http://www.ilgiornale.it/interni/anche_penne_rosse_scadono_concita_verso_laddio_allunita/18-06-2011/articolo-id=529923-page=0-comments=1#1Anche le penne rosse possono scadere: Concita lascia l'Unità
di Fabrizio De Feo
Dopo tre anni fine contratto in vista per la De Gregorio. Per i rumors, è pronta a buttarsi in politica. Al suo posto Claudio Sardo, notista del Messaggero e biografo di Bersani
Roma La fine dell’era di Concita De Gregorio alla guida de l’Unità si avvicina. E si profila a ore il passaggio di consegne e l’investitura ufficiale di Claudio Sardo, firma politica di punta del Messaggero, e nuovo numero uno in pectore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, oltre che autore con Michele Gotor di un libro-intervista a Bersani intitolato Per una buona ragione. Una scelta che sarebbe legata alla volontà di nominare un cattolico al timone del quotidiano rosso e rappresentare così le diverse anime presenti nel Partito Democratico.
Per la ex giornalista di Repubblica - ufficialmente in ferie da un mese per concentrarsi sulla stesura di un nuovo libro - non si tratta di una fuoriuscita forzata ma di una mancata riconferma. Il suo incarico triennale è, infatti, in scadenza il prossimo 30 giugno e per lei ora si parla di un incarico nell’azienda che edita il giornale. Anche se c’è chi ipotizza un classico percorso di avvicinamento alla politica attiva sull’onda della sovraesposizione mediatica consumata nei vari salotti tv cari alla sinistra. Secondo l’Adn Kronos, resterebbe però ancora un argine di incertezza legato all’iter delle manifestazioni d’interesse che sarebbero giunte per l’acquisto del quotidiano, dopo che l’editore Renato Soru ha affidato all’advisor milanese Equita Sim il mandato per la ricerca di possibili acquirenti.
La nomina della De Gregorio ebbe un percorso piuttosto travagliato fin dalla comunicazione che ne diede il 28 maggio 2008 Walter Veltroni, allora segretario del Pd. Un annuncio dal carattere piuttosto irrituale dettato, all’indomani della sconfitta elettorale, dalle pagine del Corriere, in un’intervista ad Aldo Cazzullo. Una modalità che certo non provocò brividi di piacere al direttore dell’epoca, Antonio Padellaro, attualmente alla guida de il Fatto. Il contropiede veltroniano generò confusione e malumori dentro il giornale e determinò un lungo periodo di stallo e di serrate trattative tra Soru, Padellaro, i veltroniani e la redazione. Un piccolo psicodramma che si ingarbugliò ulteriormente quando la De Gregorio rilasciò un’intervista a Prima Comunicazione svelando l’intenzione di cambiare decisamente rotta rispetto al passato. Una presa di posizione letta come una sconfessione del lavoro del direttore uscente che provocò una dura presa di posizione da parte del comitato di redazione.
Nel corso di questi tre anni l’Unità ha cercato di darsi una nuova veste rispetto al passato. Ha sperimentato un profondo rinnovamento grafico ed editoriale e, durante la primavera del 2009, un duro piano di ristrutturazione, con la chiusura delle redazioni di cronaca di Bologna, Firenze e Roma. Il numero delle copie vendute è aumentato fino alla metà del 2010 quando è scattata l’inversione di rotta e l’attestazione sotto le 40mila copie. Il direttore, inoltre, ha dovuto fare i conti con una forte insofferenza nutrita nei suoi confronti da una parte della redazione (secondo Dagospia il soprannome affibbiatole mutuando quello del dittatore nordcoreano sarebbe quello di Concita-il Sung).
Il mese scorso, invece, si è consumato l’addio del condirettore della testata, Giovanni Maria Bellu, che ha accettato di dirigere «Sardegna 24», nuovo quotidiano collegato a Tiscali in uscita nell’isola. Naturalmente la transizione e il passaggio di consegne avverrà con la supervisione di Via del Nazareno. Il Partito Democratico ufficialmente non ha voce in capitolo in merito alla proprietà de l’Unità, che è un’azienda privata e indipendente. Il partito però è titolare di molti abbonamenti ed è sicuramente interessato, per una questione di immagine, storia e tradizione, a dare al giornale che fu del Pci un’impronta riconoscibile. In questo senso non va sottovalutata l’opinione dei giornalisti de l’Unità che finora non hanno avuto ancora nessun confronto con la proprietà sul nome di Claudio Sardo.