nemo concordo con quello che dici, maaggiungo anche :
1) le donne oggi non sono in grado di creare lavoro, non sono in grado di creare impresa vedono l'uomo come colui che da lavoro e quindi anche indirettamente come colui che mantiene.Nella psicologia di molte donne l'uomo è quello che crea lavoro è quello che da il lavoro , sempre lo stesso concetto di quello che mantiene anche se in forma indiretta.Se la donna non crea lavoro si crea un grosso sbilanciamento perchè il datore di lavoro rimane solo l'uomo e oggi nell'era della donna nel mondo del lavoro , questo per me non è giusto.Questo per dire che invece che parlare delle quote rose dovrebbero anche loro cercare di creare lavoro e se non ci riescono ele cose vanno diversamente la colpa non è degli uomini.
Vero. Per quanto si esaltino le loro qualità, le donne imprenditrici sono pochine: quelle che conosco io, in genere hanno ereditato l'azienda di famiglia. Farsi carico di un'impresa è, giust'appunto, un'impresa.
Non so in quanto all'uomo "breadwinner" visto come produttore di reddito: la mia ragazza viene da una famiglia di medici, molto ricca, io da una piuttosto povera, di carabinieri. Già mi vergogno e mi sento un cane quando vado a mendicare qualche spicciolo da mio padre per pagare l'affitto quando non ce la faccio con le mie sole risorse, figuriamoci se oserei mai chiedergli dei soldi per foraggiare la mia relazione.
Ricordo che in uno dei nostri primi appuntamenti da fidanzati, ammisi tutto rosso di vergogna che non potevo permettermi di fare per lei spese "importanti", come regali costosi, viaggi, locali "in" o gioielli. Lei sorrise, pensò un attimo alla risposta e disse: "Non fa niente, il rosso di una sola rosa sincera vale più di quello di mille Ferrari". La amo!
Questo per dire che l'amore non è, secondo me, pregiudicato dall'inferiorità finanziaria del maschio. (O viceversa)
Dal punto di vista culturale, hai ragione tu: la chiave dell'avanzamento economico è la tendenza prevalentemente maschile a rischiare (dico "nostra" ma vi assicuro che non ho il carattere dell'imprenditore) tutto in un'impresa, a mettere anima e corpo in quel che si fa. Ci sono donne capaci di fare lo stesso? Certo! Non saranno tantissime, ma ce ne sono. Ma non bisogna "drogare" il mercato con gli "aiuti all'imprenditoria femminile", i bonus rosa, gli sgravi fiscali rosa... sapevo addirittura che l'Enel stipulava contratti rosa con le imprese femminili... se una donna è capace, farà bene quanto l'uomo, guadagnerà quanto e più di lui. Inoltre, non essendo il mondo dell'imprenditoria gerarchizzato, è impensabile che ci sia ostruzione da parte dei "piani alti" maschilisti per impedire alle signore di farsi strada.
2)Il problema non è solo nel premiare le capacità ma nell'accettare la differenza dell'essere donne rispetto agli uomini.Il modo di ragionare delle donne è completamente differente da quello maschile.Una parte di donne non lo accetta, non accetta la propria diversità nel modo di ragionare e questo lo identificano come una discriminazione della donna e una non parità.Loro si sentono discriminate e non pari all'uomo perchè sono donne aprescindere se si giudica il merito senza pesi e musure.loro chiamano discriminazione enon parità quello che non potranno mai avere: il modo di pensare e ragionare maschile.Per cui la storia della parità ce la meneranno per decine e decine e decine di anni, anche se le Liberate fossero al 90% responsabili e dirigenti di azienda .Anche se le donne avranno il 50 % di tutti i posti di dirigenza nella pubblica dipendenza nell'impresa privata, diranno che sono discriminate perchè gli uomini fanno cose diverse delle donne.Io non ho nessun problema che siano dirigenti , proprio nessun problema, ne ho avute di superiori donne emi son trovato anche bene, il fatto è che una parte consistente di donne non è una questione di % o premio del merito senza preconcetti(che come principio non è sbagliato).
Concordo in parte.
Mi sembra forzato parlare di differenze di genere fisse e rigide... l'uomo bravo nelle materie scientifiche, la donna in quelle umanistiche e via dicendo. Faccio il mio esempio: sono stato rimandato in matematica per tre anni di fila (II, III e IV liceo) e non capisco una cippa di fisica e chimica - però leggo un sacco e ho avuto per quattro anni la media del 9 o del 10 in italiano, letteratura, storia, inglese, biologia e filosofia.
Uomini e donne ragionano in modo diverso? Forse. Ho notato come noi uomini siamo più proni a considerare le cose nel loro insieme, mentre le donne tendono a focalizzarsi sui dettagli. Che siamo più freddi, lucidi, impassibili e razionali è biologia (differenza ormonale). Io sosterrò sempre la buona vecchia teoria delle due metà della mela: ciascuna completa l'altra. L'uomo dà protezione, sicurezza, stabilizza e regolarizza il variabile umore femminile, è una spalla su cui piangere e da cui ricevere conforto; la donna dà empatia, compassione, sensibilità, rincuora, ingentilisce la virilità maschile senza snaturarla, ammorbidisce l'aggressività dell'uomo.
L'uomo effeminato è sgradevole almeno quando la donna maschilizzata. Attenzione: mi riferisco ai valori personali, al carattere, al comportamento: non agli interessi. La maggior parte delle ragazze "maschiaccio" in realtà sono normalissime ragazze con interessi tipicamente maschili ma con il carattere di una normale donna. Una ragazza può far calcio e giocare ai videogiochi senza perdere un centesimo della sua femminilità. A un uomo può piacere cucinare, cucire, ballare o fare quello che più gli aggrada senza che sia un effeminato.
Diciamo che uomini e donne sono su due scale completamente diverse e incomparabili, con quattro estremi diversi.
L'obiettivo del vetero-femminismo è esattamente quello di trascinare gli uomini sulla scala delle donne, con danno ad entrambe le metà del cielo.
Leggete quel che fanno nella "civilissima" Svezia (imperituro mito ed esempio delle mediocri nostrane):
http://www.corriere.it/esteri/11_giugno_29/svezia-asilo-genere-neutro-eva-perasso_99c37d42-a23b-11e0-b1df-fb414f9ca784.shtmlL'obiettivo è la distruzione della virilità. È quello. È una gigantesca evirazione ("vir"=uomo, "evirazione"=distruzione dell'uomo) su scala nazionale.