Autore Topic: Quote rosa: ok del governo dal 2015  (Letto 3601 volte)

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #15 il: Marzo 12, 2011, 14:04:19 pm »
Ma la cosa pessima di questa legge è l'ingerenza dello stato negli affari privati, come se già non fosse abbastanza quella che già c'è.
Ma dico, fino a pochi anni fa non erano tutti "liberisti", Berlusconi in primis? E ora tutti a fare leggi e leggine con cui lo stato ficca il naso negli affari dei privati...
Ribadisco la mia posizione consistente nel fatto che oltre un certo livello l'intervento statale fa peggiorare e non migliorare la qualità della vita dei cittadini. Che lo stato faccia lo stato, che si occupi della giustizia e dell'ordine pubblico (perlomeno le questioni più gravi), della sanità (perlomeno quella di base), dell'istruzione pubblica (perlomeno quella elementare) e che lo faccia bene e lasci agli imprenditori fare gli imprenditori come si deve. Che ognuno faccia il suo mestiere e lo faccia come si deve invece di occuparsi delle compenteze altrui!

Offline TheDarkSider

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #16 il: Giugno 28, 2011, 20:00:34 pm »
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Alberto86

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #17 il: Giugno 28, 2011, 20:31:01 pm »
uno schifo annunciato purtroppo.....puro sessismo legalizzato in nome delle ""pari"" opportunità (secondo le femministe ovviamente)...
speriamo che qualcuno un giorno levi questo schifo di legge.....

tanto non credete che si fermeranno qui...da un momento all'altro pretenderanno ancora leggi ed interventi a favore della donna ed anti-uomo...d'altronde basta leggere i cartelli che si portano le femministe alle manifestazioni per capire il vero scopo del femminismo e delle femministe........la speranza è che l'antifemminismo cresca sempre più anche in Italia...

Online Massimo

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #18 il: Giugno 28, 2011, 23:03:32 pm »
Le mentecatte non si rendono conto che queste iniziative fanno crescere proprio l'antifemminismo
E anche il maschilismo (aggiungerei).

P.S.: ma non si dovrebbero vergognare queste pluridotate e rampanti di aver bisogno delle quota
rosa? Noi maschi che siamo così deficienti ce la caviamo e dobbiamo cavarcela da soli. Come è
strano, il mondo!

Offline ilmarmocchio

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #19 il: Giugno 28, 2011, 23:40:24 pm »
Tutta corda per impiccare una società ( quella italiana).
I frutti, amari, non tarderanno ad arrivare

Offline Ethans

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #20 il: Giugno 29, 2011, 00:15:13 am »
Tutta corda per impiccare una società ( quella italiana).
I frutti, amari, non tarderanno ad arrivare

E me ne rallegro. Sto alla finestra e me la godo. Finalmente vedremo il vero talento delle donne. Le Quote Rosa sono la vera soluzione alla QM.

Matematico.

Offline ventiluglio

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #21 il: Luglio 02, 2011, 21:21:44 pm »
PHILIPPE DAVERIO
http://www.gazzettadasti.it/content/2011-06-16/philippe-daverio-e-le-sue-muse-inquietanti-incantano-ancora-una-volta-passepartou

“J’aime le commerce des femmes” ha esordito Daverio citando Montaigne, “Amo avere a che fare con le donne, eppure tra le peggiori iatture della nostra epoca c’è il tentativo di parificare tutte le differenze tra le persone. Parificare le differenze è sbagliato, qualcosa non ha funzionato se siamo arrivati alle quote rosa”.



MASSIMO FINI
http://www.massimofini.it/articoli/con-le-quote-rosa-diciamo-addio-al-principio-del-merito

Con le "quote rosa" diciamo addio al principio del merito

pubblicato sul Gazzettino del 1 luglio 2011
 
La Camera ha approvato a grande maggioranza bipartisan (438 sì, 64 astenuti e solo 27 no) una legge che impone alle aziende quotate in Borsa o a partecipazione pubblica di avere nei propri Consigli di Amministrazione, a partire dal 2012, almeno un quinto di dirigenti di sesso femminile. Dal 2015 i Cda dovranno essere composti da donne almeno per un terzo. Insomma le famose «quote rosa».
 «E’ una svolta epocale» ha dichiarato, trionfante, la deputata pdl Lella Goffo, prima firmatrice della legge insieme alla pd Alessia Mosca. E la capogruppo del pd al Senato, Anna Finocchiaro (poteva mancare la Finocchiaro?) ha affermato: «La politica da oggi ha meno alibi, è chiaro che il prossimo passo è portare più donne in Parlamento. Per legge. Già che c’era il Parlamento poteva spingersi anche un po’ più in là: 1/3 uomini, 1/3 donne, 1/3 omosessuali. Anzi, poiché i «generi» a quanto pare oggi sono almeno quattro, la composizione di un Cda dovrebbe essere: 1/4 uomini, 1/4 donne, 1/4 omosessuali maschi, 1/4 lesbiche. Lasciando anche qualche porzioncina ai trans, ai travesta, alle «regine» e, soprattutto, ai nani che, nel mondo del lavoro, subiscono delle pesanti discriminazioni (vengono regolarmente scartati se vogliono fare i vigili, corazzieri, i cestisti).
 È destino che se i nostri parlamentari riescono a essere d’accordo su qualcosa lo siano su una sciocchezza. Mentre gli uomini plaudivano o stavano prudentemente zitti, impauriti da una società sempre più matriarcale (lo si vede anche dalla sessuofobia imperante), critiche a questa legge demagogica sono state sollevate, non a caso, proprio da alcune parlamentari: la radicale Rita Bernardini, la pdl Alessandra Mussolini, la pd Ileana Argentin («Non c’è niente di peggio delle quote») particolarmente coraggiosa perché è handicappata, pardon «disabile» anzi «diversamente abile», e qualche diritto alle quote, ma in tutt’altro senso, lo avrebbe. «Trovo le quote avvilenti» ha detto la Mussolini. E ha perfettamente ragione. Perché invece di affermare la parità delle donne, ne sancisce l’inferiorità, considerandole una specie da proteggere, come i panda o la foca monaca. Ma questa legge non lede solo la dignità della donna, ma anche il principio del merito di cui oggi tanto si blatera (salvo poi mettersi tutti in cordata dietro Bisignani). Ai posti di responsabilità devono arrivare persone capaci e competenti, siano esse di sesso maschile o femminile o incerto. Ogni altro criterio è una forzatura inaccettabile.
 Dopo mezzo secolo di femminismo trionfante le donne non hanno bisogno di alcuna protezione (caso mai ne hanno bisogno gli uomini specialmente nel campo del diritto di famiglia dove tutto, a cominciare dall’affido dei figli, gioca a loro sfavore). Se ci sono meno donne in posizioni di responsabilità è solo perché più limitata è la base cui attingere, dato che molte femmine snaturate e antimoderne preferiscono dedicarsi, guarda un po’, ai figli piuttosto che al lavoro. Naturalmente non è mancata la strumentalizzazione meschina della sinistra: «Chi vota questa legge - ha detto l’Idv Massimo Donadi - non voti una manovra che innalza l’età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni, all’unico scopo di fare cassa». Che c’azzecca, come direbbe il suo capo Di Pietro? Le donne vivono, mediamente, sette anni più degli uomini (in giro non si vedono che vedove e cani) e non si vede assolutamente la ragione per cui debbano andare in pensione cinque anni prima. Questa sì è una questione di parità.
 
Massimo Fini

Offline ilmarmocchio

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #22 il: Luglio 03, 2011, 07:19:17 am »
Come al solito, grandissimo Fini

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #23 il: Luglio 03, 2011, 08:24:08 am »
Come al solito, grandissimo Fini
La tragedia è che, secondo me, Fini si è limitato a dire cose di banalissimo buon senso.

A renderlo grande, evidentemente, c'è il fatto che tutto il resto del giornalismo non è più in grado di fare ragionamenti semplici e sensati perché prezzolato o semplicemente invasato di propaganda femminista  :sick:
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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #24 il: Luglio 03, 2011, 09:30:05 am »
Fini non nota che ogni volta che un politico od un intellettuale donna si lamenta delle quote lo fa volendo difendere le donne e non volendo difendere gli uomini(che sono i danneggiati dalle quote).
chiagnere e fottere.

lo evidenzio perchè lo stesso Fini ha il vizietto di elogiare il genere femminile anche quando lo critica (sarà erotismo sublimato).
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
(Stirner , L'Unico e la sua proprietà)
http://maschileindividuale.wordpress.com/

Offline TheDarkSider

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #25 il: Luglio 26, 2011, 11:49:48 am »
Pure l'Economist, giornale mondialista e femminista per antomasia, boccia le quote rosa:
http://www.economist.com/node/18988694

La critica è sempre la stessa, e si tratta di ovvio buon senso: le donne promosse grazie alle quote non sarebbero le più meritevoli, quindi le quote sono un ostacolo nel far emergere il merito femminile.
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Offline tuxedo

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #26 il: Luglio 26, 2011, 13:04:18 pm »
alt. L'articolo dell'economist parla di "top" . Be', ma c'e` top e top.

Essere nel CdA di una multinazionale non e` la stessa cosa di essere nel CdA di una srl con 23 dipendenti.

Le quote sono un modo per far accedere mediocri donne ai cda di mediocri aziende che, quasi sempre,
sono comunque gestite da mediocri uomini. Per cui... mediocrita` per mediocrita`, almeno
scegliamo una donna.

imho
Nil admirari

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #27 il: Luglio 26, 2011, 13:29:50 pm »
alt. L'articolo dell'economist parla di "top" . Be', ma c'e` top e top.

Essere nel CdA di una multinazionale non e` la stessa cosa di essere nel CdA di una srl con 23 dipendenti.
La legge sulle quote riguarda le aziende quotate in borsa, non le PMI.

Citazione
Le quote sono un modo per far accedere mediocri donne ai cda di mediocri aziende che, quasi sempre,
sono comunque gestite da mediocri uomini. Per cui... mediocrita` per mediocrita`, almeno
scegliamo una donna.

imho
Assurdità totale. Mediocre per mediocre, è demenziale preferire uomo o donna PER LEGGE.

Mediocre per mediocre lasciamo intatta la libertà degli azionisti di scegliersi il CdA che preferiscono, imho, che più libertà è meglio di meno libertà.
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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #28 il: Luglio 26, 2011, 13:30:55 pm »
PHILIPPE DAVERIO
http://www.gazzettadasti.it/content/2011-06-16/philippe-daverio-e-le-sue-muse-inquietanti-incantano-ancora-una-volta-passepartou

“J’aime le commerce des femmes” ha esordito Daverio citando Montaigne, “Amo avere a che fare con le donne, eppure tra le peggiori iatture della nostra epoca c’è il tentativo di parificare tutte le differenze tra le persone. Parificare le differenze è sbagliato, qualcosa non ha funzionato se siamo arrivati alle quote rosa”.



MASSIMO FINI
http://www.massimofini.it/articoli/con-le-quote-rosa-diciamo-addio-al-principio-del-merito

Con le "quote rosa" diciamo addio al principio del merito

pubblicato sul Gazzettino del 1 luglio 2011
 
La Camera ha approvato a grande maggioranza bipartisan (438 sì, 64 astenuti e solo 27 no) una legge che impone alle aziende quotate in Borsa o a partecipazione pubblica di avere nei propri Consigli di Amministrazione, a partire dal 2012, almeno un quinto di dirigenti di sesso femminile. Dal 2015 i Cda dovranno essere composti da donne almeno per un terzo. Insomma le famose «quote rosa».
 «E’ una svolta epocale» ha dichiarato, trionfante, la deputata pdl Lella Goffo, prima firmatrice della legge insieme alla pd Alessia Mosca. E la capogruppo del pd al Senato, Anna Finocchiaro (poteva mancare la Finocchiaro?) ha affermato: «La politica da oggi ha meno alibi, è chiaro che il prossimo passo è portare più donne in Parlamento. Per legge. Già che c’era il Parlamento poteva spingersi anche un po’ più in là: 1/3 uomini, 1/3 donne, 1/3 omosessuali. Anzi, poiché i «generi» a quanto pare oggi sono almeno quattro, la composizione di un Cda dovrebbe essere: 1/4 uomini, 1/4 donne, 1/4 omosessuali maschi, 1/4 lesbiche. Lasciando anche qualche porzioncina ai trans, ai travesta, alle «regine» e, soprattutto, ai nani che, nel mondo del lavoro, subiscono delle pesanti discriminazioni (vengono regolarmente scartati se vogliono fare i vigili, corazzieri, i cestisti).
 È destino che se i nostri parlamentari riescono a essere d’accordo su qualcosa lo siano su una sciocchezza. Mentre gli uomini plaudivano o stavano prudentemente zitti, impauriti da una società sempre più matriarcale (lo si vede anche dalla sessuofobia imperante), critiche a questa legge demagogica sono state sollevate, non a caso, proprio da alcune parlamentari: la radicale Rita Bernardini, la pdl Alessandra Mussolini, la pd Ileana Argentin («Non c’è niente di peggio delle quote») particolarmente coraggiosa perché è handicappata, pardon «disabile» anzi «diversamente abile», e qualche diritto alle quote, ma in tutt’altro senso, lo avrebbe. «Trovo le quote avvilenti» ha detto la Mussolini. E ha perfettamente ragione. Perché invece di affermare la parità delle donne, ne sancisce l’inferiorità, considerandole una specie da proteggere, come i panda o la foca monaca. Ma questa legge non lede solo la dignità della donna, ma anche il principio del merito di cui oggi tanto si blatera (salvo poi mettersi tutti in cordata dietro Bisignani). Ai posti di responsabilità devono arrivare persone capaci e competenti, siano esse di sesso maschile o femminile o incerto. Ogni altro criterio è una forzatura inaccettabile.
 Dopo mezzo secolo di femminismo trionfante le donne non hanno bisogno di alcuna protezione (caso mai ne hanno bisogno gli uomini specialmente nel campo del diritto di famiglia dove tutto, a cominciare dall’affido dei figli, gioca a loro sfavore). Se ci sono meno donne in posizioni di responsabilità è solo perché più limitata è la base cui attingere, dato che molte femmine snaturate e antimoderne preferiscono dedicarsi, guarda un po’, ai figli piuttosto che al lavoro. Naturalmente non è mancata la strumentalizzazione meschina della sinistra: «Chi vota questa legge - ha detto l’Idv Massimo Donadi - non voti una manovra che innalza l’età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni, all’unico scopo di fare cassa». Che c’azzecca, come direbbe il suo capo Di Pietro? Le donne vivono, mediamente, sette anni più degli uomini (in giro non si vedono che vedove e cani) e non si vede assolutamente la ragione per cui debbano andare in pensione cinque anni prima. Questa sì è una questione di parità.
 
Massimo Fini


Ué Ventiluglio, auguroni posticipati! Sei giorni fa era il tuo nickonomastico e mi sono scordato di farti gli auguri... :P