Gli USA stanno defilati perchè Obama non può buttare nel cesso il Nobel per la pace facendo (ma guarda un po') come il predecessore Bush Jr. E poi temono i solti antiamerikani in servizio permanente effettivo.
La Francia picchia duro perchè Sarko(fago) ha bisogno di distogliere l'attenzione dai casini interni, e poi l'establishment militare, in vista del megaconcorso indiano per la fornitura di un caccia di 4 generazione ha bisogno di poter offrire il proprio Rafale come "combat-proven".
Merkel si crede più furba degli altri e vorrebbe (a guerra conclusa) apparire come colei che non ha premuto il grilletto (ma ne ha tratto i benefici).
L'Italia è come il cieco con il cane-guida: segue, e nel contempo cerca di nascondere la polvere sotto il tappeto.
La Spagna teme di restare ai margini, e cerca il massimo risultato col minimo sforzo (qualche F-18).
Il Qatar, temendo il propagarsi dell'incendio, vuole tenere il piede in due staffe, sperando così di tenere buoni i fornitori di tecnologia occidentali e al contempo di non far incazzare troppo i "camerati" muslim.
La Russia fa il solito gioco di deplorare "l'ingerenza negli affari interni etc" per tenere la linea cecena.
La Cina, pragmaticamente, sa di avere più da perdere che da guadagnare mettendosi di traverso, nonostante le menate sul debito americano.
Il Giappone ha troppi guai al momento, ma perde un'occasione d'oro per rimarcare la trasformazione delle sue FF.AA da forza di mera autodifesa a vera forza di proiezione.
Gli altri, non contano un cazzo.
Detto questo, ancora una volta mi tocca assistere al doppiopesismo dei nostri pacifinti: ma come, adesso che la guerra (perchè di questo si tratta) ha la benedizione del compagno Obama, diventa cosa buona e giusta?
E' una guerra per il petrolio come quella dell'Iraq, ma non vedo i soliti cortei di fessi che si stracciano le vesti e bruciano bandiere (americane).
A meno che non siano talmente idioti da credere davvero che si tratti di un'operazione "umanitaria"