In rilievo > Osservatorio sul Femminismo
Dedicato a certi pseudopsichiatri
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Jason:
Andrea Mazzeo, mentecatte a sud e i vostri pseudomoralisti fan:
dite sempre che voi ascoltate i bambini ( ahahahahahah) ? Dite sempre che i bambini bisogna ascoltarli ? Et voilà.
PS Ovviamente aspettatevi loro commenti del tipo "Bambina maschilista!!!!!!!" :w00t: :w00t: :w00t:
Siamo noi quelli che ascoltano veramente i bambini, non quelli!!!!
http://www.alienazione.genitoriale.com/una-donna-racconta-la-sua-storia-di-bambina-alienata-dal-padre-a-j-l-baker/
Una donna racconta la sua storia di bambina alienata dal padre – A. J. L. Baker
Renee era solo una bambina quando i genitori si separarono. Non vide il padre fino all’età di diciannove anni. Renee ricordava l’ultima volta che l’aveva incontrato.
«Per quanto ne so non vedemmo mio padre dopo quella volta. Avevo circa due anni quando lui arrivò e disse che stava partendo; io gli sedetti ìn grembo e cominciai a piangere supplicandolo di non farlo, ma in realtà non capivo e non ricordo di averlo rivisto fino all’età di diciannove anni». Nonostante l’assenza dalla vita familiare, la madre continuò a denigrare il padre e si adoperò per alienare Renee da lui. «Non ha mai detto niente di positivo sul suo conto. Diceva che era una nullità, che era un alcolizzato. Non ha mai detto che la picchiava, solo che non gli importava di noi, che non gli importava abbastanza da mantenerci. Non mi permetteva di parlare di lui e se lo facevamo lei diceva che era una nullità». Una volta, quando Renee nominò il padre, la madre la spinse giù dalle scale in un accesso di rabbia.
Non c’è da meravigliarsi che ella ricordasse di essere terrorizzata dalla madre. Subì anche abusi sessuali da parte del patrigno. Sebbene fisicamente assente, il padre cercò di mantener vivo il rapporto con lei, chiedendo a parenti e amici di farle avere i suoi regali. «Ricordo che quando avevo tredici anni ricevetti per Natale’ un pacco di mio padre recapitato ai miei nonni; dentro c’era uno splendido maglione, un maglione di lana molto costoso. In realtà riuscii ad avere quel maglione perché mia nonna me lo portò dicendo: “Altrimenti lo prende lei”. Ecco come mi arrivò, tramite mia zia [la sorella del padre]».
Circa nello stesso periodo Renee scoprì che il padre aveva cercato di mettersi in contatto con lei. «Una volta trovai delle lettere che ci aveva spedito quando eravamo piccoli e che mia madre aveva nascosto. Stavo giocando in macchina quando aprii il vano portaoggetti e trovai un fascio di lettere. Non riuscii a leggeme nemmeno una perché mia madre se ne accorse, le prese e non so che fine abbiano fatto». Ricordava anche gli scontri fra i suoi genitori quando il padre cercava di vederla prima che se ne andasse.
Da adulta Renee ristabilì i contatti con il padre, ma lottò per superare la convinzione profondamente radicata che egli non tenesse veramente a lei. «Penso di aver avuto paura che se avessi detto la cosa sbagliata lui sarebbe uscito di nuovo dalla mia vita. Non so se è proprio quello che provavo, ma credo che sia il motivo per cui non ho detto nulla per tanti anni… Pensavo: “Ora c’è mio padre, se lo faccio arrabbiare…” Perché non so che tipo di argomento affrontare con lui, non lo sapevo. Mi era sempre stato detto che era una nullità».
Le è stato chiesto cos’altro avrebbe potuto fare il padre e lei ha replicato: «Era più semplice per lui starci lontano conoscendo il tipo di persona che era mia madre; sarebbe stato più difficile per noi bambini se avesse cercato di tenersi in contatto, così decise semplicemente di andarsene e vivere la propria vita sapendo che avremmo comunque mantenuto un legame con lui, come poi abbiamo fatto tutti».
Quando le è stato chiesto se c’era qualcosa che egli avrebbe dovuto fare, ha esclamato: «Lei non conosce mia madre! Proprio perché la conosco sono riuscita a capire il motivo per cui lui si comportò in quel modo. Grazie alla terapia ho capito perché prese quella decisione. Sono cresciuta con mia madre so che tipo di persona fosse, e se lei aveva all’epoca metà dell’energia che ha adesso, capisco perché lui ritenne che fosse più semplice andarsene». Ed ha concluso: «Quando si prova quella rabbia nei confronti di un’altra persona, non c’è molto in realtà che si possa fare».
Renee nutriva ancora un forte risentimento per la madre ed aveva con lei soltanto contatti limitati.
Estratto da “Figli divisi” Amy J. L. Baker, Giunti 2010
Animus:
Ma non sono pseudo-psichiatri, sono psichiatri e basta.
La psichiatria deve curare?
Se non fa ammalare, poi chi cura?
E allora, vedi che tutto quadra...
Jason:
--- Citazione da: Animus - Dicembre 31, 2010, 20:19:39 pm ---Ma non sono pseudo-psichiatri, sono psichiatri e basta.
La psichiatria deve curare?
Se non fa ammalare, poi chi cura?
E allora, vedi che tutto quadra...
--- Termina citazione ---
Si, è vero, però certi psichiatri non sono come Mazzeo, cioè finti difensori dei bambini.
La PAS è una malattia e come tale va curata con terapie psicologiche .
Chi induce la PAS ovviamente non è un buon genitore.
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