Autore Topic: Rischio default  (Letto 4713 volte)

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Offline Animus

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Re: Rischio default
« Risposta #15 il: Agosto 09, 2011, 12:21:48 pm »
Ma, non lo so, quella di legare la propria valuta al dollaro lo fanno un po' tutte le nazioni emergenti, che possono, poi a seconda della loro economia lo sganciano.
Di solito lo sganciano il perdita, vedi argentina, ma nel caso della Cina, potrebbe succedere anche il contrario.

Nuevo peso (Peso convertibile), dal 1992 a oggi, che ha rimpiazzato la moneta precedente con un cambio di uno a 10mila. Esso fu chiamato convertibile perché era fissato al dollaro americano.
Il risultato finale è che oggi un nuovo peso equivale a circa 10 000 000 000 000 (10¹³) di pesos moneda nacional.
Dal febbraio 2002 il peso è stato sganciato dal dollaro statunitense e il cambio è tornato a fluttuare tra le due valute.


http://it.wikipedia.org/wiki/Peso_argentino
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Offline SilvioDestro

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Re: Rischio default
« Risposta #16 il: Agosto 09, 2011, 12:30:30 pm »
IN REALTA’ QUANTI SOLDI ABBIAMO IN TASCA ?

Se volete, possiamo fare assieme un percorso ragionato, per ottenere risposta al quesito prescritto.
Prima di tutto bisogna fare un excursus storico. Tralasciando l’epoca in cui all’inizio si possa presumere che gli uomini scambiassero i propri beni tramite il procedimento istintivo del baratto, saltiamo direttamente ad epoche più recenti quando, in tempi e con modalità diversi per quanto simili, le prime civiltà idearono i primi sistemi di pagamento attraverso le monete. La base su cui poggiavano e si poggiano tuttora le monete è il loro valore convenzionale, cioè riconosciuto da tutti. Le civiltà che hanno resistito, le più evolute, scelsero che il bene che meglio poteva costituire il valore convenzionale fosse l’oro. Pertanto all’inizio le monete che venivano coniate erano fabbricate in oro e rappresentavano direttamente il valore iscritto su di esse. Il passaggio successivo fu che entrarono in circolazione le banconote, emesse dagli Stati sovrani. Lo Stato emetteva banconote e le poneva in circolazione, facendo i pagamenti a suo carico nel limite della quantità di oro depositata nelle proprie casseforti. Ben presto le esigenze dei sovrani superarono il corretto rapporto oro-banconote perché le guerre, le opere e quant’altro avevano bisogno di essere finanziati. Già in quel momento saltò il collegamento tra le riserve auree dei sovrani e la circolazione monetaria. Teniamo sempre bene in mente però che il valore dell’oro è esso stesso convenzionale, cioè esistente solo perché riconosciuto da tutti. Arriviamo ai giorni nostri: ora il rapporto riserve auree-circolazione monetaria è completamente dissestato, tanto che si parla invece di rapporto circolazione monetaria-beni e servizi. A fine secolo XX, precisamente negli anni ’90, gli Stati occidentali, seguiti successivamente da tutti gli altri, trasferirono il potere di emettere banconote alle rispettive banche centrali, nell’intento ufficiale di fermare l’espansione della circolazione monetaria per frenare l’inflazione. Infatti dal 1992 la Banca d’Italia si affranca dai legami con lo Stato e nel 1998 diventa parte integrante del sistema europeo delle banche centrali, preparando così l’introduzione dell’euro. Venne costituita la BCE, la Banca Centrale Europea, che appartiene alle banche centrali delle nazioni aderenti, che a loro volta appartengono alle banche private, cioè ai privati. Alla luce di ciò meditiamo sulla situazione in cui il potere di emissione dei valori monetari è delegato ai privati anziché allo Stato: un cittadino si può fidare di più dello Stato o di un  privato ? E’ da notare che chi stampa le banconote ha la possibilità di creare ricchezza con materiale di scarso valore come la carta e quindi egli possiede un potere devastante. Allo stesso tempo si tratta tuttavia di ricchezza convenzionale perché, come dimostrato dai calcoli riportati sul retro del presente documento, gli euro in circolazione hanno un valore di 1/20 (un ventesimo) rispetto alle riserve auree dalle quali dovrebbero essere garantiti. Pertanto chi possiede 100.000,00 euro in realtà possiede un valore, in termini di riserva aurea,  di 5.000,00 euro (100.000,00 diviso 20), 10.000,00 euro corrispondono a 500,00 euro,  1.000,00 euro significano 50 euro ! Esiste quindi uno squilibrio evidente. La ricchezza è veramente una ricchezza sulla carta. Consideriamo ora che qualcuno o qualche gruppo o qualche categoria sia riuscito a concentrare su di sé le riserve auree (ed è ciò a cui sono arrivate le banche ed i privati che le detengono) ed in più ad ottenere il potere di stampare banconote. Quale potere possiedono? Hanno un potere sterminato, perché possono in qualsiasi momento anche esigere il riscatto in oro dei soldi posseduti da chicchessia. D’altro canto a loro conviene tenere sottomessi chicchessia, minacciando il riscatto in oro, senza mai attuarlo, per ricattare tutto il mondo. Se dal 28/12/2005 è in vigore la Legge 262, che dispone la restituzione allo Stato della proprietà della Banca d’Italia, perché non è stata ancora realizzata ? C’è una maniera per uscire da questo meccanismo diabolico ? Occorre secondo me tornare all’origine. L’oro, l’argento, gli altri  preziosi come i soldi sono solo valori convenzionali. Il sostentamento lo abbiamo dai prodotti della terra ed una politica libera e non servile dovrebbe dare impulso al settore primario, cioè all’agricoltura, ad esempio detassando ogni attività agraria, distogliendo così il valore convenzionale per sostituirlo con un valore vero: la terra……………………………………….



Ecco la dimostrazione secondo cui gli euro in circolazione hanno un valore di 1/20 (un ventesimo). Partiamo ad esaminare la situazione dell’Italia: per valutare lo stato di salute di un’azienda occorre guardare il suo bilancio e fare attenzione alle riserve accumulate negli anni, indicate nel bilancio stesso. Per uno Stato invece bisognerà porre attenzione al deficit. Tanto più il deficit è basso, tanto più la gestione dello stato è stata buona. Il deficit dell’Italia al 31/12/2009 ammonta ad euro 1.425.694.533.783,48 . Questo dato è appoggiato da un altro: il debito pubblico attuale dello stato italiano è di circa euro 1.843.200.000.000,00  . I due dati sono plausibili. Il debito pubblico supera il deficit di circa il 22,65%. Il debito è superiore per tenere in equilibrio la differenza temporale tra entrate ed uscite, questa è una situazione ricorrente anche nelle aziende. La riserva aurea della Banca d’Italia consiste in 2.451,80 tonnellate. La quotazione dell’oro al 28/12/2009 è di euro 24,84 al grammo . Ognuno potrà fare il calcolo che risulterà essere euro 60.902.712.000,00. Dunque confrontiamo il deficit di---1.425.694.533.783,48 con il valore della riserva aurea di------------------------------------------------------------------------------------ 60.902.712.000,00. Considerato che all’euro abbiano aderito ad oggi 17 nazioni europee, dobbiamo abbandonare l’esame dei soli dati italiani e trovare i medesimi dati però riferiti all’eurozona. Quindi sapremo che al 31/12/2009 il debito pubblico delle (all’epoca) 16 nazioni euro ammonti a circa euro 7.100.978.668.000,00 . Otteniamo il deficit stimando che sia inferiore del 25% del debito pubblico. E’ una percentuale ragionevole e più ottimistica rispetto al 22,65% corrispondente alla situazione dello stato italiano nel 2009, poiché, non avendo a disposizione i bilanci degli stati comunitari, è giusto pensare che la logica del rapporto deficit e debito pubblico sia simile all’equilibrio esistente in Italia. Quindi caliamo 7.100.978.668.000,00 del 25% ed otteniamo----------------------------------5.325.734.001.000,00 , che stimiamo con sufficiente precisione che sia il deficit di bilancio di tutti gli stati Ue. Le riserve auree dell’eurozona consistono in 10.977,80  tonnellate (le riserve auree di proprietà delle banche centrali nazionali sono diventate di proprietà della Banca Centrale Europea). Facciamo il calcolo utilizzando la prescritta quotazione dell’oro di euro 24,84 al grammo ed otteniamo---------------------------------------------------------------------------272.688.552.000,00. Secondo me è giusto adesso sommare 5.325.734.001.000,00 a 272.688.552.000,00 in quanto gli stati europei attualmente, oltre a non avere l’avanzo di 272.688.552.000,00 a garanzia delle riserve auree, hanno invece un disavanzo o deficit di 5.325.734.001.000,00. Questa somma corrisponde a 5.598.422.553.000,00 , la rapportiamo agli stessi 272.688.552.000,00 ed otteniamo 20,53046 , cioè circa 20.

XXXX, 2 Marzo 2011

Offline ilmarmocchio

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Re: Rischio default
« Risposta #17 il: Agosto 09, 2011, 17:39:51 pm »
noi siamo i vecchi, contro i giovani ( loro).
chi vince ? :doh:

Offline ilvaccaro

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Re: Rischio default
« Risposta #18 il: Agosto 11, 2011, 23:45:49 pm »
E intanto si riparla di aumento dell'età pensionabile per le donne ( questa volta immediato...) e si riaffaccia sia l'ipotesi della patrimoniale, sia l'aumento delle imposte sul mercato azionario..... E in più tagli, tagli, e ancora tagli...

E le borse vanno a picco.

L'unico possibile effetto collaterale positivo di questa situazione, è che se la crisi economica si aggrava ancora di più, ( e si aggraverà, non ho alcun dubbio su questo ....) una volta raschiato il fondo del barile solo i privilegi femminili resteranno da tagliare.

Ma purtroppo come dissi una volta, prima che le femmine in massa subiscano un qualche disagio serio dalla crisi economica, gli uomini in massa come staranno messi?

Meglio non pensarci.

Non sono come certi sfigati che si pagano le donnacce.
Io mi sposo e poi pago " SOLO " alimenti e mantenimento ad una donna " ONESTA.."

Offline Salar de Uyuni

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Re: Rischio default
« Risposta #19 il: Agosto 12, 2011, 06:45:32 am »
Citazione
Ma, non lo so, quella di legare la propria valuta al dollaro lo fanno un po' tutte le nazioni emergenti, che possono, poi a seconda della loro economia lo sganciano.
Di solito lo sganciano il perdita, vedi argentina, ma nel caso della Cina, potrebbe succedere anche il contrario.

Se la Cina si sgancia dal dollaro,chi le comprerà più la sua roba?
Un conto è agganciarsi al dollaro con un cambio artificialmente alto (Argentina),un altro è agganciarsi con un cambio artificialmente svalutato (Cina),il primo caso è simile all'Italia,che si è vincolata al marco tedesco,chiamato poi euro,ed ha subito un declino economico che molto probabilmente la porterà al default,e allo sganciamento dall'euro;nel secondo caso,la Cina assorbe tutta l'inflazione prodotta dagli Stati Uniti,mantenendo il dollaro artificialmente forte,e lo yuan artificialmente debole,per esportare negli Stati Uniti,ma così facendo distrugge il potere d'acquisto delle famiglie cinesi,e non permette la formazione di un mercato interno:la dipendenza fra Cina e Stati Uniti,dunque,è reciproca,è molto diverso il caso dell'Argentina,che somiglia(inquietantemente) più all'Italia,che non alla Cina.
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline tuxedo

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Re: Rischio default
« Risposta #20 il: Agosto 12, 2011, 08:13:09 am »
Ma purtroppo come dissi una volta, prima che le femmine in massa subiscano un qualche disagio serio dalla crisi economica, gli uomini in massa come staranno messi?

La soluzione attuata di solito dalla storia e` stata: in trincea

Nil admirari

Offline giacca

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Re: Rischio default
« Risposta #21 il: Agosto 14, 2011, 14:49:51 pm »
Vi siete mai chiesti da dove è arrivata l'inflazione dopo il 2002?
La colpa è dell'euro,ma l'ipotetica equazione psicologica 1 euro=1000 lire non c'entra nulla:
E' arrivata invece proprio dal tasso d'interesse unificato europeo,ovvero ridotto ai livelli tedeschi,che dunque andava bene in Germania(il rischio a prestare in Germania è diverso da quello in Italia o in Grecia),ma non in Italia,o in Spagna dove invece hanno approfittato di un tasso così basso per chiedere prestiti su prestiti specialmente per comprare immobili,così hanno gonfiato bolle e immesso una mole enorme di liquidità nei mercati dei paesi della ''periferia'' dell'eurozona creando un'inflazione molto forte.
L'euro è stata una debacle su tutti i fronti,l'unica moneta che mentre si rafforzava e privava gli esportatori di quote di mercato,ha permesso un'inflazione a 2 cifre,e ora che è in crisi si mantiene a 1,40 sul dollaro,quando era partita a 0,80.
La colpa non è dell'euro ma delle speculazioni che hanno fatto sui prezzi che hanno fatto lievitare l'inflazione di fatto (non quella ufficiale o quella percepita). Alla fine sui beni di prima necessità si ha avuto un aumento dei prezzi che, con qualche momento di stasi, continua ancora.
E questo è stato consentito dai politici che non hanno voluto adeguare gli stipendi all'aumento dei prezzi, neanche on la leva fiscale. Il risultato è che ora qualcuno dovrebbe spiegare come fa l'economia a riprendersi se la domenda è bassa.
E, rispondendo a un altro forumista che diceva il risparmio privato è alto, si dovrebbe analizzare più in profondità.
Le generazioni precedenti hanno risparmiato, ma ora vedo un consumismo dilagante, e i soldi che apparentemente girano sono o degli evasori fiscali (grazie al cavolo che in questo caso il risparmio è alto. Hanno fatto diminuire le entrate alla stato) o di chi utilizza, molte volte per necessità i soldi della famiglia d'origine. Ma con gli stipendi che girano uno che è entrato da poco nel mondo del lavoro, anche se ha un contratto a tempo indeterminato, fa molta fatica a mantenere sé e la propria famiglia. Io risparmio quasi su tutto e cerco di usare l'auto meno che posso, anche se devo fare 30 Km per andare dalla casa coniugale dove una volta abitavo a quella di mio padre (non ho neanche i soldi per affittare un monolocale.

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Re: Rischio default
« Risposta #22 il: Agosto 17, 2011, 22:49:36 pm »


a proposito di soldi che potrebbe alleviare la crisi:


Nessuno tocchi il Vaticano

http://www.cronachelaiche.it/2011/08/nessuno-tocchi-il-vaticano/
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
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Offline Ethans

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Re: Rischio default
« Risposta #23 il: Agosto 17, 2011, 23:28:49 pm »

a proposito di soldi che potrebbe alleviare la crisi:


Nessuno tocchi il Vaticano

http://www.cronachelaiche.it/2011/08/nessuno-tocchi-il-vaticano/

Ma scherzi? Questo mai...

 :D

Offline Ethans

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Re: Rischio default
« Risposta #24 il: Agosto 18, 2011, 01:30:26 am »
Il vero miracolo

La manovra del governo sposta alla domenica più vicina le solennità religiose non previste dal Concordato quando cadono in un giorno feriale. Ma l’arcidiocesi di Napoli si ribella ai dettami dello Stato italiano, di cui pure risulta far parte, dichiarando in una nota di non avere alcuna intenzione di anticipare di ventiquattr’ore il prossimo miracolo di San Gennaro, previsto in calendario per lunedì 19 settembre. La motivazione offerta è inoppugnabile: «Se si tratta di un evento non determinato da mano e da volontà dell’uomo, è evidente che non può essere spostato ad altra data».

A impuntarsi, secondo l’arcidiocesi, sarebbe dunque lo stesso Santo, in questo assai meno malleabile del suo collega milanese Ambrogio, che ha ceduto alle esigenze del debito pubblico senza neppure mandare un sms di protesta alla Cgil. Invece San Gennaro non vuol proprio saperne di liquefare il suo sangue in una mattinata festiva. Neppure l’ipotesi alternativa - compiere il miracolo di lunedì durante la pausa pranzo o alle nove di sera, in pieno «prime time», senza interferire con l’orario lavorativo dei fedeli - pare aver incontrato il gradimento dell’interessato.

Naturalmente nessuno mette in dubbio che l’arcidiocesi di Napoli abbia un collegamento preferenziale con San Gennaro e ne interpreti fedelmente il pensiero. Ma allora ci piacerebbe approfittare della linea diretta per conoscere l’opinione del Santo anche sui 4 miliardi annui di esenzioni fiscali di cui la Chiesa italiana continua a godere persino su residenze e attività estranee al culto. Che sia questo il vero miracolo?


massimo gramellini

Fonte

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Re: Rischio default
« Risposta #25 il: Agosto 19, 2011, 01:21:55 am »
Rischio default?

Se facciamo pari a 10 il PIL di tutti i paesi del mondo, abbiamo che la quantità di denaro sulle borse mondiali è pari a 100.
Sarebbe a dire che nelle borse mondiali circola una quantità di denaro impressionante.
Questo significa che le borse mondiali, con i loro meccanismi (forse un pò da modificare), possono fare il bello e brutto tempo in qualsiasi paese.
Anni fa G. Soros o chi per lui riusci ad affossare il giappone (allora terza potenza economica mondiale), solo manovrando soldi in borsa.
Nella (piccola) borsa di Milano ci sono aziende che oggi hanno un valore di mercato inferiore al valore dei soli fabbricati posseduti. Sarebbe a dire che vendessero i soli stabilimenti, il denaro ottenuto sarebbe molto maggiore dell'attuale valore di borsa. Assurdo.
E' evidente che si tratta di speculazioni svincolate da ogni realtà
Un pò come quando, al contrario (intorno al 2005) una singola azione Tiscali valeva 1000 euro, cioè centinaia di volte il valore reale dell'azienda Tiscali.

Si tratterebbe quindi di capire bene cosa sta succedendo, e secondo me qui bisognerebbe azzardare un pò di "dietrologia".

Io penso che si danno due casi:
1- i grossi speculatori internazionali stanno cercando di far calare al massimo le azioni per poi fare il pieno ed aspettare il corposo rialzo. Se questa ipotesi è vera, però, è probabile che nemmeno i suddetti siano più in grado di controllare bene la situazione: Infatti i due "capi" dell'economia europea hanno proibito le speculazioni al ribasso (e nel frattempo hanno proposto la Tobin Tax... ), ma le borse sono scese molto ugualmente.
Tuttavia se questa ipotesi fosse vera, le borse tra non troppo tempo torneranno a salire, e la "crisi" sarà superata.

2- NOn è un fatto di speculazione ma una crisi "strutturale". In questo caso ci sarà da ridere nei prossimi mesi/anni. ...Specie se la politica non saprà mettere le giuste toppe.

Una cosa mi pare certa: se dovesse cadere l'Italia, quasi sicuramente cadrebbe anche il sistema europa, e con lui l'euro. E chissà, forse non sarebbe un male.





"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

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Re: Rischio default
« Risposta #26 il: Agosto 19, 2011, 03:06:13 am »
inserisco un po' di   tabelle con dati,
sull'italia confrontata con altri Paesi europei:
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Un_po%27_di_dati#body

l'andamento dei depositi bancari per nuclero famigliare nelle singole regioni italiane:
http://maschileindividuale.files.wordpress.com/2011/08/risparmio-famiglie-depositi-bancari-regioni-2007-2011.jpg?w=594&h=579
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Offline Giuseppe83

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Re: Rischio default
« Risposta #27 il: Agosto 26, 2011, 19:03:51 pm »
Forse questa è la spiegazione di tutto. Vogliono affossare il vecchio occidente per sbarcare nel giovane oriente. I giovani consumano più dei vecchi.
http://www.eugeniobenetazzo.com/destino_manifesto.htm

Offline Giuseppe83

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Re: Rischio default
« Risposta #28 il: Settembre 11, 2011, 16:43:27 pm »
Commento di Uriel Fanelli.
http://www.keinpfusch.net/2011/09/forse-e-la-volta-buona.html

Avendo ridimensionato la manovra non siamo più credibili. In più potranno tassare qualcosa al prossimo scossone ma non è pensabile tassare tutto. Siamo avviati verso il fallimento. Il fallimento è un male per i mercati ma è un bene per le nazioni perchè non dobbiamo più pagare il 6% di interessi che oggi paghiamo e che si trasformerebbe in un + 6% del PIL. Il fallimento colpisce gravemente solo i risparmiatori che fatto grossi investimenti in borsa e già i cali che si susseguono sono una "patrimoniale" che li colpisce, quindi colpisce principalmente i ricchi e i vecchi. I tedeschi vogliono evitare il fallimento perchè con quel + 6% saremmo molto competitivi, i francesi vogliono lo stesso perchè hanno molto del nostro debito. Francesi e tedeschi vogliono anche conservare l'euro quindi anche da falliti, purtroppo, resteremo nell'euro.

Non sono un economista ma sono d'accordo con lui.   

Online Massimo

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Re: Rischio default
« Risposta #29 il: Settembre 11, 2011, 23:58:58 pm »
Se c'è una cosa della quale possiamo stare allegri è che nel marasma prossimo venturo (e vicino)
naufragherà anche il femminismo. E, se vogliamo chiamarla consolazione, non è consolazione di
poco conto.