di accertare il suo caso. C’è voluto un ordine del tribunale prima che la polizia arrestasse il suo aguzzino, quello che l’avrebbe rapita e poi, assieme ad altri, ripetutamente violentata. Ci sono poi voluti ancora quasi tre anni prima che il suo caso fosse discusso in tribunale. Anni in cui Kainat ha fatto pressioni sui ministri del governo, ha sollecitato l’intervento del potentissimo capo della giustizia del paese e messo in scena anche uno sciopero della fame. I suoi sforzi non sono stati sufficienti a evitare che tutti e quattro gli imputati fossero però poi assolti in maggio.

UNA BATTAGLIA CULTURALE - In un paese dove la prova del DNA rimane un sogno, il caso è stato facilmente smontato. Era la sua parola, quella di una donna, contro quella di quattro uomini. Le difese hanno sostenuto di avere un certificato di matrimonio comprovante che Kainat era sposata con uno degli aggressori e hanno dichiarato che l’accusa di stupro era stata quindi inventata. Tale prova non fu ammessa, ma lo stesso giudice ha dichiarato che un ragionevole dubbio era rimasto. Faisal Siddiqui l’avvocato di Kainat, ha detto che le assoluzioni sono una conferma dello sciovinismo pachistano, dove la parola di una donna semplicemente non conta. Proprio per questo la “lotta” di  Kainat è senza precedenti. Lo stupro è un problema enorme nei villaggi del Pakistan in cui dominano i valori tradizionali e le donne hanno un ruolo marginale nella vita della comunità. Lo stupro di gruppo viene utilizzato come arma per dirimere questioni. Una violenza che le donne dovrebbero subire in silenzio per non rompere “la fragile armonia fragile della vita del villaggio”. Dati raccolti da un ente benefico locale confermano che “solo” 928 donne sono state violentata in Pakistan nel 2009, ma si tratta solo di una punta di un iceberg. Un dato arrotondato con grande difetto. La storia Kainat  ricorda quella di Mukhtar Mai, una giovane abitante analfabeta dello stesso villaggio, che fu violentata da quattro uomini nel 2002, come punizione dopo che suo fratello fu stato accusato di adulterio. Come Kainat, ha ignorato i tabù e ha deciso anche lei di lottare per la giustizia e per i diritti delle donne, diventando un volto familiare in occasione di conferenze tenute negli Stati Uniti e in Europa. Anche nel suo caso, gli uomini che  ha accusato sono ancora liberi dopo aver vinto un ricorso. Le due donne sono apparse insieme più volte in diverse manifestazioni. Rappresentano l’immagine più tangibile che c’è un Pakistan che vuole cambiare. Ma la via del cambiamento, mai come in quel paese è irta di ostacoli.

Offline COSMOS1

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Re: Lei è un'eroina - il fratello non conta
« Risposta #2 il: Dicembre 28, 2010, 10:45:06 am »
sì, manca per amor di sintesi
il nostro tempo è prezioso, chi vuole altri particolari ha il link, gli altri hanno a sufficienza per farsi un'idea
gradirei anche gli altri utenti del forum avessero un po' di rispetto per il mio tempo e fossero un po'  + sintetici  :wub:
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Offline Fazer

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Re: Lei è un'eroina - il fratello non conta
« Risposta #3 il: Dicembre 28, 2010, 10:52:01 am »
Viva la sintesi, ma in questo caso il solito mega pistolotto lo si trova alla fine dell'articolo... :D

gradirei anche gli altri utenti del forum avessero un po' di rispetto per il mio tempo e fossero un po'  + sintetici  :wub:

 :rofl1: