Mi piace quello che hai scritto Nemo, hai un vero talento per la letteratura...
È che leggo un sacco. Tutto qui.
"1984" di Orwell, poi, è il mio libro preferito. Davvero profetico, rivelatorio. Lo dovrebbero dar da leggere obbligatorio, come I promessi sposi - fra l'altro non è neanche pesante.
Sono sicuro che se la gente leggesse (e, soprattutto, capisse...) "1984", il mondo sarebbe un posto ben diverso.
Dunque. (Immaginatemi che mi spingo gli occhiali sul naso)
Leggiamo. Parte terza, capitolo III, pag. 268.
"«Il tuo recupero» disse O'Brien «comprende tre stadi: apprendimento, comprensione, accettazione»". Il "recupero" è, per chi non avesse letto il libro (marsc'!), quello del protagonista Winston Smith dalla brutta malattia del pensiero libero.
Vi ricorda niente?
Apprendimento: è la fase iniziale, quella brutale. Winston viene torturato selvaggiamente, sottoposto a sedute di lavaggio del cervello.
L'apprendimento dell'inferiorità è la prima fase dell'evirazione. In alcuni paesi come la Svezia, essa inizia già in tenerissima età. Viene effettuata con un bombardamento di informazioni, una distorsione della realtà, una continua esposizione allo stigma sociale. L'uomo viene denigrato, l'idea stessa di virilità viene infangata e ridotta a mero residuo di un non meglio specificato "passato maschilista" (ricordate: al momento siamo in guerra con l'Estasia, quindi sempre stati in guerra con l'Estasia, dall'alba dei tempi). Alcuni uomini resistono alla terapia: essi vengono presi di persona e ridicolizzati.
Non è necessario, in questa fase, che l'uomo comprenda. Deve solo apprendere, alcune nozioni chiave devono essere instillate nel suo cervello, il campo di coltura deve essere seminato.
Diceva Goebbels (o chi per lui): "Ripeti una balla cento, mille, un milione di volte, e diventerà verità". Lo shock del "primo attacco" è fondamentale, bisogna causare disordine mentale, scompaginare l'autostima, ferire e schernire. Bisogna inculcare alcune verità di base.
Comprensione: Winston non viene più torturato, e le sedute di lavaggio del cervello assomigliano più che altro a chiacchierate.
Una volta che l'uomo è stato ridotto in ginocchio, ferito, scioccato, disorientato, ecco che il torturatore si trasforma nello specchio della propria coscienza. Con tono tranquillo, egli (o ella) appare come la creatura che può dispensare conoscenza, può aiutare a far finire quella tortura.
L'uomo, più che altro per paura e timore, accetta quanto gli viene detto. Gli viene fatto notare quanto sia miserabile, così brutto e dalle vesti stracciate. Non gli viene detto, però, che è stato il torturatore a ridurlo in quello stato, non lui. Gli si dà la colpa di essersi auto-mutilato, quando in realtà si è trattato di un pestaggio ai suoi danni, ben organizzato. Si dice che è l'uomo che si è impigrito, non sa cogliere il passo coi tempi.
Qui scatta il meccanismo del complesso di inferiorità. Il paziente, messo davanti all'innegabile verità oggettiva della sua inferiorità intellettiva e fisica, accetta la sua difettività, il suo essere imperfetto, scaleno. Si affida alle mani del torturatore per essere riportato all'umanità, per «guarire» da quella sua così palese condizione di miseria (nella quale ancora crede di esserci finito per una sua mancanza, e non per le azioni del torturatore, che egli crede essere nel giusto, essere un missionario che vuole solo aiutarlo).
Accettazione: Winston viene trattato molto meglio, viene curato e medicato, ora si rimette nelle mani di O'Brien per essere redento. L'ultimo passo è la rinnegazione dell'ultimo valore che lo rendeva umano: l'amore, nella stanza 101. Poi è pronto per l'esecuzione. Egli «ama il Grande Fratello», piange di gioia mentre si avvia al patibolo.
L'uomo viene trattato meglio, ora è considerato come "amico della causa", "uomo che ha riconosciuto dove siede il giusto". Gli è permesso di prendere parte alle riunioni, viene lodato per essere uno studente così diligente, per aver rinnegato quei brutti valori che imbracciava solo pochi mesi prima.
Egli sa di essere inferiore, di aver peccato e di non potersi redimere. È stato scacciato dal Giardino per un suo errore imperdonabile, ma - generosamente - è stato riammesso dopo aver tribolato un pentimento quasi totale. Ora può godere di alcuni piccoli privilegi, può godere di riflesso, indirettamente.
L'ultimo step è proprio la perdita della capacità di amare.
L'uomo rinnega l'amore, lo rinnega, lo riduce a mero atto meccanico, a sfregamento di mucose, tradisce colei che un tempo amava. E questo è l'ultimo atto dell'evirazione. L'uomo ha capito. Ha capito di essere inferiore. Può essere rimesso in libertà dopo la terapia, per «dare un esempio». Ormai è innocuo.
Ma non è ancora finita. L'esecuzione. L'annullamento. La fine del sé.
Essa non è il recalcitrante condannato che viene legato alla sedia elettrica, che lotta disperato, si dimena, urla, spinto dal suo istinto di sopravvivenza che gli impone di combattere fino all'ultimo soffio.
È il rilassato, obliviante atto di lasciarsi andare, di purgare la società dalla propria macchia, e di esserne felici. La razza inferiore è felice di disciogliersi in quella superiore, è felice di lasciarle «campo libero», di svanire nel nulla, perché sa che, una volta priva di ostacoli, essa potrà prosperare felice.
Una volta che la maschilità sarà morta e sepolta - ma dovrà morire di propria volontà, dovrà prima accettare la propria inferiorità, e solo DOPO potrà svanire, annullarsi, porre fino a tutti - il mondo sarà un tripudio di felicità.
Andrea Dworkin diceva che "solo quando la virilità (
manhood) sarà morta, il mondo saprà veramente com'è essere liberi". Ecco. Ma la virilità deve morire per sua scelta, deve morire con il sorriso sulle labbra, sapendo di lasciare il mondo in mani migliori. Non deve morire per
ope legis, deve suicidarsi.
Ed è proprio dove loro vogliono che noi si vada. Verso il suicidio della virilità. Non verso l'omicidio, verso il suicidio. Un suicidio lieto, liberatorio.
Cavolo quanto ho scritto, ci ho messo quindici minuti!
EDIT: Per fare un esempio meno serioso, pensate alla scena finale del (geniale) film "Fantozzi".
Fantozzi si è ribellato: un puerile atto di vandalismo, ha rotto una finestra.
Ecco le guardie che escono dalla sede della Megaditta.
Lo portano a colloquio dal Megadirettore Galattico. Egli non punisce Fantozzi. Anzi. Lo conforta, gli parla con gentilezza, gli dice di convididere alcune delle sue idee. Lo manipola. Lo illude.
Finché Fantozzi felicemente si tuffa nell'acquario dei dipendenti, è felice di essere tornato ad essere "la triglia". Non viene costretto. È lui che accetta, da solo, la sua inferiorità, di essere, appunto, solo "la triglia". Abbraccia la sua miseria, ci sguazza dentro (letteralmente) con un sorriso.
Il film è comico, sì, ma è anche molto, molto, molto profondo. Un altro capolavoro.