no, come ho già detto, non ho "materiale", al limite le sensazioni dovute a qualche esternazione sfuggita strada facendo a donne comuni con cui ho discorso o di cui ho origliato le conversazioni. Non so se sono in grado di articolare correttamente il punto di vista, tanto da aprirne un topic, ma appena ho un po' di tempo ce provo..
Se posso dare un contributo, per non fare confusione, sarebbe bene chiarire se si parla della donna o della femmina; del ruolo attribuitole dalla società di genere vernacolare oppure del mammifero.
Il femminismo ha reso inutile il ruolo, la donna, non il mammifero, la femmina. Per questo forse è femminismo e non donnismo, perché non è a favore della donna ma della femmina; esso può destrutturare la culturalità dei sessi e fare leva sull'insostituibilità biologica nella riproduzione per:
- Affiancare/sostituire il ruolo culturale dell'uomo (parità tra i sessi)
- Posizionare la femmina su un piano di superiorità in quanto non sostituibile nella riproduzione, grazie alle tecniche genetiche e di fecondazione artificiale che promettono di disfarsi del mammifero maschio ben prima che della femmina.
Il femminismo rende la donna e l'uomo inutili, cioè, intercambiambili e non più necessari, slegando i ruoli sociali dai sessi, ma grazie al sodalizio donna-tecnica, lascia alla macchina il compito di rendere inutile il maschio mammifero e indispensabile la femmina.
In sostanza il femminismo lavora su due fronti, uno in buona fede e condivisibile e l'altro occulto, dissimulato e "diabolico". Se col tempo liberato femminile è giusto e auspicabile che la donna entri nella dimensione pubblica come protagonista (culturalità) esso devìa la storiografia sulla colpevolizzazione maschile, che non sarebbe necessaria per il fine culturale, in modo tale che l'umano non possa sviluppare un pensiero critico-umanistico sulla riproduzione - pensiero che dovrebbe svilupparsi nella dialettica uomo-donna ma che non può farlo in quanto la parola maschile viene letta come
maschilista - e spingendolo , l'umano, verso la tecnocrazia.
Attribuire questa devianza agli uomini o alle donne, fare il gioco delle colpe, è completamente privo di senso, perché né gli uni né le altre hanno capito cosa stesse avvenendo (e continuano purtroppo a non capirlo).
Uomini e donne potrebbero creare una nuova alleanza per contrastare la propria estinzione, e riprendere il sentiero critico-umanistico da dove l'hanno lasciato, abbandonando quello dell'accusa. Allora e solo allora il progresso tornerebbe a dirsi
umano; in alternativa non c'è alcuna speranza: siamo finiti. Tutti.