Il ciclo dell'economia di mercato, basato su produzione-consumo-disfacimento, potrebbe essere la proiezione del ciclo evolutivo biologico nascita-vita-morte.
Anche il ciclo riproduttivo del sesso basato su pulsioni di desiderio-unione-solitudine, può essere la stessa proiezione.
Pare come se la dépense di Bataille fosse sempre presente: in tutti i casi, che si tratti di disfacimento, di morte o di solitudine, c'è una perdita, come ingrediente necessario del ciclo evolutivo.
C'è da rilevare però che mentre il ciclo biologico e riproduttivo servono l'evoluzione umana, il ciclo mercato serve l'evoluzione tecnica, perché in quel caso l'Ente perduto è materiale, per essere sostituito da un nuovo soggetto più evoluto.
Questo pone in stretta relazione il modello economico e quello tecno-deterministico della tecnocrazia, addirittura l'iper-consumo diverrebbe un acceleratore tecno-evolutivo. Come sempre la macchina appare fortemente "interessata" in tutto ciò che oggi compie l'Uomo.
Sulla matrice sessuale ci sono anche altre perdite: quella degli spermatozoi; quella dei maschi (nascono in numero maggiore e dopo quarant'anni sono in minoranza per effetto soprattutto di morte "non naturale" avvenuta in giovane età, quindi collegata più a "funzioni sociali", quindi collegata alla sopravvivenza di tutti).
Nella proiezione tecno-evolutiva l'Uomo applica all'Ente creato, la macchina, lo schema che gli è proprio per natura. L'Uomo-dio crea la macchina a sua Immagine e Somiglianza.
Nell'Ente pare che consumo-unione-vita costituiscano una specie di "intervallo di consapevolezza", al di fuori del quale egli non può possedere alcuna percezione di sé, quindi se vogliamo, non può essere.
In sostanza pare come se una macchina così formata non possa fare a meno di prodursi, consumarsi e disfarsi. Come l'umano.
Allora il tendere a uno e il neo-malthusianesimo potrebbero trovare motivo tanto nell'economia (disponibilità di risorse) che nella tecno-determinazione (uomo creatore).
Sinceramente non so se archetipo e tecnocrazia siano incompatibili, perché sospetto che la contrapposizione tra sostenitori del determinismo tecnologico e sostenitori del determinismo sociale abbia origine più nella politica che nella filosofia.