http://www.uaar.it/news/2011/02/14/quote-rosa/Ho visto un maggior spiegamento di forze dell’ordine per il Cortile dei gentili, sabato a Bologna, che per la manifestazione delle donne ieri a Roma. Strano: alla prima erano presenti in 500, alla seconda hanno partecipato oltre 200.000 persone. Che l’asimmetria sia dovuta al fatto che, all’ateneo felsineo, dominava la figura di un cardinale, circondato esclusivamente da relatori maschi, mentre sul palco tutto al femminile di piazza del Popolo è apparsa soltanto una suora?
Se è certo che il primo evento è stato calato dall’alto da un establishment composto di soli uomini, mentre il secondo è stata una manifestazione convocata, dal basso, esclusivamente da donne, altrettanto certo è che il gender gap italiano ha profondissime consonanze con quello vaticano: una radice cristiana più autentica delle tante altre di cui si sente più spesso parlare. È un po’ curioso, tutto sommato, che così tanti cittadini temano l’arabislamizzazione del continente europeo: da questo punto di vista, in Italia non c’è alcun bisogno del contributo degli immigrati, gli autoctoni se la cavano benissimo da soli. Chissà, forse è stato un colono nostrano a suggerire il bunga bunga a Gheddafi.
E, tuttavia, il retaggio di una società patriarcale è veramente duro a morire. In Italia, secondo il World Value Survey, per ogni donna che non crede in Dio ci sono tre non credenti uomini. In Svezia ce n’è solo 1,35. Il gender gap di un paese sembra essere perfettamente correlato alla religione: maggiore è la religiosità di un paese, maggiore è l’assenza di pari opportunità e la discriminazione quotidiana del gentil sesso, maggiore è anche, purtroppo, il numero di donne credenti in rapporto agli uomini.
C’è di che riflettere. E di che lavorare.