Autore Topic: Povera patria...  (Letto 1824 volte)

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Offline Fazer

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Povera patria...
« il: Dicembre 30, 2010, 14:08:22 pm »
Due diversi articoli che la dicono lunga sullo stato in cui versa lo stivale...

http://www.corriere.it/editoriali/10_dicembre_30/un-disperato-qualunquismo-ernesto-galli-della-loggia-editoriale_2120c614-13e4-11e0-96ea-00144f02aabc.shtml

DITE LA VERITA' AL PAESE
Un disperato qualunquismo
Non vanno bene le cose per l'Italia. Prima che ce lo dicano le statistiche - comunicandoci per esempio un dato lugubre: che nel 2010 il reddito pro capite degli italiani sarà in termini reali inferiore a quello del 2000 - ce lo dice una sensazione che ormai sta dentro ciascuno di noi e ogni giorno si rafforza.
Basta che ci guardiamo intorno per scorgere un panorama sconfortante: abbiamo un sistema d'istruzione dal rendimento assai basso; una burocrazia sia centrale che locale pletorica e inefficientissima; una giustizia tardigrada e approssimativa; una delinquenza organizzata che altrove non ha eguali; le nostre grandi città, con le periferie tra le più brutte del mondo, sono largamente invivibili e quasi sempre prive di trasporti urbani moderni (metropolitane); la rete stradale e autostradale è largamente inadeguata e quella ferroviaria, appena ci si allontana dall'Alta velocità, è da Terzo mondo; la rete degli acquedotti è un colabrodo; il nostro paesaggio è sconvolto da frane e alluvioni rovinose ad ogni pioggia intensa, mentre musei, siti archeologici e biblioteche versano in condizioni semplicemente penose. Per finire, tutto ciò che è pubblico, dai concorsi agli appalti, è preda di una corruzione capillare e indomabile. C'è poi la nostra condizione economica: abbiamo contemporaneamente le tasse e l'evasione fiscale fra le più alte d'Europa, mentre gli operai italiani ricevono salari ben più bassi della media dell'area-euro; il nostro sistema pensionistico è fra i più costosi d'Europa malgrado le numerose riforme già fatte e siamo strangolati da un debito pubblico il pagamento dei cui interessi c'impedisce d'intraprendere qualunque politica di sviluppo. Ancora: nessuno dall'estero viene a fare nuovi investimenti in Italia, ma gruppi stranieri mettono gli occhi (e sempre più spesso le mani) su quanto resta di meglio del nostro apparato economico-produttivo; nel frattempo il processo di deindustrializzazione non si arresta e la disoccupazione, specie giovanile, resta assai alta.
Nessuno di questi mali ha un'origine recente, lo sappiamo bene. Non paghiamo cioè per errori di oggi o di ieri: o almeno non solo per quelli. È piuttosto un intero passato, il nostro passato, che ci sta presentando il conto. Oggi cominciamo a capire, infatti, che qualche tempo fa - quando? nel '92-'93? un decennio dopo con l'adozione dell'euro? - si è chiuso un lungo capitolo della nostra storia. Nel quale siamo diventati sì una società moderna (qualunque cosa significhi questa parola), ma pagando prezzi sempre più elevati, accendendo ipoteche sempre più rischiose sul futuro, chiudendo gli occhi davanti ad ogni problema, rinviando ed eludendo. Prezzi, stratagemmi, rinvii, che negli Anni 70-80 hanno cominciato a trasformarsi in quel cappio al collo che oggi sta lentamente strangolando il Paese.
Lo sappiamo che le cose stanno così. Ce ne accorgiamo ogni giorno che l'Italia perde colpi, non ha alcuna idea di sé e del suo futuro. Ma ci limitiamo a pensarlo tra noi e noi, a confidarcelo nelle conversazioni private. Avvertiamo con chiarezza che avremmo bisogno di bilanci sinceri e impietosi fatti in pubblico, di un grande esame di coscienza, di poterci specchiare finalmente e collettivamente nella verità. Che ci servirebbero terapie radicali. Invece sulla scena italiana continua a non accadere nulla di tutto ciò.
Chi dovrebbe parlare resta in silenzio. Resta in silenzio il discorso pubblico della società italiana su se stessa, consegnato ad una miseria che diviene ogni giorno meno sopportabile. Ma soprattutto resta in silenzio la politica, divisa tra lo sciropposo ottimismo di Berlusconi, il suo patetico «ghe pensi mi» da un lato, e la vacuità dei suoi oppositori dall'altro. Bersani, La Russa, Bossi, Fini, Bondi, Vendola, Verdini, Di Pietro, Casini, e chi più ne ha più ne metta credono di parlare al Paese con le loro dichiarazioni, le loro interviste, i loro attacchi a questo o a quello, i loro progetti di alleanze, di controalleanze e di governi: non sanno che in realtà se ne stanno guadagnando solo un disprezzo crescente, ne stanno solo accrescendo la distanza dal loro traballante palcoscenico. Sempre più, infatti, la loro produzione quotidiana di parole suona eguale a se stessa: ripetitiva, irreale, ridicola. Mai una volta che uno di essi proponga al Paese una soluzione concreta per qualche problema concreto: chessò, come eliminare la spazzatura a Napoli, come attrarre investimenti esteri in Italia, come finire la Salerno-Reggio Calabria prima del 3000, come iniziare a risanare il debito pubblico. Mai: anche se a loro scusante va detto che nel solcare quotidianamente l'oceano del nulla sono aiutati da un sistema dell'informazione anch'esso perlopiù perduto dietro la chiacchiera, il «retroscena», il titolo orribilmente confidenziale su «Tonino» o «Gianfri», il mortifero articolo di «costume».
Nelle pagine e pagine dedicate dai giornali alla politica diventa sempre più difficile distinguere il vero dal falso, scorgere qualche spicchio di realtà tra i fumi dell'aria fritta. È così che alla fine siamo condannati a questo necessario, disperato, qualunquismo. Agli italiani non sta restando altro. Disperato perché frutto dell'attesa vana che finalmente da dove può e deve, cioè dalla politica, venga una parola di verità sul nostro oggi e sul nostro ieri. Una parola che non ci esorti - e a che cosa poi? A credere in un ennesimo partito, in un'ennesima combinazione governativa? - ma che ci sfidi: ricordandoci gli errori che abbiamo tutti commesso, i sacrifici che sono ora necessari, le speranze che ancora possiamo avere. Per l'Italia è forse iniziata una corsa contro il tempo, ma non è affatto sicuro che ce ne resti ancora molto


http://www.ilgiornale.it/interni/battisti_restera_libero_di_uccidere_giustizia/30-12-2010/articolo-id=496650-page=0-comments=1

Battisti resterà libero. Di uccidere la giustizia
L’annunciata decisione del presidente brasiliano Lula di non concedere l’estradizione di Cesare Battisti è un’offesa grave sia alle istituzioni italiane sia alle famiglie di chi per mano di terroristi rossi è morto. La motivazione addotta per giustificare il no alla consegna d’un criminale condannato all’ergastolo per quattro omicidi è grottesca. Non lo si vuole restituire all’Italia, è stato spiegato, per «preservarne l’incolumità». Quasi che le carceri della Penisola, internazionalmente note per avere porte girevoli come quelle dei grandi alberghi, fossero tetri e spietati strumenti d’una legge repressiva. Ma ci si fida molto, a quanto pare, della parola di Battisti che aveva con drammatica enfasi detto: «Se torno in Italia mi ammazzano». Per verità la sua vocazione è stata quella dell’assassino, non dell’assassinato.
Il nostro, catturato nel 1979, è evaso nel 1981 dal carcere di Frosinone - pur con tutti i suoi esasperati garantismi la giustizia italiana gli faceva paura - e ha trovato rifugio in Francia. Fu protetto, quando soggiornava a Parigi, da François Mitterrand: socialista borghese incline da capo dello Stato a non disturbare i pistoleros rossi che gli chiedevano asilo purché si astenessero da ulteriori ammazzamenti. Battisti ha trovato poi indulgenza, oltreoceano, nel presidente Lula che con l’imminente scadenza di fine anno si congederà dalla carica, e la lascerà alla sua erede Dilma Rousseff. Lula, che vanta un passato di stampo castrista ma nell’azione di governo s’è in complesso dimostrato efficiente e pragmatico, vuole dunque un addio di sinistra, ideologicamente inequivocabile. Battisti libero, le vittime sottoterra, e i vivi - incluso Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979, paralizzato nella sparatoria dell’attentato - a protestare: temo inutilmente. Di sicuro l’Italia si muoverà per far ravvedere il Brasile, ma il tema è di quelli in cui un facile buonismo di solito trionfa.
Ne abbiamo viste tante, e la vicenda Battisti conferma una verità che ritengo indiscutibile. Se si commette un crimine «rivoluzionario», e se ci si aggiunge un pizzico d’intellettualità «maudite» (Battisti è anche autore di libri) si gode d’una sorta di immunità. I ruoli cambiano ma la regola rimane. In alcune occasioni di ieri l’Italia si è comportata come il Brasile oggi. Anni or sono una terrorista o amica di terroristi, Petra Krause, era nelle prigioni svizzere. In Italia si scatenò una furibonda campagna progressista in favore della donna «malatissima», si sosteneva che in confronto ai penitenziari elvetici la Lubianka sovietica era una residenza di lusso. Dopo forsennate insistenze accompagnate dalla garanzia che non la si sarebbe liberata, la Krause venne in Italia e liberata fu quasi subito, mentre la sua salute migliorava rapidamente. Non molto diversa la sorte di Silvia Baraldini, condannata negli Usa come terrorista, consegnata all’Italia - anche lei con la promessa di farle espiare qui la pena americana - e presto fuori.
Non mi spiace il lieto fine per queste due ribelli che si sono giovate del soccorso rosso nazionale e internazionale. Ma almeno non si erano macchiate le mani di sangue. Ne grondano invece, stando a quanto hanno accertato le sentenze, le mani di Cesare Battisti. Il sangue di Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, di Lino Sabbadin, macellaio di Mestre, del gioielliere Pierluigi Torregiani, dell’agente penitenziario Andrea Campagna. Troppo poco, quel sangue, per concedere l’estradizione?


Sull'editoriale di Galli Della Loggia mi sembra non ci sia nulla da dire.
L'articolo di Mario Cervi mi fa incaxxare (se possibile) più del primo:
Come siamo ridotti.
Persino il Brasile ci umilia (e non su un campo di calcio)... :(

Offline jorek

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Re: Povera patria...
« Risposta #1 il: Dicembre 30, 2010, 17:14:38 pm »
sono due begli articoli.....peccato che ernesto galli della loggia è una delle piu grandi merde che esista... :doh:

Offline Fazer

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Re: Povera patria...
« Risposta #2 il: Dicembre 30, 2010, 18:39:28 pm »
peccato che ernesto galli della loggia è una delle piu grandi merde che esista... :doh:

Pienamente d'accordo, normalmente lo evito come la peste.
Ma stavolta bisogna riconoscere che ha fatto un ottimo lavoro.
Non che ci volesse chissà cosa ad elencare i mali dell'Italia, ma insomma...