Del sistema?
Immagino che tu già sappia che quella di
sistema è una delle nozioni più ambigue che esistano. Se cerchi nella nostra cara wikipedia per esempio, non esiste una disambiguazione politica di tale termine. In questo caso non so decidermi se giudicarla una loro mancanza o una loro virtù.
Chiamare l'organizzazione sociale e politica in cui si vive
sistema, è simile a una confessione: hai già detto senza volerlo che si tratta di un meccanismo complesso, di una macchina priva di manuale d'uso, perché non sei tu a utilizzare lei bensì è lei a utilizzare te.
I codici e le leggi non possono considerarsi istruzioni d'uso del sistema, anzi al contrario, essi sono le cose che tu devi rispettare, e costituiscono quindi le istruzioni d'uso di te stesso, della tua azienda, famiglia, carriera, salute.
La sostituzione del patriarcato col viriarcato è infatti la sostituzione del padre da parte del
sistema, in quelle che dovrebbero essere le sue funzioni caratteristiche all'interno del nucleo famigliare-riproduttivo, ed è uno dei passaggi fondamentali della tecnocrazia.
Non esiste alcun possibile utilizzo umano della macchina-stato. Esiste l'illusione del controllo per chi si trova ai vertici decisionali politici ed economici, ma è solo pura illusione.
L'unico momento in cui il suddito assume il controllo della macchina è nel voto, ma è ben poca cosa se messa in confronto a tutto ciò che subisce. Quel voto che funzionerebbe se producesse un parlamento rappresentativo di tutte le realtà sociali, viene poi mortificato nel passaggio dal sistema proporzionale a quello maggioritario, casualmente di ispirazione anglosassone, che garantisce la
governabilità. Che tradotta equivale al garantire che la macchina-stato sia organizzata secondo regole amministrative e morali stabili e invarianti, fatti salvi pochi insignificanti dettagli, rispetto al voto; regole per nulla toccate dalla proporzione tra le realtà sociali.
Un esempio è il nostro. In un sistema proporzionale, mettendo insieme le forze della QM a quelle dell'associazionismo dei separati, potremmo aspirare a una seppur piccola presenza in Parlamento. Seguire i lavori, dire la nostra, influenzare da dentro l'istituzione il pensiero altrui, portare le nostre denunce, rispondere agli emendamenti sull'affido condiviso. Col maggioritario non si può.
La tecnocrazia è quindi stata capace di imporre un regime anche nell'unico momento in cui l'umano potrebbe davvero controllare la macchina-stato, il voto, facendo leva su una debolezza intrinseca del pluralismo rispetto al decisionismo: sollevando il problema della governabilità e proponendo la soluzione del maggioritario. Così oltre ai pensionati ha messo a tacere anche il padre, cioè uno dei due agenti riproduttivi umani.