In rilievo > Violenza Femminile: la violenza DELLE donne
Ancora stupri: tutti falsi!
uroboros:
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/16-maggio-2009/via-libia-non-fu-violenza-sessuale-imputati-assolti-appello-1501361424412.shtml
FATTO RISALE AL SETTEMBRE 2006
«Via Libia, non fu violenza sessuale»
Gli imputati assolti in appello
Il legale: «Ora le femministe si scusino»
Le proteste femministe del 2007
Non fu stupro. «Il fatto non sussiste». La Corte d’appello ha ribaltato il verdetto di primo grado e ha assolto con formula piena i due giovani accusati di aver violentato una loro amica in un appartamento di via Libia. L’episodio del 24 settembre del 2006 fece scalpore. La Rete delle donne, i collettivi femministi e una nutrita pattuglia di scrittori manifestarono in solidarietà con la ragazza, Angy, una bolognese oggi 29enne, davanti agli uffici giudiziari di piazza Trento e Trieste, in occasione delle udienze del processo di primo grado terminato, nel novembre 2007, con la condanna degli imputati a due anni e dieci mesi. Ieri XXXXXXX e XXXXXX, il primo 29enne romano e il secondo 22enne del Cagliaritano, hanno invece ottenuto l’assoluzione per il reato di violenza sessuale. È stata però confermata la condanna a due mesi a carico di XXXX per le lesioni ai danni della ragazza, avvenute secondo la denuncia (e la sentenza di primo grado) dopo il presunto stupro, quando la ragazza disse di voler chiamare la polizia. Lei raccontò di essersi difesa, rompendo anche una bottiglia in testa a uno dei due. La trovarono più tardi in strada, in una pozza di sangue, con il naso rotto e ferite al volto e alle mani. Secondo gli imputati, che furono arrestati poco dopo e hanno fatto tre giorni di carcere e più di un anno ai domiciliari, era «caduta per le scale». I due ragazzi e la ragazza, tutti di buona famiglia, si conoscevano, in precedenza XXXX aveva avuto anche una relazione con lei. Passarono una serata insieme e, dopo aver bevuto, finirono nell’appartamento di via Libia, dove si scambiarono effusioni. Lei sostiene che a un certo punto disse «basta» ma loro andarono avanti lo stesso. Secondo i due, invece, i rapporti avvennero con il consenso della ragazza e si interruppero quando lei lo chiese. La giudice Rita Zaccariello, nell’ordinanza d’arresto, scrisse che gli imputati avevano «ignorato il limite», ragionamento condiviso dal giudice Andrea Scarpa che pronunciò il verdetto di condanna, accolto con gli applausi e con un brindisi dalle donne che manifestavano in piazza Trento e Trieste. A ribaltare la decisione, ieri, è stata la seconda sezione della corte d’appello, presieduta dal giudice Stefano Valenti mentre la relatrice era Rossella Zuffa. L’assoluzione è stata sollecitata anche dal sostituto procuratore generale Ugo Guccione. «Sono lieto che sia emersa la verità, le femministe farebbero bene a scusarsi: senza i coretti e i condizionamenti forse sarebbe emersa già in primo grado», osserva l’avvocato Antonio Petroncini che ha difesoXXXX e non dimentica di essere stato chiamato persino «assassino». «Sono dispiaciuto —aggiunge — per il linciaggio mediatico a cui i due ragazzi sono stati sottoposti, per fortuna quando sono stati mandati ai domiciliari non c’era ancora il recente decreto anti-strupri perché altrimenti l’ingiusta detenzione sarebbe stata in carcere. Valuteremo se chiedere il risarcimento». L’avvocato Susanna Zaccaria che assisteva la ragazza è sorpresa: «La richiesta di assoluzione del sostituto pg mi lascia con un palmo di naso. Non credevo che fosse ancora necessario discutere sul principio che una donna è libera di iniziare un rapporto ma anche di interromperlo». Ricorrerà in Cassazione? «Attendo le motivazioni, la mia assistita si è già esposta molto».
COSMOS1:
L' uomo e' rimasto in carcere quattro mesi: ieri davanti al giudice le ragazze hanno confessato Falsi stupri per punire il padre
http://www.facebook.com/search/?ref=search&q=femminismo&init=quick#/topic.php?uid=219909035259&topic=11310
Patrizia ha 19 anni, Grazia 18, l' altra 17 "Era possessivo, un papa' insopportabile"
Tradite dalle visite: due sono vergini
Non le faceva uscire, tre sorelle inventano violenze - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
PALERMO .
Per liberarsi del padre troppo severo si sono inventate terribili storie di violenze sessuali. Lo hanno accusato di stupri, aggressioni, gesti infami. Ma, dopo averlo mandato in galera, sono cadute nella trappola delle visite mediche: due di loro sono ancora vergini, la terza non lo e' piu' , ma solo per sua scelta e senza responsabilita' familiari. Insomma, hanno mentito. Ieri la confessione davanti al giudice: "Era possessivo, invadente. Non ci faceva uscire di casa. Un padre insopportabile che ci impediva di vivere". E finita in un pianto generale. Lui, Sebastiano Di Maggio, marinaio bollato dai giornali come il mostro di Isola delle Femmine, si e' sciolto in lacrime quando ha visto il magistrato firmare il proscioglimento. Ha perso trenta chili, per evitare il linciaggio in carcere ha dovuto spacciarsi per trafficante di droga, ma almeno ora e' un uomo riabilitato. Loro, Patrizia, 19 anni, Maria Grazia, 18, e R., 17, hanno pianto di vergogna. E con gli occhi gonfi e lucidi la mamma, Angela, ha stretto con un tenero abbraccio marito e figlie, felice della ritrovata armonia familiare. Tutto finito, tutto dimenticato. Almeno in apparenza, perche' non sara' certo facile cancellare dalla memoria il calvario cominciato la mattina del primo dicembre dell' anno scorso, quando due carabinieri bussarono alla porta di Di Maggio con un mandato di cattura firmato dal giudice Gianfranco Garofalo. Due giorni prima le tre ragazzine erano andate dai carabinieri di Isola delle Femmine, quindici chilometri da Palermo, a denunciare storie di violenze sessuali. Era toccato prima alla piu' piccola. Poi, una alla volta, alle altre. Tre versioni coincidenti, del tutto verosimili. Avevano subito le prime molestie a otto anni. Poi, col passare del tempo, atti completi imposti con la forza. I giudici non ci hanno pensato due volte a far scattare le manette. E solo dopo il primo interrogatorio in carcere, di fronte alle grida di disperazione del marittimo, e' balenata l' idea di sottoporre le ragazzine a visita del ginecologo e dello psicologo. Pratiche lunghe, procedure sfibranti. Di Maggio e' rimasto in galera quattro mesi, ha ottenuto la liberta' provvisoria, ma l' ombra del sospetto non l' ha mai abbandonato. Usciva di casa e la gente si allontanava perche' era il "mostro". Le certezze degli investigatori si sono incrinate quando e' arrivato il primo responso medico, stilato da un ginecologo di grido, Tullio Rossi. Niente violenze. Due ragazze sono risultate illibate, soltanto l' altra non lo era piu' . E a quel punto e' stato fin troppo facile pensare che, se rapporti sessuali c' erano stati, la fanciulla li aveva avuti con l' amico ma non con il padre. Che le ragazzine avessero ordito un' autentica congiura contro il genitore i giudici lo hanno capito non appena hanno letto la relazione della psicologa, Caterina Velo, sicura nella sua diagnosi: "Sono immature e facilmente suggestionabili". Malgrado tutto, Sebastiano Di Maggio ha dovuto aspettare l' udienza preliminare di ieri per liberarsi del peso di quella terribile imputazione. E il suo difensore, Salvatore Gugino, ha avuto buon gioco quando ha bombardato di domande R., Patrizia e Maria Grazia, sventolando quei certificati medici che suonavano come un invito alla confessione. "E vero, abbiamo mentito .
COSMOS1:
gli stupratori seriali dalla bulgaria
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=83777&sez=HOME_ROMA
--- Citazione ---ROMA (10 dicembre) - Stava tornando a casa. Erano le 21. Via del Tintoretto, quartiere periferico della capitale. Con lei la figlia di un anno e mezzo. Tre uomini la bloccano. In due la violentano. L'altro tiene in braccio la bambina. E' il 16 novembre e la vittima, una ragazza bulgara di etnia rom di 25 anni, non denuncia il fatto per paura. Ma l'orrore non è ancora finito.
Passano tre giorni. La ragazza torna a casa. Scende dall'autobus. «Mi sei ricaduta tra le braccia». E' la voce di uno dei suoi aggressori che prendendola con la forza vuole nuovamente abusare di lei. La ragazza si ribella, l'uomo l'accoltella ad una gamba.
La giovane mamma trova il coraggio di raccontare quanto accaduto ad un'amica che la convince a sporgere denuncia.
Gli agenti della squadra mobile di Roma, diretti da Vittorio Rizzi, ieri notte hanno rintracciato i tre uomini, di nazionalità bulgara. Sono stati arrestati con l'accusa di violenza sessuale.
--- Termina citazione ---
:hmm:
oddio, puzza tanto di montatura...
ke ci siano realtà urbane/internazionali degradate è un fatto
ke una anzichè denunciare una coltellata ad una gamba denunci una violenza sessuale, ripetuta, abituale, x strada, mentre un terzo tiene il bimbo, mah ... puzza un po'
COSMOS1:
vieni caro, nessuno ti manderà via
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Cronaca/111210__arrestato_per_lo_stupro_della_moglie.__assolto/
--- Citazione ---
Arrestato per lo stupro della moglie.
È assolto
IL CASO. Il tribunale non ritiene attendibili le dichiarazioni della donna e dà ragione all'uomo
L'artigiano è stato condannato a 1 anno di reclusione (pena sospesa) per i maltrattamenti e dovrà risarcire i danni all'ex compagna
Il tribunale ha assolto l'imbianchino dall'accusa di violenza sessuale
Fu arrestato senza motivo. Tre anni fa l'artigiano Giuseppe Parro, 46 anni, di Arcugnano, venne catturato dai carabinieri con l'accusa di avere violentato la moglie dalla quale si stava separando. «È una cosa che non sta né in cielo né in terra, totalmente infondata, non ho mai umiliato mia moglie», protestò l'uomo spiegando che in quel periodo, l'estate 2006, stava vivendo un periodo difficile della sua vita.
Dopo quasi un'ora di camera di consiglio il tribunale presieduto da Maurizio Gianesini (giudici Eleonora Babudri e Dario Morsiani), gli ha dato ragione. Ha accolto per il reato più grave di violenza sessuale la tesi difensiva dell'avvocato Andrea Balbo. Invece, ha ritenuto provate le accuse di maltrattamenti per i fatti avvenuti fino al 24 luglio 2006 e Parro è stato condannato a 1 anno di reclusione e al risarcimento di 15 mila euro alla parte civile costituita con l'avv. Milena Gasparotto. La pena è sospesa.
Non c'è dubbio, comunque, che il processo ruotava attorno all'accusa più grave, quella appunto di violenza sessuale, per la quale si erano aperte le porte del carcere. Dopo qualche tempo fu collocato ai domiciliari, anche se Parro spiegò che «l'unica spiegazione che riesco a darmi per il tenore4 della denuncia per violenza sessuale è che mia moglie stava attraversando un difficile momento dal punto di vista psicologico». Anche il pm Marco Peraro all'esito del processo iniziato a febbraio 2008 ha ritenuto che non fosse attendibile l'accusa originaria, ed ha ritenuto sussistessero i maltrattamenti. «Faremo appello per quest'ultimi - ha spiegato l'avv. Balbo - perché dal nostro punto di vista non sono provati neppure le angherie domestiche». Parro sostenne che l'episodio contestatogli dalla moglie nel luglio 2006 era del tutto infondato perché già da un mese non dormiva più assieme a lei e quella sera le chiese di dormire con lei. «Vieni, nessuno ti manderà via, mi rispose, e così fu», ha detto ai giudici sostenendo che nessuno rapporto era stato estorto con la forza.
Il processo è stato una spina nel fianco per l'uomo. Ieri in aula, prima della discussione, è stato sentito come testimone anche il primario di otorino dell'ospedale di Venezia Sandro Bordin. Lungo l'elenco dei testimoni che ha compreso, tra gli altri, anche la dott. Michela Pantano e il sostituto commissario Giampaolo Bettini, amico della coppia. Il quadro che è scaturito è stato quello di una conflittualità domestica nell'ultimo periodo, ma niente che provasse che l'uomo avesse abusato sessualmente della compagna.
«Tra di noi ci furono solo discussioni normali e in alcune occasioni quando mia moglie rifiutava i miei inviti, le chiedevo spiegazioni, magari in maniera pressante, ma sempre in maniera corretta», si è difeso Parro. I giudici sono stati dello stesso avviso. Diversa la questione dei maltrattamenti, perché l'esasperazione di un menage famigliare ormai in crisi aveva indotto talvolta l'uomo ad alzare le mani, alimentando nella donna stress e uno stato di sofferenza psicologica, che avevano alimentato paura e tensione.
«Mia moglie è stata l'unica donna alla quale ho voluto bene - disse l'uomo al giudice quando venne arrestato - e non capisco perché mi accusi di una cosa così grave. Quando litigavamo posso avere alzato la voce, ma non l'ho mai violentata».
Ivano Tolettini
--- Termina citazione ---
COSMOS1:
Non si sa chi, non si sa perchè, non si sa quando nè dove.
attendiamo con ansia ulteriori particolari
per ora prendiamo atto con soddisfazione che non si tratta di conviventi, quindi la violenza domestica non c'entra
per il resto siamo perplessi
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/11-dicembre-2009/denuncia-sequestro-stupro-gruppo-procura-chi-ha-visto-qualcosa-parli-1602143194070.shtml
--- Citazione ---Denuncia sequestro e stupro di gruppo
La procura: chi ha visto qualcosa parli
Una 27enne bolognese ha raccontato di essere stata caricata su un furgone e violentata per ore da tre aggressori
La donna ha raccontato di essere stata avvicinata dagli aggressori in piazza XX Settembre
Ha denunciato di essere stata sequestrata e violentata, in pieno giorno, da tre persone, che lei descrive come stranieri dell'est. È il racconto di una bolognese di 27 anni, che ha spiegato che i tre l’avrebbero caricata su un furgone, in zona stazione, e tenuta in loro balia per almeno 6-7 ore, violentandola ripetutamente per poi abbandonarla dopo averla anche rapinata della borsetta e del cellulare, a Casalecchio. Sulla vicenda stanno indagando, anche alla ricerca di riscontri, il pm Laura Sola e la Squadra Mobile. Il fatto risale a mercoledì scorso.
LA DENUNCIA - Secondo il racconto contenuto nella denuncia, la ragazza, che lavora e vive in città con i genitori, verso le 13 stava attraversando piazza XX Settembre quando è stata avvicinata da uno dei tre uomini, che le ha chiesto indicazioni stradali facendola avvicinare al furgone, di colore blu. Una volta vicina, la ragazza è stata spinta dentro il cassone, dove c’era un altro degli uomini, oltre a quello alla guida. Dopo ore di ripetute violenze sessuali, la ragazza è stata scaricata a Casalecchio, sotto choc. Ha girovagato in stato confusionale finché, verso le 22, è entrata in un negozio di videonoleggio e gli addetti l’hanno soccorsa, per poi chiamare i genitori e la polizia. Nell’immediato non si è voluta sottoporre agli accertamenti medici che oggi, a distanza di due giorni, ha accettato di fare. La borsa e il cellulare che gli sono stati rubati sono stati ritrovati vicino alla strada a quattro corsie nella zona di Casteldebole.
L'APPELLO - «Mai come in questo caso è necessario che se qualcuno ha visto qualcosa si faccia avanti e lo riferisca», è l’appello lanciato dal Pm Valter Giovannini, portavoce della Procura. La ragazza sta cercando ora di ricostruire nei dettagli, con qualche difficoltà visto lo choc, quello che le è successo. «La squadra mobile sta seguendo il caso con il solito scrupolo» ha detto Giovannini. Sono state acquisite anche le immagini di varie telecamere, sia a Casalecchio che a Bologna, per trovare qualche riscontro al racconto.
--- Termina citazione ---
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