Autore Topic: SANTE, MOGLI, AMANTI E ZOCCOLE. AGITARE PRIMA DELL’USO  (Letto 2037 volte)

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SANTE, MOGLI, AMANTI E ZOCCOLE. AGITARE PRIMA DELL’USO
« il: Febbraio 22, 2011, 17:04:13 pm »
SANTE, MOGLI, AMANTI E ZOCCOLE. AGITARE PRIMA DELL’USO
22 febbraio 2011
di Francesco Floris


Sono dispe­rato, la lotta poli­tica da più d’un anno è domi­nata dalle donne del Capo. Ini­ziò la Vero­nica Lario, in pro­cinto di non esser più moglie, ma cer­ta­mente ex amante, ex velina ed attri­cetta modesta.

“Mio marito si cir­conda di ciar­pame fem­mi­nile, è malato. Voglio tre milioni di euro al mese, niente di più niente di meno ed il malato mi levi il disturbo. Va da sé che il mio amore per Ber­lu­sconi fu sem­pre disin­te­res­sato, ma ora non lo reggo più, troppe ragazze attorno.”

Que­sto il mes­sag­gio non pro­prio let­te­rale inviato a La Repub­blica. Si capì dopo che era gelosa della mini­stra Car­fa­gna intanto che si con­so­lava con un arma­dio a due ante maschile pagato dal malato per la di lei difesa per­so­nale. Difesa per­so­nale intesa let­te­ral­mente. Se le cose si fanno, si fanno bene, i due lasciano il “malato” e il suo ciar­pame, non i suoi soldi, scherziamo?


Scese in campo un’altra donna, né moglie né amante, bensì figlia.

“Mio padre è un grand’uomo, buono ed one­sto, con altis­simi prin­cipi morali che mi ha inse­gnato ed io li seguo ogni dì. Gli voglio un gran bene.”

Il CdS pub­blicò fedelmente.

Tempo un paio di mesi ed un’altra donna parlò, mica con le ami­che al caffè, su Chi, rivi­sta di Ber­lu­sconi, molto letta.

“Mio padre è un grand’uomo, buono ed one­sto, gli voglio un gran bene ma la sua vita pri­vata dovrebbe essere più controllata.”

Il capo la prese così così.

“E’ una cara figlia, ma ha una mamma che è una stronza, l’ha con­di­zio­nata”. Non usò que­ste parole, Ber­lu­sconi nel lin­guag­gio è attento. Il succo però era quello.


Nel frat­tempo, tra dichia­ra­zioni della ex-moglie, ma non ancora (i tre milioni/mese non arri­vano, lo spen­na­bile non si fa spen­nare senza star­naz­zare) e le inter­vi­ste delle figlie 1 e 2 –man­cano all’appello le ester­na­zioni di una man­ciata di altri figli di primo e secondo letto– sono apparsi sui gior­nali tanti arti­coli soprac­ci­gliosi ed inter­vi­ste a signorine.

“Siamo care ami­che del pre­mier, anche mamma e papà lo sono, sì vado ad Arcore come al super­mar­ket. Villa Cer­tosa? Certo ci tra­scorro le ferie, arrivo con un bus di ami­che mie, c’è pure la gela­te­ria e la piz­ze­ria, ed il vul­cano! Che bello che bello che bello! Regali? Sì qual­che volta, 5000 7000 200000 euro non ricordo, gio­ielli, mac­chine, il pre­mier è gene­roso, molto gene­roso, un vero por­ta­fo­glio, anzi, una cas­sa­forte gon­fia che cam­mina, eh eh eh eh!”

Ovvia­mente la Pro­cura di Milano vuole vederci chiaro. E quando mai la Pro­cura di Milano non vuole vederci chiaro? da diciotto anni si affanna su Ber­lu­sconi, fin den­tro l’ultimo sga­buz­zino e gabi­netto di Arcore, Villa Cer­tosa, Palazzo Grazioli.

La Pro­cura non arre­sta delin­quenti, non risolve omi­cidi miste­riosi, non con­tra­sta la cri­mi­na­lità a suf­fi­cienza, non chiude un pro­cesso civile, ma su Ber­lu­sconi inter­viene come la 101esima Divi­sone avio­tra­spor­tata dell’esercito USA. Una cosa da paura.


E non ti sco­pre che le ragazze, inter­cet­tate al tele­fono, non si dovrebbe ma la pri­vacy la difen­dono solo i gonzi garan­ti­sti come me, tra di loro si acca­pi­gliano come i polli di Renzo?

“A lei sì e a me no? Quel culo flac­cido, lo distruggo, quando mai 5000 euro, 5 milioni di euro voglio, sono la nipote di Muba­rak o cosa? E l’appartamento, la Mase­rati quando arri­vano, scher­ziamo?” non pro­prio que­sta gram­ma­tica, ma quasi.

Ovvia­mente la Pro­cura di Milano, che non batte chiodo pro­fes­sio­nal­mente, ses­sual­mente dei suoi PM non si sa e non ce ne potrebbe impor­tar di meno, rubrica tutto come un gigan­te­sco giro di prostituzione.

Quindi Ber­lu­sconi istiga alla pro­sti­tu­zione? Evi­den­te­mente sì, non con­tento di essere simil Pape­ron de Pape­roni, vuole farsi anche i soldi delle siga­rette offrendo donne agli amici suoi che pagano lui in contanti.

O è una fat­ti­spe­cie di favo­reg­gia­mento alla pro­sti­tu­zione che mi sfugge. Non son mica un azzec­ca­gar­bu­gli alla Ilda Boccassini!

Ora, di par­lar di pro­sti­tu­zione mi sono un po’ stu­fato. Qui non si cono­sce né l’italiano, né la fat­ti­spe­cie dei com­por­ta­menti umani.

Il mere­tri­cio, la pro­sti­tu­zione sono let­te­ral­mente intese come la più o meno bru­tale ven­dita, stile macel­le­ria, del pro­prio corpo o parti di esso a fronte di un cor­ri­spet­tivo in denaro, una botta e via. E pre­vede che il cliente sia uno sco­no­sciuto, come sco­no­sciuta è la pre­sta­trice d’opera.

Badate bene, a me nean­che spa­venta moral­mente la pro­sti­tu­zione, un fatto della donna, se non c’è vio­lenza e sfrut­ta­mento del magnac­cia. Né voglio san­zio­nare offerta e domanda. Tutt’al più tassare.

Ma cer­ta­mente diventa una altra cosa se la donna si fa man­te­nere dal maschio, sem­pre lo stesso o pre­va­len­te­mente lo stesso. Ed allora è una man­te­nuta o cor­ti­giana o amante o amica o fidan­zata o addi­rit­tura una moglie.

E già. Che altro sono alcuni rap­porti uomo donna, se non un do ut des, spesso nobi­li­tato da una mostruosa impal­ca­tura sovra­strut­tu­rale chia­mata sentimento/passione/amore? Sono esat­ta­mente quel che ho detto io:

“mi piaci, te la do ma bada di fare qual­cosa per me. Non fiori ma opere di bene. Spo­sami se puoi e se voglio, ti do pure dei figli. Bada però, l’utero è mio e ne fac­cio ciò che voglio io, sono fem­mi­ni­sta! Se no, stiamo assieme ma dammi sicu­rezza pro­te­zione un lavoro una casa, magari! Bada, se vuoi l’esclusiva la voglio anch’io da te, se l’esclusiva non la vuoi, va bene, mi dispiace e intanto mi guardo attorno. Non pen­se­rai di avere solo tu il diritto?”

Non tutti i rap­porti ses­suali sono così, ma sarete d’accordo che tanti siano pro­prio così. Ed infatti gli uomini ric­chi hanno un appeal per le donne che i nulla tenenti si sognano. Chissà perché.


Aggiungo che anche i rap­porti uomo donna, uomo uomo e donna donna sul lavoro fun­zio­nano sul prin­ci­pio del do ut des. Io do una pre­sta­zione pro­fes­sio­nale a te, tu dai un cor­ri­spet­tivo in denaro a me.

Se son furbo trovo anche qual­che scor­cia­toia per avan­zare: ti porto la borsa, sono mel­li­fluo e adu­la­tore, ti fac­cio le cor­te­sie, regalo i fiori al tuo part­ner (così mi fac­cio un alleato!), te la (o te lo) do. Ovvia­mente, cerco di essere il più bravo del bigon­cio. Ma non escludo, anzi sono certo, che qual­cuno più bravo rimanga indie­tro rispetto al più furbo.

Ah! Quante stu­den­tesse pro­mosse assi­stenti e poi diven­tate prof. nella stessa facoltà del pig­ma­lione. Anche in Rus­sia tal­volta fun­ziona così, lo dico per cono­scenza diretta.

E so pure di un paio di maschi aitanti che sono stati pro­mossi prof. dalle pro­fes­so­resse più anziane. Sto­rie d’amore alla Romeo e Giu­lietta, certo! Ed un piz­zico di do ut des.

Ed allora, che fac­ciamo? Cata­lo­ghiamo come pro­sti­tute e gigolò molti della popo­la­zione? O sem­pli­ce­mente impa­riamo a ragio­nare caso per caso con intel­li­genza ed umanità?

Nella vicenda Berlusconi/signorine ho colto que­sto aspetto: i com­menti dei mora­li­sti un tanto a mutanda, di destra e sini­stra, sono di grande super­fi­cia­lità. Si iden­ti­fica l’uso che alcune ragazze fanno del corpo con la pro­sti­tu­zione. Mi spiego e chiarisco.

La società dello spet­ta­colo ha gene­rato nuovi mestieri ed esi­stono le chia­mate per par­te­ci­pare allo show busi­ness, soprat­tutto di ragazze gio­vani e belle.

Indi i casting per gli spet­ta­coli. Esi­stono i con­corsi per miss e modelle, cen­ti­naia. Anche la TV di Stato ci mar­cia per settimane.

Ancora casting per film, pub­bli­cità ecc. ecc.. Esi­stono le scuole di danza e reci­ta­zione, le agen­zie e i foto­grafi che sele­zio­nano, fanno il book e gli impren­di­tori che alle­sti­scono lo spettacolo.

Ber­lu­sconi è stato pro­prio il re del nuovo show busi­ness tele­vi­sivo. Drive In, Non è la RAI, le tra­smis­sioni cult della TV sco­sciata, di grande suc­cesso, con Ricci e Bon­com­pa­gni. Fu la sua spe­cia­liz­za­zione, forse faceva il casting in prima per­sona. E secondo me ci sguazza ancora, orga­nizza le feste a casa, ama farsi cir­con­dare da tutto que­sto ben di Dio, regala volen­tieri denaro ed altro e le ragazze son ben con­tente degli aiu­tini. Entrate a casa del pre­mier, spe­rano di aver vinto alla lotteria.

Non ci piove, sono fatti suoi ed io non mi per­met­te­rei mai di sin­da­care la sua vita privata.


Forse la colpa di Ber­lu­sconi, se così si può chia­mare, è di offrirsi come la cas­sa­forte che cam­mina e regala.

Dicono i mis­sio­nari: non rega­late pesci, inse­gnate a pescare.

Se dispensi troppi regali, le favo­rite non si accon­ten­tano più, ne vogliono ancora e ancora, come i vitelli che suc­chie­reb­bero la vita della vacca pur di non stac­carsi dalla sua mam­mella. Non ci stanno a rumi­nare biada.

E il momento dello svez­za­mento è duro, qual­cuna ci rimane male e si vendica.

Ci siamo dimen­ti­cati la sto­ria dei tre milioni di euro al mese? molto signi­fi­ca­tiva, non vi pare?

Bene, nello show busi­ness esi­stono migliaia di ragazze che si pro­pon­gono, sfi­lano, scu­let­tano, fanno l’occhiolino per essere scelte, le madri ansiose die­tro le quinte. Mostrano le tette, se son poche sono scar­tate. Tor­nano siliconate.

Pos­siamo impe­dire che alcune tro­vino scor­cia­toie, si accom­pa­gnino con i pro­mo­ter e accet­tino regali di varia entità? suv­via sap­piamo che le cose vanno così, non per tutte ma per molte. Come sap­piamo che tan­tis­sime si pro­pon­gono e poche arri­vano al suc­cesso. Ci vuole anche classe e qualità.

Lo show busi­ness lascia molti cada­veri die­tro, alco­liz­zati depressi biso­gnosi della legge Bac­chelli. Alcune for­tu­nate si spo­sano in Brianza, un com­men­da­tore meno di Fabio Bria­tore, LCdM, Gian­fry Fini. Altre temo che fini­scano … bah chissà, spe­riamo bene.

E’ un mondo a cui non vor­rei si avviasse nes­suna per­sona cara ma, ripeto, è un lavoro come un altro e le ragazze pro­muo­vono se stesse come vogliono. Un fatto di libertà che ha niente a che fare con la prostituzione.

Certo sarebbe meglio, opi­nione per­so­nale, che i gio­vani inve­stis­sero in pre­pa­ra­zione e cul­tura, ma quando si è belle/belli si ha un atout in più, usare la bel­lezza per la con­qui­sta. E tal­volta si ha solo que­sto atout.

Come ho detto, sono con­vinto che in qual­siasi lavoro, dalla poli­tica, al gior­na­li­smo alla TV, si met­tano in moto mec­ca­ni­smi di pro­mo­zione di se stessi ana­lo­ghi, non sem­pre legati all’uso del pro­prio corpo ma tal­volta sì (Bel Ami insegna).


Ed allora, chi può essere defi­nita pro­sti­tuta e chi no?

Mi sono con­vinto che sia solo la donna ad aver diritto di defi­nire se stessa. Già lo ha fatto. Ha cam­biato il termine:

“sono escort, non put­tana. Accom­pa­gno gli uomini ric­chi. Li posso rifiu­tare, se voglio. Oppure li prendo e li rivedo con con­ti­nuità, ed accetto i loro regali. Tutto qui. Il corpo è mio e ne fac­cio ciò che voglio. Nes­suno mi deve giu­di­care o insul­tare. Altri com­mer­ciano il loro cer­vello, io ho un diverso lavoro”

So già che direte: è sem­pre la stessa mine­stra, pro­sti­tu­zione. Imma­gino però che la ragazza si senta insul­tata se la trat­tate da pro­sti­tuta, zoc­cola, put­tana, troia.

Per­ché il ter­mine nei secoli si è cari­cato di un enorme carica di disprezzo sociale, di dileg­gio, di offesa. “Put­tana, troia che non sei altro!”

E’ l’offesa che l’uomo rozzo rivolge ad una donna, lo sapete, via.

E l’offesa più infa­mante che una donna rivolge ad un’altra donna? Cono­scete la risposta.

“Nicole Minetti! Put­tana e tenu­ta­ria di altre put­tane!” un insulto al qua­drato, evidentemente.

E d’altronde un omo­ses­suale si offende se lo si chiama fro­cio, checca, buco, culat­tone. Ti accusa di raz­zi­smo. Gli piace solo gay. Good As You. La escort lo stesso: she is good as all the other girls.

E’ la fiera del poli­ti­cally cor­rect. Vero e non l’ho inven­tato io. Siamo entrati col benes­sere in una società in cui il diritto indi­vi­duale fa aggio su tutto, una società gui­data dalla libertà asso­luta del sé, che non tol­lera la discri­mi­na­zione, the enti­tle­ment society la chia­mano in USA.

E chi decide di essere stato discri­mi­nato, insul­tato? Nes­sun altro se non chi pensa di subire il torto, e la sen­si­bi­lità gene­rale, se subito si mobi­lita in difesa del più debole.


E quindi non appel­liamo più nes­suno con ter­mini quali han­di­cap­pato, mon­go­loide, mino­rato, sub­nor­male, fro­cio, bec­chino, iet­ta­tore. Nean­che spaz­zino, cieco, sta­gnaro, serva, vanno bene. Abbiamo sino­nimi per tutto, più ele­ganti. I ter­mini razza negro muso giallo sono scom­parsi dai testi.

Non mi piace, ne vedo l’ipocrisia. Mi ade­guo però. Per un fatto di rispetto. Alcuni ter­mini sono sino­nimi di ruoli social­mente dequa­li­fi­cati, sono sen­titi come offen­sivi, insul­tanti, degradanti.

Ma ci siamo evo­luti col welfare.

Tutti i ruoli e lavori sono egual­mente qua­li­fi­cati. Se no, chi li fa? E siamo stufi di extra-comunitari intorno.

Tutti i com­por­ta­menti vanno bene, sono con­sen­titi, se non fanno del male ad altri. Siamo tol­le­ranti, un nostro vanto.

In pas­sato la donna era l’ultimo gra­dino della sof­fe­renza umana. Per­ché anche il più dispe­rato ne aveva una a casa su cui sfo­gare le pro­prie fru­stra­zioni, in modo mane­sco. Temo che sia ancora così in alcuni ambienti e popoli.

Gen­tili amici belli, che fac­ciamo? vogliamo con­ti­nuare ad insul­tare, discri­mi­nare, per­qui­sire, punire, umi­liare, con­dan­nare, sfrat­tare le ragazze che deci­dono di pro­muo­vere se stesse col loro corpo? Com­pren­diamo tutti, il trans e l’omosessuale, il cocai­no­mane e il poli­gamo ma quando si tratta di escort, di cagno­line che sot­trag­gono l’osso (De Andrè) sba­viamo di rab­bia e godiamo a farci roto­lare in bocca l’insulto: put­tana, zoccola!

Basta! Nes­suna donna deve essere più mar­cata con la let­tera scar­latta! Fac­ciano i cap­peri che vogliono!


E quindi cari amici, e soprat­tutto care ami­che di destra e di sini­stra, leghi­ste e PD-ine, Popolo della Libertà e no, fem­mi­ni­ste e anti-femmine, abbiamo cac­ciato l’umiliazione della donna dalla fine­stra, non fate­mela tor­nare dalla porta col vostro osceno godimento.

Fran­ce­sco Flo­ris
22 feb­braio 2011

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