Autore Topic: Cinque domande a Marina Terragni  (Letto 8485 volte)

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Offline Animus

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Re: Cinque domande a Marina Terragni
« Risposta #30 il: Ottobre 11, 2011, 13:43:05 pm »
Ho letto solo oggi le domande.
Ben fatte.

Marina Terragni, dopo aver visto le domande, si rifiuta di rispondere.

E ci credo, che potrebbe opporre... :D
come disse antifeminist "feminism cannot survive an open debate", l'unica loro possibilità è censurare il contraddittorio, la parte contraria, e proseguire avanti tutta, con la loro mistificazione della realtà.
Non è in definitiva una questione di ragione/verità, ma solo una questione di forza.
Per ora, la forza sta ancora dalla loro parte.
Per ora.....

Animus

« Ultima modifica: Ottobre 11, 2011, 13:56:30 pm da Animus »
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)

Offline falseaccuse

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Re: Cinque domande a Marina Terragni
« Risposta #31 il: Novembre 08, 2011, 20:25:02 pm »
Ascolta Jason, la Bonino è una femminista della prima ora, dura e pura, ha scavato gli uteri delle femmine per renderle libere dalla maternità, (ha praticato aborti), vede i maschi come fumo negli occhi, è vicepresidente del senato, ha più potere di qualunque altra femminista, si suppone.
Tenete presente che nello staff della Bonino c'è Rita Bernardini, in prima fila per quanto riguarda la lotta dei padri separati e i diritti dei carcerati, quindi in perfetta antitesi con il femminismo

Offline falseaccuse

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Re: Cinque domande a Marina Terragni
« Risposta #32 il: Novembre 08, 2011, 20:28:26 pm »
Ho letto solo oggi le domande.
Ben fatte.

E ci credo, che potrebbe opporre... :D
come disse antifeminist "feminism cannot survive an open debate", l'unica loro possibilità è censurare il contraddittorio, la parte contraria, e proseguire avanti tutta, con la loro mistificazione della realtà.
Non è in definitiva una questione di ragione/verità, ma solo una questione di forza.
Per ora, la forza sta ancora dalla loro parte.
Per ora.....

Animus



proprio per questo mi è venuta voglia di sperimentare un nuovo progetto, un punto d'incontro aperto a tutti (per il momento solo sul web) per discutere sulle problematiche del femminismo. l'unica speranza della QM è di portare l'attenzione della massa sul piano del dibattito: solo così la gente si renderà conto chi mente e chi dice la verità. Staremo a vedere

Offline Nemo90

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Re: Cinque domande a Marina Terragni
« Risposta #33 il: Novembre 08, 2011, 23:24:02 pm »
Me lo aspettavo.
Il femminismo, come tutti quei movimenti progressisti (LGBT, neri, sionisti, ecc.) si basa, retoricamente parlando, su una fallacia logica piuttosto antipatica: contrapposizione di poli positivo e negativo, più o meno, bianco o nero, maschilista misogino oppure fautore delle pari opportunità e della felicità eterna.

Guai se il femminismo intavolasse un dibattito con chi gli si oppone: perderebbe quello status iniziatico, dogmatico e indiscutibile che ha acquisito, quello status religioso. Ormai, dobbiamo darne atto, il femminismo è diventata una religione, con i suoi riti, i suoi dei, i suoi libri sacri, i suoi sacerdoti, i suoi peccati (e le espiazioni) e il suo corpus di profezie, salmi e verità assolute. Una religione del terzo millennio, ma sempre una religione. Prima, era una ideologia: dinamica, discorsiva, accademica. Si discuteva, si fratturava in correnti, agiva, combatteva.
Ora si è cristallizzata in una serie di liturgie, di Messe e messali sempre uguali, c'è l'omelia in cui ti spiegano le cose ma, notoriamente, l'omelia non si discute: si apprende e basta. Se, mentre il prete sta predicando dal pulpito, io mi alzo e faccio: "Obiezione, padre!", quello mi prende e mi butta fuori mentre tutti i fedeli mi guardano straniti, mormorando.

Come tutte le religioni, inoltre, anche il femminismo è seguito per conformismo.
Ad un esame razionale e oggettivo, chiunque abbia studiato un po' di filosofia si rende conto della debolezza della religione ("Oppio dei popoli!") e della sua funzione di conforto e consolidamento sociale. Eppure, in chiesa c'è fior fior di laureati in lettere, filosofia e scienze. Perché ci vanno? Per ragioni sociali.
Stesso vale per il femminismo: nonostante ormai si demolisca facilmente, nessuno ardisce a farlo per varie paure, e anche chi potrebbe opporsi, avendone i motivi (uomini), non lo fa.

Se la religione si mette in discussione, è finita. Perde quell'aura sacra che dà sicurezza.
E, come tutte le religioni, anche il femminismo risponde alle critiche gridando all'eresia e al demonio, condannando l'apostata al pubblico ludibrio e all'esilio sociale senza rispondere nel merito delle questioni.

Amen.

Offline falseaccuse

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Re: Cinque domande a Marina Terragni
« Risposta #34 il: Novembre 09, 2011, 14:50:21 pm »
Me lo aspettavo.
Il femminismo, come tutti quei movimenti progressisti (LGBT, neri, sionisti, ecc.) si basa, retoricamente parlando, su una fallacia logica piuttosto antipatica: contrapposizione di poli positivo e negativo, più o meno, bianco o nero, maschilista misogino oppure fautore delle pari opportunità e della felicità eterna.

Guai se il femminismo intavolasse un dibattito con chi gli si oppone: perderebbe quello status iniziatico, dogmatico e indiscutibile che ha acquisito, quello status religioso. Ormai, dobbiamo darne atto, il femminismo è diventata una religione, con i suoi riti, i suoi dei, i suoi libri sacri, i suoi sacerdoti, i suoi peccati (e le espiazioni) e il suo corpus di profezie, salmi e verità assolute. Una religione del terzo millennio, ma sempre una religione. Prima, era una ideologia: dinamica, discorsiva, accademica. Si discuteva, si fratturava in correnti, agiva, combatteva.
Ora si è cristallizzata in una serie di liturgie, di Messe e messali sempre uguali, c'è l'omelia in cui ti spiegano le cose ma, notoriamente, l'omelia non si discute: si apprende e basta. Se, mentre il prete sta predicando dal pulpito, io mi alzo e faccio: "Obiezione, padre!", quello mi prende e mi butta fuori mentre tutti i fedeli mi guardano straniti, mormorando.

Come tutte le religioni, inoltre, anche il femminismo è seguito per conformismo.
Ad un esame razionale e oggettivo, chiunque abbia studiato un po' di filosofia si rende conto della debolezza della religione ("Oppio dei popoli!") e della sua funzione di conforto e consolidamento sociale. Eppure, in chiesa c'è fior fior di laureati in lettere, filosofia e scienze. Perché ci vanno? Per ragioni sociali.
Stesso vale per il femminismo: nonostante ormai si demolisca facilmente, nessuno ardisce a farlo per varie paure, e anche chi potrebbe opporsi, avendone i motivi (uomini), non lo fa.

Se la religione si mette in discussione, è finita. Perde quell'aura sacra che dà sicurezza.
E, come tutte le religioni, anche il femminismo risponde alle critiche gridando all'eresia e al demonio, condannando l'apostata al pubblico ludibrio e all'esilio sociale senza rispondere nel merito delle questioni.

Amen.

quoto tutto, ma aggiungo una breve riflessione: le religioni a cui siamo abituati non prevedono un nemico terreno e tangibile, il femminismo invece si. E' questo che lo rende pericoloso