http://27esimaora.corriere.it/articolo/ce-un-modo-sensatodi-fare-la-donna-oggetto/Sono cresciuta, mi sono fatta conoscere, ho lavorato con persone preparatissime
(F.Lagerback)
C’è un modo sensato
di fare la donna oggetto?
di Chiara Maffioletti
Tags: bellezza, carriera, fabio fazio, filippa lagerback, gavetta, talento, televisione
Donna oggetto, con stile. Allora forse è vero che una donna può usare strategicamente il proprio corpo, la propria avvenenza, per imbastire una carriera fortunata, che (nel tempo) sarà fatta anche di un certo talento ma che inequivocabilmente si basa sul fatto di essere bella. Il pensiero mi è venuto intervistando per il Corriere Filippa Lagerback e, facendo un passo indietro, l’idea di intervistarla mi è venuta perché indicata da Striscia la notizia come vero e lampantissmo esempio di donna oggetto.
Insomma, il tg satirico sostiene che le sue due tanto vituperate figure femminili (da anni il termine velina è usato per indicare chi compare in tv semi-nuda e muta) in realtà siano ragazze semplici e fresche che ballano, fanno promozioni, interagiscono,(annuiscono, aggiungo io: mai viste due tanto brave a farlo) e che sono assai lontane dal concetto di donna «messa lì» solo perché è bella. Chi invece rappresenta questa idea sarebbe la ex fotomodella svedese che da otto anni è nel cast di Che tempo che fa, trasmissione chic e spesso culturale che però prevede la presenza della Lagerback solo per introdurre, in una manciata di secondi, l’ospite che poi Fazio intervista e per salutare al termine della puntata, rimandando il pubblico alla prossima settimana.
A quel punto, mi sembrava interessante capire cosa ne pensasse lei, il «muto corollario», di questa questione «rosa», e la showgirl mi ha detto che sì, in effetti il suo è un piccolo ruolo, ma dignitoso. Non si sente un oggetto ma crede che anzi, l’idea che una ragazza, inizialmente scelta perché bella – anche se lei su questo sostiene che se sei bella e basta poi non puoi resistere negli anni, nemmeno in tv (figuriamoci negli altri lavori) – si accontenti di una ridotta ma garbata partecipazione sia un messaggio positivo: prima di raggiungere i grandi traguardi, serve la gavetta.
Ora, in linea di principio si può essere d’accordo. E la Lagerback, come molte di noi che facciamo lavori più «normali», è certamente l’esempio di una donna che dotata di una naturale bellezza ha saputo contemplarla nell’elenco delle sue risorse, traendone saggiamente e sensatamente dei vantaggi («in questi otto anni sono cresciuta, mi sono fatta conoscere a un grande pubblico, ho lavorato con persone preparatissime e ho incontrato personaggi enormi»).
Ma nonostante possa essere intesa, forse anche giustamente, come una faccia dell’emancipazione femminile questo uso moderato del proprio corpo, c’è un pensiero che non riesco a togliermi ormai da settimane:
Fabio Fazio, all’inizio della sua carriera, ci sarebbe rimasto per otto anni, seduto su quel divanetto?