Autore Topic: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età  (Letto 3071 volte)

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Online Cassiodoro

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Corte Costituzionale , sentenza 19.10.2009 n° 275

«I precetti costituzionali, di cui agli artt. 3 e 37 (primo comma), non consentono di regolare l'età lavorativa della donna in modo difforme da quello previsto per gli uomini, non soltanto per quanto concerne il limite massimo di età, ma anche riguardo alle condizioni per raggiungerlo».

Lo ha deciso la Corte costituzionale, che ha dichiarato, con la sentenza 275/2009, l'illegittimità dell'art. 30 del dlgs 198/2006 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna), nella parte in cui prevede, a carico della lavoratrice che intenda proseguire nel rapporto di lavoro (del comparto privato) oltre il sessantesimo anno di età, l'onere di dare tempestiva comunicazione della propria intenzione al datore di lavoro, da effettuarsi almeno tre mesi prima della data di perfezionamento del diritto dalla pensione di vecchiaia, e nella parte in cui fa dipendere da tale adempimento l'applicazione al rapporto di lavoro della tutela accordata dalla legge sui licenziamenti individuali.

In sostanza tra impiego pubblico e impiego privato scompare l’ultima fondamentale diversità.


http://www.altalex.com/index.php?idu=16154&cmd5=5279f21fd7b8d865396d024c51cdf3d5&idnot=10747
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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #1 il: Giugno 05, 2010, 09:41:27 am »
qui un articolo sull' equiparazione delle pensioni femminili:

http://anonym.to/?http://www.sinistraeliberta.eu/articoli/andare-in-pensione-piu-tardi-non-risarcisce-le-donne


invito a rispondere.

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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #2 il: Giugno 05, 2010, 09:58:43 am »
ieri pensavo, se gli uomini devono lavorare 35/40 per "godersi" mediamente 7 anni di pensione, le donne che vivono 7 anni in più (ne godono 14), dovrebbero lavorare per 70/80 anni.
(cioè se iniziano a 30 dovrebbero andare in pensione a 110 anni).
Vi torna?  :hmm:
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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #3 il: Giugno 05, 2010, 10:35:43 am »
ieri pensavo, se gli uomini devono lavorare 35/40 per "godersi" mediamente 7 anni di pensione, le donne che vivono 7 anni in più (ne godono 14), dovrebbero lavorare per 70/80 anni.
(cioè se iniziano a 30 dovrebbero andare in pensione a 110 anni).
Vi torna?  :hmm:

Torna dal momento che fai y = 2 * x anziché y = x + 7  :wacko:
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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #4 il: Giugno 05, 2010, 12:52:03 pm »
Sacconi mi è sempre stato sulle balle.


http://www.corriere.it/economia/10_giugno_04/marro-sacconi-tappe-eta-pensionabile-_81ffc18e-6f9c-11df-b547-00144f02aabe.shtml?fr=box_primopiano


PECHINO - La lettera della vicepresidente della Commissione europea Vivianne Reding ha raggiunto il nostro ministro del Lavoro ieri, mentre si trovava a Shanghai per guidare la «missione di sistema» in Cina. La prima reazione di Maurizio Sacconi è stata di sorpresa. Pensava che la questione dell’aumento dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego fosse stata risolta da tempo. E dire che non era stato facile. Quando l’anno scorso arrivò la sentenza della Corte europea di giustizia che condannava l’Italia perché donne e uomini non avevano la stessa età di pensionamento (60 le prime e 65 gli uomini) nel governo subito ci fu chi, come il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, voleva cogliere l’occasione per portare tutti a 65 anni. Non solo nel pubblico impiego, come prevede la sentenza europea, che si limita a intervenire sui dipendenti degli Stati membri, ma anche nel privato. Sacconi si mise di traverso e, grazie anche all’aiuto del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, riuscì a far approvare dal Consiglio dei ministri un’applicazione della pronuncia limitata e graduale: solo per le dipendenti pubbliche, prevedendo un aumento dell’età pensionabile di un anno ogni due, in modo da arrivare a 65 anni nel 2018. Su questa soluzione, spiega ora Sacconi, c’erano stati degli «affidamenti» europei. E quindi il ministro era tranquillo.

Sacconi era poi riuscito a sventare un secondo tentativo di riforma solo poche settimane fa, quando in un bozza della manovra, probabilmente lo zampino della Ragioneria generale aveva infilato un’accelerazione del percorso, così da arrivare a 65 anni nel 2016. Ma la norma era stata prontamente tolta e, ribadisce Sacconi, «nel decreto di manovra non c’è alcuna accelerazione» rispetto alla tabella di marcia iniziale. Adesso però sarà pressoché impossibile resistere al terzo assalto. Il ministro ne è consapevole. Sa che la commissaria lussemburghese alla giustizia e ai diritti fondamentali è irremovibile. La sua lettera parla chiaro: la sentenza della Corte europea va applicata integralmente e subito, senza tentennamenti. Sacconi teme che, in caso contrario, si apra una procedura di infrazione, col rischio di pesanti multe a carico dell’Italia. Che fare allora? Il ministro è deciso a negoziare per ottenere un compromesso. Per riuscirci cercherà di convincere la commissaria che «situazioni diverse meritano trattamenti diversi» e che «in materia previdenziale i cambiamenti vanno fatti sempre con gradualità, perché non si possono stravolgere i percorsi di vita delle persone ». Sacconi è consapevole che c’è da superare una sorta di «barriera culturale». L’approccio del Nord Europa è drastico: mette la parità sopra ogni altra considerazione. Al punto che la cosa che più ha sorpreso il ministro è che nei rilievi che vengono da Bruxelles, paradossalmente, si censura la discriminazione a danno degli uomini, costretti dalle leggi italiane ad andare in pensione 5 anni più tardi. Ma è evidente che non si può pensare di portare tutti a 60, dice Sacconi, perché questo farebbe saltare i conti previdenziali: 65 anni per tutti e subito sarebbero però una «forzatura».

Il ministro porterà alla commissaria alcuni numeri. L’età «effettiva» di pensionamento in Italia è di 61,5 anni per gli uomini e di poco più di 60 anni per le donne, questo perché una parte va in pensione d’anzianità, soprattutto tra gli uomini. Le donne invece sono spesso costrette ad andare in pensione di vecchiaia, cioè a 60 anni, perché «a causa di una carriera discontinua» (maternità, cura degli anziani e dei disabili)non hanno i 35 anni di contributi necessari per andare in pensione prima. Questo significa, conclude Sacconi in base a uno studio appena fatto, che «se oggi l’età fosse di 65 anni per tutti, gli uomini continuerebbero ad andare via a 61 anni e mezzo mentre le donne dovrebbero arrivare a 63,8». È questo quello che vuole la Reding? Si avrebbe una discriminazione per le lavoratrici. Tanto più se i 65 anni si dovessero estendere anche al settore privato, aggiunge Sacconi. Perché qui «le donne correrebbero seriamente il rischio di attendere il raggiungimento di questa età in una condizione di disoccupazione, cosa che non accade nel pubblico impiego, dove quindi è giusto un aumento graduale». Insomma, una cosa sono i bei principi un’altra la realtà. Soprattutto italiana. Che non è quella dei Paesi del Nord Europa, dove per le lavoratricimadri ci sono gli asili nido e servizi di cura per i disabili. «Noi abbiamo impostato una serie di politiche in questo senso. Quando le donne avranno le stesse opportunità degli uomini allora anche nel privato si potrà pensare a una stessa età di pensionamento. Ma ora non sarebbe giusto».

Enrico Marro
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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #5 il: Giugno 05, 2010, 14:00:42 pm »
ieri pensavo, se gli uomini devono lavorare 35/40 per "godersi" mediamente 7 anni di pensione, le donne che vivono 7 anni in più (ne godono 14), dovrebbero lavorare per 70/80 anni.
(cioè se iniziano a 30 dovrebbero andare in pensione a 110 anni).
Vi torna?  :hmm:
Non torna no, perchè pensa a quante cose la donna ha fatto per te nella vita da adulto (ovviamente non ci si riferisce a 40 anni fa) , la donna tua compagna ti ha lavato i calzini, ti ha accudito, stirato, vestito, ti ha fatto da mangiare, ti ha coccolato, ti ha rispettato, ti ha onorato, eccetera eccetera e tu non ha fatto un cappero per lei. ...Ma vuoi darle 7 anni di pensione in più!??
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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #6 il: Giugno 05, 2010, 14:32:28 pm »
Non torna no, perchè pensa a quante cose la donna ha fatto per te nella vita da adulto (ovviamente non ci si riferisce a 40 anni fa) , la donna tua compagna ti ha lavato i calzini, ti ha accudito, stirato, vestito, ti ha fatto da mangiare, ti ha coccolato, ti ha rispettato, ti ha onorato, eccetera eccetera e tu non ha fatto un cappero per lei. ...Ma vuoi darle 7 anni di pensione in più!??

No, dai Red, concetriamoci sulla pensione, che se iniziamo a mettere nel conto gli extra, si parte per la tangente e non si finisce più.
La mia è ovviamente un'esagerazione, ma si potrebbe cmq stabilire un età pensionabile equa.
Quale sarebbe insomma?

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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #7 il: Giugno 05, 2010, 14:57:56 pm »
vabbè ve lo dico io.
In pratica gli uomini lavorano circa 5/6 anni per godersene uno (di pensione).
Aumentando di 5/6 anni il periodo lavorativo delle donne (più degli uomini), quelli di pensione passano da 14 a 8/9 (contro i 7 degli uomini).
Quindi l'età equa, da un punto di vista di calcoli pensionistici (se poi ci iniziamoa mettere nel conteggio delle pensioni le ministre riscaldate...) è questa.
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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #8 il: Giugno 05, 2010, 22:58:44 pm »
Premessa: sono favorevole all'equiparazione, anzi tenuto conto della miglior aspettativa di vita delle donne, queste ultime dovrebbero andare in pensione più tardi, se si vuole inseguire un principio di giustizia.
Detto ciò, il nostro ministro ha perfettamente ragione.
Egli infatti si appella al ben noto principio di discriminazione positiva, quello strumento per cui si vuole ottenere un' attenuazione, un riequilibrio di disparità fattuali attraverso una disparità di trattamento  giuridico.
Io sono contrario a questo strumento di riequilibrio,per motivi che non sono rilevanti in questa discussione.
Io sono contrario, ma l'Unione Europa no, e infatti mi lascia perplesso questo rigore di uguaglianza assoluta sulle pensioni statali.
Un altro segno dell'incosistenza di questo baraccone che va sotto il nome di Unione Europea.


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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #9 il: Giugno 08, 2010, 22:45:18 pm »
qui il capo di Rifondazione Comunista:

http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=2471

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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #10 il: Giugno 08, 2010, 22:59:58 pm »
qui il capo di Rifondazione Comunista:

http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=2471



Gli ho scritto:

"No caro Ferrero, la menzogna sta nel far finta di non leggere bene la Sentenza Europea che parla di discriminazione a danno dell'uomo italiano costretto come al solito da Leggi sessiste a subire più delle donne. L'Europa parla chiaro; età pensionabile uguale per tutti uomini e donne. Sta a noi scegliere se a 60 anni come in Francia o 65 come il resto d'Europa. Caro ferrero le donne hanno e vogliono troppi privilegi.

Firmato
Un uomo, che è un soggetto diverso da un maschio-pentito."


Il commento...  ovviamente, è in "attesa di moderazione"
« Ultima modifica: Giugno 08, 2010, 23:03:34 pm da Uomoinnocente »

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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #11 il: Giugno 08, 2010, 23:14:41 pm »
qualcuno ha il testo della sentenza ed in particolare il tratto che parla di discriminazione anti-maschile?
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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #12 il: Giugno 09, 2010, 01:14:49 am »
Dal testo di Ferrero di Rifondazione:

Per rispondere all’Europa basterebbe che il governo aumentasse le pensioni delle donne, dato il doppio lavoro – lavorativo e familiare – che svolgono quotidianamente.

Questa è follia.

Non solo pur vivendo in media di più vanno in pensione 5 anni prima, dobbiamo anche concedergli una pensione maggiore rispetto agli uomini.

Ok che in politica tutto vale, ma questo genere di persone sono un vero flagello per la società.

Spero che dicano tali sciocchezze solo per ovvi motivi di arringa del popolo rosa, pur consci del fatto che tale dichiarazione oltre che essere sbagliata è totalmente scellerata.
La donna media sogna 10, pretende 10 e ottiene solitamente 8.
L'uomo medio sogna 8, chiede 4, e, se gli va bene, ottiene 1.

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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #13 il: Giugno 09, 2010, 09:11:26 am »
Questi sono i risultati delle menozogne ideologiche.
Cosa e' pensione ? E' l'aiuto che la comunita' ( lo Stato) da all'individuo perche' NON e' piu' in grado di sostenere se stesso.
I calcoli , gli anni, ecc , sono truffe . Quando l'essere umano non e' piu' in grado di lavorare, va in pensione.
A maggio ragione , in virtu' di questo semplice dato, le donne sono oggi favorite.
i calcoli di matematica sindacale stanno distruggendo il futuro dei giovani, oltre che a produrre sperequazioni.
ma ormai , siamo su questa china

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Re: Le donne, come gli uomini, rimangono al lavoro fino al 65° anno di età
« Risposta #14 il: Giugno 09, 2010, 11:37:35 am »
Gli ho scritto:

"No caro Ferrero, la menzogna sta nel far finta di non leggere bene la Sentenza Europea che parla di discriminazione a danno dell'uomo italiano costretto come al solito da Leggi sessiste a subire più delle donne. L'Europa parla chiaro; età pensionabile uguale per tutti uomini e donne. Sta a noi scegliere se a 60 anni come in Francia o 65 come il resto d'Europa. Caro ferrero le donne hanno e vogliono troppi privilegi.

Firmato
Un uomo, che è un soggetto diverso da un maschio-pentito."


Il commento...  ovviamente, è in "attesa di moderazione"

Stranamente  lo ha pubblicato....