In rilievo > Violenza Femminile: la violenza DELLE donne
Ancora stupri: tutti falsi!
COSMOS1:
Gli mancano tre dita a una mano: la vittima non se n'è accorta
http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/02/01/news/gli_mancano_tre_dita_la_vittima_non_l_ha_visto-11941513/
Accusato di stupro da una prostituta e scappato dall'Italia, venne condannato in contumacia. Ma la sua menomazione, dodici anni dopo, potrebbe fare la differenza nel processo d'appello: secondo il suo avvocato, la donna si sarebbe sbagliata
di LORENZA PLEUTERI
Nella foto che lo ritrae, a 16 anni, si vede che gli mancano tre dita di una mano. Ma la prostituta che lo ha accusato di stupro e fatto arrestare, descrivendolo senza incertezze, alla menomazione non ha mai accennato. Questo "segno particolare" è il jolly giocato a sorpresa dall’avvocato Antonio Genovese, potrebbe fare la differenza al processo d’appello in corso in aula 50. "La vittima - è la tesi difensiva - su di lui si è sbagliata". Alla sbarra c’è il cittadino albanese Genci Hamzaj, 34 anni. Il 3 giugno 1998, secondo l’accusa, con altri due uomini rapinò e violentò una connazionale costretta a battere. Poi scappò dall’Italia. Condannato in contumacia, fu arrestato a Bari 12 anni dopo i fatti contestati, appena rientrò in Italia. Venne scarcerato, per questioni tecnico-formali, ed ebbe la possibilità di impugnare la sentenza di primo grado. Adesso, a sorpresa, spunta la inesplorata questione della conformazione anatomica della mano. Il difensore Genovese ha esibito la fotografia, appena avuta dall’Albania, e ha posto la questione. Secondo il procuratore generale Francesco Scisciot il particolare è ininfluente ai fini dell’accertamento delle responsabilità. La Corte d’appello non vuole invece lasciare nulla di inesplorato, prima di pronunciarsi. Con una ordinanza ha chiesto di acquisire il cartellino dattiloscopico dell’imputato, quello su cui nel 1998 aveva impresso le impronte delle dita.
(01 febbraio 2011)
COSMOS1:
che dire, che tutti i salmi finiscono in gloria?
Il Gazzettino, edizione di Venezia, pag. XI Mercoledì 2 Febbraio 2011,
Per giustificare la "fuga d’amore" s’inventò una violenza sessuale mai avvenuta, facendo finire sotto accusa il ragazzo che ora è diventato suo marito e padre di una bimba di 3 mesi.
Protagonista della vicenda giudiziaria è una ragazzina di etnia rom di appena 15 anni che, all’epoca dei fatti, risiedeva in provincia di Brescia. Il processo si è celebrato ieri davanti al Tribunale di Venezia in quanto, nel novembre del 2009, la coppia si era "rifugiata" a Mestre e proprio in quei 3 giorni di "fuga" la quindicenne aveva collocato l’asserita violenza sessuale. Agli inquirenti dichiarò di essere stata narcotizzata e violentata dal ventunenne con il quale si trovava, e con il quale aveva un rapporto di amicizia fin da bambina.
La Procura aprì un’inchiesta, sollecitata anche dalla madre della ragazza, e concluse gli accertamenti con il rinvio a giudizio del ventunenne. Nel corso del processo, però, è emersa una realtà ben diversa: la stessa minorenne ha spiegato ai giudici di essere stata consenziente e di aver avuto rapporti con il ventunenne da lungo tempo. La loro "fuga d’amore" a Mestre era stata decisa quando i genitori della ragazzina le comunicarono di essere stata promessa in sposa ad un altro giovane, residente a Parigi, in Francia, con il quale lei non voleva avere nulla a che fare. E, quando la coppia fu scoperta, la ragazzina inventò una versione per evitare i prevedibili pesanti rimproveri dei genitori.
Il Tribunale, presieduto da Sara Natto (giudici a latere Chiara Bitozzi e Barbara Lancieri) ha quindi assolto il ventunenne dall’accusa di violenza sessuale, trasmettendo gli atti alla Procura del Tribunale per i minorenni affinché proceda per il reato di calunnia nei confronti della ragazzina, oggi diciassettenne. Lo stesso pubblico ministero, Massimo Michelozzi, aveva concluso la sua requisitoria sollecitando l’assoluzione dell’imputato.
Nel frattempo la minorenne ha concretizzato il suo sogno d’amore: è riuscita a non sposare il promesso sposo parigino scelto dai genitori contro la sua volontà. Al contrario si è maritata proprio con il ventunenne da lei accusato falsamente di averla violentata. E, tre mesi fa, la giovane coppia ha messo al mondo una bimba.
COSMOS1:
Ammirevole la fermezza di alcuni uomini, grazie a loro l'ipocrisia dilagante viene a galla
Se avesse fatto quello che era lecito aspettarsi (le avesse sparato con la pistola d'ordinanza un caricatore intero!) oggi tutti la ricorderebbero come vittima
Ha saputo aspettare e sperare contro ogni speranza nella giustizia
ed è stato fortunato
peccato che lei adesso abbia solo da affrontare un processo per calunnia
Genova, poliziotto scagionato dall’accusa di stupro querela la ex
http://www.genova24.it/2011/02/genova-poliziotto-scagionato-dallaccusa-di-stupro-querela-la-ex-7476
Genova. Da carnefice a vittima: un poliziotto accusato di aver legato e violentato la sua ex compagna è stato oggi scagionato da ogni accusa. La donna, insegnante di educazione fisica, benchè la vicenda risalisse al 2004 lo aveva denunciato solo lo scorso anno, per paura,secondo quanto da lei riferito, di ritorsioni e minacce. Ai giudici aveva poi raccontato di essere stata legata e violentata e di avere anche contratto una malattia venerea durante il rapporto.
Oggi il Gip ha archiviato il fascicolo, accogliendo la richiesta del pm. La vicenda però continuerà ancora: la donna è stata querelata dal poliziotto ed è ora indagata per calunnia.
Utente Cacellato:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_febbraio_2/assolto-ispettore-polizia-stupro-nigeriana-corelli-181382256986.shtml
Via Corelli, assolto l'ispettore di polizia
accusato di violenze su una nigeriana
La ragazza aveva raccontato che l'uomo era entrato nel suo letto e che giorni dopo l'aveva picchiata
MILANO - È stato assolto con formula piena l’ispettore di polizia Vittorio Addesso, in servizio al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, che era accusato di violenza sessuale aggravata per aver aggredito una nigeriana, quando si trovava nel Cie, pochi giorni prima della rivolta dell’agosto 2009. La sentenza di assoluzione è stata emessa con rito abbreviato dal gup di Milano, Simone Luerti. Lo stesso pm Gianluca Risco aveva chiesto l’assoluzione. L’ACCUSA - Il poliziotto era accusato di aver molestato la donna, J.O., 28 anni, mentre si trovava distesa sul materasso nella sua camera nell’agosto del 2009. La donna aveva parlato del tentativo di violenza già nel 2009, nel corso di un processo in cui era imputata a Milano per la rivolta avvenuta nel Cie (per quei fatti la giovane era stata condannata a sei mesi). La nigeriana poi aveva confermato le accuse nel corso di un incidente probatorio nel giugno del 2010. «Una sera di agosto, prima delle proteste del 13 - ha detto la ragazza - l’ispettore Addesso venne in camera mia mentre stavo dormendo, s’infilò nel letto e iniziò a toccarmi». Testimoni dell’episodio sarebbero stati un’altra ospite del centro e un operatore della Croce Rossa. Quest’ultimo, stando sempre alle parole dell’imputata, avrebbe cercato di minimizzare di fronte alla reazione impaurita della ragazza, dicendo che l’ispettore «stava scherzando». In precedenza, ha raccontato ancora la donna (imputata assieme ad altri 13 immigrati), «mi aveva detto che mi avrebbe fatto uscire dal centro, se accettavo di avere un rapporto con lui, fuori». La sera dei disordini, invece, ha spiegato ancora l’immigrata, «l’ispettore mi ha colpito quattro volte, una con un pugno in faccia». «Ci chiediamo se tanta attenzione alle garanzie dell’imputato - hanno spiegato i legali della giovane, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini - sarebbe stata osservata a parti inverse. È infatti la parola di una straniera contro un rappresentante dello Stato». ] MILANO - È stato assolto con formula piena l'ispettore di polizia Vittorio Addesso, in servizio al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, che era accusato di violenza sessuale aggravata per aver aggredito una nigeriana, quando si trovava nel Cie, pochi giorni prima della rivolta dell'agosto 2009. La sentenza di assoluzione è stata emessa con rito abbreviato dal gup di Milano, Simone Luerti. Lo stesso pm Gianluca Risco aveva chiesto l'assoluzione.
L'ACCUSA - Il poliziotto era accusato di aver molestato la donna, J.O., 28 anni, mentre si trovava distesa sul materasso nella sua camera nell'agosto del 2009. La donna aveva parlato del tentativo di violenza già nel 2009, nel corso di un processo in cui era imputata a Milano per la rivolta avvenuta nel Cie (per quei fatti la giovane era stata condannata a sei mesi). La nigeriana poi aveva confermato le accuse nel corso di un incidente probatorio nel giugno del 2010. «Una sera di agosto, prima delle proteste del 13 - ha detto la ragazza - l'ispettore Addesso venne in camera mia mentre stavo dormendo, s'infilò nel letto e iniziò a toccarmi». Testimoni dell'episodio sarebbero stati un'altra ospite del centro e un operatore della Croce Rossa. Quest'ultimo, stando sempre alle parole dell'imputata, avrebbe cercato di minimizzare di fronte alla reazione impaurita della ragazza, dicendo che l'ispettore «stava scherzando». In precedenza, ha raccontato ancora la donna (imputata assieme ad altri 13 immigrati), «mi aveva detto che mi avrebbe fatto uscire dal centro, se accettavo di avere un rapporto con lui, fuori». La sera dei disordini, invece, ha spiegato ancora l'immigrata, «l'ispettore mi ha colpito quattro volte, una con un pugno in faccia». «Ci chiediamo se tanta attenzione alle garanzie dell'imputato - hanno spiegato i legali della giovane, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini - sarebbe stata osservata a parti inverse. È infatti la parola di una straniera contro un rappresentante dello Stato».
COSMOS1:
vabbè, è un tentativo di stupro. Un po' surreale la dinamica. Senza dubbio zoccola lei. Però se questo è tutto, è veramente "tanto che non basta a dire poco".
"Tentarono stupro di gruppo": condannati
http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/145914/
La vicenda risale al 2005, a Palermo, quando una giovane palermitana denunciò di avere subito un tentativo di violenza da parte di due ragazzi
PALERMO. La Corte di Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha condannato ad un anno e 10 mesi di carcere XXXXXX YYYYYYY e XXXXXXXX YYYYYYYY. Entrambi erano accusati di tentata violenza di gruppo. Il verdetto conferma la condanna inflitta in primo grado. La vicenda risale al 2005, quando una giovane palermitana denunciò di avere subito un tentativo di violenza da parte di due ragazzi. La vittima riferì di essere andata a casa di YYYYYYY insieme a YYYYYY e di avere avuto un rapporto sessuale con il primo, mentre l'amico si era allontanato. Tornato nella stanza in cui la coppia si trovava YYYYY avrebbe preteso un rapporto orale con la ragazza che, invece, si sarebbe rifiutata. A quel punto i due amici avrebbero cercato di stuprarla ma lei sarebbe riuscita a fuggire. La ragazza dopo il tentativo di violenza andò in ospedale a farsi refertare. I giudici e ora la Corte di Appello hanno creduto al suo racconto.
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