Autore Topic: Varie, volontà e rappresentazione  (Letto 69009 volte)

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #105 il: Settembre 03, 2011, 18:52:06 pm »
Un'eco degna di considerazione del senso universale della mancanza di speranza (il che non significa: mancanza di coraggio) si trova nella filosofìa di F. Nietzsche e in A. Camus"

Questo passaggio mi pare significativo.
Abbiate coraggio ... non speranza.
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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #106 il: Settembre 03, 2011, 19:29:17 pm »

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #107 il: Settembre 03, 2011, 23:55:24 pm »
credo nella dialettica hegeliana

Scusa, ma se credi nella dialettica hegeliana allora dovresti prospettare anche tu una reazione all'andamento della cose. Se non erro questa dialettica afferma che ogni azione comporta una reazione, ossia una forza contraria. E dallo scontro di queste due forze che si oppongono nasce qualcosa di nuovo.
Quindi, secondo questa logica, prospettare la nscita e lo sviluppo di una forza di contrasto all'andazzo attuale non è mera speranza ma una diagnosi dei fatti alla luce della dialettica.
O sbaglio?

E poi non capisco una cosa: in un tuo aforsima (lo scrivo qui così rimane e non verrà rimosso, spero) affermi che le madonne con bambino erette nel corso della storia rappresentano l'archetipo presente nell'inconscio collettivo femminile di liberarsi dal maschio. Si ma queste madonne con bambino sono state fatte dagli uomini, non dalle donne.
Com'è che un archetipo che appartiene all'inconscio collettivo femminile viene portato avanti dagli uomini? :unsure:

Offline Animus

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #108 il: Settembre 04, 2011, 01:00:07 am »
Scusa, ma se credi nella dialettica hegeliana allora dovresti prospettare anche tu una reazione all'andamento della cose. Se non erro questa dialettica afferma che ogni azione comporta una reazione, ossia una forza contraria. E dallo scontro di queste due forze che si oppongono nasce qualcosa di nuovo.
Quindi, secondo questa logica, prospettare la nscita e lo sviluppo di una forza di contrasto all'andazzo attuale non è mera speranza ma una diagnosi dei fatti alla luce della dialettica.
O sbaglio?


La dialettica Hegeliana è un processo di sintesi, nel senso che gli opposti esistono, ma nel processo si uniscono (dunque si annullano come opposti) nella sintesi, non rimangono unità immobili ed immodificabili.

A sua volta, la sintesi, al quale corrisponderà un nuovo opposto, formano una nuova coppia tesi-antitesi, si annulleranno per formare una nuova sintesi, e così  via.
E' un processo di semplificazione, di azzeramento delle differenze.


E questo processo per Hegel è la vita dell'Assoluto, dello Spirito.
  
Ora, per quanto riguarda i sessi, M e F, ho già scritto ( Lo Spirito è arrivato fino al Sesso... http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/progressivo-disinteresse-maschile/msg41129/#msg41129) che - a mio parere, perchè Hegel non lo dice - siamo al penultimo livello di semplificazione.
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Offline Animus

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #109 il: Settembre 04, 2011, 01:15:22 am »
E poi non capisco una cosa: in un tuo aforsima (lo scrivo qui così rimane e non verrà rimosso, spero) affermi che le madonne con bambino erette nel corso della storia rappresentano l'archetipo presente nell'inconscio collettivo femminile di liberarsi dal maschio. Si ma queste madonne con bambino sono state fatte dagli uomini, non dalle donne.
Com'è che un archetipo che appartiene all'inconscio collettivo femminile viene portato avanti dagli uomini? :unsure:

A parte il fatto che l'ho scritto nella nota (Il Concilio di Efeso, sulla base di forti pressioni popolari che "reclamavano" per l'assenza di "divinità femminili" ), com'è che gli uomini libanesi si fanno ammazzare per creare una società che metterà donne leader al potere?  :hmm:
E soprattutto, dove risiede il diritto femminile di pretendere qualcosa?
Di volere qualcosa...

Eppure è così....gli uomini fanno quello che le donne vogliono.
(tra il serio ed il faceto, mi vengono ad es. in mente i due cani bastonati col cartello al collo.. :D)
http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/aphorismen/msg28088/#msg28088

Chissà, forse è il prezzo che bisogna pagare alle proprie madri, quella impotenza originaria ineliminabile ed incontrollabile sulla propria nascita, alla nutrice che ci teneva in braccio e ci diceva cosa era il bene e cosa il male, come dovevano essere e pensare per diventare, un giorno, veri uomini....
 http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/aphorismen/msg34270/#msg34270
« Ultima modifica: Settembre 04, 2011, 01:27:36 am da Animus »
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Offline Guit

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #110 il: Settembre 04, 2011, 06:20:19 am »
...
A questo proposito ricordo di un tragicomico scritto di Giubizza in cui tutti gli "errori" dell'uomo nell'ambito del rapporto sessuale sarebbero dimostrazione di incapacità, mentre gli stessi "errori" se commessi dalla donna sarebbero espressione di vitalità. Come al solito due pesi e due misure.
Del resto, ora che mi ci fai pensare, Marrazzo diceva anche che le prostitute sono migliori perchè non giudicano. Vivere il sesso come un esame non dev'essere una gran cosa. E allontana.

Tra il maschio e la femmina, l'uomo e la donna, esisteva un patto di sangue: ognuno dei due era indispensabile all'altro. Pura e semplice sopravvivenza di specie, diciamo così senza sconfinare nell'escatologico.

Il maschio e la femmina erano costretti a parlarsi, a scendere a patti, e nessuno dei due poteva distruggere l'altro. Era necessario che ognuno dei due possedesse valore e bellezza specifici, caratteri mitologici, immagini di riferimento formate, affinché fossero giudicabili e desiderabili agli occhi dell'altro, tanto sotto l'aspetto evolutivo-biologico quanto sotto quello della corrispondenza a costumi e convenzioni; costumi e convenzioni che erano in compatibilità con le esigenze e le dinamiche evolutive e riproduttive primarie. Valori e caratteri del desiderio e dell'etica: che dovevano quindi mantenersi e tramandarsi da generazione a generazione.
I sessi costituivano uno dei pilastri della convivenza: convenzioni, linguaggio, pudore, desiderio, potere, rinuncia, limite. Esperienza viva della distanza col diverso da me, con l'altro, con l'etero.

La normazione del patto di sangue andava ben oltre la semplice sequenza elezione-corteggiamento-unione, che delineano il mito della sessualità di oggi andando a costituire quello che comunemente è percepito come sesso liberato.
Liberato da cosa?

Se elezione, corteggiamento e unione rispondono alle esigenze evolutive e biologiche, senza alcun riferimento al piano dei costumi e delle convenzioni, cos'è cambiato tra prima e adesso?

A questo punto la risposta è ovvia: il sesso di oggi è stato spogliato del costume sociale, ridotto a funzione, ricacciato nelle caverne, dove la funzione include anche l'eccitazione sessuale, che è subdola e ingannevole; in modo tale che a colui o colei che copula la cosa appaia come mozione del proprio desiderio.
Ma così, nella modernità, non è.

Quel desiderio, quella mozione, hanno oggi come fine l'accoppiamento ma non comportano più alcun cambiamento nella nostra esistenza. Terminato l'amplesso, nessuna differenza tra i due potrà essere ancora stabilita, entrambi torneranno nella terra omologa di nessuno e di tutti, quella terra dove abitano da subito i bambini svedesi educati a non possedere un sesso, al non appartenere sulla base del sesso. La mancanza di un piano esistenziale e linguistico legato al genere, che ci renda liberi di andare oltre le forme anatomiche dell'atto specifico, è il segnale che la relazione non è stata realmente una nostra scelta, non nella misura che crediamo, bensì un'imposizione, illusoriamente letta dalle nostre condizionate coscienze, come una scelta.

La libertà sessuale consiste nella libertà di esercitare l'atto e nello stesso tempo nel divieto di identificarsi come maschio o come femmina, come aderenti a ruolo e funzione sociale, in conseguenza dell'atto.

La libertà sessuale è un inganno ciclopico: facendo un parallelo essa corrisponde a una democrazia dove fosse concesso votare ma dopo vietato discutere, confrontarsi, dibattere sui motivi della propria scelta. Un regime dove fosse vietato identificarsi coi propri simili: per sentimento, ordine di pensiero, stile di vita; di fatto uccidendo il senso stesso pratico, democraticamente diretto, reale, del voto espresso.

Un siffatto regime che si auto-definisse democratico sarebbe considerato sedicente e ingannevole. Stranamente nessuno considera sedicente e ingannevole il mito della libertà sessuale ereditato dal sessantotto.

La trasformazione dalla dimensione del sesso esistenziale a quella del sesso anatomico, avviene nella civiltà di oggi in contemporanea con la "uccisione del padre": attraverso la criminalizzazione e la trasformazione in imputato del pene, quindi di ogni soggetto che sia suo portatore, con possibilità di attenuanti verso chi sia disposto a dichiarare la propria colpevolezza. Questa coincidenza cronologica, quella tra libertà sessuale e uccisione del padre, non è casuale.

Secondo il giudizio comune figlio del sessantotto il padre, il riproduttore di sesso maschile, sarebbe colui che ha impedito nella storia l'espressione della libertà sessuale, che da sempre alberga rinchiusa e oppressa nella natura della madre, cioè del riproduttore femminile. Libertà che però, come abbiamo appena analizzato cioè così come viene rivendicata dagli accusatori del padre, consiste in realtà in una libertà cavernicola e sedicente: che mortifica la diversità e il dialogo in una omologazione della cultura di genere, in un appiattimento esistenziale, che sono preparatori della omologazione che ci sarà di lì a poco con la globalizzazione dell'economia (e della cultura).

Malgrado molti si chiamino fuori da questa logica, essa fonda la nuova etica in sostituzione di quella della compatibilità riproduttiva di un tempo: indirizzo delle politiche sociali, del costume, del giudizio di valore.

Il maschio è l'imputato di oggi ed era prevedibile che ogni incontro tra un singolo maschio e una singola femmina, oggi, anche nel buio di una stanza o nell'intimità di una cena tete-a-tete, si sarebbe trasformato, magari anche solo in parte, magari in maniera invisibile a chi non possieda una discreta esperienza, in un interrogatorio; o meglio, in un'intervista la cui scaletta è scritta dall'ONU e alla quale il maschio deve rispondere leggendo su un altro foglietto, scritto sempre dall'ONU, per scagionarsi dalle accuse.

L'inganno non è ancora compreso dai più, ma è sentito.

Come dice il regista navigato di teatro, seduto in platea, a chi tenti inutilmente di pulire una macchia in terra sul proscenio? <<Lascia perdere, tanto si vede ma non si legge>>. Intendendo con questo che nessuno, tra pubblico e critici, noterà né tanto meno ricorderà a spettacolo finito di aver visto una macchia sul pavimento.

Certo. Quando insceni Moliere è sicuramente così.

Prendiamo però il caso in cui, in una commedia che non mi viene in mente, uno dei personaggi insistesse nel ripetere a tutti i presenti: <<Il pavimento è pulito, vi dico e vi ripeto per l'ennesima volta che è perfettamente pulito>>.

In questo caso il pubblico inizierebbe, oltre che a vedere la macchia, anche a leggerla, cioè quel personaggio verrebbe "letto" come bugiardo, e la macchia invisibile con Moliere si trasformerebbe in elemento drammaturgico la cui presenza o assenza è importante.

L'occidente liberale va ripetendo che è fondato su egualitarismo e non discriminazione, ma c'è una macchia, che tutti vedono ma che solo oggi comincia a essere letta. Se non avessero tanto insistito forse non se ne sarebbe accorto nessuno, ma il punto è che Egualitarismo e Non Discriminazione sono i soggetti di una commedia che i nostri politici e le nostre classi dirigenti non hanno scritto, bensì solo messo in scena in modo maldestro. Nel loro caso la macchia sul proscenio doveva essere cancellata prima che si aprisse il sipario; dovevano già sapere, visto quello che andavano a recitare, che ce ne saremmo accorti.

« Ultima modifica: Settembre 04, 2011, 06:53:06 am da Guit »
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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #111 il: Settembre 04, 2011, 11:19:13 am »
E soprattutto, dove risiede il diritto femminile di pretendere qualcosa?
Di volere qualcosa...

Sono gli uomini a riconoscerglielo. Altrimenti col cavolo...


Stranamente nessuno considera sedicente e ingannevole il mito della libertà sessuale ereditato dal sessantotto.

Ah no, guarda che ce ne son parecchi che non ci credono ai miti del '68.
« Ultima modifica: Settembre 04, 2011, 11:32:19 am da Giubizza »

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #112 il: Settembre 04, 2011, 11:54:14 am »
A parte il fatto che l'ho scritto nella nota (Il Concilio di Efeso, sulla base di forti pressioni popolari che "reclamavano" per l'assenza di "divinità femminili" )

Si, però le relativo opere scultoree o pittoriche in cui tu denunciavi la grandezza della madre e la piccolezza del figlio (ma del resto, mi chiedo, un bambino può mai essere grande? :unsure: ) e da cui si evincerebbe l'archetipo che tu denunci, sono state realizzate da uomini.
Ora la questione non è il fatto che gli uomini si sacrifichino per il benessere e il potere delle donne, che può anche essere cosa abbastanza chiara, ma è: come fanno gli uomini a esporre e manifestare un archetipo che starebbe solo nella mente femminile.
Oppure è presente anche nella mente maschile? E in tal caso non si tratterebbe solo di un archetipo dell'inconscio collettivo femminile, ma di un archetipo umano, sia maschile che femminile.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #113 il: Settembre 04, 2011, 11:59:20 am »
il nuovo psicoreato e` la non omologazione al sistema di vita consumistico.

la donna in questo e` piu` malleabile grazie alla pubblicita`. L'uomo che non vi si adegua
viene visto come oppressore e, tramite l'assegno di mantenimento, viene ridata alla
donna quella capacita` di spesa (sperpero) che con il marito tirchio (coscenzioso) non aveva.

Il denaro facile ha fatto si` che appunto questo patto di sangue u/d diventasse sbilanciato.

Ma non e` una cosa nuova. Forse il "collasso delle civilta`" stra proprio in questo.
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Offline Animus

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #114 il: Settembre 04, 2011, 17:42:26 pm »
Si, però le relativo opere scultoree o pittoriche in cui tu denunciavi la grandezza della madre e la piccolezza del figlio (ma del resto, mi chiedo, un bambino può mai essere grande? :unsure: ) e da cui si evincerebbe l'archetipo che tu denunci, sono state realizzate da uomini.
Ora la questione non è il fatto che gli uomini si sacrifichino per il benessere e il potere delle donne, che può anche essere cosa abbastanza chiara, ma è: come fanno gli uomini a esporre e manifestare un archetipo che starebbe solo nella mente femminile.
Oppure è presente anche nella mente maschile? E in tal caso non si tratterebbe solo di un archetipo dell'inconscio collettivo femminile, ma di un archetipo umano, sia maschile che femminile.

Che fatica...faccio l'ultimo tentativo. :cry:
L'Archetipo non è qualcosa che sta nella mente, anzi spesso non sta nemmeno nella mente femminile essendo in parte inconscio, secondo Jung, cioè colui che più di ogni altro li ha approfonditi, sono dei modelli della natura umana.

Ora è ovvio che la Vergine non può essere un modello maschile, così come il Signore, il Vecchio Saggio, non posso essere dei modelli femminili.

Mettiamola così, una metafora che secondo me spiega abbastanza bene il modus operandi del femminile.

Tu lavori per un'agenzia pubblicitaria, e c'hai una responsabile (che qui rappresenta Lei) che vorrebbe tirare fuori, un nuovo concept per uno spot di successo, ma non lo sa nemmeno lei come dovrebbe essere.

Ti da qualche indizio, ne ha la vaga idea, magari sa più come non deve essere piuttosto che come dovrebbe essere.

In che maniera si procede?

Te devi fare il tuo lavoro al meglio altrimenti non ti becchi il tuo stipendio, e dato che sei un bravo creativo (che vuol dire che il maschile è più bravo del femminile a tirare fuori, rendere coscienti contenuti inconsci, infatti si dice che maschile e femminile stanno rispettivamente a coscienza e inconscio) inizi a fare dei bozzetti ai quali lei secondo una forma di selezione basata sul feedback, "questo mi piace questo no, questo mi da delle sensazioni positive, quest'altro mi fa cagare", ti indirizzerà su quello che le risulterà il più piacevole.

Tornando a bomba, la cosa interessante, da un punto di visto storico, forse solo una coincidenza, forse no, è che la caduta dell'impero romano (per convezione  nell'anno 476) non è molto lontano dal 431, anno in cui si tenne il concilio di Efeso e si divinizzo la madonna.

Ripeto, forse è solo una coincidenza, o forse, al cristianesimo prima mancava semplicemente l'idea vincente per decollare e diventare la nuova religione di massa, sostituendo il paganesimo romano, (dal mio punto di vista, cadendo gli idoli romani cade di conseguenza anche tutto l'impero, la struttura politica ed economica) forse, gli mancava semplicemente il consenso di gran parte della popolazione femminile.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #115 il: Settembre 04, 2011, 18:21:53 pm »
Secondo Jung, un archetipo è un "centro" o "dominante" innato comune al cervello e alla psiche, che ha la capacità di avviare, influenzare e mediare le caratteristiche comportamentali e le esperienze tipiche di tutti gli esseri umani a prescindere dalla razza, dalla cultura, dall'epoca storica o dalla collocazione geografica. Tra complessi e archetipi esiste una stretta relazione in quanto i complessi sono "personificazioni" di archetipi: i complessi sono il mezzo attraverso cui gli archetipi (che fanno parte dell'inconscio collettivo) si manifestano nella psiche personale.

Si può ipotizzare che un archetipo diventi attivo nella psiche quando l'individuo si trova in prossimità di una situazione o di una persona le cui caratteristiche abbiano qualche somiglianza con l'archetipo in questione. Quando un archetipo è attivato, raccoglie intorno a sè le idee, le percezioni e le esperienze emotive associate con la situazione o con la persona responsabile della sua attivazione. Questi elementi si strutturano in un complesso che, partendo dall'archetipo insito nell'inconscio collettivo dell'umanità, diventa funzionale all'interno dell'inconscio personale.

Prendiamo per esempio la formazione del complesso materno nella psiche del bambino in via di sviluppo. Il complesso si struttura e diventa attivo in conseguenza del fatto che il bambino vive in stretta contiguità con una donna (generalmente la madre). In assenza della madre personale, l'archetipo può essere attivato da qualunque altra donna: una zia, una bambinaia o una sorella maggiore. Più avanti nel corso dell'esistenza lo stesso complesso può essere proiettato su donne più anziane, su istituzioni o figure pubbliche che abbiano un ruolo materno, come la chiesa, la regina, l'università ecc. Le manifestazioni religiose dell'archetipo sono infinite: le dee ctonie del bacino del mediterraneo, per esempio, che culminano nell'immagine della Vergine Madre di Dio. Esse possono attivare il complesso materno e suscitare nei credenti intensi sentimenti di devozione.

Fonte: Anthony Stevens - "Su Jung".

P.s: è che il mio cane deve avermi mangiato "Ricordi, sogni e riflessioni di C.G.Jung" altrimenti avrei attinto da quel libro lì: c'è una definizione molto più calzante dell'archetipo. A memoria 'sto messo male e non vorrei sparare cazzate...

 :(

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #116 il: Settembre 04, 2011, 19:44:23 pm »
Che fatica...faccio l'ultimo tentativo. :cry:
L'Archetipo non è qualcosa che sta nella mente, anzi spesso non sta nemmeno nella mente femminile essendo in parte inconscio, secondo Jung, cioè colui che più di ogni altro li ha approfonditi, sono dei modelli della natura umana.

Ora è ovvio che la Vergine non può essere un modello maschile, così come il Signore, il Vecchio Saggio, non posso essere dei modelli femminili.

Mettiamola così, una metafora che secondo me spiega abbastanza bene il modus operandi del femminile.

Tu lavori per un'agenzia pubblicitaria, e c'hai una responsabile (che qui rappresenta Lei) che vorrebbe tirare fuori, un nuovo concept per uno spot di successo, ma non lo sa nemmeno lei come dovrebbe essere.

Ti da qualche indizio, ne ha la vaga idea, magari sa più come non deve essere piuttosto che come dovrebbe essere.

In che maniera si procede?

Te devi fare il tuo lavoro al meglio altrimenti non ti becchi il tuo stipendio, e dato che sei un bravo creativo (che vuol dire che il maschile è più bravo del femminile a tirare fuori, rendere coscienti contenuti inconsci, infatti si dice che maschile e femminile stanno rispettivamente a coscienza e inconscio) inizi a fare dei bozzetti ai quali lei secondo una forma di selezione basata sul feedback, "questo mi piace questo no, questo mi da delle sensazioni positive, quest'altro mi fa cagare", ti indirizzerà su quello che le risulterà il più piacevole.

Tornando a bomba, la cosa interessante, da un punto di visto storico, forse solo una coincidenza, forse no, è che la caduta dell'impero romano (per convezione  nell'anno 476) non è molto lontano dal 431, anno in cui si tenne il concilio di Efeso e si divinizzo la madonna.

Ripeto, forse è solo una coincidenza, o forse, al cristianesimo prima mancava semplicemente l'idea vincente per decollare e diventare la nuova religione di massa, sostituendo il paganesimo romano, (dal mio punto di vista, cadendo gli idoli romani cade di conseguenza anche tutto l'impero, la struttura politica ed economica) forse, gli mancava semplicemente il consenso di gran parte della popolazione femminile.

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Qui ti devo contestare, Animus. Il consenso della popolazione femminile il cristianesimo l'aveva
GIA'. Nella loro demoniaca capacità intuitiva, le donne avevano percepito quale aiuto per loro
poteva costituire il cristianesimo che proclamava che gli uomini e le donne avevano DAVANTI
A DIO pari valore e dignità (non c'è nè Giudeo nè Greco, nè MASCHIO nè FEMMINA...) e ciò
spiega l'immediata e fortissima penetrazione del cristianesimo tra la popolazione femminile già
ai primi tempi della predicazione apostolica. La proclamazione di Maria Deipara venne DOPO.
Non è necessaria l'esistenza di divinità femminili per esaltare la donna. Basta esaltare la donna.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #117 il: Settembre 04, 2011, 19:58:11 pm »
Che fatica...faccio l'ultimo tentativo. :cry:

Un po' di pazienza, su.


Citazione
L'Archetipo non è qualcosa che sta nella mente, anzi spesso non sta nemmeno nella mente femminile essendo in parte inconscio, secondo Jung, cioè colui che più di ogni altro li ha approfonditi, sono dei modelli della natura umana.

E l'inconscio non fa parte della mente? Cioé, non è una struttura mentale?


Citazione
Te devi fare il tuo lavoro al meglio altrimenti non ti becchi il tuo stipendio

E in che consisterebbe lo "stipendio", detto fuori metafora?

Offline Animus

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« Risposta #118 il: Settembre 04, 2011, 21:17:42 pm »

P.s: è che il mio cane deve avermi mangiato "Ricordi, sogni e riflessioni di C.G.Jung" altrimenti avrei attinto da quel libro lì: c'è una definizione molto più calzante dell'archetipo. A memoria 'sto messo male e non vorrei sparare cazzate...

 :(

Post cmq già molto calzante, spiegato bene. ;)

Qui ti devo contestare, Animus. Il consenso della popolazione femminile il cristianesimo l'aveva
GIA'.

Sì, lo so Massimo, del resto sono osservazioni sulle quali avevamo già concordato.
Infatti se leggi bene ho scritto, a far decollare la nuova religione, a farla diventare dominante.

Cioè l'impero romano d'occidente dura ancora quasi mezzo millennio dalla nascita di Cristo, ma la caduta definitiva, il colpo di grazia arriva quasi in coincidenza col concilio di Efeso.

E l'inconscio non fa parte della mente? Cioé, non è una struttura mentale?

Da un punto di vista inconscio sì.
Anche se in maniera diversa pero', cioè quello che è un valore per l'una, e un fattore di inibizione, un timore, per l'altro. (stessa cose per il Signore, sia chiaro, non a caso si etichettava le donne credenti come timorate di Dio)
Probabilmente rimane inconscio nella psiche proprio per questa ragione, perché esiste una polarità che gli è avversa e non si può manifestare, non puo emergere se non scendendo a patti con l'altra parte, o sottomettendola.

E in che consisterebbe lo "stipendio", detto fuori metafora?

Embè è la dipendenza originaria.
E' indubbio che il femminile, come madri (vedi quando detto sopra, nutrici) e come mogli, facciano valere il loro peso affettivo, ed il femminile nella totalità, col suo consenso o la sua negazione - perché le donne non hanno bisogno di imbracciare armi o possedere fortune, hanno già la loro fortuna e le loro armi più potenti nella seduzione, l'emotività, l'affettività, la sessualità, e via discorrendo- abbiano un peso notevole nelle azioni/creazioni maschili.

Certo, da parte del maschile c'è il soggetto, l'agente, colui che agisce, ma l'agente agisce realmente o, in parte, a volte totalmente, viene agito?

E sarebbe del resto un grave errore considerarsi soggetto libero dall'arbitrio altrui, solo perché si agisce (cioè la coppia Soggetto-Verbo).
"in principio era il Verbo e il Verbo era presso dio e il Verbo era Dio.."
 
Questo è un tema fondamentale, sul quale la stessa filosofia non ha mica indagato... :huh:

Io infatti ho usato spesso, per descrivere questa dinamica, la metafora della mela e della forza gravitazione: Il pomo (il maschile) cade o viene fatto cadere (dalla forza di gravità- il femminile)?

Se non ci fosse la gravità, cio' che ne determina la direzione, la mela non si muoverebbe.
Se non ci fosse la mela ... non si muoverebbe (in realtà non ci sarebbe nemmeno la gravità).

Si vede che forza attrattiva e soggetto movente, sono inscindibili, uno non esiste senza l'altro, e del resto, su questa concezione ... è stata creata anche la Fisica. (che io considero una concezione della natura legata alla psiche umana).

Vabbè, non mi dilungo altrimenti, saltando di palo in frasca... non si finisce più di stabilire correlazioni. :cool:
« Ultima modifica: Settembre 04, 2011, 21:34:23 pm da Animus »
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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #119 il: Settembre 05, 2011, 01:25:23 am »
Rispetto a ciò che accade dal dopo guerra a oggi, che potrebbe esprimersi nel "vostro" linguaggio come una iper-attivazione archetipica, potrebbe questo essere il risultato del cedimento di un equilibrio tra il conscio del principio egualitarista e l'inconscio dell'Ideale?

Il principio per cui Uomo e Donna sono uguali di fronte a Dio, porta infatti con sé un principio razionale, e per funzionare ha bisogno che esso sia rispettato nell'essere, riferendosi alla coscienza e alla scelta arbitraria umana.

Allora io non ho problemi nel ricevere la teoria, ma la integro con l'intervento della tecnica a causare quel cedimento.

Del resto così come Efeso e la fine dell'Impero sono coincidenti, lo stesso si può dire del rapporto tra tecnicizzazione di massa e femminismo istituzionale.

Secondo voi potrebbe avere senso?

(Efeso)                                          (Massificazione Tecnologica)
Archetipo Materno (inconscio)                        Iper-Attivazione
  +                           ->   Equilibrio  ->                           -> Disequilibrio
Egualitarismo       (conscio)                          Cedimento




« Ultima modifica: Settembre 05, 2011, 01:53:48 am da Guit »
Take the red pill