Contrordine compagni.
va bè, proprio retromarcia completa non la si puo' fare urge inserire pistolotto sulle competenze domestiche, sul mobbing e sulle molestie sessuali. Però esistono studi dal 2003.
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/21/news/uomini_competitivi-15204115/Lo studio "Gender differences in competition emerge early in life" rivela che dietro i lauti stipendi e le posizioni dirigenziali del sesso maschile non ci sono discriminazioni di genere ma una diversa inclinazione personale
GLI UOMINI sono più competitivi delle donne già dai tre anni di età ed è questo il motivo per cui, da adulti, guadagnano di più. Una ricerca dell'Iza Research Institute condotta in Germania da Matthias Sutter e Daniela Rützler rivela che dietro i lauti stipendi e le posizioni dirigenziali del sesso maschile non ci sono discriminazioni di genere ma una diversa inclinazione personale, che ha base genetica e si manifesta fin dai primi anni.
Presentato alla conferenza annuale 2011 della Royal Economic Society, lo studio "Gender differences in competition emerge early in life" ha esaminato 1.035 soggetti tra bambini e teenager tirolesi di ambo i sessi fra i tre e i 18 anni, sottoponendo i maggiori di otto a un test matematico e i più piccoli a un esercizio di corsa sui 30 metri. A tutti è stato chiesto di scegliere se affrontare le prove da soli o in gruppi di quattro persone, offrendo 50 centesimi per la competizione individuale e 2 euro per quella collettiva.
Entrambi gli esperimenti hanno dimostrato che i maschi sono più predisposti a gareggiare rispetto alle femmine (il 40% di loro contro il 20% delle ragazze) e che questa inclinazione è uniformemente spalmata lungo tutte le fasce di età e resta invariata nel tempo. Le differenze emergono già a tre anni e prescindono dalla predisposizione alla matematica o alla corsa. Pur ottenendo risultati molto buoni sia in campo fisico che intellettuale, le ragazze sottovalutano le proprie potenzialità e cercano di evitare il confronto. "Ma per avere successo nel mondo del lavoro - spiega Sutter, del dipartimento di Finanza pubblica dell'università di Innsbruck - e ottenere posti di lavoro interessanti e ben pagati, è importante essere competitivi".
Dagli studi di Gneezy, Niederle e Rustichini del 2003 a quelli di Wozniak Harbaugh e Mayr del 2010, sono molte le ricerche che finora hanno dimostrato che le donne tendono a evitare la competizione sul lavoro, pur essendo ugualmente qualificate rispetto agli uomini. Secondo gli studiosi tedeschi, questo diverso approccio cronicizza le differenze di genere, portando nel lungo periodo gli uomini a raggiungere posizioni lavorative più alte e stipendi maggiori.
Secondo gli ultimi dati Inail le donne percepiscono un salario minore di circa il 20% rispetto ai colleghi con pari ruoli e competenze, svolgono mansioni di minore responsabilità e autonomia, sono esposte a lavori monotoni e ripetitivi, meno coinvolte in attività che richiedano problem-solving e creatività, più esposte a lavori precari e più spesso vittime di molestie, azioni discriminatorie e mobbing. "Bisogna poi considerare - spiega lo psicologo del lavoro Fabio Donati, direttore scientifico del Centro Interdisciplinare di Psicoterapia Analitica di Livorno - che spesso sopportano in misura prevalente il carico del lavoro domestico, che le costringe a conciliare lavoro e famiglia. Fonti Istat rilevano che mentre gli uomini in media dedicano alla famiglia circa due ore al giorno, le donne ne dedicano cinque e mezza. Tutto ciò può avere conseguenze molto serie sia sul piano fisico (dall'aumento delle patologie coronariche alle sfasature del sistema endocrino), che psichico (demotivazione, frustrazione, depressione, ansia)".
L'esperto ricorda che uomini e donne differiscono anche per strategie cognitive e risposte emotive: "Se la mancanza di responsabilità è vissuta dalle donne come frustrante - spiega - per gli uomini è invece stressante l'eccesso di responsabilità. Mentre questi ultimi reagiscono, quando possibile, affrontando direttamente il problema, le donne tendono ad attivare strategie di contenimento e condivisone emotiva. Tenendo conto di tutti questi fattori, è facile comprendere che le oppurtunità di carriera non possono dipendere solo dai geni della competitività".
Secondo lo psicologo del lavoro Andrea Castello, è sì vero che gli uomini sono più competitivi delle donne, ma molto dipende dall'educazione familiare ricevuta: "I maschi vengono incoraggiati diversamente a superare gli insuccessi rispetto alle femmine - spiega - senza contare le situazioni in cui le aspettative dei genitori, anche se non espresse, chiedono al figlio di essere il migliore, il più forte e intelligente". Inoltre, fin da piccoli i maschi fanno giochi di gruppo, dove la competizione è prevalente, e anche i loro modelli da imitare sono diversi: eroi che "vincono" e sono sempre "i più forti". "Personalmente - conclude Castello - ritengo che tale caratteristica non sia sufficiente a giustifiare stipendi più alti. In un sistema "meritocratico", le competenze dovrebbero avere un peso importante nel definire i compensi. Ricordiamoci però che la nostra società è tendenzialmente maschilista e privilegia quindi, volontariamente o involontariamente, il genere maschile o le caratteristiche affini ai maschi". Come, per esempio, la competitività.