Autore Topic: Crisi finita? Si può divorziare.. urrah!  (Letto 1042 volte)

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Offline Motociclista

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Crisi finita? Si può divorziare.. urrah!
« il: Aprile 25, 2011, 15:28:38 pm »
Ennesimo maschio pentito felice che le donne possano tornare a divorziare su Repubblica:


Citazione
NEW YORK- Evviva la ripresa economica: finalmente possiamo divorziare. Signore, avete finito di sopportare quell'essere fastidioso che da anni occupa indebitamente la vostra camera da letto, pretende di mangiare con voi, lascia tracce irritanti del suo passaggio nel bagno. È questo il grido di liberazione che riecheggia in America. Più 25 per cento nelle cause di divorzio, con punte ancora superiori in alcuni Stati Usa dalle procedure "express" come il Nevada (Las Vegas, Reno). Se si rimette in moto la macchina legale delle separazioni, spiegano gli esperti, è un chiaro segnale che le cose vanno davvero meglio.

La recessione, fra i tanti stenti inflitti agli americani - e soprattutto alle americane - aveva congelato i divorzi. Lo rivelano gli ultimi dati del censimento federale. Con un'improvvisa battuta d'arresto, nel 2009 la quota dei divorziati era scesa per la prima volta. Non a caso. Il 2009 fu l'annus horribilis della crisi, il punto più basso nella caduta della ricchezza americana, un disastro senza precedenti dai tempi della Grande Depressione. L'impatto sui divorzi era stato immediato. Lo sanno bene gli avvocati specializzati in cause di separazione, riuniti in un ordine professionale dal nome quanto mai fuorviante: l'American Academy of Matrimonial Lawyers. Il cui vero business fiorisce quando le unioni si disfano. Oppure grazie alle parcelle incassate sui famosi "pre-nup", quei contratti pre-nuziali che sono la pianificazione patrimoniale delle rotture. Sui 1.600 avvocati iscritti a quell'associazione, la metà ha avuto un pesante calo di entrate nel 2009. Ma la musica è cambiata di colpo nel 2010-2011. La presidentessa dell'associazione, Linda Lea Viken, confida al Financial Times un aumento di cause per separazione del 25 per cento.

Il nesso con la congiuntura economica è evidente. In periodi di alta disoccupazione, chi può permettersi le parcelle degli avvocati? E poi c'è il rischio che il coniuge non sia in grado di pagare gli alimenti. Un impatto enorme lo ha avuto anche il tracollo del mercato immobiliare. Quando si disfa una coppia, spesso negli Stati Uniti il modo più rapido e trasparente per dividersi i beni è mettere in vendita la casa. Uno sbocco impossibile, nel biennio tremendo in cui i prezzi precipitavano, i cartelli "vendesi" tappezzavano intere città.

Ora, secondo le parole dell'avvocato di Las Vegas Marshall Willick, "esplode una domanda arretrata", accumulata in due anni di rinvii forzati. È una corsa a divorziare per profittare della congiuntura più rosea. Con un lascito visibile, però, della crisi immobiliare. In molte aree del paese i prezzi delle case non hanno recuperato i livelli pre-crisi. E allora davanti al giudice si ripete sempre più spesso una scena sorprendente: marito e moglie (futuri ex) litigano non per tenersi la casa, ma per rifilarla all'altro e incassare il cash. Nei tribunali si crea una nuova giurisprudenza. Con il peso dei mutui pregressi che valgono più della casa stessa, il possesso dell'immobile va valutato col segno meno, è un castigo anziché un beneficio. Meglio lasciare all'ex la grana dell'appartamento da vendere, e fuggire altrove a farsi una vita nuova.

La grande crisi economica ha provocato - o più spesso ha accelerato - anche altri cambiamenti nella geografia dei divorzi.

L'America continua ad essere un paese dove ci si separa facilmente: nonostante la promessa scambiata davanti all'altare di eterna fedeltà "for better or worse", il 40 per cento dei matrimoni si conclude prima o poi davanti a un giudice. La durata media di quei matrimoni che finiscono così è di otto anni (e dopo tre anni e mezzo arriva un secondo sì all'altare, nella maggior parte dei casi). Così l'esercito dei divorziati continua a crescere. Nel 1980 c'erano 11 milioni di divorziati per 100 milioni di adulti sposati, oggi sono rispettivamente 26 milioni e 121. La decisione di mettere fine all'unione spetta molto più spesso alla donna: nel 65 per cento dei casi è lei ad avviare la pratica che prelude all'addio. Ma l'aspetto economico gioca in modo ben diverso da come si crede in Europa.

Contrariamente all'immagine proiettata da Hollywood e dai rotocalchi, la tempestosa vita matrimoniale dei Vip e delle star non fa affatto tendenza. Negli Stati Uniti sono i poveri a divorziare molto più dei ricchi. I matrimoni solidi coincidono con i livelli d'istruzione superiori. L'81 per cento dei laureati che si sono sposati negli anni Ottanta, sono tuttora con la stessa moglie o marito. La percentuale di coppie stabili scende al 49 per cento, se il loro livello di studi si è fermato alla scuola secondaria superiore. Lo conferma June Carbone, una giurista della University of Missouri studiosa delle tendenze matrimoniali: "Il ceto sociale è diventato un indicatore sicuro sulla stabilità dei matrimoni, all'incontrario". Questo aiuta a spiegare il forte impatto che la crisi economica ha avuto sui divorzi. È nelle classi meno abbienti che il costo dell'avvocato può diventare proibitivo o la possibilità di pagare gli alimenti crolla di colpo con la recessione.

L'altro impatto forte della crisi è stato sui rapporti di forze socio-economici tra i due sessi. "Nelle classi lavoratrici - spiega la Carbone - gli uomini hanno perso terreno, le donne si sono rafforzate". I licenziamenti del 2008-2009 hanno colpito molto di più i maschi, una vera ecatombe. Intanto le donne hanno continuato la loro ascesa in termini di risultati scolastici e livello d'istruzione. Risultato: "Tra i colletti blu, il maschio americano ha molto meno da offrire oggi rispetto a trent'anni fa - dice la giurista - , questo crea un divario tra le aspettative e la realtà. E le mogli deluse possono permettersi di andarsene molto più facilmente di prima". 

A voi i commenti, io sono troppo impegnato a vomitare.. complimenti all'articolista, speriamo che lui non deluda mai sua moglie e faccia il bravo maschietto.. chissà, magari le chiederebbe scusa visto il poco che ha da offrirle, in quanto maschio. :doh:

Offline Guit

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Re: Crisi finita? Si può divorziare.. urrah!
« Risposta #1 il: Aprile 25, 2011, 15:32:55 pm »
Tranne che per citare articoli come fonte non leggo più quel giornale. E' una vergogna.

Così come è una vergogna usare il divorzio come indicatore di salute economica e sociale.

In realtà non è così, lo scopo dell'articolo è semplicemnte quello di denigrare gli uomini, da parte di uno psicostuprato.

Take the red pill

Online Massimo

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Re: Crisi finita? Si può divorziare.. urrah!
« Risposta #2 il: Aprile 25, 2011, 19:28:41 pm »
Beh, che c'è di strano? Si sapeva già che le donne in genere guardano l'aspetto
economico della relazione e quando non ne sono soddisfatte, se possono, divorziano. Ora lo si sa molto meglio. E' l'ennesima conferma se ce ne fosse
bisogno. Ma non ce n'è bisogno.

Offline nonmorto

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