Autore Topic: Varie, volontà e rappresentazione  (Letto 69998 volte)

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Offline Guit

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #270 il: Settembre 12, 2011, 16:34:17 pm »
... come puoi escludere con certezza l'esistenza di qualcosa fuori dalla tua percezione, se non tramite un dogma?

Se c'è qualcosa fuori dalla nostra percezione lo deve essere davvero: dev'essere diversa da come la rappresentiamo. Io l'unica certezza che ho è che non puoi descrivermi nulla se non passando dalla tua rappresentazione. E dire questo non è dire che non esiste nulla.
Ti ho chiesto di parlarmi di qualcosa che non includesse i sensi e mi hai risposto con un esempio sul dolore ...

Insomma se c'è un esistente oggettivo dev'essere bello strano, dal momento che la nostra misurazione in anni luce pare essere solo una mimina parte dell'informazione.



Take the red pill

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #271 il: Settembre 12, 2011, 16:38:55 pm »
Se c'è qualcosa fuori dalla nostra percezione lo deve essere davvero: dev'essere diversa da come la rappresentiamo. Io l'unica certezza che ho è che non puoi descrivermi nulla se non passando dalla tua rappresentazione. E dire questo non è dire che non esiste nulla.
Ti ho chiesto di parlarmi di qualcosa che non includesse i sensi e mi hai risposto con un esempio sul dolore ...






con questo, per me la polemica è chiusa. non ti avevo capito io.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #272 il: Settembre 12, 2011, 17:16:23 pm »
Se c'è qualcosa fuori dalla nostra percezione lo deve essere davvero: dev'essere diversa da come la rappresentiamo. Io l'unica certezza che ho è che non puoi descrivermi nulla se non passando dalla tua rappresentazione. E dire questo non è dire che non esiste nulla.
Ti ho chiesto di parlarmi di qualcosa che non includesse i sensi e mi hai risposto con un esempio sul dolore ...

Insomma se c'è un esistente oggettivo dev'essere bello strano, dal momento che la nostra misurazione in anni luce pare essere solo una mimina parte dell'informazione.





ti avevo risposto con una cosa che escludeva i tuoi sensi (isolati). (1) il punto non stava comunque nel dolore, (che è una conseguenza) ma nel fatto che non avresti potuto sbattere contro qualcosa che per i tuoi sensi non esisteva. il muro in quel caso entra in un secondo momento a far parte della tua rappresentazione. e (per quanto ne so) è impossibile stabilire se sia stata la tua rappresentazione a far comparire il muro, o sia stato il muro ad imporsi alla tua rappresentazione (e in questo caso il muro esisteva prima).
(1)dico tuoi, perchè è quello su cui non concordavo, nel senso che una volta che utilizziamo la percezione collettiva (cio che non percepisco io lo percepisce un altro) entriamo nel campo su cui concordiamo ovvero la soggettivita. non so se mi sono spiegato.

e comunque non mi sfiorava proprio darti dello scemo.
ripeto comunque: polemica chiusa, (ho visto dopo la seconda parte del post e ho risposto).

Offline Guit

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #273 il: Settembre 12, 2011, 17:43:32 pm »
...
ripeto comunque: polemica chiusa
...

Ok.
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Offline beta

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #274 il: Settembre 12, 2011, 18:02:52 pm »
la volonta della materia (o energia che dir si voglia) come potenziale non mi sembra per niente assurdo, dopotutto l'essere umano stesso è un meccanismo fatto di atomi. è la volonta della materia come dogma, gia bello che pronto e dimostrato (partendo da speculazioni) che mi lascia parecchio perplesso.

voglio fare anch'io un piccolo tentativo di riflessione sul tema vita-materia:
sembra che il fattore comunicazione (vita è comunicazione) sia veramente determinante.
sembra che la differenza fra uomo e macchina (ovvero fra che cio che si considera vivo e cio che si considera non-vivo) sia la sintesi.
sintesi intesa come qualcosa di piu grande rispetto alla somma delle sue parti, la macchina a differenza del'uomo puo essere smontata e rimontata completamente senza compromettere il suo funzionamento.
la vita sembra dunque il prodotto di una frizione (tesi/antitesi. di qui la comunicazione come vita).
se guardiamo alla nostra rappresentazione della vita delle macchine (che sia una rappresentazione archetipica?)(ad esempio nei film di fantascienza) notiamo che il punto di non ritorno è sempre segnato dalla creazione da parte delle macchine di un antitesi (ovvero la ribellione). la macchina che disobbedisce ai comandi, crea la frizione necessaria alla sua vita.
se dovessi peggiorare, internatemi :-)

Offline Animus

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #275 il: Settembre 12, 2011, 18:27:55 pm »
e invece sei dio. tutti lo siamo dal momento che tutto cio che esiste (per noi), esiste in quanto nostra rappresentazione. e sai una cosa? con questa affermazione io sarei d'accordo al 100%
quello su cui non concordo è che fuori dalla nostra rappresentazione non esiste nulla, ovvero che la nostra percezione sia "onnicomprensiva". dei si, ma limitati..ovvero dei umani.
è in quel "per noi" fra parentesi il punto di scontro. come puoi escludere con certezza l'esistenza di qualcosa fuori dalla tua percezione, se non tramite un dogma?

Rispondo a Beta in primis, e un po' a tutti coloro che sono intervenuti.

Si faccia attenzione, Schoup non dice che non esiste niente al di fuori del soggetto, ovvero non pone il soggetto come "Soggetto" dell'oggetto reale, della cosa in sé, non dice quindi che se non esistesse nessun soggetto non esisterebbe nulla!

Certo, un conto è ciò che dice Schoup, dal quale uno puo' attingere e condividere tutta o in parte la sua impostazione (di fatto solo quella basata sulla rappresentazione), altro è la propria concezione che puo' essere diversa, nel senso che io posso anche supporre che senza soggetto esista davvero il nulla, anche se  come ho già detto, so che anche questa ha necessariamente una base dogmatica - ma si deve capire che anche la più solida teoria logica e scientifica lo sono, sono dogmi i 5 postulati di Euclide sulla geometria "per due punti passa una ed una sola retta" (perchè sono indimostrabili, si danno per veri a priori) ad es., così come lo era il principio di località della fisica, ora smentito).

Pero' fatta questa premessa e tornando a Schoup, se oggetto e soggetto si contrappongono, se il mondo è rappresentazione del soggetto, se l'uno non esiste senza l'altro, che cosa c'è prima?
Beh, non lo dice nemmeno lui, c'è quel qualcosa di alquanto vago che chiama Volontà che è in tutte le querce ma non è la quercia, che è nel Sole, ma non è il Sole.

Ma ragazzi, io non vi so dire che cos'è il Sole privato dalla sua rappresentazione!

Per questo devo dire che senza l'occhio, il Sole non esiste, perché quando  noi ci stiamo riferendo al Sole, ci stiamo evidentemente riferendo alla rappresentazione, a ciò che attraverso i sensi e la nostra esigenza vitale conosce come Sole, non al Sole come cosa in sé, che come ha detto correttamente Guit, non sappiamo cosa sia!

Quali sono le caratteristiche del Sole?
La luce?
Ma senza l'occhio la luce non vi sarebbe.
La gravità?
Ma se fossimo esseri astratti, coscienze immortali un giorno immagazzinate in un computer eterno, la gravità sparirebbe.

E se avessimo più sensi di quelli che abbiamo, anche il Sole, non ci sorprenderebbe rivelandoci nuove proprietà prima sconosciute?
Esistevano anche prima?
Se sì, allora quante ne esistono che noi non percepiamo?

Una, dieci ... un milione?
Dio allora esiste e siamo noi che non abbiamo la giusta sensibilità per percepirne l'esistenza?

Questo è falso? Questo è vero?Chi può dirlo?

Spero con ciò di aver chiarito ogni equivoco.

Animus
« Ultima modifica: Settembre 12, 2011, 18:38:04 pm da Animus »
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #276 il: Settembre 12, 2011, 18:43:19 pm »
Rispondo a Beta in primis, e un po' a tutti coloro che sono intervenuti.

Si faccia attenzione, Schoup non dice che non esiste niente al di fuori del soggetto, ovvero non pone il soggetto come "Soggetto" dell'oggetto reale, della cosa in sé, non dice quindi che se non esistesse nessun soggetto non esisterebbe nulla!

Certo, un conto è ciò che dice Schoup, dal quale uno puo' attingere e condividere tutta o in parte la sua impostazione (di fatto solo quella basata sulla rappresentazione), altro è la propria concezione che puo' essere diversa, nel senso che io posso anche supporre che senza soggetto esista davvero il nulla, anche se  come ho già detto, so che anche questa ha necessariamente una base dogmatica - ma si deve capire che anche la più solida teoria logica e scientifica lo sono, sono dogmi i 5 postulati di Euclide sulla geometria "per due punti passa una ed una sola retta" (perchè sono indimostrabili, si danno per veri a priori) ad es., così come lo era il principio di località della fisica, ora smentito).

Pero' fatta questa premessa e tornando a Schoup, se oggetto e soggetto si contrappongono, se il mondo è rappresentazione del soggetto, se l'uno non esiste senza l'altro, che cosa c'è prima?
Beh, non lo dice nemmeno lui, c'è quel qualcosa di alquanto vago che chiama Volontà che è in tutte le querce ma non è la quercia, che è nel Sole, ma non è il Sole.

Ma ragazzi, io non vi so dire che cos'è il Sole privato dalla sua rappresentazione!

Per questo devo dire che senza l'occhio, il Sole non esiste, perché quando  noi ci stiamo riferendo al Sole, ci stiamo evidentemente riferendo alla rappresentazione, a ciò che attraverso i sensi e la nostra esigenza vitale conosce come Sole, non al Sole come cosa in sé, che come ha detto correttamente Guit, non sappiamo cosa sia!

Quali sono le caratteristiche del Sole?
La luce?
Ma senza l'occhio la luce non vi sarebbe.
La gravità?
Ma se fossimo esseri astratti, coscienze immortali un giorno immagazzinate in un computer eterno, la gravità sparirebbe.

E se avessimo più sensi di quelli che abbiamo, anche il Sole, non ci sorprenderebbe rivelandoci nuove proprietà prima sconosciute?
Esistevano anche prima?
Se sì, allora quante ne esistono che noi non percepiamo?

Una, dieci ... un milione?
Dio allora esiste e siamo noi che non abbiamo la giusta sensibilità per percepirne l'esistenza?

Questo è falso? Questo è vero?Chi può dirlo?

Spero con ciò di aver chiarito ogni equivoco.

Animus

certo, la percezione umana è fatta per funzionare su certe frequenze.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #277 il: Settembre 12, 2011, 19:03:30 pm »
Si riferisce al fatto che se in fisica si ricorre all'interpretazione a mondi paralleli della meccanica quantistica, inizialmente considerata assurda, ma solo inizialmente, si deve avere una certa apertura mentale e non fermarsi quando si fanno certe discussioni all'obiezione banale del "questo ho visto e questo è".

Verissimo, ma questo non ci autorizza a prendere come vero ogni cosa. Ogni ipotesi deve essere suffragata da prove e dati reali per poter diventare una teoria fondata.


Se c'è qualcosa fuori dalla nostra percezione lo deve essere davvero: dev'essere diversa da come la rappresentiamo. Io l'unica certezza che ho è che non puoi descrivermi nulla se non passando dalla tua rappresentazione.

Ma io non credo che abbia senso dire che sia "diversa" da come ce la rappresentiamo. La nostra rappresentazione è il frutto dell'interazione tra l'oggetto, i fenomeni che da esso scaturiscono, i nostri sensi e la nostra mente.
E' così che noi CONOSCIAMO le cose. Punto.


sono dogmi i 5 postulati di Euclide sulla geometria "per due punti passa una ed una sola retta" (perchè sono indimostrabili, si danno per veri a priori) ad es., così come lo era il principio di località della fisica, ora smentito).

Infatti la geometria euclidea è solo una delle tante geometrie possibili.


voglio fare anch'io un piccolo tentativo di riflessione sul tema vita-materia:
sembra che il fattore comunicazione (vita è comunicazione) sia veramente determinante.
sembra che la differenza fra uomo e macchina (ovvero fra che cio che si considera vivo e cio che si considera non-vivo) sia la sintesi.
sintesi intesa come qualcosa di piu grande rispetto alla somma delle sue parti, la macchina a differenza del'uomo puo essere smontata e rimontata completamente senza compromettere il suo funzionamento.
la vita sembra dunque il prodotto di una frizione (tesi/antitesi. di qui la comunicazione come vita).
se guardiamo alla nostra rappresentazione della vita delle macchine (che sia una rappresentazione archetipica?)(ad esempio nei film di fantascienza) notiamo che il punto di non ritorno è sempre segnato dalla creazione da parte delle macchine di un antitesi (ovvero la ribellione). la macchina che disobbedisce ai comandi, crea la frizione necessaria alla sua vita.
se dovessi peggiorare, internatemi :-)

La macchina non può essere considerata vita perché ciò che definiamo "vita" è qualcosa con una struttura e una formazione completamente diverse da ciò che definiamo "macchina".
La macchina potrà al massimo essere una buona simulazione della vita.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #278 il: Settembre 12, 2011, 19:32:47 pm »
Se c'è qualcosa fuori dalla nostra percezione lo deve essere davvero: dev'essere diversa da come la rappresentiamo. Io l'unica certezza che ho è che non puoi descrivermi nulla se non passando dalla tua rappresentazione. E dire questo non è dire che non esiste nulla.

Sono d'accordo. Tra l'altro è risaputo che le particelle misurate al di fuori del nostro sistema percettivo si comportano in maniera "paradossale" nel senso che stanno in più luoghi contemporaneamente. Solo con l'osservazione entro la nostra realtà le particelle vengono fissate e quindi percepite in maniera differente rispetto alla loro "purezza originale" (chiamiamola così).

Ma cmq andrei cauto nel tirare delle conclusioni. Siamo in una zona di frontiera a mio modo di vedere e c'è ancora parecchio da esplorare... e da capire.

Offline Ethans

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #279 il: Settembre 12, 2011, 19:43:14 pm »
La macchina non può essere considerata vita perché ciò che definiamo "vita" è qualcosa con una struttura e una formazione completamente diverse da ciò che definiamo "macchina".
La macchina potrà al massimo essere una buona simulazione della vita.

Ci sono 2 punti oscuri nella teoria tecnocratica di Guit:

1) Come si può attribuire a una macchina una Volontà Autonoma;

2) Come avverrà il passaggio all'Autonomia della Macchina, cioè senza l'ausilio dell'uomo che la fa funzionare.

Chiariti questi 2 punti si può uscire dalla fantascienza e iniziare a discuterne.

Non nego però che questa teoria mi ha parecchio suggestionato.


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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #280 il: Settembre 12, 2011, 19:49:57 pm »
La macchina non può essere considerata vita perché ciò che definiamo "vita" è qualcosa con una struttura e una formazione completamente diverse da ciò che definiamo "macchina".
La macchina potrà al massimo essere una buona simulazione della vita.

non tutte le macchine sono uguali, possono essere piu o meno complesse. il corpo umano in se è un insieme di meccanismi, ovvero una macchina. la differenza, apparte la complessita, sembra essere quella che ho detto prima. il sesso stesso è una frizione.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #281 il: Settembre 12, 2011, 19:56:18 pm »
Ci sono 2 punti oscuri nella teoria tecnocratica di Guit:

1) Come si può attribuire a una macchina una Volontà Autonoma;

2) Come avverrà il passaggio all'Autonomia della Macchina, cioè senza l'ausilio dell'uomo che la fa funzionare.

Chiariti questi 2 punti si può uscire dalla fantascienza e iniziare a discuterne.

Non nego però che questa teoria mi ha parecchio suggestionato.



ma anche la autocostruzione, ed accensione.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #282 il: Settembre 12, 2011, 20:00:43 pm »
non tutte le macchine sono uguali, possono essere piu o meno complesse. il corpo umano in se è un insieme di meccanismi, ovvero una macchina.

Paragonare il corpo umano a una macchina mi sembra un pelino audace. Noi siamo capaci di prendere decisioni autonome. La macchina no. Noi siamo dotati di emozioni. La macchina no. Noi possiamo pensare. La macchina no. Noi possiamo sognare. La macchina no. Se poi si considera il "soffio vitale" (se proprio vogliamo entrare nel trascendente) ecco che la differenza tra noi e la macchina appare evidente.

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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #283 il: Settembre 12, 2011, 20:01:47 pm »
Questa è la nota dolente perchè a mio parere il dato sensibile non ha bisogno della conoscenza dell'osservatore per esistere. Dal punto di vista di un sasso io non dovrei esistere, eppure...
...
Spero di essere stato chiaro...  :blink: :wacko:

Chiarissimo: sei un materialista.
:D

II metodo obiettivo si può sviluppare con maggior conseguenza e condur più lontano quando si presenta come vero e proprio materialismo.

Questo pone la materia, e con lei tempo e spazio, come esistenti assolutamente, e trascura il rapporto col soggetto, senza pensare che materia, tempo e spazio esistono solo in questo.

Prende poi per filo conduttore la legge di causalità, e con essa vuole avanzare, considerandola come un ordine delle cose in sé esistente, veritas aeterna; passando così sopra all'intelletto, nel quale e per il quale esclusivamente esiste causalità.

Poi cerca di trovare il primo, più semplice stato della materia, e quindi ricavare da esso gli altri, salendo dal puro meccanismo al chimismo, alla polarità, alla vegetazione, all'animalità: e supposto che ciò riesca, ultimo anello della catena sarebbe la sensibilità animale, il conoscere: che comparirebbe quindi a questo punto come una semplice modificazione della materia, uno stato di questa prodotto dalla causalità.
...
Perciò l'assurdità fondamentale del materialismo consiste in questo, che parte dall'oggettivo, e un oggettivo prende come termine: sia poi questo la materia, in abstracto, come essa viene solamente pensata, o la materia data empiricamente, che già ha preso forma, ossia la materia costitutiva, come per esempio i corpi chimici semplici, con le loro combinazioni più elementari.

Cotali cose prende il materialismo come esistenti in sé e assolutamente, per farne scaturire la natura organica e infine il soggetto conoscente, dando con ciò piena spiegazione di quella e di questo — mentre in realtà ogni elemento oggettivo, già in quanto tale, ha in varia maniera per condizione il soggetto conoscente, secondo le forme della sua conoscenza, e quelle forme presuppone; sì che svanisce del tutto, se si toglie di mezzo il soggetto.

Il materialismo è adunque il tentativo di spiegar ciò che ci è dato immediatamente con ciò che ci è dato mediatamente.

Tutto l'oggettivo, l'esteso, l'agente, cioè tutta la materialità, che dal materialismo è ritenuta così solido fondamento delle sue spiegazioni da non potersi più altro desiderare dopo essere stati ricondotti a quella (massimamente se mette capo da ultimo alla legge di azione e reazione), tutto questo, dico io, è qualcosa che è dato più che mediatamente e condizionatamente, sì da avere un'esistenza appena relativa: perché è passato attraverso il meccanismo e la fabbricazione del cervello...

Con un tal dato pretende il materialismo di spiegare persino il dato immediato ossia la rappresentazione (in cui quello è tutto compreso) e finalmente la volontà stessa, con la quale piuttosto sono in realtà da spiegare tutte quelle forze elementari che si manifestano legittimamente, seguendo il filo conduttore delle cause.

All'affermazione, che il conoscere sia modificazione della materia, si contrappone sempre con egual diritto l'altra, che ogni materia non è se non modificazione del conoscere nel soggetto, come rappresentazione di questo.

Nondimeno il fine e l'ideale di tutta la scienza della natura è una compiuta attuazione del materialismo.

Ora, l'opinione che riconosce questo come palesemente impossibile è confermata da un'altra verità, che sarà per risultare dal seguito della nostra indagine: che cioè nessuna scienza nel significato preciso della parola — con la quale io intendo la conoscenza sistematica secondo il principio di ragione — può raggiungere una mèta finale né una spiegazione che soddisfi del tutto; perché non coglie mai la più intima essenza nel mondo, né mai può andare oltre la rappresentazione; bensì piuttosto null'altro insegna, in fondo, che il rapporto d'una rappresentazione con l'altra.
...
I chimici, in base alla premessa che la divisibilità qualitativa della materia non vada all'infinito come la quantitativa, cercano di ridurre sempre più il numero dei suoi corpi semplici, che sono ancora circa 60: e li avessero pure ridotti a due: ancora vorrebbero ricondur questi due ad uno solo.

Imperocché la legge d'omogeneità conduce alla ipotesi di un primo stato chimico della materia, che solo appartiene alla materia in quanto tale, ed ha preceduto tutti gli altri, come quelli che alla materia in quanto materia non sono essenziali, bensì appaiono forme e qualità casuali di essa. Per altro non si riesce a vedere come un tale stato, non essendovene un secondo in grado di agire su di esso, abbia potuto subire una trasformazione chimica; dal che nasce qui nel campo chimico il medesimo imbarazzo in cui cadde in fatto di meccanica Epicuro, quand'ebbe da mostrare come il primo atomo fosse deviato dalla direzione originaria del suo moto.

Questa contraddizione, che sorge di per se stessa e non si può né impedire né risolvere, potrebbe benissimo esser presentata come un'antinomia chimica: e come essa si trova qui al primo dei due estremi della scienza naturale, così verrà a mostrarsi all'altro estremo una contraddizione corrispondente.

Altrettanto poca speranza v'ha di raggiungere quest'altro estremo; perché sempre più si comprende che non può un fenomeno chimico essere ricondotto ad un fenomeno meccanico, né un fenomeno organico ad un fenomeno chimico o elettrico.

E coloro che oggi s'incamminano di nuovo per questo sentiero fallace dovranno ben presto ritrarsene quatti quatti, come tutti i loro predecessori. Di ciò sarà fatto più ampio discorso nel libro seguente. Le difficoltà qui ricordate di sfuggita si oppongono alla scienza naturale nel suo stesso territorio.

Presa come filosofia, ella sarebbe inoltre materialismo: ma questo porta fin dalla nascita, come abbiamo veduto, la morte nel cuore, perché passa sopra al soggetto e alle forme della conoscenza; le quali nondimeno vanno premesse tanto per la più bruta materia, da cui il materialismo vorrebbe muovere, quanto per la materia organica, a cui vuol pervenire.

Imperocché «nessun oggetto senza soggetto» è il principio, che rende per sempre impossibile ogni materialismo.

Sole e pianeti, senza un occhio che li veda e un intelletto che li conosca, si possono bensì esprimere a parole: ma queste parole sono per la rappresentazione un sideroxylon.

È vero d'altra parte che la legge di causalità e l'osservazione e la ricerca della natura, che su quella si fonda, ci conducono necessariamente alla certezza che ogni più perfetto stato organico della materia ha seguito nel tempo uno stato più grossolano: che cioè gli animali sono comparsi prima degli uomini, i pesci prima degli animali terrestri, le piante anche prima dei pesci, la materia inorganica prima della organica; che quindi la materia primitiva ha dovuto traversare una lunga serie di modificazioni, innanzi che il primo occhio si aprisse.

E tuttavia l'esistenza del mondo intero rimane sempre dipendente da questo primo occhio che si è aperto — fosse pure stato l'occhio di un insetto — come dall'indispensabile intermediario della conoscenza, per la quale e nella quale esclusivamente il mondo esiste, e senza la quale esso non può nemmeno essere pensato: perché il mondo è semplicemente rappresentazione; e tale essendo, abbisogna del soggetto conoscente come fondamento della sua esistenza.

Anzi, quella medesima lunga successione di tempi, riempita da innumerevoli trasformazioni, attraverso cui la materia si elevò di forma in forma fino all'avvento del primo animale conoscente, può esser pensata soltanto nell'identità di una coscienza: di cui essa costituisce la serie delle rappresentazioni e la forma della conoscenza.

Senza quest'identità, tale successione perde ogni senso e non è più nulla.

Così vediamo da un lato l'esistenza del mondo intero dipendere di necessità dal primo essere conoscente, per quanto sia quest'ultimo ancora imperfetto; e dall'altro lato con la stessa necessità questo primo animale conoscente dipendere in tutto e per tutto da una lunga catena anteriore di cause e di effetti, alla quale esso viene ad aggiungersi come un piccolo anello.

Queste due opposte vedute, a ciascuna delle quali siamo invero condotti da una pari necessità, si potrebbero dire anch'esse un'antinomia nella nostra facoltà conoscitiva...

La contraddizione che qui da ultimo ci è necessariamente risultata si risolve tuttavia osservando che, per parlare nel linguaggio di Kant, tempo, spazio e causalità non appartengono alla cosa in sé, bensì esclusivamente al suo fenomeno, del quale essi sono forma; il che nel linguaggio mio viene a dire che il mondo oggettivo, il mondo come rappresentazione non è l'unico, bensì è uno degli aspetti, anzi l'aspetto esteriore del mondo; il quale ha poi un tutt'altro aspetto, che è la sua intima essenza, il suo nocciolo, la cosa in sé: e questo noi esamineremo nel libro seguente, dandogli il nome della più immediata fra le sue oggettivazioni — volontà.

Ma il mondo come rappresentazione, il solo che qui consideriamo, comincia veramente dall'aprirsi del primo occhio, senza il quale mezzo della conoscenza esso non può esistere, e quindi non esisteva anteriormente.

Ma senza quell'occhio, ossia senza la conoscenza, non c'era neppure nulla di anteriore, non c'era il tempo.

Schoupenhauer
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Re: Varie, volontà e rappresentazione
« Risposta #284 il: Settembre 12, 2011, 20:05:50 pm »
ma anche la autocostruzione, ed accensione.

La gravidanza e la nascita della macchina  :D è un problema secondario rispetto alla sua Autonomia e al passaggio dalla Dipendenza all'Autonomia. (In che tempi, modi e luoghi avverrà questo passaggio, in sostanza?)