<<... Annunciandosi come rottura della temporalità ciclica della natura, la tecnica, infatti, dà facilmente l'impressione di poter resistere agli effetti del tempo e, a differenza di tutte le vicende umane, di non essere sottoposta alla consumazione del divenire, ma di svelare, nella successione dei cambiamenti, quel permanente che, crescendo su se stesso, è riconoscibile come progresso. Un progresso che si afferma al di là di ogni provvisorietà e finitezza, e la cui fine è ipotizzabile solo nella prospettiva di una sua esplosione, quindi nella prospettiva del suicidio, della morte per mano propria, non della morte naturale che tocca a chi è irrimediabilmente consegnato al ritmo ineluttabile della natura ... Le cieche speranze e il fuoco sono dunque tra loro strettamente connessi, le une sono le condizioni per l'impiego dell'altro, e nella loro connessione costituiscono "l'insieme delle tecniche ..." che consentono all'uomo di poter disporre della natura e quindi di portarsi all'altezza di Zeus che è l'unico libero ...>>
- Le cieche speranze e la facile impressione sono riconducibili al sonnambulismo di Winner e a quello che ho fin qui spesso indicato con la parola illusione. La facile impressione è illusoria in quanto difforme da una non chiara oggettività. La cieca speranza è sonnambula, attiva nella pseudo-coscienza onirica e in grado di portarti dove non vedi.
- Le cieche speranze e il fuoco, illusione e tecnica, sono strettamente connessi, le une, le illusioni, sono condizioni per l'impiego della tecnica.
- La sparizione della morte naturale rende il suicidio l'unico modo per morire.
- l'insieme delle tecniche consente all'uomo di portarsi all'altezza di Zeus, cioè quello che ho fin qui indicato come tendere all'uomo-dio o all'uomo-creatore.
Fin qui l'unica differenza sostanziale tra quello che penso e questa "sintesi" di Galimberti, è l'addizione della pulsione al suicidio.
La cosa si fa interessante perché inizialmente ho ipotizzato in maniera molto confusa che la tecno-sostituzione riproduttiva è il punto di non ritorno verso l'estinzione, che invece potrebbe avvenire per effetto di una pulsione di morte conseguente alla rottura del legame naturale nascita/morte e non di quello maschio/femmina da me indicato.
Credo che si potrebbe rapportare questa doppia dualità al singolare e al plurale, individuo e specie.
Come con la tecnica si viene a modificare la dualità nascita/morte in termini individuali e di specie?
Come con la tecnica si viene a modificare la dualità maschio/femmina in termini individuali e di specie?
Col superamento della morte naturale c'è il superamento della nascita, l'evoluzione di specie si sospende ma non svanisce in potenza, e l'esistenza individuale si espande nel tempo con tendenza all'infinito.
Il superamento della riproduzione naturale non incide sulla nuova dimensione dell'individuo espanso, che ha già sospeso il ciclo evolutivo di specie, ma ne elimina la potenzialità evolutiva, e si configura di conseguenza come il punto di non ritorno dell'umano plurale.
Nella prospettiva di specie, il sesso pare essere, nell'era tecnologica, preordinato alla nascita/morte.