Autore Topic: Giovanna JACOB: I frutti (amari) del femminismo laicista  (Letto 1459 volte)

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Offline jorek

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Giovanna JACOB: I frutti (amari) del femminismo laicista
« il: Giugno 06, 2011, 23:02:48 pm »
Giovanna JACOB
I frutti (amari) del femminismo laicista
tratto da: PepeOnLine.it.

Non bisognerebbe mai parlare di “femminismo” al singolare. Il femminismo cattolico di Edith Stein (vedi Pepe-documenti) è molto diverso dal femminismo laico o addirittura laicista degli ultimi quaranta anni. Sia il femminismo laico che quello cattolico rivendicano alle donne il diritto di avere un ruolo nel mondo, al di fuori delle mura domestiche. La differenza irriducibile fra il femminismo cattolico e quello laico, è che il secondo mira alla completa cancellazione di ogni distinzione fra un ruolo maschile e un ruolo femminile. Sessant’anni fa Simone de Beauvoir chiedeva che alle donne fosse impedito con la forza di dedicare più tempo alla cura dei figli che alla carriera. Molte femministe portano avanti ancora oggi questa crociata.

Nel libro “La strada degli errori. Il pensiero femminista al bivio” (Feltrinelli 2004) la femminista storica Elisabeth Badinter torna a negare l’esistenza di un “istinto materno” e se la prende con quelle donne “retrograde” che oggi tornano ad allattare i loro neonati al seno, rinunciando cos? ai vantaggi dell’allattamento artificiale. Questo ultimo, molto in voga negli anni Settanta e Ottanta, consente alla donne di passare più tempo fuori casa. Nel libro “No kid. Quaranta ragioni per non avere figli” (di prossima uscita per Bompiani) Corinne Maier, madre di due bambini, sostiene che i figli impediscono alla donna di vivere una vita piena ed appagante. Comunque non tutte le femministe la pensano come la Meier. La maggior parte delle femministe “storiche” non consigliano alle donne di non fare figli ma casomai di farne pochi per avere più tempo da dedicare alla carriera. Si dice che un albero si giudica dai suoi frutti.

Ebbene, oggi in Occidente cominciamo a cogliere i frutti amari di cinquant’anni di femminismo laicista. Oggi le donne occidentali fanno sempre meno figli (con conseguenze devastanti, che tutti conosciamo, per la civiltà occidentale) e passano sempre meno tempo con loro. In uno studio recente dal titolo “The epidemic”, lo psichiatra infantile Robert Shaw dimostra che i figli delle donne che passano la maggior parte del tempo fuori casa crescono male: sono viziati e consumisti, rendono poco negli studi, sono più esposti alla seduzione degli stupefacenti e più inclini ai comportamenti criminali (le baby gang proliferano in tutti i paesi occidentali).

Negli Usa il sito TheEpidemic.com raccoglie migliaia di testimonianze di genitori americani che confermano la giustezza delle osservazioni di Shaw. E se i bambini stanno male, le donne non stanno bene: soffrono come mai prima nella storia di nevrosi e depressione.

Oggi, in pieno regime di correttezza politica, ogni tentativo di critica al femminismo laicista viene stroncato sul nascere. Nonostante questo, le voci di critica a questo femminismo si levano sempre più numerose. Sfidando i rigori dell’inquisizione politically correct, alcuni scienziati dimostrano con argomenti scientifici che fra uomini e donne non ci sono soltanto delle differenze meramente fisiche. Di recente il neurologo cognitivista di Cambridge Simon Baron-Cohen, autore de “The essential difference” (tradotto da Mondadori nel 2003) ha dimostrato che il cervello dei maschi è programmato per operazioni di tipo sistematico, mentre il cervello delle femmine è più empatico. Nei suoi esperimenti ha rilevato che i neonati maschi sono più attratti dalle figure geometriche mentre le neonate sono più attente ai volti delle persone. Lo scorso anno la neuropsichiatra americana Louann Brizendine ha pubblicato uno studio, che ha fatto molto scalpore, in cui dimostra che esistono addirittura delle differenze morfologiche fra il cervello maschile e quello femminile. In sintesi, alcune zone del cervello sono più sviluppate nelle donne che negli uomini: la corteccia prefrontale (preposta al controllo degli impulsi aggressivi e all’autocontrollo), l’insula (legata alla capacità di intuizione e di empatia), la corteccia anteriore (legata alla facoltà di prendere le decisioni), l’ippocampo (il deposito della memoria). L’ipotalamo (il regolatore degli ormoni legato all’insorgere della pubertà) si sviluppa prima nelle ragazze che nei ragazzi, mentre la ghiandola pituataria è più attiva nelle donne, regolando le fasi della gravidanza e dell’allattamento (Repubblica, 24.7.2006).

Finalmente oggi la scienza dimostra quello che sarebbe necessario dimostrare, e cioè che le donne sono diverse dagli uomini. Tutte le caratteristiche non solo fisiche ma anche mentali della donna sono orientate ad uno scopo: essere instancabilmente per l’uomo e per il suo bene.

Data inserimento: 23/06/2008



http://www.storialibera.it/attualita/donna_e_donne/articolo.php?id=2892&titolo=I%20frutti%20%28amari%29%20del%20femminismo%20laicista

Offline jorek

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Re: Giovanna JACOB: I frutti (amari) del femminismo laicista
« Risposta #1 il: Giugno 06, 2011, 23:05:31 pm »
articolo tutto sommato condivisibile....a parte l'ultimo capoverso che mi pare una gran bischerata