SANTE, MOGLI, AMANTI E ZOCCOLE. AGITARE PRIMA DELL’USO
22 febbraio 2011
di Francesco Floris
Sono disperato, la lotta politica da più d’un anno è dominata dalle donne del Capo. Iniziò la Veronica Lario, in procinto di non esser più moglie, ma certamente ex amante, ex velina ed attricetta modesta.
“Mio marito si circonda di ciarpame femminile, è malato. Voglio tre milioni di euro al mese, niente di più niente di meno ed il malato mi levi il disturbo. Va da sé che il mio amore per Berlusconi fu sempre disinteressato, ma ora non lo reggo più, troppe ragazze attorno.”
Questo il messaggio non proprio letterale inviato a La Repubblica. Si capì dopo che era gelosa della ministra Carfagna intanto che si consolava con un armadio a due ante maschile pagato dal malato per la di lei difesa personale. Difesa personale intesa letteralmente. Se le cose si fanno, si fanno bene, i due lasciano il “malato” e il suo ciarpame, non i suoi soldi, scherziamo?
Scese in campo un’altra donna, né moglie né amante, bensì figlia.
“Mio padre è un grand’uomo, buono ed onesto, con altissimi principi morali che mi ha insegnato ed io li seguo ogni dì. Gli voglio un gran bene.”
Il CdS pubblicò fedelmente.
Tempo un paio di mesi ed un’altra donna parlò, mica con le amiche al caffè, su Chi, rivista di Berlusconi, molto letta.
“Mio padre è un grand’uomo, buono ed onesto, gli voglio un gran bene ma la sua vita privata dovrebbe essere più controllata.”
Il capo la prese così così.
“E’ una cara figlia, ma ha una mamma che è una stronza, l’ha condizionata”. Non usò queste parole, Berlusconi nel linguaggio è attento. Il succo però era quello.
Nel frattempo, tra dichiarazioni della ex-moglie, ma non ancora (i tre milioni/mese non arrivano, lo spennabile non si fa spennare senza starnazzare) e le interviste delle figlie 1 e 2 –mancano all’appello le esternazioni di una manciata di altri figli di primo e secondo letto– sono apparsi sui giornali tanti articoli sopraccigliosi ed interviste a signorine.
“Siamo care amiche del premier, anche mamma e papà lo sono, sì vado ad Arcore come al supermarket. Villa Certosa? Certo ci trascorro le ferie, arrivo con un bus di amiche mie, c’è pure la gelateria e la pizzeria, ed il vulcano! Che bello che bello che bello! Regali? Sì qualche volta, 5000 7000 200000 euro non ricordo, gioielli, macchine, il premier è generoso, molto generoso, un vero portafoglio, anzi, una cassaforte gonfia che cammina, eh eh eh eh!”
Ovviamente la Procura di Milano vuole vederci chiaro. E quando mai la Procura di Milano non vuole vederci chiaro? da diciotto anni si affanna su Berlusconi, fin dentro l’ultimo sgabuzzino e gabinetto di Arcore, Villa Certosa, Palazzo Grazioli.
La Procura non arresta delinquenti, non risolve omicidi misteriosi, non contrasta la criminalità a sufficienza, non chiude un processo civile, ma su Berlusconi interviene come la 101esima Divisone aviotrasportata dell’esercito USA. Una cosa da paura.
E non ti scopre che le ragazze, intercettate al telefono, non si dovrebbe ma la privacy la difendono solo i gonzi garantisti come me, tra di loro si accapigliano come i polli di Renzo?
“A lei sì e a me no? Quel culo flaccido, lo distruggo, quando mai 5000 euro, 5 milioni di euro voglio, sono la nipote di Mubarak o cosa? E l’appartamento, la Maserati quando arrivano, scherziamo?” non proprio questa grammatica, ma quasi.
Ovviamente la Procura di Milano, che non batte chiodo professionalmente, sessualmente dei suoi PM non si sa e non ce ne potrebbe importar di meno, rubrica tutto come un gigantesco giro di prostituzione.
Quindi Berlusconi istiga alla prostituzione? Evidentemente sì, non contento di essere simil Paperon de Paperoni, vuole farsi anche i soldi delle sigarette offrendo donne agli amici suoi che pagano lui in contanti.
O è una fattispecie di favoreggiamento alla prostituzione che mi sfugge. Non son mica un azzeccagarbugli alla Ilda Boccassini!
Ora, di parlar di prostituzione mi sono un po’ stufato. Qui non si conosce né l’italiano, né la fattispecie dei comportamenti umani.
Il meretricio, la prostituzione sono letteralmente intese come la più o meno brutale vendita, stile macelleria, del proprio corpo o parti di esso a fronte di un corrispettivo in denaro, una botta e via. E prevede che il cliente sia uno sconosciuto, come sconosciuta è la prestatrice d’opera.
Badate bene, a me neanche spaventa moralmente la prostituzione, un fatto della donna, se non c’è violenza e sfruttamento del magnaccia. Né voglio sanzionare offerta e domanda. Tutt’al più tassare.
Ma certamente diventa una altra cosa se la donna si fa mantenere dal maschio, sempre lo stesso o prevalentemente lo stesso. Ed allora è una mantenuta o cortigiana o amante o amica o fidanzata o addirittura una moglie.
E già. Che altro sono alcuni rapporti uomo donna, se non un do ut des, spesso nobilitato da una mostruosa impalcatura sovrastrutturale chiamata sentimento/passione/amore? Sono esattamente quel che ho detto io:
“mi piaci, te la do ma bada di fare qualcosa per me. Non fiori ma opere di bene. Sposami se puoi e se voglio, ti do pure dei figli. Bada però, l’utero è mio e ne faccio ciò che voglio io, sono femminista! Se no, stiamo assieme ma dammi sicurezza protezione un lavoro una casa, magari! Bada, se vuoi l’esclusiva la voglio anch’io da te, se l’esclusiva non la vuoi, va bene, mi dispiace e intanto mi guardo attorno. Non penserai di avere solo tu il diritto?”
Non tutti i rapporti sessuali sono così, ma sarete d’accordo che tanti siano proprio così. Ed infatti gli uomini ricchi hanno un appeal per le donne che i nulla tenenti si sognano. Chissà perché.
Aggiungo che anche i rapporti uomo donna, uomo uomo e donna donna sul lavoro funzionano sul principio del do ut des. Io do una prestazione professionale a te, tu dai un corrispettivo in denaro a me.
Se son furbo trovo anche qualche scorciatoia per avanzare: ti porto la borsa, sono mellifluo e adulatore, ti faccio le cortesie, regalo i fiori al tuo partner (così mi faccio un alleato!), te la (o te lo) do. Ovviamente, cerco di essere il più bravo del bigoncio. Ma non escludo, anzi sono certo, che qualcuno più bravo rimanga indietro rispetto al più furbo.
Ah! Quante studentesse promosse assistenti e poi diventate prof. nella stessa facoltà del pigmalione. Anche in Russia talvolta funziona così, lo dico per conoscenza diretta.
E so pure di un paio di maschi aitanti che sono stati promossi prof. dalle professoresse più anziane. Storie d’amore alla Romeo e Giulietta, certo! Ed un pizzico di do ut des.
Ed allora, che facciamo? Cataloghiamo come prostitute e gigolò molti della popolazione? O semplicemente impariamo a ragionare caso per caso con intelligenza ed umanità?
Nella vicenda Berlusconi/signorine ho colto questo aspetto: i commenti dei moralisti un tanto a mutanda, di destra e sinistra, sono di grande superficialità. Si identifica l’uso che alcune ragazze fanno del corpo con la prostituzione. Mi spiego e chiarisco.
La società dello spettacolo ha generato nuovi mestieri ed esistono le chiamate per partecipare allo show business, soprattutto di ragazze giovani e belle.
Indi i casting per gli spettacoli. Esistono i concorsi per miss e modelle, centinaia. Anche la TV di Stato ci marcia per settimane.
Ancora casting per film, pubblicità ecc. ecc.. Esistono le scuole di danza e recitazione, le agenzie e i fotografi che selezionano, fanno il book e gli imprenditori che allestiscono lo spettacolo.
Berlusconi è stato proprio il re del nuovo show business televisivo. Drive In, Non è la RAI, le trasmissioni cult della TV scosciata, di grande successo, con Ricci e Boncompagni. Fu la sua specializzazione, forse faceva il casting in prima persona. E secondo me ci sguazza ancora, organizza le feste a casa, ama farsi circondare da tutto questo ben di Dio, regala volentieri denaro ed altro e le ragazze son ben contente degli aiutini. Entrate a casa del premier, sperano di aver vinto alla lotteria.
Non ci piove, sono fatti suoi ed io non mi permetterei mai di sindacare la sua vita privata.
Forse la colpa di Berlusconi, se così si può chiamare, è di offrirsi come la cassaforte che cammina e regala.
Dicono i missionari: non regalate pesci, insegnate a pescare.
Se dispensi troppi regali, le favorite non si accontentano più, ne vogliono ancora e ancora, come i vitelli che succhierebbero la vita della vacca pur di non staccarsi dalla sua mammella. Non ci stanno a ruminare biada.
E il momento dello svezzamento è duro, qualcuna ci rimane male e si vendica.
Ci siamo dimenticati la storia dei tre milioni di euro al mese? molto significativa, non vi pare?
Bene, nello show business esistono migliaia di ragazze che si propongono, sfilano, sculettano, fanno l’occhiolino per essere scelte, le madri ansiose dietro le quinte. Mostrano le tette, se son poche sono scartate. Tornano siliconate.
Possiamo impedire che alcune trovino scorciatoie, si accompagnino con i promoter e accettino regali di varia entità? suvvia sappiamo che le cose vanno così, non per tutte ma per molte. Come sappiamo che tantissime si propongono e poche arrivano al successo. Ci vuole anche classe e qualità.
Lo show business lascia molti cadaveri dietro, alcolizzati depressi bisognosi della legge Bacchelli. Alcune fortunate si sposano in Brianza, un commendatore meno di Fabio Briatore, LCdM, Gianfry Fini. Altre temo che finiscano … bah chissà, speriamo bene.
E’ un mondo a cui non vorrei si avviasse nessuna persona cara ma, ripeto, è un lavoro come un altro e le ragazze promuovono se stesse come vogliono. Un fatto di libertà che ha niente a che fare con la prostituzione.
Certo sarebbe meglio, opinione personale, che i giovani investissero in preparazione e cultura, ma quando si è belle/belli si ha un atout in più, usare la bellezza per la conquista. E talvolta si ha solo questo atout.
Come ho detto, sono convinto che in qualsiasi lavoro, dalla politica, al giornalismo alla TV, si mettano in moto meccanismi di promozione di se stessi analoghi, non sempre legati all’uso del proprio corpo ma talvolta sì (Bel Ami insegna).
Ed allora, chi può essere definita prostituta e chi no?
Mi sono convinto che sia solo la donna ad aver diritto di definire se stessa. Già lo ha fatto. Ha cambiato il termine:
“sono escort, non puttana. Accompagno gli uomini ricchi. Li posso rifiutare, se voglio. Oppure li prendo e li rivedo con continuità, ed accetto i loro regali. Tutto qui. Il corpo è mio e ne faccio ciò che voglio. Nessuno mi deve giudicare o insultare. Altri commerciano il loro cervello, io ho un diverso lavoro”
So già che direte: è sempre la stessa minestra, prostituzione. Immagino però che la ragazza si senta insultata se la trattate da prostituta, zoccola, puttana, troia.
Perché il termine nei secoli si è caricato di un enorme carica di disprezzo sociale, di dileggio, di offesa. “Puttana, troia che non sei altro!”
E’ l’offesa che l’uomo rozzo rivolge ad una donna, lo sapete, via.
E l’offesa più infamante che una donna rivolge ad un’altra donna? Conoscete la risposta.
“Nicole Minetti! Puttana e tenutaria di altre puttane!” un insulto al quadrato, evidentemente.
E d’altronde un omosessuale si offende se lo si chiama frocio, checca, buco, culattone. Ti accusa di razzismo. Gli piace solo gay. Good As You. La escort lo stesso: she is good as all the other girls.
E’ la fiera del politically correct. Vero e non l’ho inventato io. Siamo entrati col benessere in una società in cui il diritto individuale fa aggio su tutto, una società guidata dalla libertà assoluta del sé, che non tollera la discriminazione, the entitlement society la chiamano in USA.
E chi decide di essere stato discriminato, insultato? Nessun altro se non chi pensa di subire il torto, e la sensibilità generale, se subito si mobilita in difesa del più debole.
E quindi non appelliamo più nessuno con termini quali handicappato, mongoloide, minorato, subnormale, frocio, becchino, iettatore. Neanche spazzino, cieco, stagnaro, serva, vanno bene. Abbiamo sinonimi per tutto, più eleganti. I termini razza negro muso giallo sono scomparsi dai testi.
Non mi piace, ne vedo l’ipocrisia. Mi adeguo però. Per un fatto di rispetto. Alcuni termini sono sinonimi di ruoli socialmente dequalificati, sono sentiti come offensivi, insultanti, degradanti.
Ma ci siamo evoluti col welfare.
Tutti i ruoli e lavori sono egualmente qualificati. Se no, chi li fa? E siamo stufi di extra-comunitari intorno.
Tutti i comportamenti vanno bene, sono consentiti, se non fanno del male ad altri. Siamo tolleranti, un nostro vanto.
In passato la donna era l’ultimo gradino della sofferenza umana. Perché anche il più disperato ne aveva una a casa su cui sfogare le proprie frustrazioni, in modo manesco. Temo che sia ancora così in alcuni ambienti e popoli.
Gentili amici belli, che facciamo? vogliamo continuare ad insultare, discriminare, perquisire, punire, umiliare, condannare, sfrattare le ragazze che decidono di promuovere se stesse col loro corpo? Comprendiamo tutti, il trans e l’omosessuale, il cocainomane e il poligamo ma quando si tratta di escort, di cagnoline che sottraggono l’osso (De Andrè) sbaviamo di rabbia e godiamo a farci rotolare in bocca l’insulto: puttana, zoccola!
Basta! Nessuna donna deve essere più marcata con la lettera scarlatta! Facciano i capperi che vogliono!
E quindi cari amici, e soprattutto care amiche di destra e di sinistra, leghiste e PD-ine, Popolo della Libertà e no, femministe e anti-femmine, abbiamo cacciato l’umiliazione della donna dalla finestra, non fatemela tornare dalla porta col vostro osceno godimento.
Francesco Floris
22 febbraio 2011
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