Autore Topic: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati  (Letto 6515 volte)

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Offline Cad.

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #15 il: Dicembre 30, 2010, 18:28:55 pm »
Se dovesse sussistere una differenza di stipendio tra uomini e donne del 20%, come riportato nell'articolo, i coerenti e logici provvedimenti da assumere sarebbero quelli di vietare la possibilità di effettuare tali differenziazioni agendo specificatamente in tale ambito.

Basterebbe fare una legge per impedirlo. Perchè non si chiede questo? Semplicemente (come avete constatato) perchè la differenza, se c'è, e lieve, inoltre leggi in tal senso già esistono.
Per contro, in questo caso, si assume un dato generico, la differenza di stipendio (dato assai discutibile come detto) per promuovere privilegi specifici.

Se le donne che rientreranno in Italia godranno di un beneficio fiscale, questo fatto non inciderà sulle ipotetiche situazioni di altre donne che già lavorano in Italia e hanno uno stipendio inferiore in ragione del sesso. Se guadagnavano meno prima, guadagneranno meno anche dopo, per loro nulla cambierà.

Ragionando in tal senso potremmo dire allora che, essendo gli uomini coloro che svolgono i lavori più pericolosi e usuranti, è giustificato una riduzione di tassazione agli uomini... che lavorano in banca!

Offline Carlo Zijno

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #16 il: Dicembre 30, 2010, 18:33:07 pm »
L'unica interpretazione logica di siffatta norma è la seguente: secondo il legislatore, il cervello maschile vale meno di quello femminile.

Questa norma è pertanto incostituzionale e razzista.

Offline Utente Cacellato

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #17 il: Dicembre 31, 2010, 00:38:59 am »
La spiegazione sta qui.
http://www.alessiamosca.it/wp-content/uploads/2010/12/documento-cnl.pdf



Documento CNL:
“Il lavoro delle donne in Italia”
Osservazioni e Proposte
Assemblea
21 luglio 2010
I differenziali salariali
La disparità retributiva è un aspetto importante che richiede una valutazione attenta e approfondita.
Il confronto internazionale mostra che in Italia e nel Sud Europa i differenziali salariali sono molto
inferiori agli Stati Uniti e al Regno Unito e sono simili ai paesi del Nord Europa. Mentre, infatti,
negli Usa e nel Regno Unito le donne in media guadagnano il 25-30 per cento in meno degli
uomini, questa percentuale scende al 10-20 per cento in diversi paesi del Nord Europa e al 10 per
cento in Italia e negli altri paesi del Sud Europa. Ma la maggior eguaglianza salariale non è reale,
quanto piuttosto riconducibile a fenomeni di selezione nella forza lavoro (Olivetti e Petrongolo,
2008). In particolare, se le donne occupate hanno in media caratteristiche che portano a maggiori
tassi di rendimento sul mercato del lavoro (per esempio, livelli di istruzione più elevati), paesi con
bassi tassi di occupazione femminile finiscono per avere differenziali salariali minori,
semplicemente perché le donne con bassi salari potenziali non lavorano. Una delle ragioni della
differenza tra l’Italia e il resto d’Europa sta proprio nella diversa composizione della sua forza
lavoro. L’Italia è il paese europeo con la più bassa percentuale di donne con istruzione primaria
occupate, ed è al terzultimo posto - prima solo di Grecia e Spagna - per occupazione delle donne
con istruzione secondaria e universitaria. Correggendo per il problema di selezione nella forza
lavoro, il differenziale salariale tra uomini e donne sale fino al 25-30 per cento in Italia e negli altri
paesi del Sud Europa: si elimina, così, l’apparente vantaggio in termini di pari opportunità salariali
delle donne italiane e del Sud Europa. Inoltre i differenziali salariali tra gli uomini e le donne
italiane crescono al crescere delle retribuzioni e all’aumentare del livello gerarchico: se le impiegate
donne (la maggioranza) mostrano una differenza pari al 1,9% in meno, i quadri hanno un salario più
basso del -3,6 e le dirigenti (-3). Le differenze salariali tra i generi emergono anche tra solo laureati
a tre anni dalla laurea: il guadagno medio differisce di circa 219 euro al mese per le lauree
lunghe e di 114 euro per le lauree triennali.
Enaip Formazione & Lavoro 2/2009
Il gap retributivo in Italia
La maggior parte degli studi svolti sull’Italia si basano sull’approccio tradizionale di Oaxaca e
Blinder e, quindi, sulla valutazione del differenziale medio. Tra i primi contributi ricordiamo Addis
e Waldmann (1996) e Flabbi (1997), entrambi svolti sui dati della “Survey on Household, Income
and Wealth” della Banca d’Italia6, rispettivamente per gli anni 1989 e 1991. Addis e Waldmann
(1996) stimano per il 1989 un gap retributivo medio, imputabile a differenze di genere nei
rendimenti delle caratteristiche produttive, pari al 13%. Flabbi (1997) mostra, invece, come la stima
del differenziale possa assumere valori compresi tra l’8% e il 12% a seconda della popolazione
di riferimento e del metodo econometrico utilizzato, OLS o con variabili strumentali. ITER (2001),
in uno studio socio-economico del differenziale salariale7, evidenzia un gap retributivo non
spiegato da differenze nelle caratteristiche produttive pari al 16%. Questi studi, sebbene effettuati su
banche dati differenti, hanno evidenziato un risultato interessante: in Italia, il gap retributivo medio
attribuibile a differenze remunerative nelle caratteristiche produttive ha seguito un trend crescente a
partire dalla fine degli anni ottanta fino alla metà degli anni novanta Tale risultato è confermato da
uno studio di Mundo e Rustichelli (2007) svolto su dati amministrativi di fonte INPS. Altri lavori
(Favaro e Magrini, 2008)8, che applicano metodologie di valutazione del gap lungo la distribuzione
salariale, e che discuteremo nelle prossime righe, hanno confermato il trend crescente del gap “non
spiegato” nel corso degli anni Novanta.
Come anticipato nel precedente Paragrafo, in Italia la partecipazione femminile al lavoro non
sembra essere completamente casuale; la forza lavoro femminile italiana è caratterizzata da elevati
livelli di istruzione e forte motivazione al lavoro. Tale selezione all’occupazione può comportare
una stima non corretta dei differenziali salariali, se non si corregge l’equazione salariale per la
selezione all’occupazione. Addabbo e Favaro (2007b) applicano il modello di Heckman (1979) per
valutare le diverse componenti del differenziale retributivo e scorporare la parte imputabile ad una
selezione non casuale delle donne al lavoro. Le loro regressioni, svolte sui dati del panel europeo
(ECHP) per l’anno 1998, stimano un’incidenza del 3,6% della selezione non casuale sul
differenziale retributivo; le donne che lavorano avrebbero in media caratteristiche produttive
migliori delle donne che non lavorano e questo, se non fosse preso in considerazione, implicherebbe
una sottostima del differenziale retributivo a sfavore delle donne. Anche in Italia i contributi più
recenti allo studio dei differenziali retributivi di genere applicano i metodi di analisi distributiva
delle retribuzioni, fornendo una valutazione del differenziale e della sua scomposizione in
corrispondenza di punti differenti delle distribuzioni, come illustrato nel paragrafo degli aspetti
metodologici.
Addabbo e Favaro (2007a)9 trovano un gap retributivo non spiegato da differenze produttive tra
lavoratori e lavoratrici che oscilla tra poco più del 10% intorno al valore mediano e il 20-23% in
corrispondenza degli estremi distributivi: le donne molto istruite soffrono differenziali retributivi,
“non spiegati” dalle caratteristiche, particolarmente elevati in corrispondenza dei decili più alti della
distribuzione, mentre le donne con un livello di istruzione inferiore subiscono il maggiore
differenziale retributivo ai livelli retributivi più bassi.



Scusate ma... questa sarebbe la spiegazione, o meglio, la giustificazione del fatto che alle donne sia corretto concedere un buon 20% in più in termini economici rispetto a un uomo per rientrare in italia????

Ma voi ci avete capito qualcosa?? Se avete capiTo, per cortesia, spiegatemi.
A me pare che ci abbia risposto facendoci la "supercazzola" come faceva il conte Mascetti in Amici Miei!!!!!
Io ci vedo solo un'accozzaglia di nomi e di cifre buttate lì senza alcun senso.
Ma che vuol dire??' Tizio e Caio nel 1998 hanno studiato che... hanno capito che... il gender gap aumenta quando si sale nella scala sociale... in Italia il gender gap diminuisce ma in realtà è fasullo il dato, come dimostrarono Sempronio e svetonio nel 2002... il tutto senza mettere una tabella, una fonte... ma che documento è????

Vi prego: ILLUMINATEMI!
Mai contraddire una femmina: riuscirà tranquillamente a farlo da sola in 5 minuti!
La donna che costa di meno è quella che paghi
E' la donna che porta la vita... ma è l'uomo che la finanzia!!!
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Offline Utente Cacellato

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #18 il: Dicembre 31, 2010, 01:19:22 am »
Scusatemi ma adesso voglio fare le pulci a questa situazione.
Non disponendo di tabelle o calcoli, voglio usare semplicemente la logica per smontare quello che a me pare proprio essere solo un'ennesima scusa perottenere dei privilegi belli e buoni a scapito del genere maschile.

Analizzo la situazione sotto vari punti di vista.

Primo punto di vista.
Immaginiamo che il dato secondo il quale le donne guadagnino meno degli uomini sia ottenuto mettendo assieme il monte totale degli stipendi delle donne e dividendolo poi per il numero di donne occupate e facendo lo stesso con gli uomini.
E' chiaro che, almeno, in questo caso, vi sia un gender gap.
Ma occorre tenere conto di alcune cose.
La prima: in questo calderone allora, sicuramente, vanno infilate anche le posizioni dirigenziali. Ma, correggetemi se sbaglio, le posizioni dirigenziali non sono sottoposte a CCNL. Ergo si fanno con contrattazione privata (un po' come i calciatori, diciamo...). "Se ti do tot, tu lavoreresti per me?" "NO!! voglio tot più 100"! A questo punto sta al datore di lavoro accettare o meno... o al futuro dirigente accettare o meno. Qui entra in campo la capacità personale di contrattazione! Chi impedisce alle donne di non accettare un lavoro che ritengono, a livello personale, sottopagato???
La seconda: in questo calderone non si terrebbe conto che le donne non sono impiegate nei lavori pericolosi (dai quali si guardano ben bene dal domandare quote rosa). Mi pare perfettamente legittimo, razionale e ovvio che questi lavori siano pagati meglio degli altri. E' più corretto pagare di più chi lavora a 40 metri di altezza per costruire un viadotto piuttosto che chi lavora comodamente seduto dietro ad una scrivania.

Secondo punto di vista.
Pensiamo a chi è sottoposto a CCNL.
In questo caso, la retribuzione è stabilita PER CONTRATTO e dal contratto NON SI PUO' USCIRE!!! (a meno che tu non ti chiami Marchionne... ma questo è altro discorso...)
Dove lavoro io una donna che occupa il mio stesso livello e fa il mio stesso lavoro viene pagata esattamente come me!!
E se non lo fosse, basterebbe recarsi da qualunque magistrato o Ispettorato del lavoro per denunciare la cosa! E in quattro e quattr'otto state sicuri che a quel datore di lavoro che non applicasse il CCNL farebbero un mazzo tanto per comportamento antisindacale!
Ma mi spingo oltre!! Rapportiamo lo stipendio alla produttività. Anche qui mi pare pacifico che, laddove serve un lavoro basato sulle doti fisiche, un uomo, mediamente, possa produrre più di una donna.
Ora: se io, uomo, produco 1000 pezzi al mese e vengo pagato 1000 euro al mese e una donna produce 500 pezzi al mese per limiti fisici e guadagna 1000 euro al mese, chi è che guadagna di meno????? A voi la risposta!

Terzo punto di vista.
Ho parlato di CCNL.... vediamo ora i tipi di lavoro che esistono in Italia. Sostanzialmente sono di due tipi, alla fin fine: il lavoro statale e quello privato.
Lavoro statale: non conosco le buste paga delgi statali ma presumo siano pubbliche...quindi consultabili. Ma senza consultare, può essere plausibile che uno Stato applichi il principio secondo il quale un uomo debba essere pagato più di una donna a parità di mansione e livello??????? Ma quando mai????????? Per cortesia: siamo seri!
Lavoro privato: ho già detto che un privato che applicasse una paga differenziata tra uomo e donna andrebbe contro il CCNL quindi sarebbe perseguibile per legge...
Ma ragioniamo anche qui. Lo scopo ultimo del privato è, ovviamente, il guadagno, il fare soldi, creare utili.
Allora... voi siete il privato e dovete assumere una persona: scegliete un uomo o una donna??? Se fosse vero che gli uomini percpiscono uno stipendio maggiore delle donne, quale datore di lavoro sarebbe tanto pazzo da assumere una persona che gli costa di più in termini di stipendio quando può tranquillamente assumerne una che può pagare meno solo per il suo genere sessuale??? Mi chiedo se siano, allora, pazzi questi imprenditori ad assumere gli uomini, visto che devono pagare loro uno stipendo più alto?????

Quarto punto di vista.
Cosa è uno stipendio? Si misura, da decenni ormai, non tanto a pezzi prodotti ma a ore lavorate. Se io lavoro quel numero di ore mi dovranno dare quel dato stipendio.
Si può obiettare che le donne, alla fin fine, guadagnino meno poiché, poverette, costrette dalla società patriarcale (sic!!) a occuparsi anche della famiglia e quindi obbligate ad accontentarsi di contratti atipici, part time.
Se io lavoro la metà delle ore che lavora un uomo che occupa la mia stessa posizione e ha il mio stesso livello, guadagno la metà?? CERTO CHE NO! Guadagno di più!!!!!! Perché le ore a part time sono pagate, se la memoria non mi inganna, di più delle ore lavorate in un orario full time! Quindi, a rigor di logica, chi lavora part time, sì che prende uno stipendio inferiore, ma il tempo che egli passa al lavoro è pagato di più di chi fa le proverbiali otto ore!!
Quindi: chi guadagna di più?????????
E' chiaro che se diciamo che le donne guadagnano meno e poi non consideriamo il fatto che, magari, lavorano meno ore.....

Quinto punto di vista.
Lavoro in nero. Qui è effettivamente una jungla. Qui vale tutto. Ivi compreso il fatto che un uomo venga pagato più di una donna, a parità di mansione e livello.
Ma dove sono i dati certi, visto che si basano su calcoli aleatori???????????????? Il lavoro in nero è proverbialmente "sommerso", non si sa molto e non si possono avere dati certi. Quindi è scorretto metterlo nel "calderone". E non voglio nemmeno pensare a tutte quelle donne che, magari, lavorano part time per avere la possiblità di lavorare anche in nero.... e guadagnare di più in barba al fisco (e a queste statistiche del menga...), o a quelle altre che preferiscono continuare a lavorare in nero perché sennò, altrimenti, perderebbero il mantenimento ottenuto dopo la separazione..... (e secondo voi quante sono? Tante o poche??)

Ma possibile che nessuno, a certa gente, sia in grado di fare questi semplici ragionamenti???
Se qualcuno ha dati certi che smentiscono quanto ho scritto, per cortesia, si faccia avanti.
E chiederò scusa per i miei, in tal caso, madornali errori di valutazione.
« Ultima modifica: Dicembre 31, 2010, 01:37:08 am da LesPaul »
Mai contraddire una femmina: riuscirà tranquillamente a farlo da sola in 5 minuti!
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Online Ryu

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #19 il: Gennaio 02, 2011, 00:18:19 am »
Il trucco è vecchio... Si predicano pari opportunità quando in realtà ciò che si chiede sono pari RISULTATI. ora partire dal risultato senza analizzare la DISTRIBUZIONE del fenomeno e usare un campione NON CASUALE come è scritto nell'articolo significa giungere a qualcosa di statisticamente irrilevante.

Allora dov'è la tanto decantata meritocrazia? Se poi si vuole pari risultato la si elimina completamente.. Ora siccome siamo nel campo del lavoro le differenze ci possono essere solo a livello dirigenziale visto che per operai, impiegati e quadri c'è il CCNL.. non si scappa. Se un imprenditore decide di dare X a un dirigente Y è coatituzionalmente libero di farlo e tra l'altro ne paga le conseguenze in tema di redditività se ad es assume un brocco.

Quindi non potendoci esprimere su quelle che sono le capacità meritocratiche dell'uno e dell'altro sesso, perché non le abbiamo misurate, come facciamo a dire che il gap è discriminatorio?

Ps: solo come integrazione in materia di reddito.. Qual'è il gap degli assegni familiari? E quale quello delle cose scroccate ai pretendenti? E ancora quale è il gap reale tra panieri di beni comprabili da uno stipendio femminile rispetto ad uno maschile? Mi viene in mente il settore abbigliamento.. Scarpe da donna 5 euro e sono fiche da uomo 200..
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Offline ilmarmocchio

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #20 il: Gennaio 02, 2011, 11:42:13 am »
Ryu :  Il trucco è vecchio... Si predicano pari opportunità quando in realtà ciò che si chiede sono pari RISULTATI. ora partire dal risultato senza analizzare la DISTRIBUZIONE del fenomeno e usare un campione NON CASUALE come è scritto nell'articolo significa giungere a qualcosa di statisticamente irrilevante.

Allora dov'è la tanto decantata meritocrazia? Se poi si vuole pari risultato la si elimina completamente.. Ora siccome siamo nel campo del lavoro le differenze ci possono essere solo a livello dirigenziale visto che per operai, impiegati e quadri c'è il CCNL.. non si scappa. Se un imprenditore decide di dare X a un dirigente Y è coatituzionalmente libero di farlo e tra l'altro ne paga le conseguenze in tema di redditività se ad es assume un brocco.

Post esemplare , che quoto al 100%

Offline Giuseppe83

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #21 il: Gennaio 04, 2011, 03:00:30 am »
@ Les Paul
Condivido interamente il tuo ragionamento, di una completezza esemplare (e condivido anche quello di Ryu). Alla fine ti sei illuminato da solo.  :lol:


Prima ti domandavi:
Ma voi ci avete capito qualcosa?? Se avete capiTo, per cortesia, spiegatemi.
A me pare che ci abbia risposto facendoci la "supercazzola" come faceva il conte Mascetti in Amici Miei!!!!!
Io ci vedo solo un'accozzaglia di nomi e di cifre buttate lì senza alcun senso.
Ma che vuol dire??' Tizio e Caio nel 1998 hanno studiato che... hanno capito che... il gender gap aumenta quando si sale nella scala sociale... in Italia il gender gap diminuisce ma in realtà è fasullo il dato, come dimostrarono Sempronio e svetonio nel 2002... il tutto senza mettere una tabella, una fonte... ma che documento è????

Io ho capito quello che c'era da capire: "le impiegate donne (la maggioranza) mostrano una differenza pari al 1,9% in meno, i quadri hanno un salario più basso del -3,6 e le dirigenti (-3)".
LA RISPOSTA E' TUTTA LI'.  Una persona in buona fede avrebbe detto semplicemente: "I dati della Bocconi sono corretti. Chiedo scusa per il madornale errore da me commesso".
Lo sproloquio, invece, serve solo a confondere e dimostra l'intento criminale di chi l'ha scritto: privilegiare le femmine ossia, detto con altre parole, "investire sulle donne". Queste non sono un fattore di sviluppo, semmai l'opposto: in tal senso, fra l'altro, come si può fare a meno di sottolineare che i commentatori del sito del Corriere notano tra le colleghe una tendenza alla troiaggine (forse Mosca la chiama "motivazione")?
Ma NEANCHE LA RISPOSTA E' SODDISFACENTE: resta da capire come siano possibili quel - 1,9% fra le impiegate e quel - 3,6% fra le quadre. Les Paul ha dimostrato che, semplicemente, non sono possibili.
In conclusione, Mosca dovrebbe prendere la parola in parlamento per: ammettere di aver diffuso dati falsi; scusarsene col popolo italiano; chiedere infine alla Bocconi come spiega questo pur piccolo divario salariale. 

Quanto all'ennesima "attenzione particolare alle donne", alla loro "condizione drammatica", al "basta parlare con un pò di donne italiane" (che si lamentano di qualsiasi cosa), basti dire che mi sono decisamente rotto i coglioni! Non so se sarò censurato, ma non ce la faccio a non scriverlo.

PS: se io avessi un dottorato in materie scientifiche (questi sono gli unici ricercatori: gli altri non hanno niente da ricercare che non sia sotto il loro naso) o fossi ingegnere, non esiterei un attimo ad andarmene in paesi che - a differenza della misandrica Italia - stanno dalla parte degli uomini, allo scopo di contribuire a renderli grandi.

PPS: questa legge è ovviamente incostituzionale. Se qualche uomo tornerà in seguito ad essa, al momento necessario sollevi la questione innanzi al giudice tributario.


Offline COSMOS1

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #22 il: Gennaio 04, 2011, 09:16:36 am »
@ Les Paul
Condivido interamente il tuo ragionamento, di una completezza esemplare (e condivido anche quello di Ryu). Alla fine ti sei illuminato da solo.  :lol:


Prima ti domandavi:
Io ho capito quello che c'era da capire: "le impiegate donne (la maggioranza) mostrano una differenza pari al 1,9% in meno, i quadri hanno un salario più basso del -3,6 e le dirigenti (-3)".
LA RISPOSTA E' TUTTA LI'.  Una persona in buona fede avrebbe detto semplicemente: "I dati della Bocconi sono corretti. Chiedo scusa per il madornale errore da me commesso".


sono d'accordo con Giuseppe al 100%, anche per i complimenti a Les Paul e Ryu
lei invece di scusarsi dell'imbroglio si imbroglia ulteriormente.
Parrebbe, secondo la poverina, che le donne in Italia guadagnino solo il 3% in meno (anzichè il 20% in -) xkè in Italia il tasso di occupazione è minore e quindi lavorano solo le donne più produttive.
 :w00t:
Oibò, ma questa è una scusa o una spiegazione?
Se in Italia lavorano solo le donne + produttive, le quali pertanto guadagnano di +, ma alloragli stipendi + bassi in Europa sono giustificati dal fatto che le dd sono - produttive e non dal fatto che sono donne?
Ma allora, scusate, dove sta la discriminazione di genere?

 :w00t:
Dio cè
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Online Massimo

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #23 il: Gennaio 04, 2011, 09:56:06 am »
Le norme non sono incostituzionali e razziste quando favoriscono le donne!
Dovreste saperlo!

Offline Utente Cacellato

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #24 il: Gennaio 04, 2011, 10:12:17 am »
Innanzitutto vi ringrazio per i complimenti  :wub: :wub: :wub: :wub: :blush: :blush: :blush: :blush:

Voglio informarvi che, su consiglio di Rita, ho inviato quanto scritto sopra (con pochissime variazioni) anche al blog segnalato e all'indirizzo mail dell'on. Mosca.

Sulla mail però mi sono permesso di variare un certo passo come segue (evidenziato in grassetto):

Lavoro statale: non conosco le buste paga delgi statali ma presumo siano pubbliche…quindi consultabili. Ma senza consultare, può essere plausibile che uno Stato applichi il principio secondo il quale un uomo debba essere pagato in misura maggiore rispetto a una donna a parità di mansione e livello? Ma quando mai? Lei precepisce una indennità inferiore rispetto a un suo collega maschio, con le stesse responsabilità, presso la camera dei Deputati?

E mi mangio le mani per non essermelo fatto venire in mente prima....

Ah: per spiegare meglio il nostro ragionamento, ho aggiunto anche una postilla che ha sempre come esempio il caso dei calciatori: nel senso che è superfluo spiegare il perché vi sia gender gap tra calciatori maschi e calciatori femmine. Nessuno si sogna di denunciarlo o di richiedere parità di stipendi tra uomo e donna in tal caso, perché i motivi sono chiari a tutti. E si basano sugli stessi nostri ragionamenti.
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Offline Rita

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #25 il: Gennaio 04, 2011, 10:30:45 am »
Sulla mail però mi sono permesso di variare un certo passo come segue (evidenziato in grassetto):

Lavoro statale: non conosco le buste paga delgi statali ma presumo siano pubbliche…quindi consultabili. Ma senza consultare, può essere plausibile che uno Stato applichi il principio secondo il quale un uomo debba essere pagato in misura maggiore rispetto a una donna a parità di mansione e livello? Ma quando mai? Lei precepisce una indennità inferiore rispetto a un suo collega maschio, con le stesse responsabilità, presso la camera dei Deputati?

E mi mangio le mani per non essermelo fatto venire in mente prima....


 :clapping: :clapping: :clapping:

Citazione
Ah: per spiegare meglio il nostro ragionamento, ho aggiunto anche una postilla che ha sempre come esempio il caso dei calciatori: nel senso che è superfluo spiegare il perché vi sia gender gap tra calciatori maschi e calciatori femmine. Nessuno si sogna di denunciarlo o di richiedere parità di stipendi tra uomo e donna in tal caso, perché i motivi sono chiari a tutti. E si basano sugli stessi nostri ragionamenti
.

oddio non ci giurerei che nessuno si sogna di denunciarlo .. o meglio si denuncia il diverso interesse tra calcio maschile e calcio femminile, tra sport maschile e sport femminile..... etc. etc.  :D


ma a nessuno viene in mente che l' "interesse" per qualcosa non si puo' imporre per legge  :D

L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Utente Cacellato

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #26 il: Gennaio 06, 2011, 13:22:30 pm »
Ho inviato la email all'interessata... ma non mi ha risposto!

Forse perché sono maschio, quindi geneticamente inferiore e non sono degno di una risposta???
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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #27 il: Gennaio 06, 2011, 18:03:30 pm »
Lascia perdere Les Paul: tutto ciò che è utile per le donne è buono in SE STESSO
quindi anche le (discrimin)azioni positive: servono allo scopo. C'è solo da sputare
sull'emancipazione femminile che avviene in questo modo squallido.
Se avviene in questo modo.

Offline Salar de Uyuni

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #28 il: Gennaio 10, 2011, 22:20:43 pm »
Per me come ho già detto molte volte la qm ha un'involucro ideale nel movimento  libertario e liberale.
Questa alessia mosca,di che partito è?
Se è del PDL glielo si deve far rimarcare:che diritto ha lo stato di impicciarsi delle faccende dei privati e di fare da ''livellatore'' delle differenze?
E' un concetto di giustizia ASSURDO,SOVIETICO,DA COMBATTERE IN QUANTO TALE E NON SOLTANTO PERCHE' COLPISCE GLI UOMINI.
Questo concetto infatti non colpisce soltanto gli uomini,colpisce i migliori....colpisce quei cervelli che severgnini dice di voler riportare in patria.
La replica in senso pungolante va fatta FACENDO QUESTO ESEMPIO CHE LA METTE SPALLE AL MURO:
''GLI EBREI HANNO UN REDDITO MEDIO PARECCHIO PIU' ALTO DEL ''BIANCO CAUCASICO'' CHE FACCIAMO LI TASSIAMO PERCHE' SONO EBREI?
Ci si lamenta del fatto che le donne pur essendo il 50% della popolazione non sono il 50% della dirigenza,beh
GLI EBREI PUR ESSENDO UN'ESIGUA MINORANZA OCCUPANO UNA QUOTA PERCENTUALE MOLTO ALTA NELLE PROFESSIONI AD ALTA RETRIBUZIONE E MANAGERIALI RISPETTO ALLA ''QUOTA GIUSTA'' CHE GLI SPETTEREBBE ''DEMOCRATICAMENTE'' SECONDO QUESTO TIPO DI RAGIONAMENTO,E PIU' CRESCE IL LIVELLO DI IMPORTANZA DELLA PROFESSIONE,PIU' QUESTA DIFFERENZA E' MARCATA,CHE FACCIAMO ALLORA,CARA MOSCA, ''LE QUOTE ARIANE''?
« Ultima modifica: Gennaio 10, 2011, 22:31:43 pm da Salar de Uyuni »
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Rita

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Re: Benefici fiscali per il ritorno dei «cervelli»: maschi discriminati
« Risposta #29 il: Febbraio 25, 2011, 14:42:40 pm »
http://www.vivoaltrove.it/2010/10/04/lidentikit-dei-nuovi-migranti-analisi-dei-dati-raccolti-su-repubblica-it/

una sommaria analisi dei cervelli fuggiti...

Citazione
La seconda considerazione ha a che fare con il profilo della popolazione di cui ci stiamo occupando. Due terzi delle persone che si sono raccontate su repubblica. it sono maschi, solo un terzo le donne. La maggior parte sono giovani: il 52% circa ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Il 30% ha tra i 35 e i 44 anni. Il 10% ha più di 45 anni e solo il 5% ha meno di 24 anni. Ci troviamo quindi di fronte a un fenomeno migratorio che, come ci si aspettava, riguarda soprattutto i giovani, maschi e altamente istruiti. Il 53%, infatti, ha una laurea in tasca, il 21% addirittura un dottorato. Solo il 3% del totale ha una licenza media o una laurea breve.
L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli