IN REALTA’ QUANTI SOLDI ABBIAMO IN TASCA ?
Se volete, possiamo fare assieme un percorso ragionato, per ottenere risposta al quesito prescritto.
Prima di tutto bisogna fare un excursus storico. Tralasciando l’epoca in cui all’inizio si possa presumere che gli uomini scambiassero i propri beni tramite il procedimento istintivo del baratto, saltiamo direttamente ad epoche più recenti quando, in tempi e con modalità diversi per quanto simili, le prime civiltà idearono i primi sistemi di pagamento attraverso le monete. La base su cui poggiavano e si poggiano tuttora le monete è il loro valore convenzionale, cioè riconosciuto da tutti. Le civiltà che hanno resistito, le più evolute, scelsero che il bene che meglio poteva costituire il valore convenzionale fosse l’oro. Pertanto all’inizio le monete che venivano coniate erano fabbricate in oro e rappresentavano direttamente il valore iscritto su di esse. Il passaggio successivo fu che entrarono in circolazione le banconote, emesse dagli Stati sovrani. Lo Stato emetteva banconote e le poneva in circolazione, facendo i pagamenti a suo carico nel limite della quantità di oro depositata nelle proprie casseforti. Ben presto le esigenze dei sovrani superarono il corretto rapporto oro-banconote perché le guerre, le opere e quant’altro avevano bisogno di essere finanziati. Già in quel momento saltò il collegamento tra le riserve auree dei sovrani e la circolazione monetaria. Teniamo sempre bene in mente però che il valore dell’oro è esso stesso convenzionale, cioè esistente solo perché riconosciuto da tutti. Arriviamo ai giorni nostri: ora il rapporto riserve auree-circolazione monetaria è completamente dissestato, tanto che si parla invece di rapporto circolazione monetaria-beni e servizi. A fine secolo XX, precisamente negli anni ’90, gli Stati occidentali, seguiti successivamente da tutti gli altri, trasferirono il potere di emettere banconote alle rispettive banche centrali, nell’intento ufficiale di fermare l’espansione della circolazione monetaria per frenare l’inflazione. Infatti dal 1992 la Banca d’Italia si affranca dai legami con lo Stato e nel 1998 diventa parte integrante del sistema europeo delle banche centrali, preparando così l’introduzione dell’euro. Venne costituita la BCE, la Banca Centrale Europea, che appartiene alle banche centrali delle nazioni aderenti, che a loro volta appartengono alle banche private, cioè ai privati. Alla luce di ciò meditiamo sulla situazione in cui il potere di emissione dei valori monetari è delegato ai privati anziché allo Stato: un cittadino si può fidare di più dello Stato o di un privato ? E’ da notare che chi stampa le banconote ha la possibilità di creare ricchezza con materiale di scarso valore come la carta e quindi egli possiede un potere devastante. Allo stesso tempo si tratta tuttavia di ricchezza convenzionale perché, come dimostrato dai calcoli riportati sul retro del presente documento, gli euro in circolazione hanno un valore di 1/20 (un ventesimo) rispetto alle riserve auree dalle quali dovrebbero essere garantiti. Pertanto chi possiede 100.000,00 euro in realtà possiede un valore, in termini di riserva aurea, di 5.000,00 euro (100.000,00 diviso 20), 10.000,00 euro corrispondono a 500,00 euro, 1.000,00 euro significano 50 euro ! Esiste quindi uno squilibrio evidente. La ricchezza è veramente una ricchezza sulla carta. Consideriamo ora che qualcuno o qualche gruppo o qualche categoria sia riuscito a concentrare su di sé le riserve auree (ed è ciò a cui sono arrivate le banche ed i privati che le detengono) ed in più ad ottenere il potere di stampare banconote. Quale potere possiedono? Hanno un potere sterminato, perché possono in qualsiasi momento anche esigere il riscatto in oro dei soldi posseduti da chicchessia. D’altro canto a loro conviene tenere sottomessi chicchessia, minacciando il riscatto in oro, senza mai attuarlo, per ricattare tutto il mondo. Se dal 28/12/2005 è in vigore la Legge 262, che dispone la restituzione allo Stato della proprietà della Banca d’Italia, perché non è stata ancora realizzata ? C’è una maniera per uscire da questo meccanismo diabolico ? Occorre secondo me tornare all’origine. L’oro, l’argento, gli altri preziosi come i soldi sono solo valori convenzionali. Il sostentamento lo abbiamo dai prodotti della terra ed una politica libera e non servile dovrebbe dare impulso al settore primario, cioè all’agricoltura, ad esempio detassando ogni attività agraria, distogliendo così il valore convenzionale per sostituirlo con un valore vero: la terra……………………………………….
Ecco la dimostrazione secondo cui gli euro in circolazione hanno un valore di 1/20 (un ventesimo). Partiamo ad esaminare la situazione dell’Italia: per valutare lo stato di salute di un’azienda occorre guardare il suo bilancio e fare attenzione alle riserve accumulate negli anni, indicate nel bilancio stesso. Per uno Stato invece bisognerà porre attenzione al deficit. Tanto più il deficit è basso, tanto più la gestione dello stato è stata buona. Il deficit dell’Italia al 31/12/2009 ammonta ad euro 1.425.694.533.783,48 . Questo dato è appoggiato da un altro: il debito pubblico attuale dello stato italiano è di circa euro 1.843.200.000.000,00 . I due dati sono plausibili. Il debito pubblico supera il deficit di circa il 22,65%. Il debito è superiore per tenere in equilibrio la differenza temporale tra entrate ed uscite, questa è una situazione ricorrente anche nelle aziende. La riserva aurea della Banca d’Italia consiste in 2.451,80 tonnellate. La quotazione dell’oro al 28/12/2009 è di euro 24,84 al grammo . Ognuno potrà fare il calcolo che risulterà essere euro 60.902.712.000,00. Dunque confrontiamo il deficit di---1.425.694.533.783,48 con il valore della riserva aurea di------------------------------------------------------------------------------------ 60.902.712.000,00. Considerato che all’euro abbiano aderito ad oggi 17 nazioni europee, dobbiamo abbandonare l’esame dei soli dati italiani e trovare i medesimi dati però riferiti all’eurozona. Quindi sapremo che al 31/12/2009 il debito pubblico delle (all’epoca) 16 nazioni euro ammonti a circa euro 7.100.978.668.000,00 . Otteniamo il deficit stimando che sia inferiore del 25% del debito pubblico. E’ una percentuale ragionevole e più ottimistica rispetto al 22,65% corrispondente alla situazione dello stato italiano nel 2009, poiché, non avendo a disposizione i bilanci degli stati comunitari, è giusto pensare che la logica del rapporto deficit e debito pubblico sia simile all’equilibrio esistente in Italia. Quindi caliamo 7.100.978.668.000,00 del 25% ed otteniamo----------------------------------5.325.734.001.000,00 , che stimiamo con sufficiente precisione che sia il deficit di bilancio di tutti gli stati Ue. Le riserve auree dell’eurozona consistono in 10.977,80 tonnellate (le riserve auree di proprietà delle banche centrali nazionali sono diventate di proprietà della Banca Centrale Europea). Facciamo il calcolo utilizzando la prescritta quotazione dell’oro di euro 24,84 al grammo ed otteniamo---------------------------------------------------------------------------272.688.552.000,00. Secondo me è giusto adesso sommare 5.325.734.001.000,00 a 272.688.552.000,00 in quanto gli stati europei attualmente, oltre a non avere l’avanzo di 272.688.552.000,00 a garanzia delle riserve auree, hanno invece un disavanzo o deficit di 5.325.734.001.000,00. Questa somma corrisponde a 5.598.422.553.000,00 , la rapportiamo agli stessi 272.688.552.000,00 ed otteniamo 20,53046 , cioè circa 20.
XXXX, 2 Marzo 2011