Autore Topic: La dirigente e l’impiegato  (Letto 826 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline Utente cancellato

  • Veterano
  • ***
  • Post: 2730
    • maschileindividuale -  QM da Sinistra
La dirigente e l’impiegato
« il: Giugno 05, 2011, 10:49:55 am »
http://www.giornalettismo.com/archives/128271/la-dirigente-e-l%E2%80%99impiegato/


A quell’ora non c’era più la segretaria. Siamo in pochi a buttare il sangue per il bene dell’azienda per uscire da questa crisi che rischia non solo di farci perdere il lavoro ma di lasciare senza il pane centinaia di famiglie. Non c’era più la segretaria e quindi sentendo bussare qualcuno sapevo già che non poteva che essere uno dei miei fedelissimi, uno di quelli che mi seguirebbe anche all’inferno, uno di quelli che ha preso, come me, il lavoro come una missione.

CAPIRE – Ed invece mi ritrovai un tipo strano, che ricordavo appena essere tra i miei dipendenti, uno di quelli che non si è mai distinto, né in bene in male, e con cui non ho mai avuto la possibilità di parlare.Lo feci accomodare con la mia solita gentilezza, quella che ho per tutti, dal magazziniere al capo azienda e, vista l’ora, non gli feci nemmeno capire più di tanto che mi stava rubando del tempo prezioso. “Gentile signora, sono qui da lei perché domani vado via, lascio questa azienda dopo 35 anni di servizio ma, come ultimo desiderio, vorrei proprio capire”

RIPOSO – “Ho dedicato tanto tempo a quest’azienda, tante notti e tanti giorni, ho trascurato la mia famiglia perché l’azienda, lei, veniva prima di tutto. Lo facevo per soldi, è ovvio, per quegli straordinari che sono significati studi decenti per i miei figli, opportunità per loro e per le loro famiglie, affinchè trovassero la loro strada in un mondo che non regala molto a chi, come me, è nato senza niente” “Ma ce l’ho fatta, dopo 35 anni di sacrifici posso dire che ce l’ho fatta, che quello che volevo nella vita l’ho realizzato e che ora posso godermi un po’ di riposo. Ma prima, ora che non rischio più di mettere in gioco il destino dei miei figli oltre al mio, sono venuto da lei per capire”

PERCHE’ ? – “Lei è molto giovane e io invece ho combattuto tante battaglie, tante notti, le dicevo, ho passato qui per suo padre e ora per lei, ma non sono mai riuscito veramente a vedere altro se non il vostro orgoglio e il vostro divertimento come principale obiettivo. La crisi, l’efficienza tutte balle: quello che abbiamo fatto era solo perché lei, e suo padre prima di lei, vi sentiste importanti. Ora, dopo 35 anni, penso di meritare la risposta ad una semplice domanda: perché?”  Via via che lo ascoltavo mi montava dentro una rabbia: questo minuscolo essere, questa piccola ruota di un ingranaggio che mio padre ha creato e che io gestisco ormai da 5 anni, che cosa voleva capire?

COSA NE SAI TU? - Che ne sa lui dell’avanzata dei cinesi, della nostra perdita di competitività, dell’inettitudine della classe politica che ci lascia da soli a combattere con i sindacati e con i concorrenti che fanno promesse ai clienti che non possono rispettare pur di rubarci il lavoro? E veniva da me a parlare di orgoglio, di vantaggio personale. Ma non lo sapeva forse quanto lavoravo io, quanto avrei voluto anche io dedicare tempo alla famiglia, da quanto tempo non vedevo mio marito o facevo una passeggiata con i miei figli senza una baby sitter che li prendeva quando facevano troppi capricci? Che ne sapeva quell’omiciattolo di quante volte avevo pensato di ritirarmi anche io, di lasciare l’azienda a qualcuno dei miei rampanti cugini che non aspettavano altro che io mollassi un po’ per dire che sono una fallita, che non sono all’altezza di mio padre, che non sono quella che lui desiderava e che aveva cercato di formare per anni?

MEGLIO UN MASCHIO - Parlava e giudicava senza sapere niente e io non potevo spiegargli tutto questo, non potevo a lui né a me stessa, non potevo spiegare che quando cominci a rinunciare a qualcosa non puoi più tornare indietro perché ogni cosa che fai, ogni ulteriore sacrificio non ha che come unica giustificazione quelli che hai fatto precedentemente. Lui mi guardava così, quasi implorandomi di rispondergli e io mi misi a piangere confessandogli che avevo ingoiato, fin da piccola, le responsabilità della mia nascita, che volevo fare tutt’altro ma che non potevo dimostrarmi debole, non potevo dimostrare che mio padre aveva ragione quando diceva, troppo ad alta voce affinchè io non sentissi, che un maschio sarebbe stata tutta un’altra cosa.

IL PROFUMO DELLA VITA- Lui mi guardò con comprensione e poi mi portò vicino alla finestra e dice: “Vede il mio posto di lavoro è proprio sotto di lei, tre piani più giù, a pian terreno. Noi vediamo lo stesso albero, io le radici e lei la chioma, ma anche da qui, proprio in questo periodo, si sente lo stesso profumo dei suoi fiori in germoglio. L’albero lo produce senza costo, da anni ed anni, ma scommetto che lei non lo ha mai sentito. Ecco, per me la vita sta tutto in questo profumo, nelle cose semplici, nella mia famiglia e in mia moglie che magari non capisco ma che amo da sempre. Per questo ora vado in pensione, per godermi i profumi della vita. Mi dispiace ma, per quanto mi sforzi, non riesco proprio a capire tutte le vostre manie di grandezza”

FANTASIA - Ormai non lo ascoltavo più. Il mio pensiero andava ai profumi del giardino di dove sono cresciuta, di quanto mi piacesse guardare a tutti i fiori e dargli un nome di fantasia. Poi un giorno corsi da mio padre per dirgli che avevo scoperto questo o quello e lo vedi serio, irritato, e mi disse che quel gioco non gli piaceva e che dovevo imparare i nomi veri. E io da quel momento non tornai più a sentire i profumi. Per un attimo ho guardato il mio viso nello specchio, il trucco devastato da quell’attacco di pianto e, dall’altra parte, il volto sereno e compassionevole di quell’uomo per me. Lui aveva il coraggio di giudicarmi, di considerarmi non alla sua altezza e io avevo, ancora una volta, il sospetto che avesse ragione.

DUE RELITTI - Gli dissi di aspettare solo un attimo e, lo abbracciai, facendo in modo che le sue dita toccassero la mia grossa cintura di cuoio. Poi, andando nel bagno del mio ufficio, mi chiusi dentro, mi strappai ad arte i vestiti e chiamai con il cellulare la vigilanza. Arrivarono subito e nella sorpresa lui non ripetè che le frasi di tutti i colpevoli, mentre io uscivo svenendo ai loro piedi Al processo, per zelo e per dimostrare il loro eroismo, quelle guardie dichiareranno senza nessuna sollecitazione da parte mia, che me lo hanno tolto di dosso. E così mentre questo relitto d’uomo passerà la sua pensione in cella, io potrò tornare a lavorare per garantire un futuro a tutti i miei dipendenti e alle loro famiglie.

Questo racconto è liberamente tratto dal testo di “The queen and the soldier” di Suzanne Vega (qui il video ). Mi è sempre piaciuto perché rappresenta, per me, la lotta tra i nostri sentimenti e le nostre ambizioni che, se non sono al servizio dei primi, finiscono per uccidere la nostra vera essenza
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
(Stirner , L'Unico e la sua proprietà)
http://maschileindividuale.wordpress.com/