C'era già tutto quanto.. in nuce, c'era già tutto, altrochè trent'anni di berlusconismo.
Articolo di G. Guareschi tratto da "Candido" 11/10/1959 (più di cinquant'anni fa)
"Processo alla Gioventù Bruciata"
Considerando le conclusioni alle quali sono arrivati dopo dotte disquisizioni e ispirati discorsi gli “esperti” riuniti a congresso a Parigi e a Venezia, viene da pensare che si sia volutamente ignorato il nocciolo della questione.
Come far capire la ragione ai giovani traviati?
Per il prof. Carnelutti bisogna bastonarli pubblicamente, per il prof. Jemolo bisogna bastonarli privatamente.: “Se bastonassimo un ragazzo in pubblico, costui tenterebbe di riabilitarsi in modo sinistro; caso mai sculacciamolo in segreto”
-omissis-
Il parere dello psicologo Musatti è più complesso: “Non si dimentichi la funzione pseudo-moralizzatrice assunta in molti casi dalle “gang” che perseguitano gli omosessuali e le passeggiatrici. L’atteggiamento protestatario dei giovani ha sempre una ragione moralistica: si cerchi di impedire che questo moralismo sfoci nell’anarchia”
Inutile continuare: oltre alle molte amenità, molte cose intelligenti sono state dette a Parigi e a Veani nezia sulle cause che hanno portato al traviamento della gioventù e sui rimedi da adottare per evitare che il fenomeno si aggravi: in complesso però un pastrocchio senza capo né coda.
La “generazione bruciata” è la nostra. Cosa possono capire i giovani se non crediamo a niente noi? Chi ha creato le “dive” e il “divismo”? Chi ha creato il “fumettismo” e il “giallismo”? Chi ha inventato il “grandhotellismo” e il “canzonettismo”
Chi ha trasformato lo sport in una florida industria dello spettacolo?
Chi ha creato la confusione dei valori presentanto come individui eccezionali degli schiamazzatori e delle schiamazzatrici da quattro soldi e delle squallide balbettatrici televisive?
Chi, con l’esempio, ha insegnato ai giovani l’importanza del trasformismo politico, del conformismo e del compromesso?
Non sono i giovani certamente: essi si sono limitati a bere gli ignobili intrugli che noi vecchi abbiamo loro preparato.
Perché i giovani dovrebbero avere rispetto delle donne se vedono le madri offrire orgogliosamente alle folle dei concorsi di bellezza la sfolgorante nudità delle loro figliole?
Perché i giovani dovrebbero avere rispetto dei vecchi se gli esempi più scandalosi di mancanza di rispetto per la vecchiaia ci vengono proprio da vecchi spelacchiati che s’impegolano in clamorose vicende amatorie o pseudo-matrimoniali con ragazze di venti, trenta o cinquanta o sessant’anni minori di loro?
Perché i giovani dovrebbero aborrire la violenza se il mondo che noi abbiamo costruito è una quotidiana esaltazione della violenza?
Perché i giovani dovrebbero avere rispetto della proprietà se noi abbiamo loro insegnato a firmare assegni a vuoto, a emettere valanghe di cambiali destinate in partenza ad essere protestate e a essere “furbi”?
Perché i giovani dovrebbero amare le azioni franche e pulite se noi abbiamo loro insegnato la tecnica sottile della bustarella e del sottobanco?
Chi, con la scusa di eliminare il pericolo del nazionalismo, ha spento la fiamma del patriottismo?
Chi, con la scusa di eliminare il colonialismo, lo ha sostituito col negrismo, espressione ancora più umiliante della depravazione in cui è piombata la decadente razza bianca?
Chi, lanciando il “neorealismo” autolesionista, ha creato il gusto del brutto e del suicidio? Chi ha ucciso la poesia?
La “generazione bruciata” la generazione marcia e patocca è la nostra: in nome di un progresso che è semplicemente meccanico, noi abbiamo creato l’industrializzazione integrale. Poi, in nome di questa, abbiamo creato un falso benessere basato non sulla soddisfazione di reali necessità, ma di bisogni creati dal reparto pubblicitario delle fabbriche.
Un falso benessere che è espressione del peggior americanismo perché fatto di dadi, pillole, rasoi, di dentifrici, di sapone da barba vitaminico, di frigoriferi supersonici e di altre inutili cose accettate ormai come necessità.
Siamo noi vecchi che abbiamo preparato questa pietanza scientifica ai giovani e ora che essi se ne sono nutriti e ci appaiono i gravi scompesnsi prodotti da quell’innaturale nutrimento, noi insorgiamo preoccupati e vogliamo guarirli mettendoli a dieta assoluta.
Gli volete portar via la moto, il cinema, la televisione, le canzonette, i jukebox, i flipper, i fumetti, i libri gialli, tutto cio’ insomma che voi avete creato proprio per loro: ma cosa potete dar loro in cambio? Niente: solo l’esempio di un’ipocrisia e di una viltà senza fine.
La generazione bruciata è la nostra.
Se i muri della casa sono pericolanti, la colpa è del cedimento delle fondamenta. Noi non possiamo dare ai giovani niente di più di quanto abbiamo loro dato fino ad oggi.
Io dico: c’è in Italia qualcuno che sia in grado di citare tre nomi di italiani viventi cui tutti riconoscano il diritto al rispetto? Tre nomi, dico: non trenta. Tre nomi di persone viventi al disopra di ogni discussione.
E’ poco: ma tre nomi nessuno è in grado di suggerirli.
Fino a poco tempo fa, potevate dire a vostro figlio, mettendogli davanti il giornale e l’ultimo articolo di don Sturzo: Ecco come parla un perfetto galantuomo.
Ma oggi anche il vecchio prete è morto e non trovate chi citare al suo posto come esempio di dignità, di onestà di rettitudine.
Ed è così purtroppo in ogni campo: i galantuomini che muoiono risultano insostituibili e i galantuomini rimasti che s’impongano, come accadeva nel caso di don Sturzo, al rispetto di tutti gli altri italiani non arrivano a tre.
“Io ho sculacciato i miei figli che ora mi benedicono” ha affermato l’avv. Carnelutti a Venezia, sostenendo la sua tesi.: se i figli del venerando trombone sono risultati degli uomini onesti, cio’ non è certamente dovuto soltanto a quegli sculaccioni, ma a una quantità ragguardevole di altri fattori positivi che non hanno riscontro nel presente. Dato e non concesso che le sberle siano un fattore positivo agli effetti dell’educazione dei figli.
La generazione bruciata è la nostra: il frutto è cattivo perché la pianta ha le radici malate e bisogna risanarle. E’ questo il problema.
La tragica verità è che noi non vogliamo risolverlo: noi, i vecchi, abbiamo trovato il sistema di vivere col minimo di sacrificio, col minimo di pensieri molesti, col minimo di lavoro, col minimo di responsabilità, col minimo di dignità, col minimo di onestà e non intendiamo per niente cambiarlo.
Ci fa maledettamene comodo. Siamo aggrappati disperatamente al nostro egoismo, ai nostri piccoli e grandi commerci più o meno equivoci. L’unica speranza è nei giovani.
L’unica speranza è che i giovani, schifati dal mondo sofisticato in cui sono costretti a vivere si ribellino e si mettano a cercare affannosamente le cose che i loro padri hanno buttato via.
L’unica speranza è nei giovani, nella loro naturale reazione. Forse questa insofferenza dei giovani, questi loro atti di ribellione, questi loro atteggiamenti violentemente anticonformisti sono proprio i primi accenni di quella rivoluzione che ci darà un ordine nuovo.
Un ordine nuovo basato sull’ordine sconvolto dai loro padri. Una casa nuova, insomma, arredata coi mobili vecchi ripescati in soffitta.
Anche i sanculotti della rivoluzione francese non avevano calzoni e modi migliori dei nostri giovani in blue-jeans.