http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/05/gran-bretagna-sessismo-abolito-per-legge/80425/Gran Bretagna, sessismo abolito per legge
Parte la "positive action" per favorire nei settori pubblici le categorie socialmente più deboli: donne, gay e neri. Obiettivo: entro il 2015 la metà dei nuovi dirigenti nel pubblico dovrà essere di sesso femminile
Sessismo abolito per legge. E discriminazione al contrario per incentivare la presenza delle donne nelle aziende. Il governo britannico parte alla carica per introdurre il fair play anche negli uffici. La sottosegretaria liberal democratica alle Pari opportunità Lynne Featherstone ha lanciato il libro bianco dell’uguaglianza e ha detto che dal prossimo aprile i datori di lavoro potranno usare la cosiddetta “positive action”. Ovvero, a parità di esperienza e competenza, potranno scegliere deliberatamente di assumere una donna invece di un uomo. Ma anche un gay rispetto a un eterosessuale o una persona di colore rispetto a un bianco. Non solo. Per combattere l’eterna discriminazione nei confronti delle donne in ufficio le aziende saranno invitate a rendere pubblici i salari dei dipendenti. Se ci sarà disparità tra gli impiegati maschi e femmine le società potrebbero essere multate. E il governo sta perfino pensando di rendere obbligatoria la pubblicazione degli stipendi.
La missione di Featherstone è quella di avere più manager in tailleur. Un obiettivo perseguito anche in Italia, ma finora con scarsi. Anzi. Il Belpaese è piuttosto indietro nella scala delle pari opportunità lavorative. Le donne occupate sono meno del 50%. E il 27% lascia l’ufficio temporaneamente dopo la nascita del primo figlio. Secondo dati del Sole24Ore, l’Italia è l’ultima in Europa per la presenza di donne nei Cda delle società quotate in borsa: solo il 2,1%. Un risultato misero se si compara a quello della Norvegia (44%). Senza una legge ad hoc ci vorranno 60 anni per arrivare a una presenza femminile del 30% nei consigli di amministrazione. Le famigerate quote rosa, dunque, benché non piacciano alle italiane, sembrano purtroppo necessarie per almeno l’80% delle donne.
La Gran Bretagna, invece, parte avvantaggiata. E’ la sesta nella lista europea dei Paesi con più manager in tacchi a spillo, con il 13,6%. E la sottosegretaria si è data un obiettivo laborioso: entro il 2015 la metà dei nuovi promossi a livello dirigenziale nelle compagnie pubbliche sarà donna.
La rivoluzione rosa colpirà anche le scuole e il servizio sanitario nazionale. Le società accusate di discriminazione saranno “named and shamed”, ovvero messe alla pubblica gogna.
Nello stesso foglio bianco, la Featherstone promette di creare ambienti di lavoro più “gay friendly” e di introdurre la possibilità di registrare la civil partnership (le nozze tra omosessuali) anche in chiesa. Non quote rosa, insomma, ma la volontà di cambiare la mentalità e la cultura di un Paese. Del resto il partito conservatore di David Cameron (al governo in coalizione con i liberal democratici) ha fatto della campagna a favore dei diritti dei gay un punto fermo. La prova che il partito è davvero cambiato e che Cameron ha rinnovato la vecchia destra thatcheriana, omofoba e intollerante.
La “postive action” è piaciuta ai sindacati, con qualche riserva. Ma la lobby del business non l’ha presa bene. “Adesso il governo chiede ai datori di lavoro di discriminare in base al genere e all’identità sessuale. Mi sembra assurdo”, ha criticato David Green, direttore della think-tank Civitas. Mentre Abigail Morris, dirigente della Camera di Commercio britannica, avverte: “La positive action non farà altro che spingere più impiegati a rivolgersi ai tribunali del lavoro”. E l’opposizione, con il ministro ombra Yvette Cooper, liquida il piano del governo commentando che quelle della sottosegretaria sono solo “belle parole”.
Di Deborah Ameri