Condivisibile e soprattutto spassoso: Come se vi fossero dei borghesi che vogliono diventare operai ma non viceversa
Solo una nota, si vede l'approccio sociologico delle tue riflessioni: la società (soggetto) fa leva su dei miti (oggetto)?
Io vi preferisco quello dell'idealismo simbolico, le divinità maschili e femminili (soggetto) sono sempre in lotta tra loro (Severino), la società ne viene dunque determinata a seconda di chi la spunta, ma ancor di più quello antropologico, l'uomo e la donna (soggetto), sono misura di tutte le cose (oggetto), di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono. (Protagora)
Diciamo che io vedo un'interazione tra la sfera sociale e quella simbolico-idealistica, entrambe si influenzano vicendevolmente. La società tende a esaltare e a sfruttare i miti che le sono utili mentre la psiche umana tende a sfruttare quei canali sociali che le consentono una maggiore espressione di se stessa.
Se così fosse, sarebbe interessante scavare in profondità di questa interazione e vedere a sua volta da cosa è generata. Magari da un'altra interazione?
Ciò non significa che il cieco non esiste. Infatti qui Schopenhauer, da quel che mi sembra di capire, sta parlando delle caratteristiche dell'oggetto (FORMA) e non dell'esistenza dell'oggetto.
Si, ma alla fin fine il mondo che noi conosciamo è nella nostra testa. E ci "finisce" tramite le percezioni dei nostri sensi, a loro volta generate dai fenomeni, che la mente poi elabora nella visione che abbiamo del mondo.
Credo che già Kant dia una buona spiegazione a tutto questo. Solo che è piuttosto ostico.
Molto buono, a mio avviso, è il concetto di
noumeno ossia del fatto che noi, pur non potendo cogliere la "cosa in sé" ma solo i fenomeni che essa genera, possiamo però avere l'intuizione che ci sia una cosa in sé che fa scaturire i fenomeni.
Anche le "Meditazioni metafisica" di Descart sono un buon testo che spiega questo partendo dal dubbio fondamentale sull'esistenza reale del mondo. Siamo certi che il mondo che vediamo esista davvero? E Descart parte dalla sua famosa posizione solipsistica per poi giungere alla conclusione che è ragionevole ritenere che ciò che vediamo esiste davvero.
Non ricordo bene se la metafisica moderna, non più dogmatica e religiosa come quella medievale, sia stata inaugurata da Descart o da Kant.
Comunque a me sti discorsi mi esaltano come non che. Altro che droghe!