http://27esimaora.corriere.it/articolo/sono-femminista-ma/#comments_listSono femminista ma…
di Maria Teresa Veneziani
Tags: buone maniere, femminismo, galanteria, parità
Si può essere femministe e augurarsi che lui ti ceda ancora il passo? O prendere male il fatto che t’invita al ristorante e poi non paga il conto? Insomma, le buone maniere e i ruoli sociali sono davvero in contraddizione con la rivendicazione di uguaglianza tra i sessi? Dove cominciano i compromessi?
“Sono femminista ma…”: mi ha colpito l’articolo di Elle Francia teso a dimostrare che galanteria e femminismo possono coesistere con tanto di inchiesta tra le lettrici sui gesti galanti da salvare. Perché?
Perché “troppa somiglianza uccide il desiderio”. Ne è convinta Janine Mossuz-Lavau del Centre de recherches politiques de Sciences Po, autrice di “Guerre des sexes: stop!” (Flammarion), un saggio dedicato al problema dell’identità femminile.
“Non riesco a immaginare in che stato precipiteranno le coppie eterosessuali: l’attrazione rischia di svanire insieme alle differenze”, scrive. “La lunga marcia verso l’uguaglianza porterà un giorno verso l’indifferenziazione dei sessi”. Non c’è dubbio che uomini e donne siano ancora sotto l’influenza di secoli di storia sociale in cui i ruoli sessuali erano oppressivi nei confronti della donna. Ma il modello è in costante movimento e si sta avanzando verso una indifferenziazione auspicabile perché porta alla parità dei diritti”.
E’ lecito chiedersi che cosa abbiano in comune le ragazze di oggi che prendono l’iniziativa in amore con l’angelo del focolare di 80 anni fa. Le date sono lì a dimostrarci che le conquiste femminili sono recenti e che l’emancipazione ha fatto passi da gigante: 1946 la prima volta che le donne hanno votato in Italia, 1974 l’anno del referendum sul divorzio, 1978 le norme sull’interruzione volontaria della gravidanza, 1981 l’abolizione del delitto d’onore, 1991 la legge sulle pari opportunità.
Ecco perché mi sono convinta che recuperare le buone maniere e rivalutare un po’ di sano romanticismo possa contribuire a preservare il gioco della seduzione.
La cortesia è formidabile, bisogna tenersela cara, da entrambe le parti - insistono le francesi -. Ma perché non cominciamo a considerare la diversificazione senza associarla necessariamente alla ancestrale sottomissione della donna rispetto all’uomo? Il gioco e il piacere sono insiti nell’essere umano, non sono soltanto le regole che differenziano i ruoli. E’ tempo di uscire dallo stereotipo per cui è sempre la donna che deve sacrificare il proprio lavoro, la propria vita.
Mi conforta sull’argomento la mia amica Paola che scrive:
“Sto seguendo un corso sulle pari opportunità organizzato dall’assessorato della Provincia di Milano. E una delle docenti (tutte universitarie) ci diceva giustamente, che parità non vuol dire UGUAGLIANZA, come hanno voluto, e per cui hanno lottato, le vecchie femministe. Forse allora andava bene lottare per l’uguaglianza, ma noi adesso parliamo di pari dignità e di cultura della differenza. Sono concetti ben distinti. Quindi, in parole poverissime, a mio parere si può essere “femminista” (ma si usa ancora questo termine?), io direi piuttosto donna consapevole della propria dignità come persona, e avere piacere nel ricevere qualche galanteria. O no?”
Alla luce di tutto questo, vorrei rispolverare quei gesti base che anche le “femministe” del Terzo Millennio si aspettano ancora dal perfetto gentiluomo.
Io accenno le prime cinque voci, a voi il compito di continuarla.
1) Conto. Ok, sono autosufficiente, ma se lui m’invita al ristorante deve pagare il conto. Una contabilità minuziosa lascia presagire l’incapacità, anche di donare con il cuore. Poi, la volta successiva, lo inviterò io. Forse.
2) Passaggio. Apprezzo l’uomo che ti apre la porta d’ingresso e ti fa salire in auto. Lo ritengo il gesto che fa la differenza. E quando viene a prendermi deve scendere dall’auto. Non trovate un po’ cafone lo squillo col telefonino?
3) Tavola. Un gentleman versa sempre l’acqua, il vino o lo champagne. E’ una regola minima di educazione. Anche alla Sagra della birra.
4) Il primo passo. Confesso, per me è quasi impossibile fare il primo passo, ma le giovani lo ritengono giustamente una cosa normale. Anche se poi riconoscono che in questo modo i maschi si sono ulteriormente intimoriti o impigriti (lo confermate, ragazze?).
5) Solido. Mi piace l’idea che l’uomo sia solido e più coraggioso di me. Non potrei accettare un uomo che ha paura del buio o che cerca protezione in una donna. L’uomo mi deve dare sicurezza. Aggiunge Sara: “E se sullo zerbino trovo un topolino, regalo del mio adorato gatto, mi aspetto di non dovermene liberare io”.
Qualche suggerimento per le successive voci:
6) Lavoro. Sacrificheresta mai la carriera per amore?
7) Denaro. Ci sono donne che non accettano che l’uomo guadagni meno di loro. E voi?
Ovviamente sono invitati a partecipare anche i maschi. Fate anche voi la vostra lista parallela.