Autore Topic: meno poltrone, meno femministe  (Letto 3443 volte)

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Offline jorek

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Re: meno poltrone, meno femministe
« Risposta #15 il: Agosto 14, 2011, 00:42:33 am »
se si parla di rapporti tra i generi, si, il femminismo ha fatto parecchi danni e questo lo sappiamo bene. Per il resto la società va a puttane perchè ormai è divisa in maniera ampia e irreversibile tra ricchi e poveri, religiosi e non religiosi, sud e nord, e insomma chi piu ne ha piu ne metta....mi dite un punto su cui tutti vanno d'accordo in occidente? Un punto di riferimento religioso, politico, ideologico?Boh....bisogna lavorare di fantasia....

Offline Ethans

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Re: meno poltrone, meno femministe
« Risposta #16 il: Agosto 14, 2011, 01:10:28 am »
L'emancipazione della donna è una caratteristica delle civiltà in crisi. Me ne convinco sempre più.

Pensando a vari periodi storici, mi sembra che l'ipotesi regga.
Nella fase ascendente di una civiltà, l'elemento caratterizzante è maschile.
Raggiunto lo zenith, scendendo, l'elemento femminile acquisisce sempre più visibilità

Sono assolutamente d'accordo con te...

Offline Nemo90

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Re: meno poltrone, meno femministe
« Risposta #17 il: Agosto 14, 2011, 02:06:55 am »
In te, lettore che ti approssimi a leggere il mio post, auspico ci sia abbastanza pazienza da arrivare alla fine del mio mattone. Ciao.

Ci stiamo dirigendo, stiamo correndo, stiamo franando e precipitando in un susseguirsi di contrazioni e spasmi verso l'ecatombe finale della civiltà occidentale. Non c'è nulla che possa fermare la crisi, così come non vi fu nulla che poté fermare la fine dell'Impero Romano o di quello Azteco. Noi siamo come Montezuma che, dall'alto della sua ziggurat, guardava Tenochtitlán che bruciava nella notte, messa a sacco dagli spagnoli; come Romolo Augustolo che osservava, inebetito e incosciente, l'Impero Romano che si sgretolava attorno a lui, invaso da orde barbariche, devastato dall'interno da corruzione e giochi di potere, insignificanti beghe nella catastrofe generale; come Hitler che, nel suo Fuhrerbunker, sentiva l'artiglieria dell'Armata Rossa martellare il Reichstag e i passi dei soldati sovietici farsi vicini.

Siamo impotenti spettatori del ciclo vitale della storia: tutto nasce, cresce, ha un picco, invecchia, decade, si corrompe e poi muore per rinascere dalle proprie ceneri. La storia va sempre così. Niente è eterno, e la civiltà occidentale non è da meno. L'arrogante idea che abbiamo qualcosa di speciale - il capitalismo, Dio, la morale, la legge, la cultura o finanche il femminismo - che ci rende perpetui è ridicola. Anche il più grande dei re, nel suo letto di morte non può far nulla di tutti i suoi ori, di tutte le sue glorie e di tutte le sue vittorie, è destinato a morire come tutti gli altri.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/13/la-farfalla-e-i-kalashnikov-quello-che-e/151334/

Abbandonando questi massimi sistemi, spostandoci sul microlivello italiano, dopo Berlusconi e la Seconda Repubblica, detto francamente, non c'è nulla. C'è il niente. C'è un abisso nero. C'è il caos. Né il Pd né la Lega né Fli né l'IdV né l'Udc sono partiti capaci di caricarsi sulle spalle il peso dell'Italia intera. Il Sel di Vendola è un clone arricchito e corretto del M5S di Grillo: entrambi sono molto bravi a fare tribuna politica contra berlusconam, ma si vede in che ottima condizione è la mia Puglia del sig. Vendola: la sanità faceva schifo, ora fa più schifo, e via dicendo.
Vedrete che non andranno da nessuna parte. In Italia come in America, è finito il tempo delle grandi leadership che conquistano la folla con le loro parole: il Tea Party e Grillo sono essenzialemente la stessa cosa, adattati alle due culture: sono le valvole di sfogo della rabbia della gente che non ne può più, movimenti senza capo né coda che campano dell'odio riflesso del travet verso l'Ancién Regime e le sue brioche, verso la Casta, verso i Potenti, qualunque sia il loro colore politico. Il compianto Giannini avrebbe dovuto vivere al giorno d'oggi, altro che negli anni '40. Lui sì che aveva capito. Abbassso tutti.

Scendiamo ancora di livello.
Il femminismo viene, erroneamente, considerato una cosa di sinistra tout court, sic et simpliciter perché siccome lo è adesso, allora lo è sempre stato (ricordate: siamo in guerra con l'Estasia ora, quindi siamo stati in guerra con l'Estasia fin dall'alba dei tempi). Il femminismo è diventato un movimento di sinistra nel '68, nella cornice sociale di quell'epoca, quando la rivoluzione, la ribellione era di sinistra, anzi, era marxista, e il femminismo - in quanto rivoluzionario e rivoltoso - ha fatto sua l'ideologia di quei tempi. Ma sarebbe sbagliato associarlo solo ed esclusivamente ad un'ottica di sinistra; il femminismo di stampo sessantottino, le reduci della Libreria delle Donne di quella povera frustrata di Carla Lonzi, stanno morendo di vecchiaia: il Snoq è la retroguardia di un movimento già moribondo che non vedrà la metà del XXI secolo, esattamente come il comunismo, per semplici ragioni anagrafiche. L'epoca delle grandi e forti ideologie di massa è stato il XX secolo: fascismo, nazismo, comunismo, femminismo, democristianismo (neologismo che spero mi passerete), capitalismo politico sono nati in questo contesto di contrapposizioni, in cui era facile dare definizioni e vederle rispettate, e stancamente si trascinano nel Terzo Millennio, vecchi e indeboliti, memori delle vecchie glorie, un'ombra della propria grandeur, incapaci di produrre ulteriori idee. Il comunismo e il fascismo sono ridotti a mere bande di ultras, sbandati che sfasciano tutto la domenica sera, scimmioni pasticcari che non capiscono nulla, ed è la fine che farà anche il femminismo. Le ragazzacce con le treccine e la canna o il maschiopentito mezzo intontito sono la controparte femminista dell'ultras naziskin dalla testa rasata: vomitano il loro odio contro la società, ma non capiscono nulla di quel che dicono.

Cito un (ottimo) articolo di Slate, ripreso anche dal New York Times:
http://www.slate.com/id/2253645
Il Tea Party certamente non si può definire di sinistra, né lo si può in alcun modo accomunare al femminismo che lottava per i divorzi e gli aborti; è un coacervo reazionario di localismo, liberismo, avversione al governo centrale, impeto religioso, conservatorismo sociale che si oppone strenuamente ai liberals, che in America sono i progressisti sociali - femministe inclusi. Un'ideologia che sia una non ce l'hanno. Ed è questo il loro punto forte.
Eppure, certamente è un movimento molto supportato dalle donne, ben rappresentate all'interno, tanto che lo si può facilmente definire femminista, visto che l'omonimo movimento di sinistra non ha certo il monopolio del vocabolo. Queste donne - Sarah Palin, Michele Bachmann, Christine O'Donnell solo per fare alcuni nomi - di sicuro non sono Andrea Dworkin, Catharine MacKinnon o Carla Lonzi: vedono l'omosessualità come una malattia, si oppongono strenuamente all'aborto, vorrebbero castrare i teenager facendo sparire l'educazione sessuale e il sesso prematrimoniale, sono affette da una forma malsana di religiosità radicale, venerano la Famiglia Tradizionale riunita attorno al desco domenicale, auspicano una società medievale, federale, feudale in cui Dio Patria Famiglia fa la parte del leone,... in poche parole, l'esatto contrario del femminismo storico di stampo sovietico. Ma sicuramente nessuno chiamerà mai il Tea Party "maschilista". È oltre la contrapposizione M/F in cui ancora ci lambicchiamo. Rappresenta il futuro. Il triste, mortificante, orribile futuro, ma pur sempre il futuro. Non puoi mettere un reperto del XX secolo come il femminismo contro un'avanguardia del XXI secolo come il Tea Party, per questo fra i due non c'è scontro: appartengono a due epoche diverse.

Vedrete che anche noi, Italia, ci fabbricheremo un nostro Tea Party, un nostro movimento di indignados senza arte né parte attorno al quale stringerci mentre precipitiamo nel baratro della fine della civiltà occidentale, come il capitano del Dottor Stranamore di Kubrick, che cavalca trionfalmente la bomba atomica in caduta verso l'orgasmo nucleare.

Quale carattere avrà il nostro non posso dirlo: se sarà simile al movimento di Grillo o al Sel, o se sarà qualcosa di ancora diverso, è ancora un'incognita.

Ma sappiate questo: solo perché la contrapposizione Destra/Sinistra sta finendo e il femminismo storico sta morendo di demenza senile, non significa che non ci siano eredi al titolo onorifico di "femminista". Fra qualche anno, potremo ritrovarci a chiamare "femminista" quello che oggi chiamamiamo in un altro modo, o che oggi ancora non esiste. Sicuramente, il femminismo attuale, che è già un ombra di quel che fu, non sopravviverà. Sopravviveranno i suoi slogan, qualcuno ancora ci mangerà sopra e gli uomini ci rimetteranno, ma il movimento in sé è destinato alla morte.

È quindi, ahimè, vero quel che dice ilmarmocchio: "Raggiunto lo zenith, scendendo, l'elemento femminile acquisisce sempre più visibilità". Che sia femminismo sessantottino o Tea Party, ha ragione: l'elemento femminile avrà un ruolo predominante nella caduta del titano occidentale. Sta agli uomini rappresentare la rinascita, il Rinascimento, il Miracolo economico, il New Deal, quando la tempesta sarà passata, rimboccarsi le maniche e ripartire dalle macerie, come hanno sempre fatto.

Grazie della pazienza, e buonanotte.
« Ultima modifica: Agosto 14, 2011, 02:26:46 am da Nemo90 »

Offline Ethans

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Re: meno poltrone, meno femministe
« Risposta #18 il: Agosto 14, 2011, 02:41:42 am »
Grazie a te.

 ;)