In rilievo > Violenza Femminile: la violenza DELLE donne
Ancora stupri: tutti falsi!
Brutale:
http://www.crimeblog.it/post/6322/uk-nicola-osborne-finse-di-esser-stata-stuprata-per-coprire-un-tradimento-condannata-a-18-mesi-di-carcere
--- Citazione ---UK: Nicola Osborne finse di esser stata stuprata per coprire un tradimento. Condannata a 18 mesi di carcere
pubblicato: sabato 26 febbraio 2011 da Daniele Particelli
Lo scorso luglio Nicola Osborne, 32enne di Portsmouth, nel Regno Unito, uscì per una serata a base di alcol. Incontrò uno sconosciuto e decise di seguirlo a casa per fare sesso con lui.
Solo mentre stava rientrando a casa di rese conto del guaio che aveva combinato: come avrebbe reagito suo marito se avesse scoperto il tradimento? Avrebbe chiesto il divorzio? L’avrebbe perdonata?
Ormai il danno era stato fatto, non restava che correre ai ripari. Così la 32enne, madre di tre figli, deciso di tentare la carta dello stupro.
Raccontò al marito di esser stata avvicinata da uno sconosciuto, di esser stata trascinata a forza in un bagno pubblico e di esser stata violentata.
I due coniugi decisero di rivolgersi alle autorità e denunciarono lo stupro. Dopo diversi giorni, grazie ad un campione di DNA preso dalla Osborne, il presunto stupratore, che era stato schedato per un precedente reato mimore, fu identificato.
Il 26enne fu arrestato e trascorse 12 ore in una cella di detenzione, poi la Osborne, di fronte alle domande degli inquirenti, ammise la verità: si era concessa una scappatella e, subito dopo, aveva iniziato a temere le conseguenze.
Ieri si è concluso il processo che l’ha vista imputata per diffamazione e per aver deviato il corso della giustizia, tenendo impegnati gli inquirenti per oltre 540 ore a lavorare ad un caso che in realtà non c’era.
E’ stata condannata a 18 mesi di carcere.
--- Termina citazione ---
spero che sia stata condannata davvero per diffamazione e non solo per aver deviato il corso della giustizia
COSMOS1:
SENZA PAROLE
Il Gazzettino ed Venezia, 02/03/2011 PAG V
Riconosce l’aggressore, ma è l’assistente dell’avvocato
Mercoledì 2 Marzo 2011,
La presunta vittima della violenza, una giovane prostituta romena, tentenna, non ricorda come sono andati esattamente i fatti. A quel punto, il difensore di uno dei due imputati, l’avvocato Marangoni, le chiede se vede in aula i suoi aggressori. E lei, sicura, indica l’uomo a fianco dell’avvocato. Non è così che funziona nei film, con l’imputato sempre seduto accanto al suo legale? Peccato che quel giovane dall’aria contrita, in realtà, non sia altro che è un praticante dell’avvocato.
E gli imputati proprio non ci siano. Trabocchetto d’effetto, quello a cui si è assistito ieri in Tribunale di Venezia. Il caso all’esame era quello di un presunta tentata violenza sessuale, con sequestro di persona, ai danni di due prostitute, in via circonvallazione a Mestre, nel novembre del 2009. Sotto accusa due moldavi: Mihai Timbur e Sergey Besliu, difesi rispettivamente dagli avvocati Marangoni e Serpico. Ieri era il giorno in cui si dovevano sentire le vittime. Ma una non si presenta e l’altra vacilla. Fino al riconoscimento sbagliato. L’avvocato chiede l’immediata trasmissione degli atti in Procura per falsa testiomianza e calunnia. Ma il presidente Natto fa proseguire. Prossima udienza il 26 aprile.
Brutale:
arrestata per furto in un supermercato, dopo che è stata portata in caserma ha avuto un rapporto sessuale con due o tre carabinieri e forse pure un vigile urbano :D
i medici hanno confermato che la donna ha avuto rapporti sessuali ma non ci sono segni di lesioni nè violenza
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_marzo_4/ragazza-denuncia-violenza-in-caserma.frignani-190150350796.shtml?fr=box_primopiano
--- Citazione ---«Violentata in cella da tre carabinieri»
La donna arrestata per un furto. I militari trasferiti, nell'indagine anche un vigile. Medici hanno confermato il rapporto sessuale, ma non hanno riscontrato lesioni
Il Policlinico Casilino dove è stata curata la donna (Ansa)
ROMA - Una denuncia-choc, un'indagine delicata nel cuore dell'Arma. Tre carabinieri sono sospettati di aver commesso abusi sessuali su una donna di 32 anni che avevano in custodia per la notte nelle camere di sicurezza della loro caserma al Quadraro, popolare quartiere fra Appio e Tuscolano. A convincere la vittima a raccontare tutto sarebbe stato un suo amico dopo averla accompagnata al Policlinico Casilino. La trentenne si è poi rivolta ai militari dell'Arma della stazione «Tuscolana», che poche ore prima l'avevano arrestata per furto in un supermercato, consegnandola poi ai colleghi dell'ufficio vicino perché nelle loro camere di sicurezza non c'era posto.
La notizia, sulla quale c'è tuttora il massimo riserbo, è stata resa nota ieri pomeriggio con un comunicato congiunto del procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara e del comandante provinciale dei carabinieri, Maurizio Mezzavilla. Nel documento si spiega che la donna avrebbe «intrattenuto rapporti sessuali mentre si trovava all'interno della stazione, in stato di arresto, in attesa dell'udienza di convalida».
Un caso con molti punti da chiarire, sul quale indagano i militari del Nucleo investigativo di via In Selci che stanno ricostruendo la vicenda e avrebbero già ascoltato i carabinieri coinvolti. Alcuni locali della caserma del Quadraro, comprese le camere di sicurezza, sarebbero stati sequestrati. I tre finiti al centro delle indagini sono stati intanto trasferiti al Gruppo di Ostia, ma nell'inchiesta sarebbe coinvolto anche un vigile urbano.
Il referto medico dell'ospedale avrebbe confermato che la donna ha avuto rapporti sessuali, ma i medici non avrebbero riscontrato lesioni o altri segni di violenza. E proprio su questo l'inchiesta punta a fare chiarezza: finora infatti i quattro tutori dell'ordine non sarebbero accusati di stupro. Ma uno di loro sarebbe stato riconosciuto ufficialmente dalla vittima, forse anche per alcuni tatuaggi. Ma che cosa è accaduto quella notte in caserma? S.D.T., originaria di una provincia della Lombardia, era arrivata a Roma qualche giorno fa e, secondo una prima ricostruzione, era stata ospitata dall'amico nella sua abitazione sempre al Tuscolano. Il 23 febbraio scorso la donna è stata bloccata da una pattuglia di carabinieri all'uscita di un supermercato della zona dove aveva rubato alcuni articoli sugli scaffali. Accusata di furto, la trentenne è finita dapprima negli uffici della stazione «Tuscolana» e poi trasferita in quelli del «Quadraro».
Ma proprio quella notte, fra mercoledì e giovedì, la giovane avrebbe subìto gli abusi, almeno da due militari, secondo la sua versione, mentre il terzo controllava che nessuno entrasse nell'area delle camere di sicurezza. Giovedì mattina in tribunale, dove la donna è stata rimessa in libertà dopo la convalida dell'arresto, la trentenne non ha raccontato nulla al giudice monocratico, né al pm. Tornata a casa avrebbe però rivelato l'accaduto all'amico.
«Ho appreso con sconcerto di questo gravissimo episodio su cui bisogna fare immediatamente chiarezza - spiega il sindaco di Roma, Gianni Alemanno -. Sono sicuro che l'Arma prenderà immediati provvedimenti per contribuire all'accertamento delle responsabilità e per isolare eventuali "mele marce" che, in ogni caso, non possono incrinare la fiducia che i romani hanno nei confronti dei carabinieri».
--- Termina citazione ---
madjakk:
Era inventato lo stupro di Piazza di Spagna a Roma:
[sottotitolo: Roma, arte, turismo e sesso...]
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_marzo_5/stupro-piazza-spagna-invenzione-190159150371.shtml
ROMA - Era tutto inventato. La 23enne spagnola che il 19 febbraio scorso ha denunciato di aver subito una violenza sessuale nei pressi di piazza di Spagna, in via di San Sebastianello, è stata indagata per simulazione di reato. Secondo fonti della questura, gli inquirenti avevano già da tempo notato numerose incongruenze nel suo racconto. Incongruenze che venerdì hanno spinto la giovane a confessare.
ASCOLTATA DAL PM - Nel pomeriggio del 4 marzo la ragazza è stata nuovamente ascoltata dal pubblico ministero e, di fronte alle contestazioni che le venivano mosse, dopo esser stata messa sotto pressione, è crollata: ha dichiarato di non avere subito alcuna violenza sessuale e di aver presentato la falsa denuncia solo per potersi sottoporre a un'adeguata profilassi sanitaria a seguito di un occasionale rapporto sanitario non protetto, che non voleva rivelare al fidanzato.
ALEMANNO CONTRO LA SINISTRA - Il sindaco Alemanno, commentando lo stupro inventato nel corso di «Fattore D», prima Conferenza nazionale delle donne del Pdl, ha attaccato l'opposizione: «Dopo giorni e giorni di massacro, con il centrosinistra che ha strumentalizzato le donne per attaccare l'amministrazione di centrodestra, emerge la verità: noi siamo stanchi di una sinistra e di una politica che gioca sulla pelle delle donne».
Il primo cittadino ha letto un messaggio inviatogli dal questore che confermava l'infondatezza del reato denunciato dalla ragazza spagnola. Ma poi si è detto consapevole del fatto che «sono in corso altre tre indagini», ricordando i casi di violenza sessuale di Villa Borghese, dell'ambasciata somala e, da ultimo, della caserma dei carabinieri. «Il tema della violenza sessuale c'è - ha aggiunto - e l'affronteremo con una grande manifestazione lunedì 7 marzo al Colosseo. Ma il modo peggiore per affrontarla - ha concluso Alemanno - è la strumentalizzazione politica».Giochi erotici spacciati per stupro
Trinità dei Monti, la studentessa spagnola ammette: mi sono improvvisata prostituta. Denunciata per simulazione. POLEMICA Ora la politica chieda scusa alla città
Una bugia per nascondere un gioco a luci rosse. È stata un'invenzione lo stupro denunciato da una studentessa spagnola di 23 anni a Trinità dei Monti la notte del 18 febbraio. Una bufala che le è costata una denuncia per simulazione di reato. L'aspirante ingegnere voleva vivere qualche ora fingendosi prostituta, come donna Marta nel Rugantino. «Solo che durante il rapporto con lo sconosciuto, il profilattico si è rotto, ho temuto l'infezione, a medici e poliziotti ho raccontato la storia della violenza sessuale convinta così di avere un trattamento sanitario più accurato»: magari la pillola del giorno dopo.
Warlordmaniac:
http://www.terrelibere.it/terrediconfine/4022-joy-esce-dal-cie-aveva-denunciato-la-tratta-e-un-poliziotto-per-tentato-stupro
Joy esce dal Cie. Aveva denunciato la tratta e un poliziotto per tentato stupro
Dopo un anno passato tra Cie e carcere e aver rischiato il rimpatrio, è stata trasferita in una località protetta la nigeriana che durante un’udienza accusò un ispettore capo di polizia di avere tentato di violentarla nel Centro di identificazione e di espulsione di via Corelli a Milano
Joy, l`ex prostituta nigeriana che ha denunciato un tentativo di stupro nel Cie di Milano da parte di un ispettore di polizia, ha ottenuto il permesso di soggiorno secondo quanto previsto dall`art.18 perché ha denunciato anche la rete dei suoi sfruttatori. Joy è dunque uscita dal Cie di Modena dove era detenuta ed è stata trasferita in una località segreta perché è entrata in un percorso di “protezione sociale`. Come previsto nei casi delle vittime di tratta, la ragazza vivrà in una casa protetta per due anni e accederà a un percorso di borse lavoro per il reinserimento sociale. Anche la sua amica e compagna di cella nel Cie, Hellen, che aveva confermato le accuse di Joy nei confronti dell`ispettore capo di polizia Vittorio Addesso, ha ottenuto il permesso di soggiorno.
Nel caso di Hellen la commissione territoriale ha concesso l`asilo politico. Lo status di rifugiata di solito non viene accordato alle donne nigeriane, in questo caso si è tenuto conto della particolare complessità della situazione e della storia personale di Hellen rispetto alle minacce dei trafficanti. E` quanto ha reso noto la cooperativa sociale “Be Free`, contro tratta, violenze e discriminazioni, che gestisce uno sportello per le donne vittime di tratta nel Cie di Ponte Galeria a Roma. Il caso è stato seguito in squadra con gli avvocati dell`Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull`immigrazione).
A mobilitarsi per Joy ed Hellen anche le reti antirazziste e il gruppo “noinonsiamocomplici`. Un movimento di sole donne che dichiara: “Hanno allungato la detenzione nei Cie a sei mesi con il pacchetto sicurezza sull`onda mediatica degli stupri commessi dagli stranieri, ora in nome della nostra sicurezza, si agisce così nei confronti delle donne straniere molestate nei centri di identificazione e di espulsione. Una storia paradigmatica, ma per proteggere Joy lei non deve diventare un simbolo`.
L`incubo giudiziario di Joy inizia un anno fa in una città della Lombardia, a giugno del 2009, quando viene fermata al supermercato per un controllo dei documenti e trasferita al Cie di via Corelli a Milano. Qui, ad agosto del 2009 scoppia una rivolta contro la proroga della detenzione a sei mesi appena entrata in vigore con il pacchetto sicurezza. Per quella rivolta, Joy ed Hellen vengono processate per direttissima assieme ad altre due donne nigeriane, Debby e Priscilla, e a cinque uomini di varie nazionalità.
Durante l`udienza, Joy accusa pubblicamente l`ispettore capo di polizia Vittorio Addesso di molestie sessuali, cioè di aver tentato di usarle violenza all`interno del Centro di identificazione e di espulsione. Hellen conferma le accuse della sua compagna di stanza ed entrambe vengono denunciate per calunnia. Nel frattempo arriva la condanna a sei mesi di carcere per la rivolta di agosto e finiscono tutte in carcere, da cui escono a febbraio, scontata la pena. A quel punto Joy rientra nel Cie, questa volta a Modena e a marzo viene trasferita a Ponte Galeria, in attesa di un imminente rimpatrio su un volo Frontex, nonostante fossero già state avviate le procedure per l`art.18.
Grazie alle mobilitazioni anche internazionali attorno al caso, il rimpatrio è stato bloccato e ora Joy è uscita dal circuito Cie – carcere – Cie. Ma la vicenda giudiziaria non si è conclusa, perché restano in piedi sia il procedimento per la tentata violenza sessuala subita sia le indagini per identificare gli sfruttatori della prostituzione che Joy ha denunciato secondo le modalità previste dall`art.18.
“Se la vicenda di Joy non fosse diventata “pubblica`, dando vita a mobilitazioni di piazza in tante città italiane, molto probabilmente sarebbe già stata rimpatriata` scrive il gruppo “noinonsiamocomplici` sul blog del movimento. Intanto sono state trasferite dal Cie di Corso Brunelleschi a Torino, dove erano state traferite dopo i 6 mesi in carcere, le altre due donne nigeriane coinvolte nella rivolta di agosto a Milano, Debby e Priscilla.
Sono dirette a Ponte Galeria per il rimpatrio in Nigeria. In loro sostegno, gli attivisti hanno indetto una manifestazione di protesta a Torino, davanti all`ingresso del Cie in via Mazzarello. Una seconda protesta per chiedere la chiusura dei Cie con un corteo si è svolta sabato 19 giugno a Modena.
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