Autore Topic: Un'erezione ap-parente  (Letto 2807 volte)

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Offline jorek

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Un'erezione ap-parente
« il: Giugno 06, 2011, 20:06:09 pm »
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/articolo-26372.htm


Riceviamo e pubblichiamo da Massimiliano Parente un articolo che "Il Giornale" ha rifiutato:
massimiliano parente

«Se ti dico che sei eccitante ti offendi in quanto donna? Io lo penso davvero ma mi serve per un'indagine» scrivo via sms a Anna Maria Bernardini De Pace, e lei mi risponde subito «Certamente no! Anzi, ero contenta prima di sapere che si trattava di un'indagine... Mannaggia, Parente!». Già che ci sono ci provo anche con Barbara D'Urso: «Barbara, mi ecciti. Ti senti offesa da questo?». Risposta: «Ovvio che no! Offesa??? Parente non ci faccia ridere, come diceva Totò!!!».

Oh, meno male, e con tutti questi punti esclamativi forse c'è ancora salvezza e io mi accontento e godo, in fin dei conti ormai non sono né eterosessuale né omosessuale ma solo uno stalker tecnologico, senza corpo e fine a se stesso.

Tanto ultimamente non potete manifestare desiderio sessuale per nessuna donna pena l'essere bollati come maschi maschilisti, fascisti, berlusconiani e chi più ne ha più ne tolga, e perfino Berlusconi ormai è incolpato di essere sessualmente berlusconiano o, addirittura, per impropria associazione d'idee, strauss-kahniano, e anche lì avrei da ridire.

Certo, io non posso permettermi una suite al Sofitel di New York e però nel mio piccolo, un mesetto fa, ho scritto a proposito di una giovane critica letteraria sanguinetiana del Manifesto che era così sexy da avermi provocato un'erezione sanguinetiana, non l'avessi mai scritto: lo scandalo di questa erezione dichiarata è rimbalzato di blog in blog e sulle riviste letterarie e nei forum e nelle mailing list e ancora se ne parla, e la critichessa, Gilda Policastro, nomen omen benché donna, si è molto risentita, neppure l'avessi aspettata in camera nudo come un Kahn.
Barbara D'Urso

E pensare che la mia eccitazione per la sanguinetiana del Manifesto era perfino inventata, cioè era pura letteratura, figuriamoci se vado in giro a avere erezioni, alla mia età: quaranta e non li dimostro, e a me sessualmente basta internet. L'obbligatorio sillogismo comunque sarebbe questo, volendo: se dite a una che è bella, significa che è stupida. Ma allora, viceversa, se dite a una che è un cesso, significa che è intelligente e ti manda un mazzo di fiori per ringraziarti?

Si ripete sempre che gli anni Settanta furono gli anni dell'utero è mio e me lo gestisco io, e tuttavia negli anni Ottanta e Novanta, forse per eccesso di autogestione, esplose il calo del desiderio maschile, le riviste femminili non parlavano d'altro, il sessuologo era una professione à la page e si cercavano alchimie per riattivare i sensi al maschio in crisi, e quant'era sexy Alessandra Graziottin e la sua rubrica su "Anna", che oggi è solo "A" ma perché è una rivista femminile, se fosse maschile si chiamerebbe "Ahi!".
SOFITEL HOTEL

Il nuovo millennio in compenso fu segnato dall'avvento del Viagra che a molte e molti non sanguinetiani parve una salvezza, ma subito la festa finì e venne l'11 settembre e il filosofo Jean Baudrillard lo festeggiò come l'abbattimento del fallocentrismo economico americano: le torri gemelle andarono giù e con esse, di nuovo, l'identità del maschio occidentale.

Così oggi neppure la Lega ce l'ha più duro, Umberto Bossi si limita a dare pugnetti simili a buffetti, come fanno i senegalesi, e Pierluigi Battista vorrebbe che a una certa età si smettesse e basta, altrimenti si diventa vecchi e pervertiti, come Strauss-Kahn. L'ultima moda intellettuale è avercela con il Viagra, perché protrae le funzionalità della vecchiaia, non si capisce allora perché non prendersela con i betabloccanti e gli Ace inibitori che impediscono di ammalarsi e crepare come vecchi quando si è vecchi.

Inoltre nel secondo decennio del secolo ci si indigna per interposta persona, e non solo le donne: ho litigato con Barbara Alberti per aver attaccato il libri di Concita De Gregorio sulle donne; Marco Travaglio si è indignato con me perché ho scritto che Beatrice Borromeo mi faceva sesso e Padellaro ha chiesto al Giornale il mio licenziamento;
Jean Baudrillard

la scrittrice Michela Murgia l'anno scorso si indignò per un complimento di Bruno Vespa alle tette della scrittrice Silvia Avallone; Gad Lerner si è indignato con Antonio Ricci per le tette e le cosce nude delle veline, e altre donne sono scese in piazza indignate contro le ragazze sveglie dell'Olgettina perché l'utero se lo gestiranno pure loro ma la fica la si dà a chi decide il Comitato di salute pubblica di Repubblica: a questo sì, a questo no, a quest'altro solo se vota sì al legittimo impedimento, se non del cazzo almeno ai processi di Berlusconi.

Così, nella castrazione generale, ci si indigna senza sosta, ci si indigna anche per difendere Rosy Bindi dalle battutacce di Berlusconi ma ci si indignerebbe anche se io fossi feticista di Rosy Bindi e mi dichiarassi eccitato da lei come faccio senza problemi con la D'urso, sebbene nessuna a sinistra si indigni troppo per come sono trattate le donne dagli islamici, perché lì scatta un altro complesso della sinistra: il rispetto delle etnie, delle culture e delle minoranze in generale.
STRAUSS KAHN

A proposito di minoranze, spero passi la legge sull'omofobia, purché non si possa più dire a un omosessuale che è un cretino perché altrimenti si offende in quanto omosessuale anche se per te era un cretino e basta. A proposito di omosessuali, l'omosessuale deve essere virile, sentenzia Aldo Busi a Alba Parietti, accusata dallo scrittore di machismo, come se allora non fosse più machista e fallico lui nel discriminare gli omosessuali non virili.
PIERLUIGI BATTISTA

Busi paradossalmente accusa anche il sottoscritto di mettere etichette, quando per me non esistono neppure gli eterosessuali, non avendo oggigiorno un feticista degli alluci nulla da spartire con un feticista dei talloni o del pissing o del bondage o delle palline anali. Poi, certo, qualche etichetta bisognerà pur metterla anche nel sesso, tanto per sapere che cazzo vuoi e dove vuoi metterlo e prenderlo prima di finire a letto con qualcuno. Invece il più pragmatico Arbasino si è chiesto: cosa sarebbe successo se a Dominique Strauss Kahn fossero piaciuti gli uomini e fosse zompato addosso a un cameriere? Ecco, per esempio.
BARBARA ALBERTI SILVIA AVALLONE

In fondo nella vita tutto è stupro, fino a prova contraria, come scrisse l'intellettuale americano Robert Hughes, purtroppo conservatore. Che poi anche lì, al Sofitel di New York, sarà stato stupro ma ancora non si sa, malgrado tutti ne parlino con cognizione di causa e senza presunzione di innocenza perché troppo predisposti a condannare Dominique a priori, per il solo fatto di essere un maschio, scandagliando la sua biografia sessuale amante per amante, perché sessualmente era troppo sadico e brutale, mentre però un tempo sarebbe stato solo molto passionale e virile e focoso e uccello di rovo e ultimo tango a New York.

Non si può neppure buttare lì il dubbio che un rapporto orale forzato a un uomo sia quantomeno sospetto, e Vittorio Feltri interpellato via sms sulla questione in generale risponde: «Farsi fare un pompino è una grande prova di coraggio e di fiducia». Ha scientificamente ragione: se nei vertebrati, nel corso di quattrocento milioni di anni, dai placodermi all'Homo Sapiens a Ophelia del Sofitel, si sono evoluti i denti, una ragione valida ci sarà.

 

Offline COSMOS1

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Re: Un'erezione ap-parente
« Risposta #1 il: Giugno 07, 2011, 13:41:53 pm »
 :D
Dio cè
MA NON SEI TU
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Offline Stealth

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Re: Un'erezione ap-parente
« Risposta #2 il: Giugno 07, 2011, 13:55:57 pm »
Io non saprei se l'umorismo, che le donne hanno più volte dimostrato di averne solo a brandelli non molto riusciti, vada a nostro vantaggio o a nostro svantaggio.
E' un dubbio che mi sovviene ora: questa nostra propensione a ridere su tutto, o quasi tutto, non è che rischia di ridicolizzare le nostre rivendicazioni?

Ah, comunque l'articolo è fortissimo! :P

Offline Guit

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Re: Un'erezione ap-parente
« Risposta #3 il: Giugno 07, 2011, 13:57:52 pm »
L'articolo è incisivo e infatti, Il Giornale l'ha rifiutato.

Take the red pill

Offline jorek

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Re: Un'erezione ap-parente
« Risposta #4 il: Giugno 07, 2011, 16:44:45 pm »
L'articolo è incisivo e infatti, Il Giornale l'ha rifiutato.


ah beh....vuoi dire che sicuramente la repubblica lo avrebbe pubblicato? Parente è uno scrive "aitualmente" sul giornale, credo dunque che la bocciatura dell'articolo riguardi il registro del linguaggio, che obbiettivamente mi sembra un po troppo forte

Io non saprei se l'umorismo, che le donne hanno più volte dimostrato di averne solo a brandelli non molto riusciti, vada a nostro vantaggio o a nostro svantaggio.
E' un dubbio che mi sovviene ora: questa nostra propensione a ridere su tutto, o quasi tutto, non è che rischia di ridicolizzare le nostre rivendicazioni?

Ah, comunque l'articolo è fortissimo! :P

Sicuramente l'umorismo è devastante se lo riempi con discorsi seri, che è ciò che ha fatto parente in questo articolo. Tra le altre cose è uno che bastona le femministe con una certa costanza. E' anche considerato uno dei migliori scrittori di prosa italiana contemporanea

Offline Stealth

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Re: Un'erezione ap-parente
« Risposta #5 il: Giugno 07, 2011, 17:04:11 pm »
Meno male che oggi c'è internet che permette di "riciclare" anche articoli che non sono approvati dai media tradizionali.

Offline Stealth

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Re: Un'erezione ap-parente
« Risposta #6 il: Giugno 07, 2011, 17:07:35 pm »
ma solo uno stalker tecnologico, senza corpo e fine a se stesso.

Sembra che abbiamo qualcosa in comune: c'è chi ha accusato anche il sottoscritto di essere una cosa del genere...

Offline Stealth

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Re: Un'erezione ap-parente
« Risposta #7 il: Giugno 07, 2011, 17:19:03 pm »
Comunque semnbra che l'articolo "incriminato" sia questo: http://www.ilgiornale.it/cultura/come_scrittore_tq_tale_e_quale_altri/01-05-2011/articolo-id=520391-page=0-comments=1

Non credo possa fregare qualcosa a nessuno, in Italia e nel mondo, a parte al Sole 24Ore e a Repubblica dove sono insediate le lobby einaudiane e minimumfaxiane, ma sappiate che venerdì pomeriggio, nella sede romana della casa editrice Laterza, si sono riuniti «i giovani» scrittori più importanti della generazione TQ. Vale a dire: dopo gli under venti, gli under trenta, gli under quaranta, la lost generation, la X generation, la generazione Zero e via via degenerando, TQ starebbe per trentenni-quarantenni, cioè quasi chiunque, perché chi aveva meno anni o troppi per rientrarci era definito un quasi TQ o un ex TQ e era lì lo stesso a parlare, quindi è TQ anche mia nonna.
Questi orribili TQ erano seduti intorno a un tavolo quadrato, molti altri TQ in piedi, accalcati intorno, altri affacciati a dei soppalchi come zombie Muppets, appesi come scimmie alle balaustre, sembrava di essere a una riunione di studenti maoisti degli anni Settanta e tutti molto fuoricorso, più Q che T, e c’era pure qualche altra testa di C infrattata, tanto erano tutti uguali. A esordire è stato il TQ Giuseppe Antonelli, «Questa è la nostra Woodstock!», e rendendosi conto dell’immondo carnaio nello spazio soffocante ha preannunciato un secondo incontro in luogo più consono, «magari in un agriturismo».
Il TQ Antonio Scurati è stato invitato «ad aprire le danze», e senza farselo ripetere le ha aperte attaccando il disco dello «stigma della generazione», anzi una serie di stigmi da suicidio: «una generazione traumatizzata ma senza traumi», «una generazione deprivata del reale in senso lacaniano», «una generazione deprivata di tutte le caratteristiche dell’esperienza vissuta», «una generazione deprivata in senso tecnico», non si capisce dove sia cresciuto Scurati tra tante deprivazioni, sembrava un romanzo di Hector Malot riscritto da Nichi Vendola. Comunque una generazione, la TQ, deprivata dall’essere «passata da bolla speculativa a bolla speculativa», dove il tempo è scandito da un trionfo dell’immaginario, nel dilagare della televisione commerciale, tra maligne sottrazioni, promesse ingannevoli, bipensieri obbligati, discrasie di qua e di là, disparità ovunque, nell’illusione tradita che il benessere dovesse progredire e invece no, «ci siamo troppo alfabetizzati sul versante diagnostico», e tanto infine, «siamo incapaci di trovare soluzioni, l’Occidente è finito, i diritti sono sgretolati», amen.
Al che il TQ conduttore Antonelli ha sintetizzato il concetto: «Ci troviamo tutti con la cucina Ikea, infatti...», ora pure questi ce l’hanno con Ikea, non bastava quel post TQ cattolico di Giovanardi, e intanto passa la parola alla quasi TQ Federica Manzon. La quale si domanda dove siano finiti gli intellettuali, «perché l’intellettuale si vergogna?». Richiamandosi a Sartre perché oggi ci sono troppi esperti, «ma l’esperto può solo inventare la bomba atomica, mentre l’intellettuale può dare le soluzioni» e forse ha ragione, perché chiunque in quel momento avesse sparato un missile intelligente sulla Laterza sarebbe stato meritevole di Nobel, e invece bombardiamo Gheddafi, che al cospetto dei TQ è James Joyce. In ogni caso, ha precisato la quasi TQ Manzon, «non ci sono più intellettuali in grado di inventare nuovi lessici, il lessico lo hanno inventato le generazioni precedenti». Non ci sono più intellettuali tranne uno, di cui però siccome anche l’acustica era di merda non sono riuscito a sentire il nome, così chiedo a un TQ lì vicino e mi risponde «Wollmann», non sono convinto, allora chiedo a un altro TQ e mi dice «Baumann», un altro «Barman», mentre una signora ultraTQnaria mezza sorda chiede addirittura a me e le rispondo «Batman», sarà senz’altro lui.

Quando parla il TQ Giorgio Vasta capisco che purtroppo è solo Giorgio Vasta, così pallido e chiaro e completamente calvo l’avevo preso per l’Osservatore del telefilm di fantascienza Fringe, il mio preferito, e speravo fossimo nell’universo alternativo sbagliato, però poteva essere anche il figlio dell’onnipresente Alberto Gaffi Editore in Roma, seduto vicino all’onnipresente Marco Cassini, editore di minimum fax in Rome. Per la cronaca il TQ Vasta ha raccontato un episodio terribile: «Tutti ricorderanno il senso di imbarazzo vissuto a Roma cinque mesi fa, durante il convegno sull’antropologia berlusconiana. Quando si è arrivati alle ultime battute dal pubblico si è alzato un signore e ha detto “sì, ma cosa dobbiamo fare?” e tutti se ne sono andati. Noi siamo qui per non ripetere questo errore». Ci si deve insomma emendare da «questo atteggiamento autotrofo dove le intelligenze divorano se stesse dentro questa necropoli demistificante».
Insomma, era tutto molto deprimente e deprivato, ho rimpianto perfino le prediche paternalistiche di Aldo Busi che mi scrive per dirmi quanto gli faccio pena quando mi vede in televisione, e a proposito di televisione ha preso la parola Nicola Lagioia, il TQ di punta di minimum fax, per domandarsi: «Perché la televisione pubblica non ci intervista mai? Vorrei dire ai miei compagni di viaggio: possiamo organizzare un gruppo di pressione, una forza contundente che finora è mancata? Questa generazione è capace di migliorare l’ecosistema in cui viviamo?». Un modello di buona televisione sarebbe la trasmissione di Baricco: «Mia zia, guardandola, ha scoperto Cechov». Bel ragionamento, ma senti: per far divertire la zia di Lagioia bisogna ciucciarci tutti Baricco. La TQ Elena Stancanelli vuole impiegare gli scrittori nella scuola pubblica, un’altra, un’autrice Fandango, la TQ sanguinetiana Gilda Policastro, accusa quelli della generazione dei Sessanta di non aver portato nulla, ma è così sexy che ho un’erezione inaspettata e continuo a fissarla incantato mentre intorno si dibatte sul ricambio generazionale mancato e sulle strutture e le sovrastrutture e la società civile eccetera eccetera, finché non ce la faccio più e cerco una exit strategy, per esempio l’uscita.
Mi sono perso cosa aveva da dire il TQ Christian Raimo, il più disperato, con la mani sulla fronte e chino su un bloc-notes di appuntini scribacchiati, ma in compenso, uscendo, ho incrociato lo sguardo mozzafiato della sorella Veronica Raimo, e lei mamma mia quant’è bella, è proprio vero che la genetica a volte non significa niente. Invece il mio amico Mario Desiati, candidato vincente allo Strega per Mondadori, non l’ho incontrato, però ho saputo che c’era, a parlare tra i TQ, gli scrivo un sms e alle dieci e mezza di sera è ancora lì, poverino, e mi risponde lapidario «Agghiacciante». E pensare che quando ci vediamo da soli io e Desiati parliamo solo di cose intelligenti, lui di gang-bang e io della mia passione per Nicole Minetti, vai a capire perché in pubblico si costringe a essere così socialmente noioso. Infine la morale della favola invece me la dà il deejay di Radio Rock Emilio Pappagallo, che è stato così gentile da accompagnarmi: «Sai cosa? Dopo aver sentito questi qui Berlusconi lo voterei subito».



Mi piace come conclude:
Citazione
«Sai cosa? Dopo aver sentito questi qui Berlusconi lo voterei subito».

Quanto lo capisco! Anche a me le stronzate dell'odierna sinistra fanno venir la voglia di tornare ad essere berlusconiano.