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Maurizio Ferrera - Il Fattore D
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Guit:
http://www.ibs.it/code/9788804568179/ferrera-maurizio/fattore-perche-lavor.html
Da anni l'Italia cresce poco o nulla. Cresce poco dal punto di vista economico. E cresce ancora meno sul piano demografico. Negli ultimi mesi sono state scritte molte pagine e sono state spese fin troppe parole per elencare tutto quello che andrebbe fatto per rimettere in moto il paese: liberalizzazioni, mercati più efficienti, fisco più leggero, investimenti in ricerca e innovazione e così via. Eppure esiste una risorsa più importante, di cui si parla poco: il lavoro femminile. "Fare largo alle donne" e promuoverne l'occupazione è diventato urgente non solo per ragioni di pari opportunità e di giustizia sociale, ma soprattutto perché senza di loro l'Italia non cresce. L'Italia, senza rendersene conto, sta rinunciando a quello che recentemente si è rivelato essere il vero motore dell'economia mondiale: nell'ultimo decennio l'incremento dell'occupazione femminile negli altri paesi sviluppati ha contribuito alla crescita globale più dell'intera economia cinese. Il fattore D, il lavoro delle donne, è un fattore decisivo di crescita perché garantisce più ricchezza alle famiglie. Maurizio Ferrera, con acume e leggerezza, ci insegna a guardare al lavoro femminile in modo rivoluzionario. E ci spiega perché la più grande occasione per il nostro futuro è semplice e sorprendente: fare largo alle donne.
Guit:
Fare largo alle donne cosa vuol dire? Vuol dire che gli uomini dovrebbero mettersi da parte.
I sacerdoti dello sciovinismo donnista fanno sempre strani giri di parole per teorizzare il loro razzismo, e come si vede anche qui il sesso del protagonista è ininfluente.
E' un uomo.
Come in Parlamento, dove sono quasi tutti uomini.
Perché la salvezza dell'economia starebbe nel dare lavoro alle donne che non lavorano? Perché non agli uomini, anch'essi numerosi, che sono disoccupati?
Perché il decadimento demografico si risolleverebbe distraendo ulteriormente la donna dalla maternità?
Perché la donna dovrebbe accentrare su di sé tutto, sia il ruolo di sostentamento che quello di accudimento, lasciando senza utilità sociale l'uomo e il padre?
Queste sono domande senza risposta. Perché?
Non perché non le conoscono bensì perché tutto ciò è solo un depistaggio dalla volontà di sopraffazione donnista.
I danni soggettivi e collettivi di tutto ciò sono incalcolabili, altro che sviluppo e fattore D.
Guit:
http://www.corriere.it/politica/09_novembre_11/gelmini-e-la-maternita-a-casa-neanche-un-giorno-marco-cremonesi_7e15a22c-ce8a-11de-9c90-00144f02aabc.shtml
Gelmini e la maternità
«A casa neanche un giorno»
«Mai stata così bene, ma mi servirà una nursery al ministero»
MILANO - Mariastella Gelmini da Leno (Brescia), ministro dell’Istruzione, non ci pensa neppure un istante: «Quanto mi fermerò? Io non starò a casa neppure un giorno ». Il ministro in aprile diventerà mamma, dopo aver sposato, il prossimo febbraio, il compagno Giorgio Patelli. Ma, appunto, non pensa affatto di doversi fermare in occasione della nascita del piccolo. O della piccola: al momento, Gelmini ancora non conosce il sesso del figlio in arrivo. Mamma e ministro, sembra un bell’impegno: mestieri assai meno stressanti sono già difficili da coniugare con la vita lavorativa. «È vero — osserva lei — eppure io vedo che ci sono milioni di mamme che riescono a fare bene entrambe le cose. Certo, a prezzo di qualche sacrificio, di qualche fatica... ». Mariastella Gelmini sembra aver finito, ma poi riprende: «Inoltre, la vuol sapere una cosa? Io non sono mai stata così bene. Mi sento in stato di grazia, molto più forte rispetto al solito. Mi sento dentro l’energia e l’entusiasmo per fare tutto quello che ho di fronte».
Eppure, il rischio di non poter seguire il figlio come si vorrebbe, soprattutto in un caso come questo, esiste: «Lei crede? Di certo, il modello anni Ottanta della donna in carriera che rinuncia ai figli, alla famiglia e più in generale alla vita personale in nome del lavoro non mi appartiene. Piuttosto, ho trovato molto interessante l’ultima opera di Maurizio Ferrera». E cioè, Il fattore D. Perché il lavoro delle donne farà crescere l’Italia . Un titolo che potrebbe essere un programma politico.
In ogni caso, Gelmini non ritiene che il tempo a disposizione del figlio sarà poi così poco: «Io mi sono sempre tenuta degli spazi per la mia vita privata, servono a mantenere equilibrio e a ossigenare la mente. E comunque, le donne sono poliedriche, da sempre conciliano tante attività. Io poi sono tedesca, organizzatissima». Probabilmente, qualche collega di Mariastella Gelmini avrebbe preferito che la ministro si prendesse un ben più lungo «congedo» di maternità: «Qualcuno credo lo abbia pensato. Ma nessuno me lo ha detto. La cosa più divertente è venuta da un parlamentare dell’opposizione, Guido Galperti, bresciano come me: 'Finalmente — mi ha detto — fai una cosa seria'».
Va anche ricordato che, oltre al lavoro di coordinatrice delle attività scolastiche nazionali, a pesare potrebbe anche essere il fattore mediatico, i riflettori sempre accesi: «Certo — riconosce Gelmini —, ma è inevitabile. Il mio ministero entra nel quotidiano di milioni di famiglie, è una realtà molto... nazionalpopolare. Ma ripeto, sono sicura di farcela». La sua guida è il ministro all’Ambiente, Stefania Prestigiacomo: «Lei ha vissuto la stessa esperienza durante lo scorso governo Berlusconi, e mi pare che sia riuscita a fare il suo lavoro egregiamente. Spero di riuscirci anch’io. Che devo dire? Metterò una nursery al ministero». La più famosa d’Italia, forse, è proprio quella che la Prestigiacomo installò alle Pari opportunità nel 2002, che tuttora funziona e anzi ha allargato i posti disponibili. Il capitolo, tuttavia, è complicato: in Italia, nonostante le esperienze non manchino, l’asilo aziendale non è mai decollato. Mariastella Gelmini sembra sensibile all’argomento: «In effetti, manca un’adeguata rete di welfare per l’infanzia. Ne avevo parlato in tempi non 'sospetti' con i ministri Mara Carfagna e Maurizio Sacconi».
E il premier? Silvio Berlusconi ha saputo la novità qualche giorno fa: «Mi è sembrato davvero emozionato — racconta lei —, quasi commosso. Mi ha detto dell’emozione per la nascita degli ultimi nipotini, che questa è la cosa più bella che possa capitarmi nella vita. E che la nascita porterà fortuna anche al governo». Ma Mariastella Gelmini non ha qualche apprensione? «Soprattutto una: che il bambino non dorma».
Guit:
"... Piuttosto, ho trovato molto interessante l’ultima opera di Maurizio Ferrera». E cioè, Il fattore D. Perché il lavoro delle donne farà crescere l’Italia . Un titolo che potrebbe essere un programma politico. ..."
Dalle pieghe del ragionamento fa capolino la verità: quel titolo nasconde la teorizzazione di apartheid maschile, e secondo la ministra dovrebbe essere un programma politico.
Il programma politico consistente nel togliere agli uomini ogni ruolo sociale e familiare.
Però devono pagare e costruire la nursery per farle fare la mamma-ministro.
Così come devono continuare a morire zitti zitti, senza rompere i coglioni, nei cantieri per costruire i palazzi dove loro faranno le mamme eroine lavoratrici.
Un delirio sessista.
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