Autore Topic: Ancora stupri: tutti falsi!  (Letto 325819 volte)

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Offline uroboros

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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #15 il: Dicembre 08, 2009, 01:50:23 am »
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/16-maggio-2009/via-libia-non-fu-violenza-sessuale-imputati-assolti-appello-1501361424412.shtml






FATTO RISALE AL SETTEMBRE 2006
«Via Libia, non fu violenza sessuale»
Gli imputati assolti in appello
Il legale: «Ora le femministe si scusino»

Le proteste femministe del 2007

Non fu stupro. «Il fatto non sussiste». La Corte d’appello ha ribaltato il verdetto di primo grado e ha assolto con formula piena i due giovani accusati di aver violentato una loro amica in un appartamento di via Libia. L’episodio del 24 settembre del 2006 fece scalpore. La Rete delle donne, i collettivi femministi e una nutrita pattuglia di scrittori manifestarono in solidarietà con la ragazza, Angy, una bolognese oggi 29enne, davanti agli uffici giudiziari di piazza Trento e Trieste, in occasione delle udienze del processo di primo grado terminato, nel novembre 2007, con la condanna degli imputati a due anni e dieci mesi. Ieri XXXXXXX e XXXXXX, il primo 29enne romano e il secondo 22enne del Cagliaritano, hanno invece ottenuto l’assoluzione per il reato di violenza sessuale. È stata però confermata la condanna a due mesi a carico di XXXX per le lesioni ai danni della ragazza, avvenute secondo la denuncia (e la sentenza di primo grado) dopo il presunto stupro, quando la ragazza disse di voler chiamare la polizia. Lei raccontò di essersi difesa, rompendo anche una bottiglia in testa a uno dei due. La trovarono più tardi in strada, in una pozza di sangue, con il naso rotto e ferite al volto e alle mani. Secondo gli imputati, che furono arrestati poco dopo e hanno fatto tre giorni di carcere e più di un anno ai domiciliari, era «caduta per le scale». I due ragazzi e la ragazza, tutti di buona famiglia, si conoscevano, in precedenza XXXX aveva avuto anche una relazione con lei. Passarono una serata insieme e, dopo aver bevuto, finirono nell’appartamento di via Libia, dove si scambiarono effusioni. Lei sostiene che a un certo punto disse «basta» ma loro andarono avanti lo stesso. Secondo i due, invece, i rapporti avvennero con il consenso della ragazza e si interruppero quando lei lo chiese. La giudice Rita Zaccariello, nell’ordinanza d’arresto, scrisse che gli imputati avevano «ignorato il limite», ragionamento condiviso dal giudice Andrea Scarpa che pronunciò il verdetto di condanna, accolto con gli applausi e con un brindisi dalle donne che manifestavano in piazza Trento e Trieste. A ribaltare la decisione, ieri, è stata la seconda sezione della corte d’appello, presieduta dal giudice Stefano Valenti mentre la relatrice era Rossella Zuffa. L’assoluzione è stata sollecitata anche dal sostituto procuratore generale Ugo Guccione. «Sono lieto che sia emersa la verità, le femministe farebbero bene a scusarsi: senza i coretti e i condizionamenti forse sarebbe emersa già in primo grado», osserva l’avvocato Antonio Petroncini che ha difesoXXXX e non dimentica di essere stato chiamato persino «assassino». «Sono dispiaciuto —aggiunge — per il linciaggio mediatico a cui i due ragazzi sono stati sottoposti, per fortuna quando sono stati mandati ai domiciliari non c’era ancora il recente decreto anti-strupri perché altrimenti l’ingiusta detenzione sarebbe stata in carcere. Valuteremo se chiedere il risarcimento». L’avvocato Susanna Zaccaria che assisteva la ragazza è sorpresa: «La richiesta di assoluzione del sostituto pg mi lascia con un palmo di naso. Non credevo che fosse ancora necessario discutere sul principio che una donna è libera di iniziare un rapporto ma anche di interromperlo». Ricorrerà in Cassazione? «Attendo le motivazioni, la mia assistita si è già esposta molto».
« Ultima modifica: Marzo 25, 2017, 16:51:26 pm da COSMOS1 »

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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #16 il: Dicembre 09, 2009, 19:06:39 pm »
L' uomo e' rimasto in carcere quattro mesi: ieri davanti al giudice le ragazze hanno confessato

Patrizia ha 19 anni, Grazia 18, l' altra 17 "Era possessivo, un papa' insopportabile"
Tradite dalle visite: due sono vergini
Non le faceva uscire, tre sorelle inventano violenze
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PALERMO .
Per liberarsi del padre troppo severo si sono inventate terribili storie di violenze sessuali. Lo hanno accusato di stupri, aggressioni, gesti infami. Ma, dopo averlo mandato in galera, sono cadute nella trappola delle visite mediche: due di loro sono ancora vergini, la terza non lo e' piu' , ma solo per sua scelta e senza responsabilita' familiari. Insomma, hanno mentito. Ieri la confessione davanti al giudice: "Era possessivo, invadente. Non ci faceva uscire di casa. Un padre insopportabile che ci impediva di vivere". E finita in un pianto generale. Lui, Sebastiano Di Maggio, marinaio bollato dai giornali come il mostro di Isola delle Femmine, si e' sciolto in lacrime quando ha visto il magistrato firmare il proscioglimento. Ha perso trenta chili, per evitare il linciaggio in carcere ha dovuto spacciarsi per trafficante di droga, ma almeno ora e' un uomo riabilitato. Loro, Patrizia, 19 anni, Maria Grazia, 18, e R., 17, hanno pianto di vergogna. E con gli occhi gonfi e lucidi la mamma, Angela, ha stretto con un tenero abbraccio marito e figlie, felice della ritrovata armonia familiare. Tutto finito, tutto dimenticato. Almeno in apparenza, perche' non sara' certo facile cancellare dalla memoria il calvario cominciato la mattina del primo dicembre dell' anno scorso, quando due carabinieri bussarono alla porta di Di Maggio con un mandato di cattura firmato dal giudice Gianfranco Garofalo. Due giorni prima le tre ragazzine erano andate dai carabinieri di Isola delle Femmine, quindici chilometri da Palermo, a denunciare storie di violenze sessuali. Era toccato prima alla piu' piccola. Poi, una alla volta, alle altre. Tre versioni coincidenti, del tutto verosimili. Avevano subito le prime molestie a otto anni. Poi, col passare del tempo, atti completi imposti con la forza. I giudici non ci hanno pensato due volte a far scattare le manette. E solo dopo il primo interrogatorio in carcere, di fronte alle grida di disperazione del marittimo, e' balenata l' idea di sottoporre le ragazzine a visita del ginecologo e dello psicologo. Pratiche lunghe, procedure sfibranti. Di Maggio e' rimasto in galera quattro mesi, ha ottenuto la liberta' provvisoria, ma l' ombra del sospetto non l' ha mai abbandonato. Usciva di casa e la gente si allontanava perche' era il "mostro". Le certezze degli investigatori si sono incrinate quando e' arrivato il primo responso medico, stilato da un ginecologo di grido, Tullio Rossi. Niente violenze. Due ragazze sono risultate illibate, soltanto l' altra non lo era piu' . E a quel punto e' stato fin troppo facile pensare che, se rapporti sessuali c' erano stati, la fanciulla li aveva avuti con l' amico ma non con il padre. Che le ragazzine avessero ordito un' autentica congiura contro il genitore i giudici lo hanno capito non appena hanno letto la relazione della psicologa, Caterina Velo, sicura nella sua diagnosi: "Sono immature e facilmente suggestionabili". Malgrado tutto, Sebastiano Di Maggio ha dovuto aspettare l' udienza preliminare di ieri per liberarsi del peso di quella terribile imputazione. E il suo difensore, Salvatore Gugino, ha avuto buon gioco quando ha bombardato di domande R., Patrizia e Maria Grazia, sventolando quei certificati medici che suonavano come un invito alla confessione. "E vero, abbiamo mentito .

« Ultima modifica: Dicembre 10, 2009, 10:51:01 am da COSMOS1 »
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #17 il: Dicembre 11, 2009, 11:27:28 am »
gli stupratori seriali dalla bulgaria

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=83777&sez=HOME_ROMA

Citazione
ROMA (10 dicembre) - Stava tornando a casa. Erano le 21. Via del Tintoretto, quartiere periferico della capitale. Con lei la figlia di un anno e mezzo. Tre uomini la bloccano. In due la violentano. L'altro tiene in braccio la bambina. E' il 16 novembre e la vittima, una ragazza bulgara di etnia rom di 25 anni, non denuncia il fatto per paura. Ma l'orrore non è ancora finito.

Passano tre giorni. La ragazza torna a casa. Scende dall'autobus. «Mi sei ricaduta tra le braccia». E' la voce di uno dei suoi aggressori che prendendola con la forza vuole nuovamente abusare di lei. La ragazza si ribella, l'uomo l'accoltella ad una gamba.

La giovane mamma trova il coraggio di raccontare quanto accaduto ad un'amica che la convince a sporgere denuncia.

Gli agenti della squadra mobile di Roma, diretti da Vittorio Rizzi, ieri notte hanno rintracciato i tre uomini, di nazionalità bulgara. Sono stati arrestati con l'accusa di violenza sessuale.

 :hmm:

oddio, puzza tanto di montatura...

ke ci siano realtà urbane/internazionali degradate è un fatto
ke una anzichè denunciare una coltellata ad una gamba denunci una violenza sessuale, ripetuta, abituale, x strada, mentre un terzo tiene il bimbo, mah ... puzza un po'
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #18 il: Dicembre 12, 2009, 12:14:01 pm »
vieni caro, nessuno ti manderà via

http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Cronaca/111210__arrestato_per_lo_stupro_della_moglie.__assolto/

Citazione

Arrestato per lo stupro della moglie.
È assolto

IL CASO. Il tribunale non ritiene attendibili le dichiarazioni della donna e dà ragione all'uomo


L'artigiano è stato condannato a 1 anno di reclusione (pena sospesa) per i maltrattamenti e dovrà risarcire i danni all'ex compagna

Il tribunale ha assolto l'imbianchino dall'accusa di violenza sessuale


Fu arrestato senza motivo. Tre anni fa l'artigiano Giuseppe Parro, 46 anni, di Arcugnano, venne catturato dai carabinieri con l'accusa di avere violentato la moglie dalla quale si stava separando. «È una cosa che non sta né in cielo né in terra, totalmente infondata, non ho mai umiliato mia moglie», protestò l'uomo spiegando che in quel periodo, l'estate 2006, stava vivendo un periodo difficile della sua vita.
Dopo quasi un'ora di camera di consiglio il tribunale presieduto da Maurizio Gianesini (giudici Eleonora Babudri e Dario Morsiani), gli ha dato ragione. Ha accolto per il reato più grave di violenza sessuale la tesi difensiva dell'avvocato Andrea Balbo. Invece, ha ritenuto provate le accuse di maltrattamenti per i fatti avvenuti fino al 24 luglio 2006 e Parro è stato condannato a 1 anno di reclusione e al risarcimento di 15 mila euro alla parte civile costituita con l'avv. Milena Gasparotto. La pena è sospesa.
Non c'è dubbio, comunque, che il processo ruotava attorno all'accusa più grave, quella appunto di violenza sessuale, per la quale si erano aperte le porte del carcere. Dopo qualche tempo fu collocato ai domiciliari, anche se Parro spiegò che «l'unica spiegazione che riesco a darmi per il tenore4 della denuncia per violenza sessuale è che mia moglie stava attraversando un difficile momento dal punto di vista psicologico». Anche il pm Marco Peraro all'esito del processo iniziato a febbraio 2008 ha ritenuto che non fosse attendibile l'accusa originaria, ed ha ritenuto sussistessero i maltrattamenti. «Faremo appello per quest'ultimi - ha spiegato l'avv. Balbo - perché dal nostro punto di vista non sono provati neppure le angherie domestiche». Parro sostenne che l'episodio contestatogli dalla moglie nel luglio 2006 era del tutto infondato perché già da un mese non dormiva più assieme a lei e quella sera le chiese di dormire con lei. «Vieni, nessuno ti manderà via, mi rispose, e così fu», ha detto ai giudici sostenendo che nessuno rapporto era stato estorto con la forza.
Il processo è stato una spina nel fianco per l'uomo. Ieri in aula, prima della discussione, è stato sentito come testimone anche il primario di otorino dell'ospedale di Venezia Sandro Bordin. Lungo l'elenco dei testimoni che ha compreso, tra gli altri, anche la dott. Michela Pantano e il sostituto commissario Giampaolo Bettini, amico della coppia. Il quadro che è scaturito è stato quello di una conflittualità domestica nell'ultimo periodo, ma niente che provasse che l'uomo avesse abusato sessualmente della compagna.
«Tra di noi ci furono solo discussioni normali e in alcune occasioni quando mia moglie rifiutava i miei inviti, le chiedevo spiegazioni, magari in maniera pressante, ma sempre in maniera corretta», si è difeso Parro. I giudici sono stati dello stesso avviso. Diversa la questione dei maltrattamenti, perché l'esasperazione di un menage famigliare ormai in crisi aveva indotto talvolta l'uomo ad alzare le mani, alimentando nella donna stress e uno stato di sofferenza psicologica, che avevano alimentato paura e tensione.
«Mia moglie è stata l'unica donna alla quale ho voluto bene - disse l'uomo al giudice quando venne arrestato - e non capisco perché mi accusi di una cosa così grave. Quando litigavamo posso avere alzato la voce, ma non l'ho mai violentata».


Ivano Tolettini

 
« Ultima modifica: Dicembre 31, 2009, 14:42:07 pm da COSMOS1 »
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #19 il: Dicembre 12, 2009, 12:21:30 pm »
Non si sa chi, non si sa perchè, non si sa quando nè dove.
attendiamo con ansia ulteriori particolari
per ora prendiamo atto con soddisfazione che non si tratta di conviventi, quindi la violenza domestica non c'entra
per il resto siamo perplessi

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/11-dicembre-2009/denuncia-sequestro-stupro-gruppo-procura-chi-ha-visto-qualcosa-parli-1602143194070.shtml

Citazione
Denuncia sequestro e stupro di gruppo
La procura: chi ha visto qualcosa parli

Una 27enne bolognese ha raccontato di essere stata caricata su un furgone e violentata per ore da tre aggressori
La donna ha raccontato di essere stata avvicinata dagli aggressori in piazza XX Settembre

Ha denunciato di essere stata sequestrata e violentata, in pieno giorno, da tre persone, che lei descrive come stranieri dell'est. È il racconto di una bolognese di 27 anni, che ha spiegato che i tre l’avrebbero caricata su un furgone, in zona stazione, e tenuta in loro balia per almeno 6-7 ore, violentandola ripetutamente per poi abbandonarla dopo averla anche rapinata della borsetta e del cellulare, a Casalecchio. Sulla vicenda stanno indagando, anche alla ricerca di riscontri, il pm Laura Sola e la Squadra Mobile. Il fatto risale a mercoledì scorso.

LA DENUNCIA - Secondo il racconto contenuto nella denuncia, la ragazza, che lavora e vive in città con i genitori, verso le 13 stava attraversando piazza XX Settembre quando è stata avvicinata da uno dei tre uomini, che le ha chiesto indicazioni stradali facendola avvicinare al furgone, di colore blu. Una volta vicina, la ragazza è stata spinta dentro il cassone, dove c’era un altro degli uomini, oltre a quello alla guida. Dopo ore di ripetute violenze sessuali, la ragazza è stata scaricata a Casalecchio, sotto choc. Ha girovagato in stato confusionale finché, verso le 22, è entrata in un negozio di videonoleggio e gli addetti l’hanno soccorsa, per poi chiamare i genitori e la polizia. Nell’immediato non si è voluta sottoporre agli accertamenti medici che oggi, a distanza di due giorni, ha accettato di fare. La borsa e il cellulare che gli sono stati rubati sono stati ritrovati vicino alla strada a quattro corsie nella zona di Casteldebole.

L'APPELLO - «Mai come in questo caso è necessario che se qualcuno ha visto qualcosa si faccia avanti e lo riferisca», è l’appello lanciato dal Pm Valter Giovannini, portavoce della Procura. La ragazza sta cercando ora di ricostruire nei dettagli, con qualche difficoltà visto lo choc, quello che le è successo. «La squadra mobile sta seguendo il caso con il solito scrupolo» ha detto Giovannini. Sono state acquisite anche le immagini di varie telecamere, sia a Casalecchio che a Bologna, per trovare qualche riscontro al racconto.
« Ultima modifica: Dicembre 20, 2009, 11:52:22 am da COSMOS1 »
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #20 il: Dicembre 12, 2009, 12:26:29 pm »
tutta colpa degli immigrati!
castrazione chimica o meglio fisica per quei porci
devono smetterla di infastidire le nostre donne!
che vengano qui a lavorare e basta! si facciano sfruttare in silenzio e nelle ore libere spariscano!

 :(
a naso per l'indiano sarà difficile avere un processo equo...

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=24585&sez=HOME_ROMA&npl=&desc_sez=

Citazione
Velletri, tenta stupro ragazza a fermata bus:

arrestato
     

ROMA (11 dicembre) - Ha tentato di stuprarla appena scesa dall'autobus sulla tratta Velletri-Genzano, appena fuori Roma. L'ha seguita, intorno alle 18 di ieri e dopo averla abbordata con una scusa l'ha aggredita. Dopo averla immobilizzata per terra ha incominciato a palpeggiarla.

La vittima, una ragazza italiana di 19 anni, ha tentato in tutti modi di difendersi ma lui, un cittadino indiano di 30 anni, le ha messo una mano sulla bocca per non farla urlare. La giovane però è riuscita a divincolarsi ed ha cominciato ad urlare mettendo in fuga l'aggressore. Poi ha chiesto aiuto ad alcuni abitanti della zona prima di allertare la polizia.

Arrestato. Una volante del commissariato di Velletri, dopo poche ore, grazie anche alle descrizioni fornite dalla ragazza e da alcuni testimoni, è riuscita ad individuare ed arrestare l'uomo. Per l'indiano l'accusa è di violenza sessuale.
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Offline Rita

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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #21 il: Dicembre 12, 2009, 21:19:51 pm »
http://piemonte.indymedia.org/article/1877



E’ successo a Modica, la città barocca in provincia di Ragusa, in Sicilia, cittadina che dette i natali a personaggi famosi come il poeta e premio Nobel Salvatore Quasimodo, il filosofo Tommaso Campailla, lo scrittore Carlo Papa, cittadina nota anche per la sua particolare cioccolata.

Ovviamente la vicenda è totalmente ignorata dalla stampa ufficiale italiana che, come è ormai noto in tutta Europa e probabilmente anche oltre, è totalmente asservita ai potenti, e mai dà voce ai poveri disgraziati, cioè alle vittime dei potenti.
Ed ecco che, nel caso del povero Marco Guerrieri, la stampa si è prodigata a pubblicare le foto del suo arresto (vedasi foto allegata), nelle prime pagine dei giornali regionali, per soddisfare la sete di disgrazie altrui dei malvagi utenti di siffatta stampa.
Ma neppure una parola sulla montatura giudiziaria di cui è rimasto vittima, e a causa della quale montatura è morto prima del suo tempo.

Ma veniamo ai fatti, che ometteremo di commentare poiché i responsabili di una simile azione non meritano neppure questo.

Una mattina del novembre del 2004, Marco Guerrieri riceve la visita della Polizia che lo preleva e lo porta in questura.
Negli uffici della questura l’esterrefatto Guerrieri riceve un fascicolo di un centinaio di pagine, dal titolo –ordinanza di custodia cautelare-, con il quale la giustizia italiana, in questo caso modicana, aveva deciso di porre fine alla sua libertà.
E venne condotto nel carcere di Ragusa, con il suo bravo fascicolo.
Nella solitudine della sua cella, nella sezione del carcere dedicata agli stupratori e ai pedofili, leggendo l’avvincente vicenda contenuta in quel corposo fascicolo, vicenda di cui a sua insaputa fu reso protagonista, scoprì con grande stupore di essere accusato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nonché, e questa è la parte più avvincente del racconto, di avere prelevato dalla strada e poi violentato, lui insieme ad altri uomini, una giovane donna polacca a nome Bernadetta.
Purtroppo, ma ovviamente, al momento dell’arresto non gli fu detto che sarebbe finito in carcere, né tanto meno avrebbe potuto immaginarlo non avendo mai commesso alcun reato. Pertanto si ritrovò, oltre che senza vestiario, anche senza carta, penna e senza un calendario.
E siccome la data del fatto di cui era accusato risaliva ad oltre un anno indietro nel tempo, non riuscì a ricordare dove si trovasse, cosa potesse avere fatto in quel fatidico giorno, e a quale giorno della settimana corrispondesse a quella data.
Dopo alcuni giorni di detenzione, ricevette la visita del giudice che lo aveva rinchiuso, non una visita di cortesia, ma un obbligo previsto dalla procedura.
E fu in quel frangente che il giudice venne a conoscenza del fatto che il pericoloso violentatore era affetto da una grave e incurabile malattia, malattia che aveva già da parecchi anni, malattia a causa della quale Marco Guerrieri era gravemente debilitato tanto da pesare qualcosa come 55 chili a fronte di una statura di un metro e novanta.
Malattia e condizioni a causa delle quali non era da anni in grado di avere rapporti sessuali.
E non solo. Si trattava di malattia sessualmente trasmessa, e che quindi avrebbe dovuto contagiare la donna violentata. Ma potrebbe aver usato il preservativo!
Nel giro di pochi giorni venne liberato dal carcere e sottoposto agli arresti domiciliari. Ma non per carità, ma sempre per procedura, in quanto la legge non consente la custodia cautelare in carcere per chi è affetto dalla malattia di Marco Guerrieri.
E finalmente, giunto a casa, consultando il calendario, si rende conto che il giorno in cui avrebbe violentato la polacca, ricadeva di domenica.
E non solo.
Era infatti il giorno in cui in tutta Italia mancò la corrente elettrica, quasi per l’intera giornata. Come si ricordò di tale circostanza? Semplice, Marco Guerrieri da parecchi anni era impiegato dell’Enel.

Ma che strana coincidenza!
Sembra quasi che questo giorno sia stato scelto ad arte. Perché durante la settimana Marco Guerrieri lavorava all’Enel, e spesso faceva degli straordinari. Quindi gli autori della montatura sarebbero potuti incappare in un alibi di ferro con tanto di cartellino timbrato e testimoni.
Ecco allora che Marco Guerrieri si trasforma in violentatore della domenica.
E non solo.
Infatti era anche accusato di aver picchiato la stessa donna che prima aveva violentato, di averla aggredita mentre si trovava insieme alla cugina, sempre polacca, di averla aggredita insieme e con l’ausilio di altri quattro malviventi. Questa volta non a Modica ma a Ragusa.
Una settimana dopo la violenza ma, guarda caso, nuovamente di domenica.

Ma che strana coincidenza!
Quindi, violentatore della domenica, e picchiatore della domenica.
Interessante anche la scelta del giorno del black-out.
Infatti non funzionavano neppure i telefoni cellulari, mancando l’alimentazione a quasi tutte le celle. Sarebbe stato quindi difficile per Marco Guerrieri dimostrare dove si trovasse durante quella giornata, ad esempio consultando i tabulati del suo telefono cellulare.
Ma che strana coincidenza!

Comunque, il malcapitato Marco Guerrieri riuscì a ricordarsi che quel giorno si trovava da tutt’altra parte, in una località fra Catania e Siracusa, a circa 100 chilometri dal luogo in cui si sarebbe verificato il sequestro della polacca e il successivo stupro.
Come peraltro era solito fare infatti, il poveretto, la domenica andava fuori provincia per incontrarsi con altre persone che come lui praticavano il buddismo e altre discipline correlate.

Ma siccome in Italia, contrariamente a tutti gli altri Stati di diritto, vige il principio della presunzione di colpevolezza a capo del sospettato, e che quindi tocca al sospettato stesso provare di essere innocente, ecco che il povero Marco Gurrieri, dalle ristrettezze della detenzione domiciliare, si vide costretto a incaricare un investigatore privato, per ricercare le prove della sua estraneità ai fatti di cui era accusato.

Ed ecco che, in poche ore di indagini, il detective Michele La Rosa, ex carabiniere, riesce a raccogliere numerosi elementi che dimostrano la presenza di Marco Guerrieri in una località diversa e ben lontana da quella in cui sarebbe stata prelevata la polacca per essere poi portata in campagna e violentata.

E non soltanto.
Il detective scoprì anche che la donna polacca, il giorno in cui sarebbe stata stuprata, non era neppure uscita di casa!
La Bernadetta, infatti, lavorava come badante da una anziana signora di Modica Alta, e all’orario in cui sarebbe stata violentata, stava preparando il pranzo per la vecchietta.
E dire che aveva pure effettuato un riconoscimento fotografico, dicendosi sicura al cento per cento di avere riconosciuto il suo violentatore in Marco Guerrieri!

Quindi il detective La Rosa in poche ore scoprì l’innocenza di Marco Guerrieri.
Mentre la polizia, come risulta dai vari giornali asserviti, impiegò un anno e mezzo di indagini “accuratissime”, nonché un cospicuo impiego di forze, per trovare elementi di colpevolezza a carico di Marco Guerrieri e degli altri “malviventi” insieme a lui indagati.

E fu così che i genitori di Marco Guerrieri, già, proprio i suoi genitori, finalmente credettero all’innocenza del figlio.
Capito cosa accade in Italia? Un povero cristo viene accusato di fatti mai accaduti, e persino i suoi genitori ci credono.

Ma proseguiamo con la storia di questo povero impiegato dell’Enel, storia che, purtroppo, non è a lieto fine.

Dopo la breve custodia cautelare in carcere, dopo la meno breve detenzione domiciliare, Marco Guerrieri viene rinviato a giudizio con le accuse di sequestro di persona e violenza sessuale.

L’accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina era intanto caduta all’udienza preliminare. Infatti i cittadini polacchi non sono mai stati clandestini, esistendo una convenzione che li esonerava dall’obbligo del visto dal lontano 1991. Ma evidentemente nel 2004, questa notizia non era ancora giunta al tribunale di Modica. Né era giunta la notizia che dal lontano 1 aprile 1998, in virtù del trattato di Schengen cessarono i controlli alle frontiere terrestri e marittime italiane. Cioè non c’era più il posto di frontiera del Brennero dal quale entrano gli autobus provenienti dalla Polonia. Quindi quale sarebbe questa frontiera che i polacchi oltrepassavano clandestinamente, resta un mistero tutto modicano.

Veniamo adesso alla donna stuprata.
All’udienza preliminare si presentò e si costituì parte civile, inventandosi addirittura una scena di pianto alla vista dei suoi “violentatori”.
Alla prima udienza del processo la Bernadetta era ormai latitante, il suo avvocato, un certo Avveduto di Ispica, si giustificò dicendo che questa era assente in quanto la madre era ammalata.
Alla seconda udienza si dileguò anche l’avvocato, rinunciando al mandato, in quanto aveva ormai capito di essere stato raggirato dalla polacca. O forse sapeva fin dall’inizio che si trattava di finzione, e si ritirò semplicemente sapendo di non poter sostenere l’accusa senza la sua cliente.
Evidentemente la polacca pensava di guadagnare qualche centinaio di migliaia di euro a spese dei poveri accusati, ma rendendosi conto che c’era da affrontare un processo, capì che sarebbe stata facilmente smascherata, e preferì dileguarsi.

Comunque il peso di queste infamanti accuse causò il peggioramento delle condizioni di salute di Marco Guerrieri.
Non riusciva a capire come potesse esistere gente così malvagia da arrivare a tanto, da distruggere la vita e la reputazione di un poveraccio per ottenere un vantaggio di natura economica o per esibizionismo, o per chissà quale altro bieco interesse.

Emblematico è un episodio, accaduto durante una delle numerose udienze del processo, che a tutt’oggi è ancora in corso.
Durante una pausa, nell’aula di udienza, Marco Guerrieri fece l’errore di rivolgere lo sguardo al procuratore. Probabilmente voleva vedere che faccia avesse colui che voleva fargli trascorrere i suoi ultimi anni di vita in un carcere.
Ma il procuratore, accortosene, iniziò ad apostrofarlo: “ma lei mi sta guardando”, “perché mi sta guardando?”, “cosa ha da guardare?”, e il povero Marco Guerrieri si difendeva, e il procuratore ancora: “no, lei mi sta guardando”, “perché mi guarda?”. Ovviamente ciò accadeva davanti a decine di presenti, fra cui tutti gli avvocati degli imputati dei vari processi. E davanti al papà di Marco Guerrieri, che come sempre era presente in aula.
Tutto ciò accade a Modica, perché il processo si celebra a Modica, la città natale di Salvatore Quasimodo.

Vale la pena di sottolineare che la polacca Bernadetta è di una bruttezza che non ha eguali. Ma si sa, in Italia padre Fedele fu accusato di aver violentato una suora vecchia e grassa, figuriamoci se uno sconosciuto Marco Guerrieri non può essere accusato di aver violentato una brutta polacca.
Nei tribunali italiani accade di tutto. Nulla di strano quindi, che un impotente violenti una racchia.

Comunque, strano o non strano, Marco Guerrieri di questa terribile vicenda in cui si trovò coinvolto, ne risentì parecchio, al punto di farne un ossessione. Non riusciva a credere che potesse esistere gente così malvagia da volere in galera una persona innocua come lui, uno che durante tutta la sua vita non aveva mai fatto male a nessuno, neppure un litigio, neppure verbale, perché era talmente calmo da non innervosirsi mai, da non avere mai alzato la voce in vita sua.
Praticava il buddismo, era un non violento per eccellenza, sempre disposto ad aiutare chiunque avesse bisogno, era una persona generosa, una persona che non aveva nemici, un uomo dal carattere d’oro.
E non riusciva a capire come in uno stato democratico potessero accadere cose del genere.
Né tanto meno riusciva a capire come non esistesse una sola persona disposta ad ascoltarlo, ad ascoltare la sua storia, a poterlo in qualche modo aiutare.
Distrutto dallo stress e dalla paura di finire il resto della sua vita in galera, le sue condizioni peggiorarono gradualmente, fino a ritrovarsi ricoverato nell’ospedale di Ragusa, in un letto dal quale non si sarebbe più alzato.
E fu così che il 5 del mese di aprile del 2008 si concluse l’esistenza di Marco Guerrieri, all’età di 43 anni. E nel suo letto di morte, lucido fino alla fine, continuava ad essere ossessionato dal pensiero di quel processo, tanto che poco prima di morire aveva espresso la speranza di uscire pulito da questo processo, ed aveva fatto avere al suo avvocato un certificato medico, per poter chiedere il rinvio dell’udienza del 9 aprile, in quanto voleva essere presente alla successiva.
Ma al 9 aprile non ci arrivò. E l’udienza non fu rinviata.
E sembra che il suo avvocato, Enrico Platania di Ragusa, sia intenzionato a prendere parte al processo anche dopo la morte dell’imputato, probabilmente per difenderne la memoria.
La memoria di un uomo che ha avuto la sola colpa di trovarsi a vivere in un Paese incivile e in una provincia della Sicilia abitata da belve feroci. Il riferimento non è alla polacca, ma a chi di questa si è servito. E a chi rende pubbliche le notizie di palesi montature senza mai dar voce alle vittime, e a chi prova piacere a veder incarcerare i propri concittadini.



http://piemonte.indymedia.org/article/2732


Invece in questo articolo ci occupiamo dell'altro stupratore della domenica, il signor Pietro Palazzolo, abitante in quel di Modica, di anni 45 al tempo del vantato stupro.

Orbene, la sedicente stuprata, una polacca di nome Bernadetta, nel novembre del 2003 firmò un documento in cui era scritto che era stata violentala da due uomini, che prima l'avevano prelevata in pieno centro di Modica tirandola sul furgone, poi l'avevano portata in campagna per ingropparsela, e poi l'avevano riportata dove l'avevano presa, cioè sempre nel centro di Modica.
Violentatori gentiluomini quindi, probabilmente discendenti del ladro gentiluomo Arsenio Lupin.
Pochi giorni dopo, la sedicente stuprata, firmava un documento in cui era scritto che riconosceva come uno dei suoi stupratori il Marco Gurrieri protagonista di questa fantastica vicenda, l'impiegato dell'Enel poi morto per lo stress.
Dava anche una descrizione del secondo stupratore che però non riusciva ad identificare.
Passati sei mesi da questi "firmamenti", firmò una ulteriore carta, nella quale si scriveva che si era precedentemente sbagliata, i violentatori non erano due, bensì tre.
E si giustificava scrivendo che forse non si erano ben capiti con l'interprete.
Certo che l'interprete doveva essere veramente bravo, se non sapeva contare neppure fino a tre.
Ma c'è di più! Infatti si è ricordata di questo terzo uomo, in quanto lo aveva appena incontrato al ristorante di Modica "la griglia d'oro".
E lo riconosceva nella persona di Pietro Palazzolo abitante a Modica.
Che poi Pietro Palazzolo in vita sua non fosse mai andato in un ristorante, forse una sola volta in occasione del matrimonio della sorella, ha poca importanza. L'importante è che la polacca lo ha riconosciuto.
Che poi la polacca non sapesse neppure dove si trova il ristorante "la griglia d'oro", in quanto non ha mai abitato a Modica, non ha alcuna importanza. L'importante è che la polacca lo ha riconosciuto.

Ma c'è una interessante coincidenza.
Di recente i titolari del ristorante "la griglia d'oro" erano stati arrestati in seno all'operazione "hot money", in quanto i pericolosissimi costituenti di una fantomatica associazione a delinquere pare che si incontrassero proprio in quel ristorante.
Ma che strana coincidenza, con le decine, se non centinaia, di ristoranti che ci sono a Modica e in provincia di Ragusa, tutti i criminali frequentano il ristorante "la griglia d'oro".

Inutile poi dire che Pietro Palazzolo non ha mai visto in vita sua quella polacca denominata Bernadetta. L'importante è che la polacca lo ha riconosciuto.

Utile forse dire, che il giorno in cui la polacca sarebbe stata violentata, una domenica, il signor Pietro Palazzolo, come tutte le domeniche, era presente con la sua bancarella di rigattiere al mercatino dell'antiquariato di Modica, nell'atrio del Municipio, in compagnia di una ventina di altri venditori. E ciò dalla mattina alla sera, senza interruzioni. Ma anche questo non ha alcuna importanza. L'importante è che la polacca lo ha riconosciuto.

Interessante è invece un episodio, accaduto in seno al tribunale di Modica.
Infatti all'udienza preliminare, cioè quell'udienza in cui il tribunale deve decidere se i sospettati debbano essere rinviati a giudizio, il difensore del povero Pietro Palazzolo, l'avv. Carmelo Scarso, fece notare al giudice che la donna polacca sedicente stuprata, descriveva il suo terzo violentatore, cioè Pietro Palazzolo, come un uomo di circa 25 anni alto 175 cm con i capelli neri.
E l'avv. Carmelo Scarso fece alzare in piedi il suo cliente, facendo notare che era alto 160 cm, aveva i capelli ormai grigi, e aveva compiuto 45 anni.
Al che il procuratore capo rispondeva con queste testuali parole: "ah, ma li porta bene".

E quindi il signor Pietro Palazzolo, incensurato, inconsapevole, persona innocua, veniva rinviato a giudizio insieme al povero impiegato dell'Enel Marco Gurrieri.


Related Link: http://piemonte.indymedia.org/article/1877
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #22 il: Dicembre 13, 2009, 14:56:21 pm »
Forse non c'è stato nessuno stupro nel Gargano  :huh:
che sia l'incipit di un romanzo giallo?

http://garganopress.net/modules/news/article.php?storyid=13448


Citazione
SAN GIOVANNI ROTONDO. Forse non c'è stato alcuno stupro a San Giovanni Rotondo, le indagini dei medici di Casa Sollievo della Sofferenza escluderebbero infatti la violenza su una ragazza maggiorenne rinvenuta l'altra sera in stato di shock in un noto quartiere della cittadina garganica.

La notizia della violenza si era diffusa in città l'altra mattina come un fulmine a ciel sereno, ma tutti smentiscono, compreso fonti vicine alla locale stazione dei Carabinieri. Allora cosa è accaduto realmente? Non lo si è capito molto bene a questo punto, indagheremo pure noi più approfonditamente. Per ora la 19enne resta in osservazione ed è curata dai medici del locale nosocomio. Ovvio che ci preme smentire per il momento quanto riportato su questo portale e sul sito www.ildiariomontanaro.it. Ci spiace per l'eventuale disagio arrecato. Vi sapremo dire di più nelle prossime ore.

Fonte Garganopress.net
« Ultima modifica: Dicembre 31, 2009, 14:43:14 pm da COSMOS1 »
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #23 il: Dicembre 13, 2009, 14:59:26 pm »
gli stupratori sono criminali
pure stupidi:
mettono la propria foto su facebook!

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo468425.shtml

Citazione
Riconosce stupratore su Facebook
Era stata aggredita nel Milanese

Il social network su internet Facebook ha consentito ai carabinieri di Bollate, nel Milanese, di trovare l'autore di uno stupro. Il giovane, un operaio 20enne, è stato riconosciuto come il proprio aggressore da una donna russa di 40 anni che lui aveva abbordato per la strada con la scusa di accompagnarla a casa per poi violentarla. L'immigrata ha identificato l'uomo guardando alcune foto reperite su Facebook dai militari.

L'episodio risale al 14 novembre. La donna stava tornando a casa dopo una serata passata con amici. Il 20enne le si è avvicinato in auto e le ha detto: "La accompagno io a casa, non e' sicuro girare a quest'ora da queste parti". Ma poi, dopo alcuni minuti, lui l'ha portata in una strada isolata dove l'ha violentata.

Quando il giovane si è allontanato, la cittadina russa ha chiamato i carabinieri che hanno subito iniziato le ricerche. Poi, restringendo il cerchio dei possibili autori della violenza, gli uomini dell'Arma hanno ricavato da Facebook le foto di possibili responsabili e le hanno sottoposte alla donna che ha riconosciuto il suo aguzzino.

L'uomo, incensurato, è ora in una cella del carcere milanese di San Vittore.


« Ultima modifica: Dicembre 31, 2009, 14:43:43 pm da COSMOS1 »
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #24 il: Dicembre 13, 2009, 20:40:37 pm »
è un rumeno
fa troppo rumore salendo le scale
si permette di non prostrarsi alle sue pretese
e lei che fa?
lo denuncia per stupro

http://www.youtube.com/v/VzrR0SvZWDM&hl=it_IT&fs=1&


http://www.youtube.com/donnadisonesta#p/u/2/VzrR0SvZWDM
« Ultima modifica: Dicembre 13, 2009, 21:32:34 pm da COSMOS1 »
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #25 il: Dicembre 20, 2009, 11:55:56 am »
Non si sa chi, non si sa perchè, non si sa quando nè dove.
attendiamo con ansia ulteriori particolari
per ora prendiamo atto con soddisfazione che non si tratta di conviventi, quindi la violenza domestica non c'entra
per il resto siamo perplessi

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/11-dicembre-2009/denuncia-sequestro-stupro-gruppo-procura-chi-ha-visto-qualcosa-parli-1602143194070.shtml



evvai, il fiuto di Sherlock Holmes colpisce ancora!
la pupa tutto s'inventò   :w00t:  

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/19-dicembre-2009/stuprata-tre-stranieri-tutto-falso-lei-finisce-guai-1602179656912.shtml

Citazione
DOPO LA DENUNCIA DI UN PRESUNTO SEQUESTRO IN PIAZZA XX SETTEMBRE
«Stuprata da tre stranieri»: tutto falso
E lei finisce nei guai
La vera storia della violenza nel furgone, telecamere e cellulare smentiscono la ragazza: ha preso un treno per prato

Ha raccontato, e ribadito con forza anche davanti al pubblico ministero, di aver vissuto un’esperienza agghiacciante. Un copione da film horror costruito ad arte facendo ricorso a un cliché razzista molto in voga: quello del romeno delinquente e stupratore. «Erano tre uomini dell’Est, romeni credo, mi hanno caricata su un furgone in piazza XX Settembre e stuprata per ore», ha detto. Tutto falso. Sono solo menzogne quelle messe in fila dalla 27enne ritenuta per giorni vittima di una violenza di gruppo. Le sue parole vengono smentite da prove inequivocabili. Immagini e tracce telefoniche che attestano la sua presenza altrove quel giorno (mercoledì 9 dicembre). Altro che sul furgone dei bruti. Adesso è lei a trovarsi nei guai: è stata denunciata per simulazione di reato e falsa dichiarazione al pm. Reati per cui potrebbe essere indagata. Spetta a lei, se vorrà, raccontare la verità. Dire cosa vuole nascondere. O da cosa sta cercando di difendere se stessa.

LE INDAGINI - Gli investigatori della squadra mobile hanno lavorato senza sosta a un caso che, se vero, sarebbe stato molto allarmante. Poche cose possono destare allarme sociale come un sequestro in pieno giorno e in pieno centro a opera di tre stupratori, figuriamoci se stranieri. Ed è, dunque, lavorando giorno e notte che la polizia ha scoperto delle cose che smentiscono il racconto della ragazza, una laureanda in Ingegneria figlia di una famiglia facoltosa (il padre è un ex ufficiale della Finanza che, dopo varie vicissitudini, ha cambiato lavoro), prossima al matrimonio con un «buon partito», imprenditore e dirigente dei giovani del Pdl, che vive fuori regione. Vediamo queste prove: le tante telecamere disseminate fra piazza XX Settembre e la stazione hanno ripreso chiaramente la giovane attraversare serena la piazza, dirigersi verso la stazione e, qui, salire sul regionale diretto a Prato, proprio all’ora in cui ha detto di essere stata caricata sul furgone tra la piazza e via Boldrini. Questo treno arriva a Prato alle 13.57: tre minuti dopo, la ragazza riceve sul cellulare un sms di un servizio di notizie in tempo reale della Tim. È la centrale messaggi Tim di Firenze a inviarlo. Non ci sono dubbi, quindi, che in quelle ore si trovava in Toscana.

INCONGRUENZE - D’altra parte, molte cose non tornavano anche prima che gli inquirenti avessero questi riscontri. La visita ginecologica cui la 28enne ha accettato di sottoporsi 48 ore dopo i fatti (inizialmente diceva di essere troppo sconvolta per farlo) non ha trovato segni di violenza. Possibile — si sono domandati la polizia e il pm — che uno stupro di gruppo durato ore non abbia lasciato tracce sul corpo della vittima? L’unica risposta ragionevole è no. Come non è ragionevole che chi ha subito una simile violenza non voglia chiamare la polizia: è stato il padre della ragazza, quando quella sera è andata a riprenderla al Blockbuster di Casalecchio, a farlo. E poi perché, quel giorno prima di uscire, ai genitori ha detto che sarebbe andata a Firenze a far compere mentre al suo fidanzato ha detto che sarebbe rimasta in centro a Bologna. A lui qualche dubbio deve essere venuto visto che, come ha raccontata agli investigatori, ha intuito dai rumori di fondo che lei si trovava in stazione. Queste sono solo alcune delle stranezze di un racconto che la 27enne ha ribadito con fermezza soltanto quattro giorni fa, davanti al pm Laura Sola.

I FATTI - Il punto, ora, è comprendere cosa sia realmente successo. Perché qualcosa di spiacevole deve essere accaduto, quel giorno, alla ragazza. Qualcosa che l’ha scioccata: è così che l’hanno descritta, scioccata, i dipendenti del Blockbuster ai quali ha chiesto di fare una telefonata. La verità si nasconde quasi certamente fra le pieghe del privato di questa ragazza dalla vita apparentemente standard. Da una parte l’università, la famiglia, il fidanzato e un matrimonio pianificato per aprile, con la casa già comprata. Dall’altra un mondo tutto personale, fatto di altre frequentazioni, chat e social network.

Amelia Esposito
19 dicembre 2009
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #26 il: Dicembre 20, 2009, 17:49:00 pm »
passare un anno sotto processo è pesante
ma a 18 anni è ancora peggio

http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo/159461

Citazione
Nessun abuso, diciottenne scagionato
Dopo un anno la fine di un incubo

«Non luogo a procedere»: per il gup del Tribunale dei minori, lo stupro denunciato un anno fa in un istituto professionale non c'è mai stato. Il ragazzo non ha abusato della compagna disabile. Nel frattempo ha smesso di studiare Accusato di uno stupro che non ci fu Tribunale dei minori: a scuola nessuna violenza sessuale

Quella violenza sessuale non c'è mai stata. «Non luogo a procedere», ha stabilito il gup del Tribunale dei minori, un collegio presieduto da Francesco Paolo Fasoli. Emessa lo scorso 16 novembre, la sentenza, per un ragazzo che ha appena compiuto 18 anni, è la fine di un incubo che non sarà facile dimenticare: per un anno, a scuola, è stato considerato, più o meno, un mostro. Sulle sue spalle, l'accusa di aver approfittato di una compagna con disabilità psichiche, chiudendosi con lei in un'aula vuota e obbligandola ad avere un rapporto sessuale.

IL PESO DELLE ACCUSE A denunciare furono i genitori della ragazza. L'indagine, condotta dagli uomini della squadra Mobile della Questura, aveva gettato lo scompiglio nell'istituto professionale frequentato dai due. La faccenda finì, ovviamente, sui giornali: senza nomi e anche senza l'indicazione precisa della scuola, visto che i protagonisti, all'epoca, erano ancora entrambi minorenni, ma con tutto il rilievo che la gravità delle accuse comportava. Per il ragazzo fu un trauma. Non riuscì più a metterci piede, in quella scuola. Troppi sguardi addosso, troppi mormorii alle spalle. Finito l'anno, è arrivata l'estate, ma a settembre il coraggio di affrontare il ritorno fra i banchi non c'era.

Poco meno di un mese fa, finalmente, la sentenza. Quel fatto, dice il giudice in base alle perizie mediche e all'esame delle testimonianze, non è mai accaduto.

SOLI NELL'AULA Fin dall'inizio qualche dubbio c'era stato. Gli alunni che quel venerdì mattina, 19 dicembre 2008, mentre il resto della classe si era allontanata dall'edificio per partecipare a un saggio ginnico, erano rimasti nei pressi della porta di quell'aula avevano dichiarato di non aver sentito nessun rumore sospetto, nessun grido, nessuna richiesta d'aiuto.

Ma quella manovra per restare soli nella classe deserta non era sfuggita anche ad alcune alunne che avevano dato l'allarme: «Forse, e sottolineo forse, hanno ingigantito la cosa», disse in seguito il preside. «Forse è stato solo un gioco», concluse, «un episodio fugace che ha suscitato la morbosità delle ragazze».

LA DENUNCIA La protagonista, un'alunna seguita, per parte dell'orario settimanale, da un'insegnante di sostegno, aveva però raccontato qualcosa a una professoressa. Il preside, a quel punto, aveva convocato i genitori. Questi, insospettiti, l'avevano portata in un ospedale: il responso dei medici li avevano convinti a sporgere denuncia per violenza sessuale alla Questura di Cagliari: una denuncia contro ignoti cui gli investigatori della Mobile, guidati dal dirigente Oreste Barbella e aiutati dagli uomini della Scientifica, avevano cercato conferme, muovendosi col massimo riserbo e con l'attenzione necessaria quando si ha a che fare con reati di questo tipo fra persone non ancora adulte. Sono state disposte nuove perizie mediche che non hanno portato all'individuazione di tracce che permettessero di stabilire se c'era stata violenza o meno, e sono stati interrogati i testimoni che però hanno descritto una scena in cui nessuno costringeva e nessuno era costretto.

LA SENTENZA Concluse le indagini, il delicatissimo rapporto era finito nelle mani del Tribunale dei minori. A difendere il giovane, l'avvocato Enrica Bonanno. Il collegio per l'udienza preliminare, esaminate le carte, ha ritenuto che non vi fossero elementi per procedere e, un mese fa, ha emesso la sentenza, ritirata nei giorni scorsi dal legale del ragazzo.

«Per il mio assistito - ha commentato l'avvocato Bonanno - è la conclusione di una vicenda che ha avuto pesantissime ripercussioni sulla sua esistenza. Tanto che stiamo valutando la possibilità di denunciare per diffamazione chi gli ha rivolto accuse così pesanti».

MARCO NOCE

Martedì 15 dicembre 2009 08.51
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #27 il: Dicembre 20, 2009, 17:57:45 pm »
qui le cose sono due:
o i giornalisti sono dementi
o gli articoli li scrivono dopo aver spento il cervello
qui c'è una sola cosa certa: all'indiano l'avvocato non lo pagherà nessuno

http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/15906/1/

Citazione

Indiano arrestato per stupro

martedì 15 dicembre 2009

(red.) Una squallida vicenda di violenza si è consumata nei giorni scorsi in provincia di Brescia ai danni di una signora italiana di 45 anni, oggetto “del desiderio” da parte di un 34enne indiano.
L’uomo è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Desenzano con le accuse di stalking e violenza sessuale.
A denunciarlo una 45enne della quale l'uomo, in Italia con regolare permesso di soggiorno, si era innamorato e che - secondo l'accusa - ha costretto a subire violenze e abusi sessuali.
Il teatro della storia è stata una località della Bassa brecsiana. La donna aveva conosciuto l'immigrato solo per avergli fornito alcune informazioni, alle quali avevano fatto seguito alcuni gesti gentili e basta.
Il corteggiamento e le attenzioni del 34enne nei confronti della signora si sono però ben presto trasformate in ossessione con appostamenti, telefonate al cellulare, pressing costante.
Finchè l’uomo, approfittando di un momento favorevole, secondo la denuncia è riuscito a trascinare la donna in una zona appartata e lì l’ha violentata.
L’incubo per la vittima si è ripetuto qualche giorno dopo, quando l’indiano l’ha sottoposta ad un nuovo stupro. La donna inizialmente aveva taciuto la cosa per la vergogna, poi, dopo il secondo episodio, si era decisa a confessare tutto al marito e quindi a sporgere denuncia presso la caserma dei carabinieri di Calvisano.
Dopo tre mesi di indagini, l'immigrato è stato arrestato con provvedimento del gip su richiesta del pm Giancarlo Tarquini. Le accuse sono stalking e violenza sessuale.

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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #28 il: Dicembre 20, 2009, 18:09:10 pm »
in Gran Bretagna l'Alzheimer avanza a grandi passi  :doh:

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo468842.shtml

Citazione
Stupro Gb, due bambini incriminati
Gli imputati hanno solamente 10 anni

Due bambini di 10 anni sono stati incriminati in Gran Bretagna con l'accusa di aver stuprato una bimba di 8 anni. Lo ha riferito la polizia di Londra. I due piccoli dovranno presentarsi davanti alla Corte di Uxbridge. "L'episodio si è verificato a Hayes, nella zona occidentale di Londra, lo scorso 27 ottobre", ha spiegato un portavoce della polizia, "vista l'età dei bambini, questi sono gli unici dettagli che possiamo fornire", ha aggiunto.
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Re:Ancora stupri: tutti falsi!
« Risposta #29 il: Dicembre 20, 2009, 18:13:01 pm »
talvolta la giustizia è lenta  :(
anche negli USA

http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/News/159899

Citazione
Usa: scagionato dal Dna dopo 35 anni di carcere

Dopo 35 anni di carcere un uomo della Florida è stato scagionato e rimesso in libertà. James Bain era stato condannato all'ergastolo nel 1974 per rapimento e stupro di un bambino di 9 anni. Aveva chiesto per anni la prova del Dna e l'aveva finalmente ottenuta dopo che un'organizzazione innocentista aveva preso in mano il caso. Dall'esame, i cui risultati sono stati resi noti la settimana scorsa, è risultato che l'uomo non aveva commesso il reato. Ieri il giudice competente ne ha ordinato il rilascio.

Venerdì 18 dicembre 2009 00.34
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